365 giorni, Libroarbitrio

L’ANELLO IN CANAL GRANDE – Il nuovo romanzo di Renata Covi – Recensione di Lié Larousse

Una scrittura amabile, un intrigo che si aggroviglia alla vita di tutti i personaggi perché questo è un romanzo corale come non ne venivano scritti da tempo.
L’autrice Renata Covi, già conosciuta per il meraviglioso Tacuinum de’ spezierie, in queste pagine racconta una splendida storia che raccoglie ed incanala, come solo l’acqua della Laguna sa fare, sentimenti e vicende, ci ritroviamo innamorati, sconvolti, tristi, allegri, affascinanti ed affascinati da un libro che è anche un documento importante di un momento storico indimenticabile della nostra Italia.
Un viaggio letterario che ci porta a riscoprire il nostro Bel Paese che fu ai tempi sfarzosi e speranzosi del primo dopo guerra, tra invidie e lotte politico sociali, tra amori e piccole guerre famigliari, per poi ritrovarsi davvero coinvolti nella seconda guerra mondiale e nel dolore dell’olocausto.
L’intrigo dell’anello affonda non solo nelle acque torbide dei canali di Venezia ma anche nei cuori di chi lo ha visto sfuggire, prendere il volo e sparire in esse, un po’ come accade quando crediamo di avercela fatta e l’attimo dopo siamo punto e capo. Una storia nella storia raccontata attraverso i ricordi di famiglia grazie ad un ritrovamento importante, uno zio e un nipote e la voglia di ritrovarsi nel tempo andato e non sempre, come narra questa storia, davvero perduto. Generazioni a cavallo che si incontrano e si scontrano, che danzano insieme al gran ballo della Cavalchina durante un carnevale che maschera amori e dissapori, mentre il paesaggio dall’acqua passa alla montagna nevosa e romantica che solo luoghi come Cortina sanno regalare.
E io ve ne parlerei ancora perché è un libro bellissimo che ho amato leggere, una lettura scorrevole, ricca, densa di descrizioni e cambi di scena, suspence, ma come per uno spettacolare film di cui non voglio spoilerare la fine vi consiglio di correre in libreria, mettervi comodi nel vostro luogo del cuore ed iniziare a leggerlo!

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Gli Iperborei – Pietro Castellitto recensione di Lié Larousse

Gli Iperborei è un romanzo che racconta il privilegio, non solo quello di essere ricchi e quindi vivere di agiatezze ma il privilegio di essere amati senza l’ipocrisia che si cela dietro un nome ed una posizione importante ed avere poi la capacità di ricambiare, saper amare a prescindere da tutto e da tutti.
L’autore, Pietro Castellitto, in queste pagine narra il rifiuto e il coraggio: quanta difficoltà, fastidio, imbarazzo proviamo quando dobbiamo lasciar andare chi non ci vuole, quando imperterriti inseguiamo un amore impossibile, o un sogno irrealizzabile, e quanto coraggio ci vuole per capirlo, accettarlo ed andare avanti senza perdere lucidità, dignità? Questo è un romanzo che racconta l’apparenza: all’inizio ci sembra che tutto nella vita dei personaggi fili liscio, un presente invidiabile, un futuro meraviglioso da creare, problemi inesistenti e guai che si aggiustano da soli, ma quanto dura il tempo dell’apparenza?
Dura fin tanto che non entrano in scena l’umiliazione, l’abbandono, la meschinità, amici che credevamo tali si scoprono avversari di una partita a scacchi, e vediamo Poldo mentre si perde nei suoi “spettacoli in testa” manovrato come una pedina. Questo è un romanzo che racconta la storia di Dei e Dee in tutta la loro magnificenza, una fra tutti Guenda, attorno a lei il mondo di Poldo ruota, accade, vive, ma lei non è davvero lì, se non in posa, dolcissima, ritratta in una loro foto da bambini.
Questo romanzo è una storia nella storia dove passato e presente vengono travolti da un futuro già scritto e l’autore spietato ci accompagna ad un insperato epilogo, in una Roma che ho conosciuto ma non vissuto, perché conoscere non significa vivere, e vivere non sempre significa conoscersi.

di Lié Larousse

Gli Iperborei
Pietro Castellitto
Bompiani

365 giorni, Libroarbitrio

CARDIOPATIA poesia di Claudia Massotti

” Gli Amanti” – Magritte

Uccidimi.

