365 giorni, Libroarbitrio

“Tagebuch einer heimlichen Symmetrie” Lettere di Jung a Sabina

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“Mi rendo conto che mi preme di Lei molto di più di quanto pensassi. Solo che io sono terribilmente diffidente e credo sempre che gli altri  esseri umani  vogliano sfruttarmi e tiranneggiarmi. La fiducia nella naturale bontà degli esseri umani che io predico tanto, riesco ad averla con grande fatica. Ma, per carità, tutto questo per Lei  non vale. Tuttavia, per mia disgrazia, non posso fare a meno nella vita della felicità dell’amore, dell’amore impetuoso. Io cerco la persona che sia capace d’amare l’altro senza per questo punirlo, senza renderlo prigioniero o dissanguarlo; cerco questa persona del futuro che sappia realizzare un amore indipendente  da vantaggi o svantaggi sociali, affinché l’amore sia sempre fine a se stesso e non solo il mezzo di vista di uno scopo. Un amore la cui vera e intima condizione di vita è la propria libertà d’essere. Ma un uomo come me dotato di spirito creativo ha poco potere sulla sua vita. Non è libero.
E’ incatenato e spinto dal suo demone.”

365 giorni, Libroarbitrio

“Note di un pittore” Egon Schiele

Egon Schiele, Mime van Osen (detail), 1910

Gli alti alberi
filavano lungo la strada.
Trepidi uccelli vi pigolavano.
A grandi passi con rossi occhi cattivi
percorrevo le strade bagnate.

Nere le nubi temporalesche
rotolavano alte dappertutto –
boschi d’acqua ammonitori.
Baite bisbiglianti e alberi mormoranti –
andavo incontro allo scuro torrente –
uccelli, simili a pallide foglie al vento.

365 giorni, Libroarbitrio

Robert Musil : il disordine come principio ordinatore

Roma 28 agosto 2013

Robert Musil scrittore

Robert Musil nacque a Klagenfurt (Austria) nel 1880 da una famiglia borghese benestante.

Il padre, docente al Politecnico di Brunn (oggi Brno), lo fece educare in un severo collegio militare, poi Robert ottenne di iscriversi al Politecnico dove si laureò in ingegneria.

Tra il 1902 e il 1903 fu assistente all’università di Stoccarda ; resosi conto del suo calo d’interesse nei confronti del mestiere di ingegnere , incominciò a scrivere.

Si trasferì a Berlino per intraprendere studi di psicologia e, nel 1908, prese la seconda laurea; da due anni era stato pubblicato con successo il suo primo romanzo.

Deciso a fare della letteratura la sua unica attività, dopo aver lavorato come bibliotecario, come pubblicista e, dopo la fine della prima guerra mondiale, come archivista presso il Ministero degli esteri, nel 1923 cominciò a dedicarsi esclusivamente al suo romanzo più importante, L’uomo senza qualità, vivendo grazie agli anticipi dell’editore e alle sovvenzioni degli amici.

Con l’avvento del nazismo abbondò la Germania con la moglie Martha, che era ebrea, e si stabilì prima a Vienna e poi in Svizzera, dove continuò a scrivere in povertà fino alla morte, avvenuta a Ginevra nel 1942.

L’opera di Musil segna un passo importante sulla strada del romanzo moderno.

Egli attua il superamento di due strutture narrative tradizionali che erano state i cardini del romanzo realista e naturalista dell’Ottocento: l’intreccio e il tempo cronologico.

La sequenza degli avvenimenti si riduce al minimo, la riflessione prevale sulla narrazione, al punto che il romanzo diventa un romanzo-saggio, con una forte prevalenza di interventi del narratore.

Alla trama viene a mancare il filo conduttore e non si stabiliscono  più i legami di tipo causale o temporale.

Tutto appare ordinato  e finalizzato solo in apparenza: in verità niente porta a niente e il caos in cui è immersa la realtà viene imitato nella disgregazione delle strutture narrative.

Nel romanzo i personaggi sono rappresentati dalla vecchia società austroungarica in pieno disfacimento alla vigilia della prima guerra mondiale , ma ancora legati ai tradizionali valori  di patria e dovere.

Essi perciò si muovono all’interno di schemi noti ma ormai vani e si agitano a vuoto senza perseguire alcun obiettivo, senza individuare alcuna meta possibile.

