Oggi si parla di “Influencer” cioè di persone che utilizzano i social e indirizzano i gusti degli altri semplicemente indossando abiti o commentando un evento. Potenza dei social. Questo vuol dire che prima dei social le persone non venivano influenzate e agivano di propria iniziativa. Non è mai stato così. Le persone sono sempre state influenzate in mille modi diversi, e un sistema insospettabile è quello dei mosaici romani dal IV secolo in poi. Due mosaici in particolare mostrano il messaggio non verbale inviato e l’evoluzione del pensiero teologico cristiano, sono tutti due a Roma.
Il primo mosaico, è quello di Santa Pudenziana in Via Urbana, mai andare la domenica non vi fanno entrare e il catino dell’abside si vede meglio di pomeriggio quando non batte il sole. Questo è uno dei mosaici più antichi realizzato dopo l’editto di Costantino del 313 d.C. Per capire l’influenza che poteva avere bisogna pensare a come erano le persone di allora e quello che potevano sapere. Fino a quel momento il Cristianesimo era stato vietato, quindi la comunicazione era stata esclusivamente orale. Fino ad allora non c’era stata nessuna rappresentazione né del Vangelo né della Bibbia. Tutti aspettavano il ritorno di Cristo sulla terra e il suo trionfo. L’ attesa era spasmodica. Allora l’abside della chiesa serve a mostrare ai fedeli il regno dei cieli, la regalità di Cristo e cosa attendeva i credenti dopo la morte. Il mosaico informava anche i pagani di quali meraviglie si stavano perdendo perseverando nella loro ignoranza. Entrando l’abside attira lo sguardo e si vede Gesù al centro che indossa una veste d’oro ed è seduto su un trono di velluto e oro. Attorno a lui ci sono apostoli e martiri e alle loro spalle è ritratta la Gerusalemme celeste, che assomiglia molto alla Roma di allora. Gli apostoli indossano la veste dei senatori, quella preziosa bordata di porpora. Sopra tutti incombe un cielo cosparso di nuvolette rosse e blu. Non sono nuvole, ma le due nature del Cristo: quella umana e quella celeste. I colori sono ancora quelli chiari del mosaico romano, che usava poco oro. Il mosaico faceva le veci del Social mostrando un’immagine che valeva più di tante parole e l’immagine diceva: tu sei misero e povero, ma poi tutto quello che vedi sarà anche tuo. A pochi metri da Santa Pudenziana c’è la Basilica di Santa Maria Maggiore con un mosaico molto più recente. Di questo magnifico catino conosciamo sia la data, XIII secolo, sia l’autore Jacopo Torriti. Tra un mosaico e l’altro sono trascorsi ben otto secoli. Nel frattempo la Chiesa si è affermata e si è trasformata. Le storie del Vangelo e della Bibbia ormai sono note a tutti e sono state disegnante e dipinte in ogni basilica, chiesa e chiesetta. La venuta di Cristo non è più considerata un fatto imminente ma è qualcosa che accadrà alla fine di tempi. Entrando lo sguardo si rivolge verso l’abside che vede, al centro di un cerchio, Gesù e Maria seduti in trono e Gesù è colto mentre sta incoronando Maria. La corona è grande e molto preziosa ed è anche molto simile a quella dell’imperatrice Teodora a Ravenna. Il trono è ricchissimo, come si conviene agli imperatori. Ai lati del catino dell’abside e sull’arco trionfale si snodano varie storie della Bibbia, dei Vangeli e della tradizione. L’oro è dappertutto, perché non si ossida e rimane lucente sempre, come la divinità che si trova nei cieli ed è eterna. La gente che entrava in Basilica doveva restare affascinata da tanto splendore e ricchezza.
Quattro secoli dopo, con la Controriforma, la chiesa viene modificata. Non è più il catino absidale che deve attirare l’attenzione dei fedeli, bensì l’altare. E per essere certi che questo avvenisse, l’altare è sovrastato da un baldacchino imponente, come in San Pietro. L’osservatore viene a sua insaputa influenzato e indirizzato a vedere quello che deve essere visto, cioè l’altare. Il magnifico catino absidale si intravede appena e ha perso il suo grande fascino.
Articolo di Renata Covi
Renata Covi Ragazza degli anni 60′ laureata in Farmacia e in Scienze Biologiche, vissuta in Italia e all’estero ha coltivato l’amore per la storia in particolare per la storia della farmacia. E’ scrittrice e gioca a golf.
.è questa vita
e non un’altra,
come per te
nessuno merita di essere ingannato
nemmeno la donna più stronza
tanto meno l’uomo più cattivo,
vivi con passione
ama per amore
non per solitudine,
la solitudine
lasciala stare e pensa
e tu
lasciati stare e pensa:
nevica
dall’altra parte del mondo
mentre qui
sale la temperatura
e ci leghiamo i maglioni
e le persone alla vita
passeggiando lungomare,
brillano ed esplodono le stelle al buio
al di sopra di questo mondo
mentre qui
ci diamo il buongiorno
baciati dal sole e l’azzurro
è una pennellata d’acquerello
sul foglio bianco di una bimba dai capelli rossi,
che stamattina,
non è andata a scuola.
