Roma 14 febbraio 2013
Origine delle “Rime sparse”
L’opera in volgare di Francesco Petrarca, costituita soltanto da versi lirici, non da prose, può considerarsi la continuazione della lirica toscana fiorita alla fine del secolo XIII. Ma, nonostante la continuità della lingua e dei temi, quella della poesia riceve un’impronta decisamente nuova, che va collegata con l’esperienza assolutamente diversa di vita e di cultura che Egli consumò in ambiente italiano ed europeo.
Fra il ’38 e il ’40 avviò la composizione di opere ispirate all’antichità e la raccolta della produzione lirica volgare cui nel frattempo si era dedicato perché messo in contatto con la tradizione dei rimatori d’amore, nel cui ambito la sua preferenza si era decisamente diretta non al filone filosofeggiante, ma a quello che privilegiava la dolcezza del dire e la lode della donna. Aveva poi sviluppato questo genere di poesia durante il soggiorno in Provenza, dove fra l’altro il 6 aprile 1327 aveva conosciuto Laura sulla cui identità permangono ancora alcuni dubbi: è forse costei Laura de Noves De Sade?, indifferentemente dalla risposta Ella rimarrà l’esclusivo riferimento dei suoi versi d’amore. Nel ritiro di Valdichiusa nacque per la prima volta l’idea di raccogliere le rime sparse, composte negli anni sopra citati, secondo un criterio che si approfondirà negli anni e porterà il poeta ad ampliare la raccolta, correggere le rime, ridistribuirle, rimaneggiare la forma fino all’estrema della vita, dimostrando così innanzi tutto un interesse non secondario per questa attività di poeta volgare. Negli anni sarebbe scemata l’effettiva produzione, mentre si sarebbe intensificata e raffinata l’opera di raccolta, ordinamento pulitura. Il lavoro di recensione e ordinamento delle rime apriva un’epoca nuova nella lirica italiana, perché veniva superata la frammentarietà tipica del componimento lirico in una prospettiva diversa, che faceva dei frammenti lirici, quali possono considerarsi le singole liriche , altrettanti momenti, intimamente collegati, di una meditazione morale, rivolta a scavare nell’anima e a chiarire i fondamenti e la condizione della propria esistenza di uomo, di amante, di poeta.
Il Petrarca, sebbene non rinuncerà mai a considerare delle rime la originaria frammentarietà o singolarità e le denominerà infatti “rime sparse” o “fragmenta” (frammenti) , onde è improprio il titolo di Canzoniere che gli venne attribuito, ebbe forte il senso della unità e organicità del suo lavoro di poeta volgare, che si ricollegava all’opera che nel frattempo andava conducendo sul piano della scrittura in lingua latina.
A domani
LL