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.ancora e ancora adesso. – Lié Larousse

Pietà Michelangelo

.e intanto qui
finisce tutto così
e non c’è più tempo
per le fatiche di una vita
i ripensamenti
chissà a che pensi
mentre muori
finisce tutto così
e non c’è più tempo
di salutarci dirci a presto
magari a domani
domandandoti se starai meglio
domandandomi se resto ancora e penso
ad ogni mio sorriso e a quanto pensarlo
ti faccia sorridere ridere ancora adesso
e allora ci rideremo su domani
ancora e ancora adesso
in questo mondo
o in un qualsiasi altro
e finisce tutto così
sorridendoti
da lontano.

Tutta la nostra vicinanza, pensieri e preghiere a chi se ne è andato senza un saluto, e ai figli e alle figlie, alle mogli e ai mariti, ai genitori, ai parenti, agli amici, di tutti coloro che non ci sono più.
DuediRipicca

la poesia sopra dal titolo .ancora e ancora adesso. è estratta dal libro .la vita comunque. di Lié Larousse

#lavitacomunque #pietà #michelangelobuonarroti

365 giorni, Libroarbitrio

Versi sparsi & Presto che è tardi – Gianluca Pavia

Mammina

Gli uccelli cantano
la pioggia tintinna
le nuvole rombano
e tu
su un prato verde
o forse un letto,
magari un sacco,
sorridi…

…qui
sulla pista da ballo
una vertigine di luci e sguardi
solo per noi
solo per te.

…mi ha donato
abbastanza pazzia per sopravvivere
mi ha lasciato
mani tozze con cui sopravvivere.

Ce ne andiamo presto
noi che amiamo
sgasare in curva
colpire duro
e brindiamo sempre
in fondo al bancone.
Leviamo in fretta le tende
perché la vita
è un pic-nic
e l’amiamo
ad un centimetro dall’asfalto
un secondo dal k.o.
ad un soffio dalla morte.
Ci siamo presi il meglio
di questi anni
ruggendo come leoni
e chiudiamo la partita
prima che il gioco si faccia duro.
Siamo rimasti per poco
e con poco ce ne andiamo
lasciando forse troppo
negli occhi
e nelle parole
di chi ci saluta
con un fiore.

365 giorni, Libroarbitrio

solo carne e nomi – L.L.

doppia

 

Tutti indaffarati

tutti tutto fare

saccenti d’ignoranza

a saperne sempre più dell’altro

ma siamo solo carne e nomi

che si dimenticano ancor prima di pronunciarsi

ovunque il silenzio

fischia strattona gela
la mente

un blocco di fumo d’acqua

secca
la gola affama

bolle di fuoco nell’anima arsa

gonfi gli stomaci vuoti

più di quest’avvenire finito senza fine

ma l’ostinazione è insaziabile

avidi d’inappagate insoddisfazioni

incapaci di lavarci via i tormenti

accresciamo le fatiche

montando tacita ira

e non la sappiamo placare

nessuno la sa placare

noi non la sappiamo placare

noi, abbiamo il voltastomaco noi

sopraffatti

noi noi noi

l’andirivieni coatto di liquidi acidi

lisergici nel sangue

inseguiamo il drago

l’estasi è orgasmica

narcotizzato il cuore

non senti più nulla,

pure il silenzio ha smesso di farsi sentire

ma Cristo ferma questo grido

che urla inciti cataclismatici nella testa,

e tu?
Ferma quest’urlo

365 giorni, Libroarbitrio

Salomè e Satana – Charles Baudelaire

Salomè

Tu, l’angelo più bello e saggio della corte,
Dio spogliato di lodi, tradito dalla sorte,

Sono Salomè amato Satana, che tu abbia pietà della miseria mia.

