365 giorni, Libroarbitrio

L’uomo più colto d’Europa: Thomas Gray

Roma 16 maggio 2013

Thomas Gray nacque a Londra nel 1716 fu un grande studioso tanto che da i suoi contemporanei venne definito ” l’uomo più colto d’Europa”.

La sua produzione letteraria fu stimolata da un importante viaggio, in compagnia di amici, che egli compì in Francia e in Italia ove approfondì ricerche e  la sua voglia di conoscere nuove culture.

Profondo conoscitore dei classici latini e italiani, della poesia celtica  e scandinava, il poeta compose Il bardo e La discesa di Odino, opere caratterizzate dall’interesse romantico verso l’antico e il primitivo.

L’Elegia scritta in un cimitero di campagna, componimento malinconico sul meditare sulla morte,  diede grande fama all’autore.

Quest’opera, insieme al Lamento di Edward Young, lanciò il genere sepolcrale, che si ispirò anche Ugo Foscolo.

Il pregio di Gray nell’Elegia fu la capacità di trovare un giusto equilibrio tra il misurato classicismo e la forma metrica e del linguaggio da una parte e il malinconico sentimentalismo romantico dall’altra.

A domani

LL

Spunto di lettura:
Antologia illustrata di poesia
Demetra Editore

365 giorni, Libroarbitrio

Prima funzionalità del lavoro di recensione

Roma 14  febbraio 2013

Origine delle “Rime sparse”

L’opera in volgare di Francesco Petrarca, costituita soltanto da versi lirici, non da prose, può considerarsi la continuazione della lirica toscana fiorita alla fine del secolo XIII. Ma, nonostante la continuità della lingua e dei temi, quella della poesia riceve un’impronta decisamente nuova, che va collegata con l’esperienza assolutamente diversa di vita e di cultura che Egli consumò in ambiente italiano ed europeo.

Fra il ’38 e il ’40 avviò la composizione di opere ispirate all’antichità e la raccolta della produzione lirica volgare cui nel frattempo si era dedicato perché messo in contatto con la tradizione dei rimatori d’amore, nel cui ambito la sua preferenza si era decisamente diretta non al filone filosofeggiante, ma a quello che privilegiava la dolcezza del dire e la lode della donna. Aveva poi sviluppato questo genere di poesia durante il soggiorno in Provenza, dove fra l’altro il 6 aprile 1327 aveva conosciuto Laura sulla cui identità permangono ancora alcuni dubbi: è forse costei Laura de Noves De Sade?, indifferentemente dalla risposta Ella rimarrà l’esclusivo riferimento dei suoi versi d’amore. Nel ritiro di Valdichiusa nacque per la prima volta l’idea di raccogliere le rime sparse, composte negli anni sopra citati, secondo un criterio che si approfondirà negli anni e porterà il poeta ad ampliare la raccolta, correggere le rime, ridistribuirle, rimaneggiare la forma fino all’estrema della vita, dimostrando così innanzi tutto un interesse non secondario per questa attività di poeta volgare. Negli anni sarebbe scemata l’effettiva produzione, mentre si sarebbe intensificata e raffinata l’opera di raccolta, ordinamento pulitura. Il lavoro di recensione  e ordinamento delle rime apriva un’epoca nuova nella lirica italiana, perché veniva superata la frammentarietà tipica del componimento lirico in una prospettiva diversa, che faceva dei frammenti lirici, quali possono considerarsi le singole liriche , altrettanti momenti, intimamente collegati, di una meditazione morale, rivolta a scavare nell’anima e a chiarire i fondamenti e la condizione della propria esistenza di uomo, di amante, di poeta.

Il Petrarca, sebbene non rinuncerà mai a considerare delle rime la originaria frammentarietà o singolarità e le denominerà infatti “rime sparse” o “fragmenta” (frammenti) , onde è improprio il titolo di Canzoniere che gli venne attribuito, ebbe forte il senso della unità e organicità del suo lavoro di poeta volgare, che si ricollegava all’opera che nel frattempo andava conducendo sul piano della scrittura in lingua latina.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

L’evoluzione del linguaggio III

Roma 15 gennaio 2013

Vitalità del latino II

Le ulteriori applicazioni ove riscontriamo l’uso del latino sono:

nella  poesia di edificazione o d’argomento storico;

nell’esegesi, la spiegazione  ed esposizione dei  testi sacri  e dei Padri della Chiesa, che costituisce il fondamento dell’istruzione scolastica;

nella trattatistica dottrinale, che elabora ed illustra  la dottrina della Chiesa, contribuendo alla costruzione dogmatica su cui si fonda il potere ecclesiastico;

nella predicazione,  che rappresenta il legame fra questo potere, cioè la Chiesa docente, ed il pubblico dei fedeli.

