365 giorni, Libroarbitrio

Italo Calvino e la Resistenza – Fiori di pesco e pagine scritte di Martina Benigni

Il 25 Aprile 2020 “Bella Ciao” passava a tutto volume fra le strade deserte d’ Italia costellate di cuori appesi ai balconi. Ricordo che c’era un bel sole e la realtà, seppur incerta, sembrava meno opprimente. Cantai quest’inno più volte e mentre le lacrime mi rigavano lentamente il viso, mi sentii abbracciare da migliaia di corpi invisibili, da una storia che parlava anche di me, di noi. Passai l’interna giornata ad ascoltare le storie delle partigiane e dei partigiani, ad immaginarmeli giovani e coraggiosi, spaventati ed innamorati. Una di loro raccontò dell’ultima volta in cui fece l’amore con il suo uomo, fra i campi, laddove si consumava la lotta, e di come le fossero rimasti i segni sulla schiena, forse i più belli mai avuti. La libertà mi sembrò davvero una cosa semplice allora…

Quest’anno le strade saranno un po’ meno deserte, forse, in apparenza. Mi domando se riuscirò a portare un fiore rosso per le vie, se riuscirò a fare qualcosa, se riuscirò a sentirmi parte di un sogno o di una speranza, parole che come mai sembrano mancare all’appello. Spesso mi sono sentita dire che la Resistenza è finita ed è ora di andare avanti, quasi fosse un “inciampo” della storia, ma penso che, invece, ci sia ancora tanto da fare, e che la nostra piccola resistenza quotidiana possa davvero fare la differenza. Proprio come può farla leggere un libro, e lo sapevano bene i nazifascisti che, infatti, ne bruciarono a migliaia senza riuscire ad incenerire le idee.


“Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino (1923-1985), può essere considerato un classico della letteratura della Resistenza: è stato letto e riletto- forse non abbastanza- ma come diceva lo stesso autore: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” e sembra impossibile dargli torto. Questo romanzo neorealista fu pubblicato nel 1947 da Einaudi, riscuotendo da subito un grandissimo successo. Fra gli altri, lo stesso Cesare Pavese (1908-1950) scrisse una recensione al bellissimo romanzo, commentando: “A ventitré anni ltalo Calvino sa già che per raccontare non è necessario «creare i personaggi», bensì trasformare dei fatti in parole. Lo sa in un modo quasi allegro, scanzonato, monellesco. A lui le parole non fanno paura ma nemmeno gli fanno girare la testa: fin che hanno un senso, fin che servono a qualcosa le dice, le snocciola, le butta magari, come si buttano i rami sul fuoco, ma lo scopo è la fiamma, il calore, la pentola.”

La storia, per chi non la conosce, è quella di un bambino del “carrugio”, “sboccato” e “cencioso” di nome Pin, fratello di una prostituta che si ritrova ad andare anche con i tedeschi, cosa che gli costerà le canzonature di tutti gli abitanti del borgo ligure dove vive. Il piccolo Pin ha circa dieci anni ma vuole fare l’adulto e passa le giornate all’osteria fra alcol, sigarette e parolacce, imitando tutti i comportamenti che vede fra i grandi intorno a lui. Un giorno, per provare il suo coraggio, ruba la pistola P38 di un tedesco, cliente della sorella, e va a nasconderla in quel posto speciale che conosce solo lui: il sentiero dove fanno il nido i ragni. Arrestato per il furto, finirà in carcere dove conoscerà alcuni partigiani, ai quali dopo una serie di peripezie finirà per unirsi, costruendo, poi, un rapporto importante e profondo con uno di loro, Cugino.

La storia è ricca di dettagli che rendono il tutto più vivido e vissuto: si ha l’impressione di sentire il freddo della montagna entrare nelle ossa, mischiato all’odore dei campi dorati macchiati di sangue. Viene voglia di abbracciare Pin e di sedersi a mangiare con la brigata per parlare di marinai e di sirene, di amori veri e strade sbagliate, dei sogni di democrazia, dell’Italia liberata e di come migliorarla. I partigiani di Calvino, va detto, non sono degli “eroi”, non hanno tratti nobili, ma piedi lerci e cuori grandi. Sono, come confessa l’autore, i “peggiori possibili”, dei tipi un po’ “storti” che però, nonostante tutto, furono guidati da un grande senso di giustizia e da “un’elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi”.
La mia piccola resistenza di oggi è quella di condividere con voi un piccolo estratto di questo romanzo perché i libri dicono già tutto, basta solo trovare il coraggio di leggerli.