Principe dell’esilio, che hai subito un torto,
e che, vinto, ogni volta più forte sei risorto,

tu che sai tutto e regni sul mondo sotterraneo,
guaritore domestico delle ferite umane,

tu che dalla Morte, tua grande antica amante,
generasti Speranza, la folle e affascinante,

tu che al proscritto dai lo sguardo calmo e altero
che davanti al patibolo danna un popolo intero,

tu che sai in quali angoli delle terre invidiose,
Dio, geloso, ha nascosto le sue pietre preziose,

tu che con l’ampia mano nascondi i precipizi
al sonnambulo errante sull’alto degli edifizi,

tu che magicamente rendi all’ubriaco elastiche
le ossa quando i cavalli di notte lo calpestano,

tu che per consolare il debole nel rischio
ci insegni come zolfo e salnitro si mischiano,

tu che imprimi il tuo marchio, o complice sottile,
nella fronte del Cristo implacabile e vile,

Bastone di esiliati, lampada d’inventori ,
confessor d’impiccati e di cospiratori,

Padre che adotti quelli che Dio, da ira sconvolto,
scaraventò dall’Eden, lontano dal suo volto,

Sono Salomè amato Satana, che tu abbia pietà della miseria mia.

 

365 giorni, Libroarbitrio

“Dittico testamentario” di Lorenzo Migliorini & Lorenzo Farfarelli

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Quanno moro

 Quanno moro, vojo

esse seppellito in riva

ar mare,

vicino a no scojo,

pe famme consumà

la carne dar vento e dar sale.

Roso da li vermini

ne la terra nuda,

ignudo come quanno

so’ sortito dar ventre de mi madre.

Da vivo c’è sempre quarcuno

che te dice cosa fare,

da morto fateme fà

come me pare.

di Lorenzo Migliorini

antonio-mora- uomini
Er testamento de Lollo

Quanno che me moro fateme er favore,

tumulateme ‘n campagna, ar paese mio

lontano da Roma, lontano dar rumore

e teneteme a distanza pure da dio:

che mentre ‘sto lì inerme a fermentare

nun c’ho voja de sentì er prete fa la messa:

so’ ateo, nun ce credo a quer piagnucolare

la mia storia ‘n paradiso è compromessa.

Vojo ‘na funzione semplice e veloce

vojo li Black Sabbath a palla: Electric Funeral

e bira a galloni e canti viva voce

‘na cagnara da sentisse insino er Nepal.

E nun vojo musi lunghi o piagnistei,

che la morte è solo na’ trasformazione

che si ce pensate bene amici miei,

è l’antra faccia dell’umana condizione…

A trovamme ar cimitero nun venite ,

lasciateme ‘no spazio ner vostro core

e ner mentre che bevete l’acquavite

brinderete a Lollo vostro con amore.

Ricordateve ‘nfine n’urtima lezione,

che la morte nun è dura pe’ chi è morto

perché dell’uman dolore è l’estinzione:

è pe’ chi resta che è dolor e sconforto.

Io ner mentre scoprirò er grande mistero,

cor soriso j’andrò ‘ncontro serenamente,

spero solo, ovunque vada su ner cielo

che ce sarà  bira, vino e uischi sufficiente.

Er tempo ‘ntanto m’avrà mutato,

e io sarò arbero, sarò erba, sarò ‘n fiore,

sarò ‘n lago, sarò der lupo l’ululato

sarò er silenzio fra ‘n battito de core.