Strappami il cuore e divoralo

Tra le tue fauci assetate d’amore.

Violentami le speranze 

Bruciami i sogni 

Distruggimi ogni singolo ricordo.

Ma non provare

Neanche per un secondo 

Ad Amarmi.

poesia di Claudia Massotti

365 giorni, Libroarbitrio

La conoscenza rende l’essere umano libero – Fiori di pesco e pagine scritte – Martina Benigni

“Considerate la vostra semenza: 
fatti non foste a viver come bruti, 
ma per seguir virtute e canoscenza”

(Dante Alighieri, “La Divina Commedia” – Inferno: C. XXVI)

È appena trascorso il 25 marzo, giornata che dal 2020 è dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri (1265-1321) prendendo il nome di “Dantedì”. Una giornata che rimette al centro senza dubbio la cultura, la poesia, il meglio della nostra identità nazionale, come in molti hanno affermato in questi giorni. Sarebbe bello se queste giornate non solo si moltiplicassero, ma che venissero dedicate ad altre artiste ed altri artisti da tutto il mondo, per ricordarci l’universale e innegabile importanza della Bellezza e della Cultura, tra le grandi vittime di questo periodo, considerate inutili orpelli e nulla più.

Fra i canti della Divina Commedia, quello dedicato ad Ulisse (Canto XXVI dell’Inferno) è forse uno dei più noti e amati dai lettori di ieri e di oggi, non solo per via dell’emblematica figura di Odisseo, perenne viaggiatore e sognatore, ma anche per l’esaltazione, attraverso la sua figura, dell’umanità stessa e della sua insaziabile voglia di Conoscenza, quella voglia che, per fortuna, a mio dire, avrebbe spinto Eva a cogliere la mela, proprio perché il desiderio di conoscere è vitale quanto il sangue che ci scorre nelle vene. In una Commedia che sembra tutta rivolta al divino, Dante, uomo di mondo politicamente impegnato, non smette di guardare agli esseri umani, ed è proprio nell’Inferno che troviamo i ritratti più celebri e splendidi di un’umanità che, se liberata dal pesante fardello del peccato originale, ormai inaccettabile, potrebbe splendere in tutta la sua “imperfetta” beltà, come l’amore, ormai eterno, di Paolo e Francesca.

Uno dei grandi temi del XXVI canto dell’Inferno è proprio quello della Conoscenza che Dante decide di celebrare attraverso Ulisse il quale, fraudolento, si trova nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, condannato ad essere avvolto da una lingua di fuoco che divide con il compagno Diomede.  “Lo maggior corno”, Ulisse, racconta al Sommo Poeta la vicenda della sua morte partendo dal ritorno ad Itaca, patria tanto agognata dalla quale, però, decide di dividersi nuovamente perché come scriverà il cretese Nikos Kazantzakis (1883–1957): “Anima, la tua patria è sempre stata il viaggio!”.


L’ardore di “diventare esperto del mondo” è più forte di tutto e non gli lascia altra scelta che quella di rimettersi in viaggio. Raduna così, i suoi compagni “vecchi e tardi” su un’imbarcazione e inizia una navigazione di cinque mesi volta a raggiungere le Colonne d’Ercole (l’attuale stretto di Gibilterra) che all’epoca segnavano il limite oltre il quale era proibito spingersi. Prima di oltrepassare lo stretto, cogliendo la difficoltà dell’impresa, Ulisse incoraggia i suoi compagni con un’orazione breve ma persuasiva, diventata una delle terzine più celebri della Commedia: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Sembra quasi di sentirglielo gridare con le lacrime agli occhi ed il volto imperlato di sudore, mentre le onde tartassano la nave, che nonostante tutto trova il cuore e il coraggio di andare avanti.

