365 giorni, Libroarbitrio

Scavando – Gianfranco Ravasi

Isola Tiberina

(Gli occhi per il cuore osservano / l’opposto della riva / dell’imposta vita – Isola Tiberina –  L.L.)

Tra l’indice e il pollice
riposa la mia penna tozza e comoda

sotto la finestra
il suono netto e stridulo della vanga
che affonda nella terra ghiaiosa:
mio padre e suoi uomini che scavano

Io non ho la vanga
per seguire uomini così.
Tra l’indice e il pollice ho la penna.
Scaverò con quella.

365 giorni, Libroarbitrio

“La ragazza che giocava con il fuoco” Stieg Larsson

falena

Quello era il nocciolo del problema.
Non esisteva praticamente nessun dubbio che una strega come Lisbeth Salander avesse fatto in tempo a procurarsi un certo numero di nemici nel corso degli anni.
L’avvocato Bjurman aveva però un grosso vantaggio.
A differenza di tutti gli altri che per un motivo o per l’altro potevano essersi arrabbiati con la ragazza, lui aveva accesso illimitato alle sue cartelle cliniche, alle relazioni degli assistenti sociali e a quelle degli psichiatri.
Era una delle poche persone in Svezia a conoscere i suoi segreti più intimi.
Ma la cartella personale che l’ufficio tutorio gli aveva fornito quando aveva accettato l’incarico di tutore della ragazza era breve e sommaria – circa quindici pagine che fornivano un’immagine generale della sua vita da adulta, un riassunto della perizia psichiatrica, la decisione del tribunale di metterla sotto tutela e la revisione contabile dell’anno precedente.
Aveva letto il sunto più e più volte.
Quindi aveva cominciato sistematicamente a raccogliere informazioni sul passato do Lisbeth.
Da avvocato sapeva molto bene come comportarsi per raccogliere informazioni negli uffici pubblici.
In qualità di suo tutore non aveva nessun problema a superare la segretezza che circondava la sua cartella clinica.
Era una delle poche persone che potevano ottenere qualsiasi documento che riguardasse Lisbeth Salander.

365 giorni, Libroarbitrio

coltivatori di muri

farfallina
covano malvagità
d’essere individui
crudeli e
cattivi
coltivatori di muri
che t’innalzano attorno
cingendoti di fulminee loro
feroci demenze
che nemmeno te ne accorgi,
nemmeno te ne accorgi
che c’è un fondo
dove non sanno mettere fine al terrore
mentre sprofondi
e non c’è
un apice
dove riemergere seppur
vivo non incolume
e si soffoca,
lentamente,
soffochi

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Impermeabile ed indelebile ’15” L.L.

Natalia Drepina superthumb

Pur oggi
per quanto io voglia regalarti rabbia
ho impiastricciato le mie mani
per donarti la più buona delle torte
così che il tuo altezzoso cuore possa
per il tempo di un morso addolcirsi
e far apparire un incredulo sorriso
sul tuo volto costantemente oscuro.
So che il mio amarti
t’è impermeabile
come questo lunedì
che presto scivolerà nella sera
e sarà buio
e subito notte
e già domani.
So che il tuo amarmi
m’è indelebile
ricercarlo nel ricordo
che è lo scorso di lunedì
martedì l’altro
il mercoledì prima
giovedì venerdì sabato di musiche psichedeliche sparate acide nel cervello e tu a guardarmi da sotto
e la domenica senza Signore e poi di nuovo lunedì come questo da rivivere
in un passato che mi catapulta in questo presente che non so vivere
perché non lo conosco
perché non so neanche come i miei piedi mi ci abbiano portata fin qui
in questa casa
in questa vita
con questi capelli e occhi
tuttavia il ricordo
torta
candeline
un nebuloso sorriso
che resterà in questo mio mondo
chiunque io sia pur provando a non essere
chiunque io faccia finta di essere
chiunque io voglia essere
e alla fine di questa maledetta corsa incappare in una me identica a te
con la stessa rabbia nel cuore
la stessa ferocia nelle mani applaudenti
e tu resterai sempre tu
ne sono certa
pur oggi
che desidero plasmarmi diversa da te
e invece sono tua copia imperfetta
con la più illusoria dell’idea di cosa sia l’amore
e allora dirò incessantemente sì
sì ancora
alle mia speranza
pur oggi
più vana di ieri.

Auguri Padre.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Il viaggio col mio Fratellone

angelo_della_morte

Guardiamo fuori dai finestrini.

Catturare le immagini tutte.

Sempre.

