365 giorni, Libroarbitrio

“Il bambino ricorda” da il Dhammapada

Albero

Per quanto penetrante,
il profumo del sandalo
non si propaga contro vento.
Ma il profumo della virtù
raggiunge ogni angolo del mondo
e si innalza fino agli dèi.

Il loto profumato che al cuore dà allegrezza
cresce nel fango sul ciglio della strada.

Il saggio si muove nel mondo come un’ape,
che dai fiori il nettare raccoglie
e intatti ne lascia la bellezza e il profumo.

Così le parole sincere
di chi vive la propria verità
sono fiori variopinti e profumati.

Meglio di mille vuote parole
è una sola parola di pace.

Meglio vincere se stessi
che mille battaglie
contro mille uomini.

Il dominio di sé
è la vittoria più grande

Come il bambino ricorda
le sue precedenti dimore,
conosce il cielo e l’inferno.

La sua saggezza è perfetta. E’ giunto alla fine del viaggio. Ha fatto tutto ciò che doveva fare.

365 giorni, Libroarbitrio

Lao – Tzu “Un buon viaggiatore non lascia tracce”

Hokusai, Ragazzo sul monte Fuji

Un buon viaggiatore non lascia tracce,
un buon oratore non fa errori,
un buon calcolatore non si serve di contrassegni.
Una buona chiusura non ha bisogno di catenacci
eppure nessuno può aprirla.
Una buona legatura non ha bisogno di corda e di nodi,
eppure nessuno può scioglierla.

Il saggio è sempre pronto a salvare le persone
e non rifiuta nessuno,
è sempre pronto a salvare le cose
e non sprecare nulla.
Questo si chiama “seguire la luce interiore”.

Perciò il buono è maestro del cattivo
e il cattivo è la materia con cui il buono lavora.
Se non c’è devozione verso il maestro
e amore verso la materia,
per quanta pazienza ci sia, c’è confusione.
Questo si chiama “il segreto essenziale”.

da Tao- te ching

365 giorni, Libroarbitrio

“Il dio vicino” Rabindranath Tagore

donna che osserva il mare

Non finirò mai di cercarTi
sino al mattino in cui rinascerò.
Entrerò in una nuova vita,
una nuova visione apparirà al mio sguardo,
nuovo diventerò a quella nuova luce,
mi legherò a Te in una nuova unione.
Non finirò mai di cercarTi.

Tu non hai confini, non hai confini
perciò il tuo gioco è sempre nuovo.
E io non so con quale veste
sorridente, o Signore, aspetterai sulla strada;
venendo vicino prendi questa mia mano,
e vibrerà nell’aria un nuovo fremito di vita.
Non finirò mai di cercarTi.

Sempre con nuova visione entrami nel cuore.
Vieni con la dolcezza di un profumo, vieni nel canto,
vieni con una carezza inebriante nella membra,
vieni esternamente gioioso nello spirito,
vieni negli occhi lacrimanti di stupore.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.

Vieni puro, splendente, amoroso,
vieni bello, gioioso, sereno,
vieni in tante diverse forme.
Vieni  nel petto nella gioia e nel dolore,
sempre. Tu sia in ogni azione,
al termine di ogni opera tu sia.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.

365 giorni, Libroarbitrio

Mademoiselle Anne

Bam, ba-bam, ba-bam, ba-bam
baa-ba-bam (la-la-la) ba-bam (la-la-la), 
ba-bam (la-la-la), ba-bam (la-la-la)

Il Fujiyama vegliava 
su di me, 
sui miei pensieri riflessi 
in un bicchiere di profumato the 
che c’è 
sotto i mandorli in fiore. 

Guardavo il cielo pensando
cercherò 
un piccolissimo mondo 
tutto mio, dove io sarò io, 
e tu, 
disegnerai dentro il blu la mia via.

Mademoiselle, mademoiselle Anne, 
Mademoiselle, mademoiselle Anne, 
Mademoiselle, mademoiselle Anne, 
Mademoiselle, mademoiselle Anne! 

           (la-la-la) ba-bam (la-la-la), 
ba-bam (la-la-la), ba-bam (la-la-la)

Il dolce sole d’oriente 
non mi dà, 
di ciò che voglio più niente, 
nell’acqua chiara non mi rifletto più 
perché 
sogno nuovi orizzonti per me. 

Si alza il vento a ponente, 
soffia già 
la profumata e inebriante 
mia realtà, sento la libertà 
che c’è 
in una rondine che se ne va. 

Mademoiselle, mademoiselle Anne, 
Mademoiselle, mademoiselle Anne, 
Mademoiselle, mademoiselle Anne, 
Mademoiselle, mademoiselle Anne! 

Bam, ba-bam, ba-bam, ba-bam
baa-ba-bam (la-la-la), ba-bam (la-la-la), 
ba-bam (la-la-la), ba-bam (la-la-la)

365 giorni, Libroarbitrio

” Oh selvaggio Vento d’Occidente” Percy Bysshe Shelley

Fossi una foglia morta potresti sollevarmi,
fossi una rapida nube volerei con te,
fossi un’onda fremerei alla tua forza;
se condividessi l’impulso della tua potenza,
solo un po’ meno libero di te, vento incontrollabile!
Se come nell’infanzia ti fossi compagno
nel tuo alto vagare per i cieli,
quando era un sogno superare
il tuo rapido passo celeste,
non ti pregherei in questo mio dolente bisogno.
Sollevami come onda, come foglia, come nube.
Cado sulle spine della vita e sanguino!
Un greve peso di ore ha incatenato, incurvato
una creatura a te troppo simile:
indomita, rapida, fiera.
Fa’ di me la tua cetra, come fossi foresta;
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie
a entrambi porgerà un canto
profondo, autunnale e dolcemente triste.
Sii dunque il mio spirito, o Spirito fiero!
Spirito impetuoso, sii me stesso!
Guida i miei morti pensieri per l’universo
come foglie appassite in cerca di nuova vita!
E con la magia di questi versi
disperdi le mie parole fra gli uomini,
come da un focolare appena spento
le faville e le ceneri!
per la terra addormentata, il mio labbro
sia tromba di profezia! Oh, Vento,
se viene l’Inverno, quanto è lontana la Primavera?