In questa memorabile terzina leggiamo, dunque, come la conoscenza sia all’origine stessa della natura umana: “la vostra semenza”, appunto, un seme piantato nel nostro cuore, sempre pronto a far sbocciare nuovi, splendidi, fiori, se ben accudito. Il desiderio di conoscere è sinonimo di vita ed Ulisse è il personaggio più adatto per simboleggiare questo nostro intimissimo aspetto, questa cosa chiamata Conoscenza senza la quale non saremmo veramente Liberi.

Conoscenza e Libertà camminano mano nella mano: l’una è condizione dell’altra.
Dove saremmo oggi se l’essere umano non avesse superato ogni volta le sue conoscenze? Se non si fosse posto delle domande? E se non avesse ricercato a fondo per darsi delle risposte?
La conoscenza è ricerca, è informazione, è coraggio, è saper mettere in discussione se stessi e gli altri. È una navigazione a vele spiegate in mare aperto. È sentirsi vivi e liberi, è avere la possibilità di realizzarsi e di sconfiggere l’ignoranza dalla quale non nascono altro che violenza e ingiustizie.

Solo la Conoscenza potrà farci uscire “a riveder le stelle”.

Articolo di Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

“Il dolore è fatto della pelle degli altri” le mancanze che abbiamo attraverso i versi di Ilaria Palomba – di Lié Larousse

Ilaria Palomba

“Ho l’impressione di lottare contro le pietre,
il futuro si spalanca negli occhi
ma le viscere sono fredde,
l’unico spazio possibile è lontano,
l’unico tempo possibile è mai,
quando sono con loro non esiste nient’altro
la mente mia è labile,
non regge gli sbalzi,
schiva l’umana presenza,
mi costringe a frasi fatte e sorrisi di circostanza
mentre dentro ancora molta terra miseramente brucia
e in ogni istante la pelle viene via.”

Waterhouse “the lady of shalott”

Sono giorni precari e difficili per quegli esseri umani come me, saturi di una realtà che soffoca e acceca tanto, tanto da impedirci a tratti di vedere anche solo uno spiraglio, un breve e stretto raggio di sole, o di luna, poco importa, la notte non abbandona mai il giorno di questi tempi, e di questi tempi il giorno ha ore infinite per concedersi presto alla notte. Così, a distanza di tre anni, irrequieta e stanca tra una correzione di romanzi e la costante dell’inquietudine ho ripreso tra le mani “MANCANZA” , raccolta poetica di Ilaria Palomba, datata 2017, e nei suoi versi è stato come ritrovare una me, non una vecchia me, ma una me di oggi, di adesso, di qui e ora.
E’ questo che sanno fare i poeti, ed è proprio questo che sa fare la poesia, a prescindere dalla loro fama, o dal successo di aforismi e citazioni, a prescindere dal numero di copie vendute, la poesia descritta dall’anima di un poeta, di una poetessa, è il viaggio che tutti noi primo o poi dobbiamo fare verso casa, seppur triste ed angosciante, seppure senza un’apparente meta, un viaggio verso il nostro “Io” che troppo abitualmente, ormai senza quasi più farci caso, nascondiamo indifferenti dietro a maschere e soliti cliché, e non dobbiamo essere noi poeti per capirlo, ma solo e semplicemente esseri umani che vivono a cuore ed occhi aperti amando noi stessi e il nostro prossimo, come fratelli e sorelle.

“Il dolore è fatto della pelle degli altri
come assaporare gli sguardi alla finestra
e chiudere le serrande per spiare dai buchi.
Purtroppo sbocciamo solo
dove dilaga una morte.”