Il cambiamento poi che avvenne fra il X e il XII secolo nella società europea  e che portò ad una più ampia e articolata partecipazione alle istituzioni culturali, produsse un rinnovamento   e un arricchimento anche nelle forme dell’espressione letteraria, che superarono i limiti tradizionali imposti dai modelli della scuola tardo-antica. Fra il X  e l’XI secolo infatti una decisiva innovazione rappresentano due nuove forme letterarie , la sequenza e il dramma liturgico, segno che l’esercizio del culto nel popolo dei fedeli oltrepassava ormai i limiti dell’obbligo religioso e dell’osservanza rituale.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

L’evoluzione del linguaggio II

Roma 14 gennaio 2013

Vitalità del latino

Il latino medievale non è una lingua morta. Esso serbava fondamentalmente la struttura lessicale, morfologica e sintattica del latino della tarda antichità, e manteneva l’unità garantita dalla sostanziale concordanza per effetto dei modelli scritti forniti dalla scuola e dai libri sacri. Aveva subìto, tuttavia, un’evoluzione, soprattutto stilistica, adattandosi ai  nuovi bisogni culturali, alle esigenze delle nuove istituzioni civili e religiose, alla varietà delle circostanze e degli ambienti in cui circolava.

Anzi, a partire dal secolo X, il latino riceve un vero e proprio rilancio, dimostrando la capacità di piegarsi alle esigenze più diverse dell’espressione colta. E’ l’epoca in cui dai monasteri si diffonde un movimento di riforma che investe tutta la vita intellettuale dell’Occidente, si aprono conflitti politici, come la lotta per le investiture, che affilano le armi del dibattito ideologico e giuridico, si matura in seno alla cristianità l’idea della guerra santa, sorge la ribellione ereticale, si rinnova il fervore religioso e si affina l’elaborazione teologica, filosofica e scientifica. Il latino medievale si conforma alle esigenze oratorie della polemica e dell’educazione religiosa, alle sottigliezze giuridiche e alle acutezze dottrinali.

I generi letterari:

Utilizzato soprattutto per le varie esigenze della cancelleria, l’ufficio che redige gli atti politici e amministrativi, e della vita ecclesiastica, il latino aveva trovato larga applicazione  :

nell’epistolografia, l’arte di scrivere epistole, le lettere private e ufficiali, che rappresentano il mezzo più tipico della comunicazione dotta attraverso il Medioevo;

nell’agiografia, la narrativa di argomenti sacri, che costituisce il fondamento dell’educazione umana e religiosa, oltre a favorire lo svago narrativo;

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

L’evoluzione del Linguaggio

Roma 13 gennaio 2013

Il latino nel contesto medievale

Fino al secolo XII lo strumento della vita intellettuale e delle relazioni scritte fu nell’Occidente europeo unicamente il latino. Tramandatosi nel tempo era divenuto una lingua speciale, ossia una lingua usata da un gruppo determinato, i dotti e i chierici, destinata ad un pubblico limitato. Si suol designare questa lingua come “latino medievale” per distinguerla dal latino classico, che designa comunemente il latino tramandato dai testi scritti dell’età repubblicana e imperiale.

Nel mentre di questi secoli la lingua usata per la comunicazione quotidiana e immediata era invece affidata alla lingua volgare, o meglio alle molteplicità delle lingue volgari, che si erano venute differenziando nelle diverse province dell’antico impero. Esse erano la prosecuzione della lingua comune, parlata già all’epoca dell’impero romano, ma non più guidata e controllata dalla scuola o dal prestigio delle istituzioni politico amministrative.

Gli elementi fondamentali di disgregazione furono l’immissione di vocaboli non “latini”, provenienti dall’uso straniero ( i cosiddetti barbarismi) o dalla tradizione locale, e la modificazione del sistema grammaticale, per questo confronto con la lingua colta fu detta “volgare”, ossia popolare, con implicito il senso della sua inferiorità.

Di essa si hanno solo tarde testimonianze scritte, nel VII secolo per la Francia, nel IX secolo per  l’Italia.

A domani

LL