Buon 25 Aprile!

“Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.”

Articolo Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

La conoscenza rende l’essere umano libero – Fiori di pesco e pagine scritte – Martina Benigni

“Considerate la vostra semenza: 
fatti non foste a viver come bruti, 
ma per seguir virtute e canoscenza”

(Dante Alighieri, “La Divina Commedia” – Inferno: C. XXVI)

È appena trascorso il 25 marzo, giornata che dal 2020 è dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri (1265-1321) prendendo il nome di “Dantedì”. Una giornata che rimette al centro senza dubbio la cultura, la poesia, il meglio della nostra identità nazionale, come in molti hanno affermato in questi giorni. Sarebbe bello se queste giornate non solo si moltiplicassero, ma che venissero dedicate ad altre artiste ed altri artisti da tutto il mondo, per ricordarci l’universale e innegabile importanza della Bellezza e della Cultura, tra le grandi vittime di questo periodo, considerate inutili orpelli e nulla più.

Fra i canti della Divina Commedia, quello dedicato ad Ulisse (Canto XXVI dell’Inferno) è forse uno dei più noti e amati dai lettori di ieri e di oggi, non solo per via dell’emblematica figura di Odisseo, perenne viaggiatore e sognatore, ma anche per l’esaltazione, attraverso la sua figura, dell’umanità stessa e della sua insaziabile voglia di Conoscenza, quella voglia che, per fortuna, a mio dire, avrebbe spinto Eva a cogliere la mela, proprio perché il desiderio di conoscere è vitale quanto il sangue che ci scorre nelle vene. In una Commedia che sembra tutta rivolta al divino, Dante, uomo di mondo politicamente impegnato, non smette di guardare agli esseri umani, ed è proprio nell’Inferno che troviamo i ritratti più celebri e splendidi di un’umanità che, se liberata dal pesante fardello del peccato originale, ormai inaccettabile, potrebbe splendere in tutta la sua “imperfetta” beltà, come l’amore, ormai eterno, di Paolo e Francesca.

Uno dei grandi temi del XXVI canto dell’Inferno è proprio quello della Conoscenza che Dante decide di celebrare attraverso Ulisse il quale, fraudolento, si trova nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, condannato ad essere avvolto da una lingua di fuoco che divide con il compagno Diomede.  “Lo maggior corno”, Ulisse, racconta al Sommo Poeta la vicenda della sua morte partendo dal ritorno ad Itaca, patria tanto agognata dalla quale, però, decide di dividersi nuovamente perché come scriverà il cretese Nikos Kazantzakis (1883–1957): “Anima, la tua patria è sempre stata il viaggio!”.


L’ardore di “diventare esperto del mondo” è più forte di tutto e non gli lascia altra scelta che quella di rimettersi in viaggio. Raduna così, i suoi compagni “vecchi e tardi” su un’imbarcazione e inizia una navigazione di cinque mesi volta a raggiungere le Colonne d’Ercole (l’attuale stretto di Gibilterra) che all’epoca segnavano il limite oltre il quale era proibito spingersi. Prima di oltrepassare lo stretto, cogliendo la difficoltà dell’impresa, Ulisse incoraggia i suoi compagni con un’orazione breve ma persuasiva, diventata una delle terzine più celebri della Commedia: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Sembra quasi di sentirglielo gridare con le lacrime agli occhi ed il volto imperlato di sudore, mentre le onde tartassano la nave, che nonostante tutto trova il cuore e il coraggio di andare avanti.

In questa memorabile terzina leggiamo, dunque, come la conoscenza sia all’origine stessa della natura umana: “la vostra semenza”, appunto, un seme piantato nel nostro cuore, sempre pronto a far sbocciare nuovi, splendidi, fiori, se ben accudito. Il desiderio di conoscere è sinonimo di vita ed Ulisse è il personaggio più adatto per simboleggiare questo nostro intimissimo aspetto, questa cosa chiamata Conoscenza senza la quale non saremmo veramente Liberi.

