365 giorni, Libroarbitrio

“Il bambino ricorda” da il Dhammapada

Albero

Per quanto penetrante,
il profumo del sandalo
non si propaga contro vento.
Ma il profumo della virtù
raggiunge ogni angolo del mondo
e si innalza fino agli dèi.

Il loto profumato che al cuore dà allegrezza
cresce nel fango sul ciglio della strada.

Il saggio si muove nel mondo come un’ape,
che dai fiori il nettare raccoglie
e intatti ne lascia la bellezza e il profumo.

Così le parole sincere
di chi vive la propria verità
sono fiori variopinti e profumati.

Meglio di mille vuote parole
è una sola parola di pace.

Meglio vincere se stessi
che mille battaglie
contro mille uomini.

Il dominio di sé
è la vittoria più grande

Come il bambino ricorda
le sue precedenti dimore,
conosce il cielo e l’inferno.

La sua saggezza è perfetta. E’ giunto alla fine del viaggio. Ha fatto tutto ciò che doveva fare.

365 giorni, Libroarbitrio

“I masdanieri” Friedrich Schiller

Laura Knight

Se da queste fonde valli
che la nebbia fredda opprime
io potessi risalire,
gioia avrei che mi redime!
Lassù vedo dolci colli,
freschi sempre e sempre verdi!
Se avessi le ali
su quei colli volerei.
Sento echeggiare armonie,
suoni di pace celestiale,
sento le brezze portarmi
il sollievo di fragranze,
vedo ardere aurei frutti
nel verde occhieggiante,
lassù i fiori che si schiudono
l’inverno non cattura.
Ah lassù quale meraviglia
in un eterno sfolgorio,
e su quelle alture quale
dolce refrigerio è l’aria!
Mi si oppone il fiume astioso
che con furia rumoreggia,
i suoi flutti son sì gonfi
che il mio animo raggela.
Vedo una navicella incerta,
guarda, manca il timoniere.
Forza, non indugiare!
Son le vele sue animate.
Devi credere, osare,
ché gli dèi non danno pegni
solo un miracolo ti può portare
nel paese dei tuoi sogni.

365 giorni, Libroarbitrio

“Antidoto” di Alceo

Sangue fluido Alessandro Crapanzano

Sangue fluido opera di Alessandro Crapanzano

Affoga i polmoni di vino.
La costellazione orbita.
Questo tempo pesa.
Mondo assetato da calura.
Riverbera tra fronde ebbrezza di cicale…
Sboccia il cardo.
Ora sfiancano, le donne.
Liquefatti, gli uomini: testa ginocchia
fulmina canicola

non cedere a desolazione: è doveroso.
Non facciamo passi avanti lacrimando,
Bicchis. Eroica medicina
è vino a fiotti, e stordimento

sì, vino è spioncino d’uomo

sotto a bere!
Non tiriamo ai lumi.
Il giorno è spanna.
Amico, abbassa le caraffe grandi, disegnate.
Vino: sì, il figlio di Semele e Zeus,
scacciapensieri umano l’ha creato.
Mescola uno a due.
Riempi all’orlo.
Una caraffa
via l’altra…

Oggi, obbligo di vino, vino!
Sforzato avvicinarci!
Eh sì, Mìrsilio è crepato.

 Irroriamo la lotta di sangue acre sale e miele
sarà piacevole la sconfitta
dopo aver ucciso
L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Archiloco “Dopo un naufragio”

Roma 18 marzo 2014

Veliero+Naufragio

” Il mio scudo, da guerra?Bell’affare. Lo butto subito alle ortiche. Domani passo dall’armaiolo e me ne compro un altro. Ma intanto salvo la pelle. E che m’importa se un bastardo di nemico si vanta con la mia arma in mano…”.”Eh, sì, lo so: sono un avventuriero. E allora?”. “Il mio capitano preferito? Certo non uno di quelli che sembrano statue, che camminano a gambe larghe. Anzi, uno tarchiato, con gli stinchi storti. Purché abbia un sacco di fegato…”.”Ehi, tu, vieni qui. Ho voglia di fare a cazzotti con te, come di bere a garganella quando ho tanta sete”. “Paros? Dove sono nato io? Una schifezza. Un’isola gobbuta  come un asino. Non vedo l’ora di andarmene”.”Ho una voglia pazzesca di fare l’amore. Mi pare di avere mille chiodi nelle ossa”.  (VII sec. a.C.)

Funebri singhiozzi, Pericle: e nessuno che critichi,
per spassarsela, poi, nei festini. Neanche la città.
Che gente, bollente, bollente boato di mare
chiuse! Lacerazione, in noi, dentro. Làncina:
fiato mozzo. Basta. Dèi a cancri senza cura,
hanno prescritto resistenza dura:
è l’antidoto! A chi ora, a chi poi, la sua prova. Oggi su noi
s’orizzonta. Ulcera rossa: e noi ululiamo.
Altalenerà su altri. Basta. Siate
duri. Il nodo alla gola è da donne: via, via subito da voi.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Ottava Elegia Romana di Johann Wolfgang Goethe

Roma 26 febbraio 2014

C.D.F.

Quando mi dici, cara, che da bambina non piacevi
alla gente, e tua madre ti disprezzava,
fino a che diventasti adulta in modo discreto, io lo credo:
con piacere ti penso una fanciulla diversa.
Forme e colore mancano anche al fiore della vite,
ma l’acino maturo incanta uomini e dèi.

A domani
Lié Larousse