Articolo di Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Giovanna Cristina Vivinetto canta in versi i nostri giorni sospesi

 

“Perché il rischio della distanza è “diventare distanti”,
soprattutto con il pensiero.
Di perderci lontano.
A questo contrapporre sempre una “preghiera disobbediente”.
Per ritornare tra le cose, per salvarci, per sentirci ancora umani.”

G.C.V

Angel libroarbitrio

Allora siamo saliti in alto
col pensiero – abbiamo scrutato la terra
da lontano, da quello che c’è
dietro la luce. E non c’era strazio,
da qui non c’era orrore. Solo una pace
ampia più di ogni cosa
che sapevamo immaginare, qui.
C’era la salvezza come cosa semplice:
era una casa, una mano, un nome
era – che potevamo dimenticare
perciò prezioso nel suo passare.

Stavamo per non appartenerci più.

Poi qualcosa ci sfiorò la pelle,
velocissimo finì oltre di noi
lontano e si disperse. Ci richiamò.

Veniva dal basso. Da dove sappiamo
che siamo per poco – che in fondo
duriamo niente.

Aprimmo le bocche per parlare,
come per consolare: <<stiamo
per ritornare>> – ma la voce da qui
era un dolore ovattato distante.
Una preghiera disobbediente.

 

Inedito per l’iniziativa de “la Lettura” – Corriere della Sera
SEI AUTORI CANTANO I NOSTRI GIORNI SOSPESI
di Severino Colombo
Può la poesia dialogare con il presente?
Sa dare voce ad un oggi fatto di solitudine, dolore e speranza?
I versi che abbiamo appena letto
sono la risposta della poetessa Giovanna Cristina Vivinetto

 

365 giorni, Libroarbitrio

– Cos’è l’amore? – poesia di Gianluca Pavia

cos'è l'amore - Pavia

 

 

 

Durante una presentazione,

tempo fa, una signora mi ha chiesto:

– che cos’è l’amore?

Bella domanda, da un milione di dollari

e se sapessi rispondere non scriverei libri

da 80 centesimi di diritti a copia.

Certo,

non è questo brand lowcost

candeggiato dal pop,

di poesie strappa like

e serenate spotify.

L’amore è un tocco, leggero,

che manda il cuore in buca d’angolo,

una chiave, magnetica, che apre

la gabbia toracica, perché sì

l’amore è un colibrì

che per una volta se la prende comoda,

non frulla le ali frenetico

si posa pigro su un fiore

e gli sussurra tra i petali

che l’amore è un padre

che torna da otto ore di cantiere,

anima rotta occhi gonfi

perché non ha giocattoli, solo mani,

spaccate di lavoro,

che spezzano un tozzo di pane,

è il sorriso dei suoi figli

felici che il gioco se lo fanno

con le briciole sulla tovaglia.

L’amore sono i miei fratelli e sorelle

che ogni giorno mi levano di testa

la mia corona di spine, e la sera

brindiamo con una media, alla spina

e non è mai una Corona.

L’amore è Dio che mi parla

dallo sguardo di un gabbiano,

lo sciabordio delle onde

quando sono lontano.

L’amore è mia nonna

che ha salutato due figli

quasi senza piangere,

e quando la vado a trovare

mi fa: – tu, vedi di vivere,

l’amore è mia madre, in cucina

che canta, stonata, bésame,

bésame mucho.

L’amore è tutto e niente

la donna a cui continui a pensare

nonostante sia rimasto solo il male,

l’uomo che aspetterai fino alla fine del mondo

e ancora una vita ancora dopo.

L’amore sono io

che scrivo questa poesia,

l’amore sei tu

che la stai leggendo,

è chi ti sta accanto

e mentre sorridi, piano

ti fa: – se non sai cos’è l’amore

vieni qua, che te lo voglio spiegare,

insegnare, ma senza troppe parole

che tanto quelle non servono.