Conoscenza e Libertà camminano mano nella mano: l’una è condizione dell’altra.
Dove saremmo oggi se l’essere umano non avesse superato ogni volta le sue conoscenze? Se non si fosse posto delle domande? E se non avesse ricercato a fondo per darsi delle risposte?
La conoscenza è ricerca, è informazione, è coraggio, è saper mettere in discussione se stessi e gli altri. È una navigazione a vele spiegate in mare aperto. È sentirsi vivi e liberi, è avere la possibilità di realizzarsi e di sconfiggere l’ignoranza dalla quale non nascono altro che violenza e ingiustizie.

Solo la Conoscenza potrà farci uscire “a riveder le stelle”.

Articolo di Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

” .la vita comunque. un grido d’amore e coraggio” recensione di Martina Benigni

“…vivere è proprio un lavoro.” Così recita una delle poesie di Lié Larousse che è una donna che ama, come lei stessa ci confessa, e proprio per questo è una donna che Vive.  Con questa raccolta ci fa affacciare sulla sua vita, anzi, sulle sue vite che si mischiano inevitabilmente con quelle degli altri “scapigliati”, distratti, di fretta, alcuni innamorati e bellissimi. La vita è dolorosa e il “tempo è bastardo”, ma in tutto ciò giace una profonda dolcezza che la poetessa sa ritrarre alla perfezione nelle immagini quotidiane e intime che regala ai lettori, come la pennellata d’acquerello della bimba dai capelli rossi o il sughetto finto del Nonno.
Lié lo sa che “.è la vita, si muore.” e, forse, proprio in questo nostro essere “un attimo” si cela tutta la nostra eternità. Ci vuole davvero tanto amore per scrivere versi come questi, per riuscire a cogliere tutta la poesia che divampa dai bar di periferia ad una Nonnina che chiacchiera “di tempo al tempo”. L’amore è la forza segreta che tutto muove: delusioni e gioie, soprattutto quelle, e in quanto tale va difeso. Mai farsi rubare l’amore, mai. Forse è proprio questo il messaggio più potente che sprigionano queste pagine, quasi accecandoci, lasciandoci senza fiato, inebetiti di fronte a tanta “semplice” verità.
La vita ci porta spesso a navigare mari in tempesta, così scuri e grandi da farci credere che tutto sia ormai perduto, che la rotta sia introvabile, ma è proprio allora che dobbiamo scrivere più forte, amare più forte e vivere più forte, che penso di non sbagliare nel definire sinonimi.
Vivere è, dunque, sbagliare, ridursi in pezzi, frantumarsi il cuore, per poi scoprirsi dolcissime “Sìbellule” pronte ad amare e ad amarsi perché non dobbiamo “lasciarci al caso”, ma reinventarci per noi e per chi amiamo.
Ecco, c’è tutto questo e molto di più nelle poesie di Lié: c’è la Vita. La Vita comunque.

di Martina Benigni

Martina Benigni è attualmente una studentessa della Magistrale in Lingue e Civiltà Orientali, presso La Sapienza di Roma, città dove è nata e cresciuta. Dopo la laurea triennale decide di recarsi in Cina, a Pechino, per approfondire la lingua, innamorandosene ancor di più, grazie alla bellezza della cultura, dei luoghi e delle persone conosciute durante quei tre mesi di studio e scoperta. L’amore per la letteratura comincia in tenera età, fra i banchi di scuola: da sempre avida lettrice, scopre molto presto anche la bellezza della poesia che diventa una sorta di bussola nella vita di tutti i giorni. Il sogno è quello di scrivere e viaggiare, che sono un po’ la stessa cosa, e di riuscire a tornare presto nella sua amata Cina. 
Da dicembre terrà una sua rubrica letteraria sul sito e blog http://www.libroarbitrio.com