Ed aggrapparci ad ogni emozione.

Per non perderci.

Per non smettere di sentirci vivi.

Tuttavia.

Per quanto noi siamo mondo
il mondo è lontanissimo da noi.

Figli di nessun dio.

Né benevolo.

Né miserabile.

Eppure. Tu.

Hai il potere dell’intuizione e della sensibilità.

Ecco perché sei Poeta.

Sacerdote della lingua.

Padre Angelo di te stesso.

Nobile e autorevole.

Convogli nell’animo irrequieto,
naturalezza,
leggerezza,
gentilezza,
onestà.

Questo è l’essere tuo umano
mentre le immense ali ti conducono ovunque.
E che in questo ovunque il mio pensarti ti sia caro
vicino e dolce
come due palmi che si stringono.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Conversazioni con ” Paul Muldoon

Salvador Dalì - Afgano invisibile con apparizione sulla spiaggia del volto di Garcia Lorca in forma di un piatto di frutta con tre fichi - 1938

Salvador Dalì
 Afgano invisibile con apparizione sulla spiaggia del volto di Garcia Lorca in forma di un piatto di frutta con tre fichi
1938

Dai sogni nascono responsabilità
fu a causa di questa allegoria
che Lorca
fu crivellato di proiettili

fino a giacere pancia a terra
nella forma del proprio sangue.
Quando i soldati ubriachi del Romancero
si riavviarono per la città

lo udirono mormorare nella foschia,
“Alla mia morte aprite le finestre.”
Perché la poesia può essere realtà –
non solo può ma deve –

e questa stessa illusione
è in sé gesto politico.

365 giorni, Libroarbitrio

“Dal dolore nasce il canto: Aragon!” Alphonse Dzanga Konga

Fiaba africana

Avete presente quella sensazione che accappona la pelle l’attimo prima di volgere lo sguardo al cielo?
Sta per accadere qualcosa?
Un filo di voce iniettato dal cielo stesso a richiamare la staticità della schizofrenia del corpo a terra.
Una goccia di pioggia improvvisa sul naso.
– Amica mia questa è per te.
(Il rumore di uno strappo nelle orecchie, la vista su una pagina di parole.)
– Ma no! Non dovevi. Mannaggia. Che peccato ora non lo venderai più.
– Amica mia non tutti i libri nascono per essere venduti, ma le loro parole sono state scritte per essere lette, e queste da te!
– Ma grazie! Che bel gesto, grazie grazie. Però mi dispiace che ora il libro è rovinato. Lo compro io!
– No amica mia non devi e non ti dispiacere. Io sono felice.
– Come ti chiami?
– Come te!
– Ahahaha, davvero?
– Sì!
Va bene allora ci chiamiamo uguali! Sta arrivando il mio autobus. Ti ringrazio tanto tanto. Ma proprio tanto! Ciao amico mio.
– Ciao Africa.
(Africa) 

CAVERNE

La notte, l’aspra notte.
Mi toglie il respiro.
Il giorno se n’è andato.
La notte è arrivata.
Dov’è la vita mia?
Ella emana lo stesso fetore
di questa Caverna
di tanti cicloni
qui si confonde
il giorno con la notte.
La settimana ed il mese
l’anno e la vita
e passano
insulsi e monotoni
questi giorni questi anni
come una litania che esce
dalle gole delle monache.
Aspre, acri, inacidite
in questa tomba
di uomini-leoni
sprofondati nei carnai.
Dimmi dov’è dunque la tua vita?
La mia vita la vita.
Il sole non è posizionato
in cima alle nostre teste?
E queste maschere.
Queste maschere flaccide
dormono dormono.
Un dormiveglia
orribile
penoso.
Yééé! Nanenggo!!!
Dove si sono visti?
Dove?
degli uomini ghiri?
No, questo no!
Nel nome di mio padre
da troppo dura questo sonno.
Io sono sveglio.
La mia coscienza vigila.
Sanguina di melma.
Di disgusto
di vergogna.
In questa caverna
dove non si mangia.
Non si beve.
Non si danza.
Non si canta.
Non si parla.
Non si ride.
Non si legge.
Non si…
Non si…
E la mia coscienza sanguina.
Sanguina.
Dal soffocamento.
Dall’isolamento.
Dall’odio.
Dal dolore.
Dalla collera.
Dall’ulcera.
E dalla…eccetera.
Notte troppo scura.
Notte scura troppo pesante.
Per risalire fuori
da questa caverna.
Puah! Come essere!
Mi muoio di fame.
Cielo! E’ la fine.
Non ne posso più.
Non ne posso più.
Ma chi mi sente.
Chi?
Il mio grido lo sentite
uomini della terra?
La mia caverna non ha uscita.
Sicuramente.
Il sole non brilla più.
Dov’è dunque la mia vita.
La tua vita la vita
E quelle sagome
dormono dormono
un sonno di mercurio
incuranti
incoscienti
impotenti.