Invece di parlare, con le labbra

puoi farci cose migliori

puoi salvarci l’universo.

 

di Gianluca Pavia
Estratta dal nuovo libro
“WHISKEY & SODA CAUSTICA d’amore, di vita, morte e altri casini”
in vendita in tutte le libreria e nei maggiori canali di distribuzione on-line.

 

PREMIERE DEL LIBRO
VENERDÌ 6 MARZO ORE 18:30

AD ACCOMPAGNARE IL LIVE READING DELL’AUTORE 
IL CANTANTE E CHITARRISTA EMILIO STELLA

RED LA FELTRINELLI
VIA TOMACELLI, 26
ROMA

 

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

In anteprima la copertina del nuovo libro di Lié Larousse: .la vita comunque. -Bestseller Books Edizioni

copertina libro .la vita comunque. di Lié Larousse.jpg

🔥ECCO LA COPERTINA DEL NUOVO LIBRO di Lié Larousse .la vita comunque. 🔥
In uscita a febbraio 2020, edito dalla casa editrice americana BestsellerBooks & Co.
Del libro ne scrive la prefazione il poeta Er Pinto:
#LiéLarousse inizia i suoi versi mettendo un punto, non a caso sembra che in alcuni momenti questo punto è quello che vorrebbe saper mettere in alcune situazioni della vita, ma che non vuole o non riesce a mettere mai veramente. La vita va avanti, sia per noi senza gli altri, che per gli altri senza di noi. Un egocentrismo altruista. Una generosità egoista. Lasciare qualcosa, lasciarsi qualcosa, invece di lasciarsi scivolare la vita addosso, anche quando non ci si sente poi troppo importanti, e quindi valorizzare ciò che ci circonda: le persone, le cose, la natura. Cogliendo l’attimo, perché è la somma degli attimi che crea il tempo della vita.
La vita è importante.
Viverla soprattutto.
La vita comunque. “

365 giorni, Libroarbitrio

BUON COMPLEANNO LIBROARBITRIO

immagine Libroarbitrio  365 giorni.jpg
Oggi di sette anni fa aprivo il mio sito e blog di letteratura ed arte LIBROARBITRIO, postando ogni giorno, per 365 giorni, una poesia, o un testo letterario, accompagnati da un’opera pittorica, entrambi di artisti di tutto il mondo. Il mio bisogno era, sentendomi straordinariamente ignorante, riprendere lo studio delle mie due materie preferite ed avere modo di conoscermi, di conoscere la mia scrittura, e il mio personale punto di vista sul mondo dell’arte. Non avevo grandi aspettative, speravo solo di essere utile a chi come me sentiva il bisogno di ricominciare semplicemente daccapo. Non ero per niente pratica, anzi ad essere proprio sincera, non sapevo da dove cominciare né come si facesse, avevo solo un vecchissimo pc, un’idea, e un’infinità di libri da rispolverare, perciò è grazie a Gianfabio Lupo e Alessio Evviva Dantignana se oggi LIBROARBITRIO compie sette anni, che con la loro esperienza telematica e (psicologica) mi hanno dato i mezzi per cominciare ed andare avanti. Il primo grazie e tanti auguri va proprio a voi due, poi a tutti i 129,559 lettori che giorno dopo giorno studiano con me, e che continuano a seguirmi e a consigliarmi, alle scuole, alle biblioteche, e a tutti gli artisti, scrittori, pittori, cineasti, che hanno preso a cuore il mio blog facendolo loro.
 
