365 giorni, Libroarbitrio

“Antidoto” di Alceo

Sangue fluido Alessandro Crapanzano

Sangue fluido opera di Alessandro Crapanzano

Affoga i polmoni di vino.
La costellazione orbita.
Questo tempo pesa.
Mondo assetato da calura.
Riverbera tra fronde ebbrezza di cicale…
Sboccia il cardo.
Ora sfiancano, le donne.
Liquefatti, gli uomini: testa ginocchia
fulmina canicola

non cedere a desolazione: è doveroso.
Non facciamo passi avanti lacrimando,
Bicchis. Eroica medicina
è vino a fiotti, e stordimento

sì, vino è spioncino d’uomo

sotto a bere!
Non tiriamo ai lumi.
Il giorno è spanna.
Amico, abbassa le caraffe grandi, disegnate.
Vino: sì, il figlio di Semele e Zeus,
scacciapensieri umano l’ha creato.
Mescola uno a due.
Riempi all’orlo.
Una caraffa
via l’altra…

Oggi, obbligo di vino, vino!
Sforzato avvicinarci!
Eh sì, Mìrsilio è crepato.

 Irroriamo la lotta di sangue acre sale e miele
sarà piacevole la sconfitta
dopo aver ucciso
L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Saffo

nebulosa

“Alcuni la dicono figlia di Simeone, o di Camone, o di Eutarco; altri, infine, di Scamandrònimo. Nativa di Ereso, in Lesbo, poetessa lirica, nata verso il 630 a.C., nell’epoca del grande  Alceo, poeta anch’esso che la soprannominò “Usignolo”. Andò sposa a Cèrcila, un uomo molto ricco. Ma esistette anche una Saffo, nativa di Mitilene, in Lesbo. Costei, per amore di Faone, si gettò in mare dalla rupe di Leucade. Alcuni affermano che ogni sua poesia sia dedicata a questo loro grande amore.”

Policromo trono antimorte Afrodite
figlia di Cielo, doloso telaio, te, accarezzo:
non imbrigliarmi in amarezze e ansie,
o Forza, questa febbre!

No! Devi apparire. Ora: se in passati giorni
sentivi i miei richiami nelle altezze,
e mi dicevi sì! Lasciavi padre, casa,
e fosti qui

guidando il carro d’oro. Passeri d’amore erano
il tuo volo rasente  terre buie,
teso gorgo d’ali che rigano
l’azzurro.

Eccoli! Qui! Tu, Miracolosa
ridente in occhi viva vita
mi domandavi il nuovo patimento, il senso
del mio nuovo grido

oggetto d’assoluto desiderio mio,
febbre del mio io bruciato “Chi dovrei piegare
all’intimità con te? Chi non è leale
con te, Saffo?

Chiaro: se fugge, veloce ti pedinerà.
Se non prende doni, doni donerà.
Se non ti sente sua, intima da ora ti vorrà,
anche se non hai intenzione…”.

Vieni, per me. Adesso. Toglimi pesi
di desolazione. Quanto la mia febbre brama
che maturi, tu maturalo! Adesso! Tu, dea,
battiti per me!

La sua arte era un assolo ispirato, di getto, un ricamo di parole  e di note sempre nuovo, che dipingeva sentimenti e battiti del cuore istantanei, ricordi di pochi minuti fa, il calore di una vita in diretta che nessuna mediazione appanna. Tutto cristallo puro, semplice, presente. Il presente è il tempo verbale di Saffo. Al presente lei prega, si tormenta, assapora l’attimo, dolce o acre che sia.

E allora penso che magari Amore è questa semplicità dell’essere Sé nell’Io che necessita solo della parola silenziosa della scrittura, che diviene voce quando colui che ispira tali turbinanti folli accorati impudici sinceri sentimenti ne legge tra le labbra il sospiro abbeverandosi l’animo e il cuore.

Magari Amore è la pace che gli dona questo mio dolce pensarlo.

Magari Amore è la pace del pensarlo a me vicino.

L.L.