IO

SONO

SVEGLIO!

365 giorni, Libroarbitrio

Saffo

nebulosa

“Alcuni la dicono figlia di Simeone, o di Camone, o di Eutarco; altri, infine, di Scamandrònimo. Nativa di Ereso, in Lesbo, poetessa lirica, nata verso il 630 a.C., nell’epoca del grande  Alceo, poeta anch’esso che la soprannominò “Usignolo”. Andò sposa a Cèrcila, un uomo molto ricco. Ma esistette anche una Saffo, nativa di Mitilene, in Lesbo. Costei, per amore di Faone, si gettò in mare dalla rupe di Leucade. Alcuni affermano che ogni sua poesia sia dedicata a questo loro grande amore.”

Policromo trono antimorte Afrodite
figlia di Cielo, doloso telaio, te, accarezzo:
non imbrigliarmi in amarezze e ansie,
o Forza, questa febbre!

No! Devi apparire. Ora: se in passati giorni
sentivi i miei richiami nelle altezze,
e mi dicevi sì! Lasciavi padre, casa,
e fosti qui

guidando il carro d’oro. Passeri d’amore erano
il tuo volo rasente  terre buie,
teso gorgo d’ali che rigano
l’azzurro.

Eccoli! Qui! Tu, Miracolosa
ridente in occhi viva vita
mi domandavi il nuovo patimento, il senso
del mio nuovo grido

oggetto d’assoluto desiderio mio,
febbre del mio io bruciato “Chi dovrei piegare
all’intimità con te? Chi non è leale
con te, Saffo?

Chiaro: se fugge, veloce ti pedinerà.
Se non prende doni, doni donerà.
Se non ti sente sua, intima da ora ti vorrà,
anche se non hai intenzione…”.

Vieni, per me. Adesso. Toglimi pesi
di desolazione. Quanto la mia febbre brama
che maturi, tu maturalo! Adesso! Tu, dea,
battiti per me!

La sua arte era un assolo ispirato, di getto, un ricamo di parole  e di note sempre nuovo, che dipingeva sentimenti e battiti del cuore istantanei, ricordi di pochi minuti fa, il calore di una vita in diretta che nessuna mediazione appanna. Tutto cristallo puro, semplice, presente. Il presente è il tempo verbale di Saffo. Al presente lei prega, si tormenta, assapora l’attimo, dolce o acre che sia.

E allora penso che magari Amore è questa semplicità dell’essere Sé nell’Io che necessita solo della parola silenziosa della scrittura, che diviene voce quando colui che ispira tali turbinanti folli accorati impudici sinceri sentimenti ne legge tra le labbra il sospiro abbeverandosi l’animo e il cuore.

Magari Amore è la pace che gli dona questo mio dolce pensarlo.

Magari Amore è la pace del pensarlo a me vicino.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“O bella tra le donne, o dolce” di James Macpherson

Roma 8 febbraio 2014

Ossian - Francois Pascal Simon Gerard

“O bella tra le donne, o dolce
figlia di Cormac il gagliardo!
Perché te ne stai nel cerchio delle pietre?
Perché sola nella rocciosa caverna?
Vicino strepita il torrente
e il vecchio albero sotto il vento geme.
Turbato è il lago al tuo fianco
e fosche sono le nubi in cielo.
Eppure tu sei come neve nella brughiera
e i tuoi capelli nebbia di Cromla,
quando alla collina sale,
quando al raggio di ponente risplende!
Levigato come sasso è il tuo seno, che il Branno
ammira, le tue braccia candide colonne,
che s’alzano nelle sale del maestoso Fingal”

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

“I trapassati chiedono di me” Giovanna Sicari

Roma 30 gennaio 2014

Giovanna Sicari

Il piccolo essere sotto la coperta domanda
e io mi oppongo e non mi sento degna,
masse d’aghi e spilli mi sottraggono
al corpo. Sono arrivati con  una valigia
gli estranei e chiedono di me
non si sa chi sia la madre o il padre
bisognerà andare fra loro, chiedere
dei loro morti, farli rivivere adesso.

Da Epoca immobile,
Jaca Book, 2004

A domani
Lié Larousse