365 giorni, Libroarbitrio

BUON COMPLEANNO LIBROARBITRIO

immagine Libroarbitrio  365 giorni.jpg
Oggi di sette anni fa aprivo il mio sito e blog di letteratura ed arte LIBROARBITRIO, postando ogni giorno, per 365 giorni, una poesia, o un testo letterario, accompagnati da un’opera pittorica, entrambi di artisti di tutto il mondo. Il mio bisogno era, sentendomi straordinariamente ignorante, riprendere lo studio delle mie due materie preferite ed avere modo di conoscermi, di conoscere la mia scrittura, e il mio personale punto di vista sul mondo dell’arte. Non avevo grandi aspettative, speravo solo di essere utile a chi come me sentiva il bisogno di ricominciare semplicemente daccapo. Non ero per niente pratica, anzi ad essere proprio sincera, non sapevo da dove cominciare né come si facesse, avevo solo un vecchissimo pc, un’idea, e un’infinità di libri da rispolverare, perciò è grazie a Gianfabio Lupo e Alessio Evviva Dantignana se oggi LIBROARBITRIO compie sette anni, che con la loro esperienza telematica e (psicologica) mi hanno dato i mezzi per cominciare ed andare avanti. Il primo grazie e tanti auguri va proprio a voi due, poi a tutti i 129,559 lettori che giorno dopo giorno studiano con me, e che continuano a seguirmi e a consigliarmi, alle scuole, alle biblioteche, e a tutti gli artisti, scrittori, pittori, cineasti, che hanno preso a cuore il mio blog facendolo loro.
 
AUGURI LIBROARBITRIO 🥰AUGURI A TUTTI NOI🥂🥳
365 giorni, Libroarbitrio

SINCERAMENTE – Gianluca Pavia

Sinceramente Gianluca Pavia

 

 

La domanda più inutile del pianeta

– come stai? –

merita la risposta più ipocrita

– sto bene – ,

ma ci siamo detti troppe cazzate,

io e te, e ormai

non resta che essere sinceri.

Sto,

né male né bene,

semplicemente sto

senza sapere bene dove

e neanche se tutto insieme.

Il corpo in sindrome di Stoccolma

con le inclinazioni peggiori,

l’anima persa durante un’intervista,

la testa in macchina a parlare

con i vetri appannati,

la dignità in quel pomeriggio

quando per sentirti meglio

hai comprato un paio di stivali

fatti per camminare

per calpestarmi

fatti per eccitarmi.

Innamorato perso, mai

ma a volte mi ritrovo nell’amore

con il cuore stritolato in una mano

come una pallina antistress.

E non sai quanto mi stressa

dirti tutto questo

sinceramente.

 

– SINCERAMENTE –
è estratta dalla nuova raccolta di poesie di Gianluca Pavia

WHISKEY&SODACAUSTICA
d’amore, vita, morte e altri casini

per Miraggi Edizioni
con la prefazione di Luca Ragagnin

Prossimamente in tutte le librerie 😎
#whiskeyesodacaustica #miraggidaleggere #poesia

 

 

 

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

PORTA UN LIBRO AL MUSEO! Ingresso gratuito a chi porta con sé e presenta alla cassa un libro di un autore italiano domenica 14 aprile alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna

DOMENICA 14 APRILE 2019 ORE 11:00

LIBRO: CHE SPETTACOLO!

L’iniziativa dell’Agis che promuove la lettura e lo spettacolo dal vivo

Dodicesima edizione dedicata alla memoria
di Carlo Giuffré

Larousse - Pavia - Lettere e Caffè- Ph Teodori

Domenica 14 Aprile alle ore 10:30 dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma parte il nuovo tour degli autori Lié Larousse e Gianluca Pavia / #2dR e dei loro libri di poesia #SPIETATESPERANZE#LIE

Seguite RDS 100% Grandi Successi, e le locandine sparse per Roma per essere aggiornati su tutti gli eventi in calendario.

Si ringraziano: FedercultureAgis NazionaleRDS 100% Grandi SuccessiLa Frontera#libreriafahrenheit451 La Galleria Nazionale#ASSOCIAZIONEDANTEALIGHIERIFERMO
Libreria Mondadori Bookstore di Porto San Giorgio

365 giorni, Libroarbitrio

IGNORA GLI OCCHI MIEI – ANTONIO CONTE


Grazie Antonio Conte artista popolare per questa bellissima illustrazione omaggio alla poesia di Lié Larousse, che va ad aggiungersi agli altri lavori di disegno a pastello acquerellato ispirati alla poesia, e alle nostre poesie ispirate alla sua pittura .

