365 giorni, Libroarbitrio

Il viaggio col mio Fratellone

angelo_della_morte

Guardiamo fuori dai finestrini.

Catturare le immagini tutte.

Sempre.

Ed aggrapparci ad ogni emozione.

Per non perderci.

Per non smettere di sentirci vivi.

Tuttavia.

Per quanto noi siamo mondo
il mondo è lontanissimo da noi.

Figli di nessun dio.

Né benevolo.

Né miserabile.

Eppure. Tu.

Hai il potere dell’intuizione e della sensibilità.

Ecco perché sei Poeta.

Sacerdote della lingua.

Padre Angelo di te stesso.

Nobile e autorevole.

Convogli nell’animo irrequieto,
naturalezza,
leggerezza,
gentilezza,
onestà.

Questo è l’essere tuo umano
mentre le immense ali ti conducono ovunque.
E che in questo ovunque il mio pensarti ti sia caro
vicino e dolce
come due palmi che si stringono.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Lupo” L.L. per Flussi Potenziali Rivista d’Entropia n°58/2014

Sting Tung profile

Con attitudine

striscia la serpe

contro il livido terreno

e io gonfio di veleno

vivo in un incubo

predisposto alla mia benevolenza,

lecco la lingua del serpente

a mandibole serrate,

le mie,

mentre sibila

– Non cambierai mai!

lo so

ma insisterò

combatterò

e crederò di poter morire tutte le volte che vorrò

tutte le volte che lo desidererò forte

in questo bosco illusorio dipinto sui muri

tra foglie intrise rancide di vecchiume,

– C’è puzza di panni stesi sui termosifoni!

tappati il naso dolce serpe

fluida l’aria s’addensa

so che dovrei farmi l’intelletto ricoverare

ma poi chi me lo farebbe più fare l’agognato sesso chiuso in sanatorio?

E io voglio scopare

e qui c’è la gioiosa serpe che m’aspetta

e io così carico d’astio

io morto d’estasi

nell’ammirarla viva

quanto piacere può donare

l’istante quando il pulsare incessante del cuore

termina d’esistere?

Indicibile dovrebbe essere tale piacere e,

le cervella mie sanguinano dal troppo desiderio

quanta delizia nella colpa

e le ferraglie di questa vecchia rete

stridono ad ogni colpo che t’infliggo tenera serpe

appetito che distrugge

fame che sfocia in sangue

punk rock gracchia

da un improbabile grammofono

e tu mia amata ora dove sei?

Ti cerco negli occhi della serpe

qui dentro è buio pesto

l’aria è stantia e gelida

la notte ha calpestato tutta la luce,

la tua luce,

e qui è faticosamente buio.

365 giorni, Libroarbitrio

Angelo Poliziano “Artista”

Roma 20 marzo 2014

Lady Godiva John William Waterhouse

L’ho trovata, trovata!
Lei che volevo, che da sempre cercavo
in ricerca d’amore, lei dei miei eterni sogni!
Vergine, bellezza cristallina, compostezza
che non è artificio, ma natura immacolata.
Vergine, orgoglio di lingua greca e latina,
fiore delle danze, gemma di canzoni.
La sua armonia sarebbe dura sfida per le Grazie,
che l’attraggono di qua, di là, a contesa.
Già, l’ho trovata. Invano. Una volta l’anno, forse,
sì e no, m’è dato di vederla in fuoco di delirio.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

La poesia del ‘900 in Africa : “movimento della Negritudine”

Roma 2 settembre 2013

poesia africana

La poesia africana di espressione francese, inglese e portoghese nella prima metà del secolo si impone all’attenzione mondiale soprattutto come denuncia della situazione di sfruttamento e sopruso causata dalla colonizzazione.

I suoi canti attingono alla ricchissima cultura tradizionale motivi e immagini, ritmi e suggestioni sonore.

Dagli anni Trenta al dopoguerra appare molto significativo il movimento della Negritudine, che rivendica il diritto della cultura africana all’affermazione di una propria specificità, attraverso la ricerca delle proprie origini, il recupero e la valorizzazione della lingue tradizionali.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Franz Kafka : la condizione esistenziale dell’uomo moderno imprigionato in un labirinto di regole senza via d’uscita di cui non conoscerà mai il senso

Punta Ala 17 agosto 2013

Franz Kafka scrittore

Franz Kafka nacque a Praga nel 1883 da una famiglia ebrea di lingua tedesca.

In quegli anni a Praga, seconda città dell’Impero austro-ungarico dopo Vienna, confluivano cultura ceca, ebraica, e tedesca e la rendevano inquieta, viva, aperta alle avanguardie e allo stesso tempo fedele custode delle tradizioni degli ebrei dell’Est, della loro lingua, lo yiddish, dello studio dei testi sacri.

Due diversi modelli di ebraismo presiedettero alla formazione di Kafk: quello aperto , teso al benessere e alla promozione sociale, proposto dal padre commerciante e quello religioso strettamente ortodosso della madre.

Ma egli si sentì sempre sostanzialmente estraneo a entrambi e addirittura in conflitto con quello paterno.

Il rapporto difficilissimo che Kafka ebbe con suo padre, e che ossessivamente ritorna nei suoi scritti, alimentò in lui la convinzione della propria debolezza, del disadattamento alla vita di cui si sentiva vittima.

Si laureò in legge e, venticinquenne, s’impegnò in una compagnia di assicurazioni, dove rimase fino al 1920, quando l’aggravarsi della tubercolosi di cui soffriva lo costrinse a curarsi lontano da Praga.