Georg Baselitz , Blauer Baum- P.M

Georg Baselitz “Albero blu”
“La verità è il quadro, ma certamente non sta nel quadro”

…Come vivere a testa in giù…

365 giorni, Libroarbitrio

Letteratura seicentesca in Oriente: viaggiare per Basho.

Roma 9 aprile 2013

Nel 1644 a Ueno nasce Matsuo Basho. Destinato a diventare samurai come i suoi predecessori, Basho, da giovane presta servizio a Todo Yoshitada figlio del generale di Ueno e  studioso dello haikai :la poesia “a catena”, i cui versi erano composti da più autori, secondo schemi alternati. Dopo la morte del padrone tornò nella casa d’infanzia e nel 1672 si trasferì a Edo, oggi l’attuale Tokio.

In pochi anni, nonostante cambiasse spesso lo pseudonimo con il quale firmava le proprie opere,  la sua fama di poeta si diffuse, e cominciò ad avere allievi.

Seguace e praticante del Buddhismo zen, Basho cercò nuovi stili, nuove fonti di ispirazione, per raggiungere la perfezione artistica, la dimensione in cui vita e arte fossero armonicamente fuse.

Nel 1682 pubblica la raccolta in versi “Minashiguri” – Castagne vuote – ispirati alla poesia Tang. Successivamente, con il ripetersi di numerosi viaggi, nascono splenditi resoconti in prosa e in versi: il diario del viaggio verso casa s’intitola ” Nozarashi kiko” – Note di viaggio di un teschio – ma il suo capolavoro letterario è “Oku no hosomichi”- Lo stretto sentiero dell’Oku – che racconta il viaggio compiouto nel 1689, assieme al compagno Sora, nel nord dell’isola Honshu.

La peregrinazione come percorso dello spirito e fonte d’ispirazione poetica è stata un topos della tradizione classica cinese e giapponese, ma Basho la portò ad esiti supremi, perché l’ haikai non fu soltanto un semplice genere poetico ma l’espressione dei sentimenti, del cuore, e doveva avere eleganza e raffinatezza, esprimere la verità eterna in un modo vivo e sperimentale.

Egli educava quattro principi fondamentali del genere poetico Haikai: la mistica serenità sabi, la guida shiori,la sottigliezza hosomi, la leggerezza karumi.

Pochi giorni prima di morire scrisse la sua ultima poesia:

Ammalato durante il viaggio

il mio sogno spazia

nel deserto.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Trasformazione del romanzo cortese e della favola mitologica

Roma 18 febbraio 2013

Originalità del Boccaccio

Ad opera del Giovanni Boccaccio la lingua fiorentina trovò uno sbocco nuovo, confermando nel corso del Trecento, sul piano della letteratura, la sua egemonia fra i dialetti italiani. Una dimensione nuova acquisita infatti  con lui la prosa narrativa in volgare, che Dante aveva tentato nella Vita Nuova prima di impegnarsi nella prosa dottrinale, e che era adoperata nella novellistica a scopo morale, negli  Exempla dei predicatori e nei volgarizzamenti di opere storiche e romanesche. Ammiratore di Dante e Petrarca, la cui venerazione egli contribuì ad introdurre in Firenze, Boccaccio apparteneva in realtà ad una generazione diversa, pur essendo di pochi anni più giovane del Petrarca. Trasferitosi per studio a Napoli, presso la corte angioina, ove la tradizione letteraria cortese doveva aver mantenuto gran parte della sua originaria dignità, formò il carattere del giovane Boccaccio e proprio in questa atmosfera si avvia alla prima produzione narrativa verso uno stile non in tutto corrispondente alla tradizione del romanzo cortese.

Il “Filocolo” scritto a Napoli 1336 rivela le complesse istanze culturali con le quali il Boccaccio affrontava la narrativa cortese. Nel groviglio della trama e nella molteplicità degli episodi, che danno l’impressione del farraginoso, bisogna vedere in realtà la presenza di  quella tradizione narrativa fondata appunto sulla ricchezza delle peripezie  e dei motivi più disparati. La vicenda dei due giovani Florio e Biancofiore, infatti, offerta come esempio di un amore indissolubile, che supera ogni difficoltà e ogni prova, è inserita in una storia più vasta, che include la lotta fra cristiano e saraceni, spaziando dalla Spagna all’Africa, al lontano Oriente e infine Napoli e a Roma. Elementi epici e cavallereschi si mescolano a favolosi motivi orientali, con l’inclusione del magico e del fiabesco, mentre la rappresentazione della nobile società napoletana con i suoi eletti svaghi e con le sue splendide feste combina il gusto del meraviglioso con l’interesse per la descrizione dell’attuale vita mondana, come avviene appunto nel romanzo cortese.

A domani

LL

Per maggiori ed ulteriori spunti di lettura il testo preso in questione è:
La Letteratura nella Storia d’Italia
Editore Il Tripode