“E lui era stanco, stanco di lottare per un lavoro da otto ore al giorno, sei giorni a settimana e due spicci in tasca. Stanco di quelle derelitte amicizie che erano un solo andata per l’inferno, e con una lowcost. Stanco di scappare da guardie e ladri, che dopo un po’ neanche li distingui più. Stanco dei sorrisi sgargianti che vomitano promesse, delle lacrime in diretta per l’ennesimo sacrificio. Stanco della paura spacciata per informazione, del social per sociale, dell’avere per essere. Stanco delle belle facce da copertina, di quelle brutte alle quattro di notte, di non intendere e non poter volere. Stanco di quella vita che prende sempre tutto, senza dar mai nulla in cambio; e lui voleva solo una spiaggia messicana, una tequila e mandare tutti a fanculo. Non era poi tanto, no?”
.la mia rovina
tu, qui
il mio naso al tuo collo
e questo odore che hai
la bocca a mangiarci
e lascia perdere di guidare
e questo sentirti afferrarmi
le tue mani ai miei seni
che baci e lecchi
la mia lingua a giocarti
e scoprire il sapore
che a pelle contro pelle ha la carne
mordendoti forte
piegata la mia schiena a te
e le mie labbra poi
che esplodono in un grido dolce
per chiudersi morbide
avvolgerti
e bere
alla nostra.
Non ti ho dimenticato,
e vedi,
non ti sto cercando,
perché so che non ti troverei,
e mal sopporto di girarmi,
per andare via,
e mal sopporto la lontananza delle stelle,
rimanere ad osservare per ore,
e poi,
raccogliere soltanto una scia.
Non ti ho dimenticato,
e vedi,
non ti sto cercando,
perché so che non ti troverei,
sai nasconderti bene,
come i gatti che osservano non osservati,
e non sai mai se salteranno da terra,
per una nuova altezza,
o per mostrare,
indifferenti,
tutta la loro bellezza.
E allora vorrei di nuovo incontrarti,
e chiedo al ‘caso’ di cercarti per me,
come la prima volta è stato,
quando il tempo si distrae, può succedere di tutto,
perfino ritrovare un ricordo,
o una lontananza,
che l’unità di misura è il desiderio
e non la distanza.
Cosa vuoi sapere di più,
d’un qualcosa che non è neppure un saluto.
Cosa vuoi sapere di più,
d’una parola sacrificata,
di questo tacere.. muto.
Fanno male
perché sanno di poterselo permettere
devoti
alla Madonna dei loro incubi
che conoscono a memoria
e per renderli più interessanti ed appetibili
ne cambiano gli zigomi, il colore dei capelli
il sapore di un bacio, il tragitto nel sogno
ma non il finale al risveglio.
Quello, il risveglio, uguale da sempre
lo odiano ma ci si appigliano
già dapprima d’addormentarsi.
All’odio ci si aggrappano
denti stretti e fiato corto
come fosse salvezza, e chissà,
forse lo è, e allora ti uccidono l’amore,
si uccidono l’amore, così
che tutto possa tornare ad essere
controllabile
gestibile, ignobile, odiabile.
E tutto passa, un sospiro di sollievo,
e finisce qui.
Ma tu, non l’accettare.
Non farti rubare l’amore.
Magari
calcia i piedi al pavimento
corri in picchiata e sbatti il corpo nudo contro un muro
o resta pure immobile a sguardo cieco
mentre il tuo stesso cielo ti diluvia addosso
e se ci riesci piangi
e se le lacrime non escono ora
bé, credimi, usciranno poi.
Cantarellando, senza
tremare, la prigioniera
dalle mani logore
raccolse tutte le cose
polverose, i suoi denari
di un’altra epoca,
riguardò nell’angoli dove la sera
già tesseva le sue tele d’ombra
e tentò la porta vigilata
dai ragni centenari,
con la speranza affamata
fuggiva indisturbata.
Amo la notte con passione.
L’amo come si ama il proprio paese e il proprio amore.
D’un amore istintivo, profondo, invincibile.
L’amo con tutti i miei sensi,
con i miei occhi che la vedono,
il naso che la respira,
le orecchie che ne ascoltano il silenzio,
con tutto il mio corpo che le tenebre accarezza.
La notte,
la guardo infittirsi,
la grande e dolce ombra discesa dal cielo
sommerge la città come un’onda
impalpabile e impenetrabile,
nasconde, cancella,
distrugge i colori,
le forme, circonda le case,
le persone e i monumenti con il suo
impercettibile tocco.
In quei momenti vorrei
strillare di piacere come le civette,
correre sui tetti come i gatti,
e un invincibile desiderio di amare
si accede impetuoso nelle mie vene.
…Bugia ciò che dice
bugia ciò che da
bugia ciò fa
bugia la bugia
bugia la verità
bugia quello che cuoce sotto all’oscurità
bugia l’amore
bugia il sapore
bugia ciò che manda
bugia comanda
bugia la tristezza quando comincia
bugia non si va.
Bugia, bugia
La bugia…
Bugia non si cancella
bugia non si dimentica
bugia, la bugia.
Bugia quando arriva
bugia mai se ne va
bugia la bugia
bugia la verità.
Tutto è bugia in questo mondo.
Tutto è bugia anche la verità.
Tutto è bugia io mi dico.
Tutto è bugia, perché lo sarà?
Mentira lo que dice
Mentira lo que da
Mentira lo que hace
Mentira la mentira
Mentira la verdad
Mentira lo que cuece bajo la oscuridad
Mentira el amor
Mentira el sabor
Mentira la que manda
Mentira comanda
Mentira la tristeza cuando empieza
Mentira no se va
Mentira, Mentira
La Mentira…
Mentira no se borra
Mentira no se olvida
Mentira, la mentira
Mentira cuando llega
Mentira nunca se va
Mentira la mentira
Mentira la verdad
Todo es mentira en este mundo
Todo es mentira la verdad
Todo es mentira yo me digo
Todo es mentira ¿Por qué será?
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