🍻 DuediRipicca 🍻

365 giorni, Libroarbitrio

TI VENGO A TROVARE – Gianluca Pavia

Gianluca Pavia - Ti vengo a trovare

Ogni tanto ti vengo a trovare,
seduto comodo in spiaggia
tu da qualche parte in mare,
parliamo per delle ore,
e a volte manchi così forte
che potrei quasi abbracciarti
ma appena ti sfioro
sparisci come un sogno,
o un ricordo.
Nella testa una gif in loop,
il tuo sorriso
e io che mi ci specchio
bambino,
un’idea da dove vengo
dove voglio arrivare.
Nessun posto in particolare
solo andare, mai fermarsi,
neanche i morti si fermano
soffiati dai venti
navigati dalle correnti.
Chissà, tu, dove sei finita?
Sicilia, Maldive, Cina,
mai troppo lontana.
E so che in qualche modo mi senti
e ridi con me.
L’8, il tuo compleanno
ha scritto una libreria,
una non male,
volevano 10 copie del romanzo,
quello che stavo scrivendo.
Ricordi? Io sì,
l’ho finito 27 giorni prima di

beh, quello non lo scordi.
Ne è passato di tempo
di riscritture
di notti che sembravano l’ultima.
Poi,
c’è sempre ancora un’alba.
E so che in qualche modo mi segui
e fai il tifo per me.
Anche se tendo più per la reincarnazione:
una bimba di quasi 4 anni
capelli a caschetto un sacco di lentiggini
una vita questa volta più facile
questa volta più felice,
e un sorriso infinito sui miei passi
che continuano a camminare.
Che ci posso fare, mi piace
e sulla riva
riusciamo perfino a parlare.

 

365 giorni, Libroarbitrio, UN RACCONTO A SETTIMANA

– APERTA LETTERA – per #unraccontoasettimana – Rubrica letteraria di 2dR

talani-4.jpg

Caro amico scrive te, così distrae po’ me.
Conosce io anche canzone, famosa molto e bella.
Tu chiama può me Z, e scrive te perché te e gente tua paura me, e gente mia.
Dice che viene lontano, noi, mondo altro. Neanche lontano troppo, dice me, angolo dietro!
Dice che puzza noi, ma vede vuole te situazione uguale.
Dice ruba noi lavoro, e parla no bene lingua. Scappa terra nostra, e noi terra nostra ama casa come, solo fame per, e fame cosa brutta. Ha mai fame da muore sembra? No, sa no tu fame vera cosa è. E morte anche no. Confusi noi anche su questo, tu sa. E sì, parla bene no, noi, malattia nostra colpa è, fare finta sa no tu.
No, ebola no, scabbia no anche. Malattia nuova, strana, e paura noi voi come. Diversi tanto fine alla no, dice me.
Voi rinchiude gente mia, studia, problema noi chiama. Aiuto chiede: Europa, Uniti Stati, ma sa nessuno aiuta come, e guerra fa. Spara noi, mostro noi chiama, dio senza chiama. Dio, forse, noi mette in situazione questa, me sa no. Soluzione no sa, ma, dice noi, vive può insieme. Noi cibo vuole solo, e pace. Pace per riposa noi tanto vuole. Te non sa vuole quanto riposo fine senza. Possibile no, così cerca noi cibo, notte di, strade buie per, solo vive per. E tu disgusta se mangia noi cervello di topo, o cane, o miao. Ripugna te, igiene no dice te. Prelibatezza dice noi, e te ringrazia anche no mangia noi cervello voi. Gente brava noi, onesta, se anche a pezzi cade. Malattia colpa è, e tu aiuta no studia malattia, aiuto da dice, ma parla solo e agisce mai. Prima avvocati, dottori, casalinghe noi voi come, adesso scappa solo, nasconde, paura. E fame, fame da muore, o quasi.
Noi molesta no figlio te, ruba no lavoro, casa, donna. Piace a noi donna nostra, vostra no: tanto parla, e cose fa, viva troppo è.
Diritti chiede solo noi, rispetta differenza noi, riconosce altro vivente essere come, o quasi.
Noi vuole sposa, figli, dignità. Tanto, troppo è? Cammina alta testa, vuole, insulti senza, paura fa senza.
Avere te no paura, noi uomo nero no è, vampiro no è, mannaro lupo no è. Altro sì, ma paura diverso solo te ha.
Pensa te, forse domani me come è, può sa no. Domani forse fame te ha, aiuta bisogno te ha, orgoglio te ha più no, me come.
Aiuto vuole dà noi, fa può tante cose: pompiere, fuoco male fa no, noi, o poliziotto, rischio corre no noi. O cavia anche animale invece. Buoni animali, carini, no male fa, usa può noi, tutto disposti noi. Dice me, noi uguale è: carne stessa, ama uguale, ride, piange uguale, muore uguale. Forse no questo, ma resto uguale. Allora perché vive no in pace?
A vive diritto no uguale?
Perché differenze mette via no, e vive cerca insieme, problemi senza, paura senza, violenza senza, carne per vermi chiama noi senza? Cosa brutta questa, male fa noi. Cose queste chiede me e gente mia. Pensa, chiede te, su cose queste, e sapere fa noi se ok è. Trova noi dove sa, aspetta noi e saluti porge te, ma mano stringe no, paura stacca noi. Spiritosi noi anche, vede te?
Aspetta risposta me, e giornata buona augura te. Saluti cordiali, Z, presidente movimento diritti morti viventi.