Da questa contraddizione nasce l’ironia, che finisce col travolgere anche la figura del narratore ormai privato della sua tradizionale onniscenza, in un mondo dominato dal caos, che rende relativa e provvisoria ogni certezza.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Franz Kafka : la condizione esistenziale dell’uomo moderno imprigionato in un labirinto di regole senza via d’uscita di cui non conoscerà mai il senso

Punta Ala 17 agosto 2013

Franz Kafka scrittore

Franz Kafka nacque a Praga nel 1883 da una famiglia ebrea di lingua tedesca.

In quegli anni a Praga, seconda città dell’Impero austro-ungarico dopo Vienna, confluivano cultura ceca, ebraica, e tedesca e la rendevano inquieta, viva, aperta alle avanguardie e allo stesso tempo fedele custode delle tradizioni degli ebrei dell’Est, della loro lingua, lo yiddish, dello studio dei testi sacri.

Due diversi modelli di ebraismo presiedettero alla formazione di Kafk: quello aperto , teso al benessere e alla promozione sociale, proposto dal padre commerciante e quello religioso strettamente ortodosso della madre.

Ma egli si sentì sempre sostanzialmente estraneo a entrambi e addirittura in conflitto con quello paterno.

Il rapporto difficilissimo che Kafka ebbe con suo padre, e che ossessivamente ritorna nei suoi scritti, alimentò in lui la convinzione della propria debolezza, del disadattamento alla vita di cui si sentiva vittima.

Si laureò in legge e, venticinquenne, s’impegnò in una compagnia di assicurazioni, dove rimase fino al 1920, quando l’aggravarsi della tubercolosi di cui soffriva lo costrinse a curarsi lontano da Praga.

Questa esperienza di lavoro impiegatizio contribuì alla nascita di un altro dei temi fondamentali della sua narrativa: la condizione esistenziale dell’uomo moderno, imprigionato in un labirinto di regole senza via d’uscita di cui non conoscerà mai il senso, non possedendone la chiave interpretativa.

Un inesorabile senso di colpa legato al fatto stesso di esistere – al quale sono state attribuite molte interpretazioni, fra cui il presentimento dell’imminente persecuzione nazista e la catastrofe della guerra- conduce l’essere umano all’espiazione,senza che possa mai conoscere le ragioni della pena che deve scontare.

La rappresentazione della realtà, nell’opera di Kafka, diventa allucinata e metaforica, mentre i dati materiali diventano simboli di una realtà ben più estesa, quella della psiche umana.

L’uomo contemporaneo presagisce la fine di un mondo, dei suoi valori, delle sue certezze.

Per Kafka, decifrare la realtà è una pretesa impossibile, l’uomo è smarrito, torturato dalle sue incapacità, ed ecco che il racconto perde la sua trama definita, rimane in sospeso, senza una conclusione che consegni al lettore il senso logico della vicenda.

Il rispetto scrupoloso dell’ordine cronologico dei fatti, tipico delle opere naturalistiche e veriste è infranto, il tempo diventa soggettivo e relativo, i fatti seguono l’ordine di importanza che il narratore attribuisce loro, assolutamente liberi di accadere al di là del limite della comprensione umana.

Franz Kafka morì nel sanatorio di Kierling, vicino a Vienna, nel 1924.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Pietro Metastasio

Roma 3 maggio 2013

Nato nel 1698, Pietro Trapassi eredita il cognome grecizzante “Metastasio” da Gian Vincenzo Gravina, critico che fu sua guida negli studi umanistici e che lo inserì all’interno dell’Arcadia con il nome di Artino Corasio.

Quando il Gravina morì nel 1718, Metastasio ereditò anche tutti i suoi beni, e subito dopo, a causa di ostilità di alcuni membri dell’Arcadia e di una delusione amorosa, pensò di trasferirsi a Napoli.

Qui frequentò i salotti mondani, ricercato e stimato per la sua abilità di brillante verseggiatore d’occasione, compose il dramma pastorale Endimione, maturando uno spiccato interesse verso la poesia per musica.

Ne seguono grandi successi come per Gli orti esperidi, la cantata gli valse l’amicizia della cantante Arianna Benti Bulgarelli, che lo convinse a dedicarsi interamente alla scrittura teatrale e melodrammatica.

Nel 1724, per lei scrisse il libretto dell’opera Didone abbandonata, che suscitò un inatteso entusiasmo di pubblico e critica.

Nel 1730 fu chiamato a Vienna da Carlo VI in qualità di poeta cesareo presso la corte degli Asburgo.

Per i futuri cinquantadue anni fu amato e stimato da l’intera corte ove vi rimase fino alla morte.

A domani

LL