AUGURI LIBROARBITRIO 🥰AUGURI A TUTTI NOI🥂🥳
365 giorni, Libroarbitrio

THE BOXER (I parte) – Gabriele Tinti

Pugilatore a riposo, scultura di Lisippo primo piano


va tutto
bene
mi sento
bene
colpisco
bene
preciso
duro

ci siamo!
supero
il limite
non sento
più nulla
ora
vedo però
la sua smorfia
è una smorfia
di dolore
capisco che
sta soffrendo
che sente
come un blocco
una morsa
pare prigioniero
del suo stesso corpo
si sbilancia
pare cedere
no!
è ancora lì
ha quell’occhio
quell’occhio fisso
con quello
m’incalza
mi tampina
avanza
torno
a sentire
ora
delle voci
urlano
sento
chiamare forte
il mio nome

ecco!
ci siamo!
non sento
più nulla
supero
il limite
colpisco
veloce
danzo
leggero
va tutto
bene
mi sento
bene
colpisco
e mi muovo
bene
a brevi falcate
a piccoli passi
giro
dove devo
faccio tutto
come si deve
lui si fa sotto
mi colpisce
fa caldo
sento
il mio corpo
libero
sento
ogni fibra in me
che reagisce
continuo a muovermi
e a colpire

ci siamo!
lui accusa
i miei colpi
capisco che
devo tener duro
e andare avanti
mi colpisce
in faccia
esonda in me
dolore puro
inarginato
mi tocco
la piaga
è aperta
sbotta sangue
ma non è
niente
va tutto
bene
è solo
sangue
lo fisso
quell’occhio
ricambia
ma sto
bene

ci siamo!
non vedo
più nulla
sento
sento soltanto
un gran calore
venire su
e il mio corpo
rantolare
sboccare
è il mio corpo

il mio corpo
che rantola
schiuma
avvampa
sono tutte
fitte
quelle che sento
è tutto
dolore
quello che provo
ma dura
un attimo
dura
un attimo
soltanto

è tutto finito
è andata
come doveva
come avrei voluto
non andasse
mi guardo
come da lontano
la piaga aperta
sbotta ancora
sangue
ma va bene
così
ho sempre vissuto
così
in un mare
rosso
rosso
di sangue
mi guardo
e mi vedo
una lontananza
e tutto
è splendore
lì dove sono
tutto
è calma
e voluttà
e piacere
tutto
è amore
mi guardo
e vedo un uomo
un uomo soltanto.

 

The Boxer
Part I


everything’s
good
I feel
good
I hit
good
right on
hard

we’re there!
I cross
the limit
I no longer feel
anything
but I see
his grimace
it’s a grimace
of pain
I realize that
he’s hurting
that he feels
like a block
a grip
he seems
a prisoner
of his own body
he sways
seems
to give way
no!
he’s still there
he has that stare
that fixed stare
with it
he crowds me
shadows me
advances
I can again hear
voices now
shouting
I hear
my name
called loudly

here!
we are!
I no longer feel
anything
I cross
the limit
I strike
fast
dance
light
everything’s
good
I feel
good
I hit and move
good
in short skips
small steps
I turn
where I have to
do everything
as I should
he gets under
he hits me
it’s hot
I feel
my body
free
I feel
every fiber in me
that reacts
I keep moving
and hitting

we’re there!
he’s feeling
my blows
I know I have to
hold fast
and carry on
he hits me
in the face
a rush
goes through me pure
unstemmed
pain
I touch myself
the wound
is open
it spurts blood
but it’s
nothing
everything’s
good
it’s only
blood
I stare at him
he stares
back
but I’m
good

we’re there!
I see
nothing now
I feel
I only feel
a great heat
rising
and my body
gasp
gush
it’s my body
yes
my body
that gasps
foams
burns
all I can
sense
is spasm
all I can
feel
is pain
but it lasts
a moment
it lasts
only
a moment

it’s all over
it went
as it had to
as I would
have wanted
it not to
I look at myself
as if from a distance
the open wound
still spurting
blood
but it’s ok
like this
I’ve always lived
like this
in a red
red
sea
of blood
I look at myself
and see myself
a distance
and everything
is splendor
in the place I am
everything
is calm
and rapture
and pleasure
everything
is love
I look at myself
and see a man
just a man.

 

Ispirato all’opera Pugilatore a riposo, scultura di Lisippo.