P.S., zombie chiama piace no noi, politico corretto no. Diversamente vivo, meglio è.

 

Estratto dal libro Poker d’incubi,
scritto da Gianluca Pavia & Lié Larousse,
firmato DuediRipicca.
Segui l’hashtag #unraccontoasettimana

365 giorni, Libroarbitrio

Le cose belle – Daniele Casolino

daniele casolino

Forse perché le cose belle hanno le minacce della pretesa, forse perché sono quelle che ci legano di più all’infanzia, a quando potevamo sbattere i piedi e urlare, senza sentir ragioni. Prima del: non si fa. Forse perché le cose belle sono anche preziose e abbiamo paura che ce le rubino, o non ne capiscano il valore. La cosa più brutta sarebbe che ce le sporchino. Forse perché le cose belle sono così semplici da fare male, come la fame, la sete, la voglia, quella dannata voglia di, di chi ha deciso di mandarla all’inferno? Chi? Poi è vero, c’è la strada della gentilezza, ma non è una proposta smussata, non è per educazione. Eʼ per fiducia. Come un pescecane che si lasci accarezzare. Io ti mangio tu mi uccidi, ma vorremmo smettere, vediamo se si può, con prudenza, signor sub, con rispetto signor squalo. Lʼaltro giorno volevo scrivere in bacheca “Il ricatto a volte ha la forma della rosa”. Lʼho pensato, mi ha spaventato e lʼho censurato. Non lʼho scritto ma ormai si era scritto dentro, e vallo a cancellare, dentro. Le cose belle a volte si confondono. No, non è esatto, ci confondono. In questo periodo sto provando ad osare lʼinosabile, e sai la sorpresa, spesso non cʼè nulla ad impedirlo. E allora rimanda indietro quella necessità di protezione e scopriti, spingi invio e manda la lettera a Sara. Tutt’al più sarà verità. E la verità è tra le cose belle. La verità che non si può dire mai, a volte le mezze bugie, a fin di bene, ne han ammazzati più le mezze bugie che la penna e la spada. Una guerra scema in cui si muore in due, quella delle mezze bugie. Scandaloso? Può darsi che la verità non sia affatto gentile e cortese, ma quale fiducia maggiore potrai ottenere se non attraverso la verità? Forse le cose belle servono a cercarla, come le mollichine di Pollicino. Forse si veste da curiosità, che Alice come sarebbe riuscita a sapere cosa ci fosse in quelle boccette davvero se non violandole. La veritààààààà, Zavattini la dava ai matti, che queste sono cose che non si possono dire. Le cose belle, ci dicono, non si possono dire, perché sono vere. E nella verità non cʼè potere, lo squalo non ha denti, il sub nessuna fiocina, ma non se lo dicono, e restano lì a guardarsi tremanti, a diffidare dellʼaltro, e quella carezza bella e voluta non se la daranno mai. Tu sei vera? Perché spesso la verità ha proprio lo stesso colore del sogno.
Daniele, quello che sogna davvero.

alice moon artist - telesiope - daniele csolino

opera pittorica di
Alice Moon Artist