L’irreale è più potente del reale.
Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l’immaginazione.
Perché soltanto ciò che è intangibile, le idee, i concetti, le convinzioni, le fantasie, dura.
Le pietre si sgretolano. Il legno marcisce.
La gente, be’…la gente muore.
Ma le cose fragili,
come un pensiero, un sogno, una leggenda,
durano in eterno.
****
A tutti i miei followers GRAZIEEEEE siamo più di 570000
qui su LIBROARBITRIO.COM !
vostra
Lié Larousse
Questa mattina
da un robivecchi
in una scatola
ho scovato una cartolina a mano pitturata i suoi colori
sono magici
profumano
di ciò che non abbiamo mai avuto.
L’inconsapevole attrattiva della repulsione che hanno i sudici e brutti, quelli con cui non passeresti una serata, quelli che fanno serata divorando la notte, scolandosi la vita.
Viva i noti alcolisti, i soliti sospetti di chimica evasione, i luridi e chi si macchia di ogni peccato, chi bara, chi ruba, chi tira e chi tira a campare.
Beato chi non scaglia la prima pietra,
chi coglie la mela troppo vicino al sole, chi non dice mai “sissignore” né “no” alle signore, chi si sporca le mani, la coscienza, la fedina, chi si sbatte e chi batte.
L’inopinabile fascino del degrado, del reato reiterato, delle sveltine nei cessi dei giocattoli rotti delle discariche umane.
L’inebriante profumo dei vinti dell’asfalto bollente dei vicoli bui, della vita spremuta fino all’ultima goccia fino a far traboccare il bicchiere mezzo vuoto, e poco importa se cadrà a terra, in mille frantumi, continueremo a ballare a piedi nudi tra le schegge, a mani vuote tra la gente.
Attraversa l’anima
come una lama
e ne sonda i paesaggi
ora mesti, ora bui
dove corvi neri come pece
gracchiano così forte
da grattarti le pareti del cuore.
Percorre deliziosi giardini
decorati da candide margherite
a scaldarti da un tiepido sole primaverile.
Ma quando la sua linfa
giunta all’apice scoppia
il foglio si macchia.
Tu la notte io il giorno
così distanti e immutevoli
nel tempo
così vicini come due alberi
posti uno di fronte all`altro
a creare lo stesso giardino
ma senza possibilità di
toccarsi
se non con i pensieri
Tu la notte io il giorno
tu con le tue stelle e la luna
silenziosa
io con le mie nuvole ed il
sole abbagliante
tu che conosci la brezza
della sera
ed io che rincorro il vento
caldo
fino a quando giunge il
tramonto
nella completezza della luce
fioca
ondeggiante come la marea
in eterna corsa
Lié Larousse nasce in un circo itinerante tra stoffe di taffetà ruvida seta in baco e carta straccia. Non sa che giorno fosse né l’anno né la direzione che prese il treno, forse spinto sulle rotaie dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un’ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell’ammasso di ferro legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, bestie, lustrini e paillette.
– Lié faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma fuori di qui cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me, chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più – .
Mr Freak, bellissimo, alto l’inimmaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, appena la vedeva sbucare dal nulla la spostava di lato col bastone argenteo imperando -Fsthgrfth!- .
Lié continuò a chiedere.
Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, a Sir Amour il clown così tanto triste d’esser meravigliosamente felice, al mangia fuoco Evviva con la tutina gialla aderente e le polpette puzzose di petrolio, alla signorina Edena la donna più bella dell’universo con tre capezzoli, ai due antichi teatranti Ostilis, a Cano lo straordinario pianofortista quadrupede, al triste Robért col trucco sempre al contrario e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare.
Nulla.
Nebbia .
Ombre.
Ogni risposta una chiusura di porte senza maniglie.
Inerme ad ogni ingresso riappariva lui, bellissimo, ad attenderla sempre, l’incomprensibile Mr Freak.
Ma si narra che fu all’imbrunire di un tempo senz’etere, che un uomo, con la mascella serrata e gli occhi di sangue, vestito di cicatrici d’acciaio salì sulla carrozza 17 di quel malridotto treno. Stese una coltre di cellulosa ricoprendo l’intera cabina che iniziò a riempirsi d’acqua di mare e le sue mani elettrizzate dalle correnti vorticarono una tempesta di dipinte parole e pesci mille colori nuotavano balzando di vagone in vagone e sabbia dorata ondeggiava nella forma dei desideri e zampilli d’acqua cristallina si infrangevano contro lamiere e corpi componendo musica di tutte le note. Gli abitanti del treno si precipitarono ad ammirare la magia, e tra chi applaudiva entusiasmato e chi vociferava pettegolezzi la voce dell’incomprensibile Mr Freak, bellissimo, alto l’immaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, mise tutto a tacere imperando: – Lié, lui è il Guerriero Poeta. Tuo Fratello! –
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, vi presento storie di genti del mondo, com’erano e in astratte forme come saranno, qui, dietro le quinte di questo palcoscenico fluttuante leggerete l’idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce. Col mio unico ricordo. Vero. Solo mio. Che d’improvviso di giorno o in sogno m’appare, col profumo caldo di neve silenziosa e sale marino.
Come è nel vostro verbo sarò acqua liscia e trasparente fluirò via mescolerò cammini e gradino dopo gradino scoprirò chi sono creando già da ora il mio oggidomani grazie Guerriero Poeta. Lié
Questo è l’essere tuo umano
mentre le immense ali ti conducono ovunque.
E che in questo ovunque il mio pensarti ti sia caro
vicino e dolce
come due palmi che si stringono.
Un organetto suona per la via,
la mia finestra è aperta e vien la sera,
sale dai campi alla stanzuccia mia
un alito gentil di primavera.
Non so perché mi tremino i ginocchi,
non so perché mi salga il pianto agli occhi.
Ecco,
io chino la testa sulla mano,
e penso a te che sei così lontano.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.