Questa esperienza di lavoro impiegatizio contribuì alla nascita di un altro dei temi fondamentali della sua narrativa: la condizione esistenziale dell’uomo moderno, imprigionato in un labirinto di regole senza via d’uscita di cui non conoscerà mai il senso, non possedendone la chiave interpretativa.

Un inesorabile senso di colpa legato al fatto stesso di esistere – al quale sono state attribuite molte interpretazioni, fra cui il presentimento dell’imminente persecuzione nazista e la catastrofe della guerra- conduce l’essere umano all’espiazione,senza che possa mai conoscere le ragioni della pena che deve scontare.

La rappresentazione della realtà, nell’opera di Kafka, diventa allucinata e metaforica, mentre i dati materiali diventano simboli di una realtà ben più estesa, quella della psiche umana.

L’uomo contemporaneo presagisce la fine di un mondo, dei suoi valori, delle sue certezze.

Per Kafka, decifrare la realtà è una pretesa impossibile, l’uomo è smarrito, torturato dalle sue incapacità, ed ecco che il racconto perde la sua trama definita, rimane in sospeso, senza una conclusione che consegni al lettore il senso logico della vicenda.

Il rispetto scrupoloso dell’ordine cronologico dei fatti, tipico delle opere naturalistiche e veriste è infranto, il tempo diventa soggettivo e relativo, i fatti seguono l’ordine di importanza che il narratore attribuisce loro, assolutamente liberi di accadere al di là del limite della comprensione umana.

Franz Kafka morì nel sanatorio di Kierling, vicino a Vienna, nel 1924.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Prima funzionalità del lavoro di recensione

Roma 14  febbraio 2013

Origine delle “Rime sparse”

L’opera in volgare di Francesco Petrarca, costituita soltanto da versi lirici, non da prose, può considerarsi la continuazione della lirica toscana fiorita alla fine del secolo XIII. Ma, nonostante la continuità della lingua e dei temi, quella della poesia riceve un’impronta decisamente nuova, che va collegata con l’esperienza assolutamente diversa di vita e di cultura che Egli consumò in ambiente italiano ed europeo.

Fra il ’38 e il ’40 avviò la composizione di opere ispirate all’antichità e la raccolta della produzione lirica volgare cui nel frattempo si era dedicato perché messo in contatto con la tradizione dei rimatori d’amore, nel cui ambito la sua preferenza si era decisamente diretta non al filone filosofeggiante, ma a quello che privilegiava la dolcezza del dire e la lode della donna. Aveva poi sviluppato questo genere di poesia durante il soggiorno in Provenza, dove fra l’altro il 6 aprile 1327 aveva conosciuto Laura sulla cui identità permangono ancora alcuni dubbi: è forse costei Laura de Noves De Sade?, indifferentemente dalla risposta Ella rimarrà l’esclusivo riferimento dei suoi versi d’amore. Nel ritiro di Valdichiusa nacque per la prima volta l’idea di raccogliere le rime sparse, composte negli anni sopra citati, secondo un criterio che si approfondirà negli anni e porterà il poeta ad ampliare la raccolta, correggere le rime, ridistribuirle, rimaneggiare la forma fino all’estrema della vita, dimostrando così innanzi tutto un interesse non secondario per questa attività di poeta volgare. Negli anni sarebbe scemata l’effettiva produzione, mentre si sarebbe intensificata e raffinata l’opera di raccolta, ordinamento pulitura. Il lavoro di recensione  e ordinamento delle rime apriva un’epoca nuova nella lirica italiana, perché veniva superata la frammentarietà tipica del componimento lirico in una prospettiva diversa, che faceva dei frammenti lirici, quali possono considerarsi le singole liriche , altrettanti momenti, intimamente collegati, di una meditazione morale, rivolta a scavare nell’anima e a chiarire i fondamenti e la condizione della propria esistenza di uomo, di amante, di poeta.

Il Petrarca, sebbene non rinuncerà mai a considerare delle rime la originaria frammentarietà o singolarità e le denominerà infatti “rime sparse” o “fragmenta” (frammenti) , onde è improprio il titolo di Canzoniere che gli venne attribuito, ebbe forte il senso della unità e organicità del suo lavoro di poeta volgare, che si ricollegava all’opera che nel frattempo andava conducendo sul piano della scrittura in lingua latina.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

L’evoluzione del Linguaggio

Roma 13 gennaio 2013

Il latino nel contesto medievale

Fino al secolo XII lo strumento della vita intellettuale e delle relazioni scritte fu nell’Occidente europeo unicamente il latino. Tramandatosi nel tempo era divenuto una lingua speciale, ossia una lingua usata da un gruppo determinato, i dotti e i chierici, destinata ad un pubblico limitato. Si suol designare questa lingua come “latino medievale” per distinguerla dal latino classico, che designa comunemente il latino tramandato dai testi scritti dell’età repubblicana e imperiale.

Nel mentre di questi secoli la lingua usata per la comunicazione quotidiana e immediata era invece affidata alla lingua volgare, o meglio alle molteplicità delle lingue volgari, che si erano venute differenziando nelle diverse province dell’antico impero. Esse erano la prosecuzione della lingua comune, parlata già all’epoca dell’impero romano, ma non più guidata e controllata dalla scuola o dal prestigio delle istituzioni politico amministrative.

Gli elementi fondamentali di disgregazione furono l’immissione di vocaboli non “latini”, provenienti dall’uso straniero ( i cosiddetti barbarismi) o dalla tradizione locale, e la modificazione del sistema grammaticale, per questo confronto con la lingua colta fu detta “volgare”, ossia popolare, con implicito il senso della sua inferiorità.

Di essa si hanno solo tarde testimonianze scritte, nel VII secolo per la Francia, nel IX secolo per  l’Italia.

A domani

LL