di Lorenzo Farfarelli 

365 giorni, Libroarbitrio

“della piccola utopia” Jorie Graham

disegno ponyo e suske

guardo pesciolini,
migliaia,
sciamare,
ognuno un minuscolo muscolo,
ma anche, senza poter creare corrente,
fare del loro unisono (girando,
ripiegandosi,
entrando e uscendo dal loro unisono all’unisono)
fare di se stessi una corrente visiva,
che non può trasportare o smuovere d’un
attimo la spirale dell’acqua che scende e che sale,
la scia delle barche che ciclica infine ribatte sulla banchina,
là dove incontrar la resistenza più profonda,
acqua che sembra squarciarsi
(ha questi strati), una corrente vera benché per lo più
invisibile che manda nel visibile (pesciolini) uno sfrecciare
veloce che impone il cambiamento –
è questa la libertà. Questa è la forza della fede.
Nessuno ottiene ciò che vuole.
Non sarà mai più lo stesso.
Il desiderio è essere puro.
Quel che ottiene è sempre mutato. Sempre più
ogni minuto iridescente, da cui permea l’infinito,
e la dismemoria, certo, il riverbero di qualcosa
alla deriva. Qui, mani piene di sabbia,
che faccio filtrare nel vento, guardo giù e dico
prendi questo, questo ho salvato di me,
prendilo, svelto! E se ascolto
ora? Ascolta, non ho detto nulla. Era solo
qualcosa che ho fatto.
Non potevo scegliere le parole.
Sono libera d’andare.
Non posso certo tornare indietro.
Non a questo.
Mai.
E’ un fantasma posato sulle mie labbra.
Qui: mai.

365 giorni, Libroarbitrio

“Ubi Veritas” Madre Maria Teresa della Croce di Cristo

HeathcliffTTT

Nel silenzio della notte oscura
le metafore e i bei sogni
avvolti nelle mistiche preghiere
e nella divina luce che illumina
la prigionia dell’essere
occhi vagabondi al chiaro di luna,
nell’incertezza del mattino
merito o clemenza, nella via percorsa
le ombre vogliono trafiggere la luce
ed io mentre ringrazio la verità,
sommersa dal dubbio
si diffonde nell’animo la tenerezza
di un Dio fatto uomo
l’unica verità
e in quei attimi sublimi, dolcissimi
l’umana figura di Gesù Cristo
sotto il peso della sua dolorosa croce,
mi fa vivere questa vita
nell’armonia di un amore sublime ed eterno,
divino,
“bellezza antica e sempre nuova”
Oh Signore
l’anima mia solitaria
non cerca invano la verità
e il lume della ragione
attende
la luce
della tua eternità senza fine.

***

Chissà cos’è l’amore
se non il credere
incessante
pensiero

Chissà cos’è l’amore
allora ho bussato
per domandare
una risposta

la Sorella
poesia vicina
vivente nella casa del Signore
– l’amore è verità –  m’ha detto
– l’amore è Dio
– l’amore sei tu, sua figlia!

Per il tempo di quelle parole
m’è apparso d’essere amata
poi ho richiuso la porta
ma non capisco
sono loro sole a viverlo lì dentro
in quel cuore d’incenso
o noi qui fuori
in questo cuore di carne

Chissà cos’è l’amore …

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Il viaggio col mio Fratellone

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Guardiamo fuori dai finestrini.

Catturare le immagini tutte.

Sempre.

Ed aggrapparci ad ogni emozione.

Per non perderci.

Per non smettere di sentirci vivi.

Tuttavia.

Per quanto noi siamo mondo
il mondo è lontanissimo da noi.

Figli di nessun dio.

Né benevolo.

Né miserabile.

Eppure. Tu.

Hai il potere dell’intuizione e della sensibilità.

Ecco perché sei Poeta.

Sacerdote della lingua.

Padre Angelo di te stesso.

Nobile e autorevole.

Convogli nell’animo irrequieto,
naturalezza,
leggerezza,
gentilezza,
onestà.

Questo è l’essere tuo umano
mentre le immense ali ti conducono ovunque.
E che in questo ovunque il mio pensarti ti sia caro
vicino e dolce
come due palmi che si stringono.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Dea dell’Ovunque” L.L.

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Tremo come un uccello che plana
alla deriva su di un mare d’afa
tremolio d’inferi
e grido
e grido per te
e grido per me
e supplico
e poi incorono fiori in una ghirlanda senza odori
e ti prego Dea dell’Ovunque
non dimenticarmi
non dimenticarlo
noi gemelli figli tuoi
non lasciarci diventare anime fredde senza doni
a riva portaci conchiglie
alla terra  frutti del grano
e come fossi acqua in cristalli d’aria
tendendo le tue braccia a noi
portaci in salvo