365 giorni, Libroarbitrio

DALLA RIVA, CON GLI OCCHI – DuediRipicca

DALLA RIVA, CON GLI OCCHI foto di G.P.

Sai, pensavo che non so,
che posso solo immaginare
ma non so
se nei locali ti piace ballare
o startene in un angolo
a trasudare alcol,
acidi e cattivi pensieri.
Non so come ti piace il sesso,
se duro e violento
o semplicemente lento
se preferisci la notte
o il giorno,
il cinema d’autore
o il porno.
Non so su quale stazione
ti sintonizzi,
se cambi in continuazione
o resti sempre uguale,
se ami nuotare
immerso nell’acqua
e se nuoti il tuo mare
dalla riva, con gli occhi.

Dalla riva, con gli occhi,
alla radio solo interferenze
mentre canto solo
in una stanza.
L’amore lento ma deciso,
il drink forte ma secco,
la notte buia e tempestosa
è un ottimo cliché,
ma adesso parlami di te
delle tue angosce, delle paure
dei mostri nell’armadio
e di quelli nella testa,
perché rinunci sempre
ad essere te stessa,
luna pallida nell’aria fragile
e visto che ci sei
il finale trovalo te
che sei più brava di me,
sei musica vera
mica un bluff, come me.

365 giorni, Libroarbitrio

CRIMINI CONDOMINIALI e altri piccoli orrori consumati in ambito domestico – Gino Falorni

di ossa di scheletri

Quel tipo mi aveva contattato per una valutazione della casa. Non mi piacque da subito. Aveva la faccia ossuta, pallida. Da brividi.
<<Prego, accomodati>> mi disse con voce sottile.
Anche la casa era inquietante. Con le finestre tutte chiuse e i mobili vecchi. E poi sporca, umida, tutta avvolta nella penombra. La prima stanza nella quale mi condusse fu quella da letto. Mentre prendevo nervosamente appunti lui si posizionò alla mia destra, vicino l’armadio. Stette tutto il tempo a guardarmi in silenzio, con un ghigno malefico.
<<Ma i miei scheletri nell’armadio non vuoi vederli?>> mi disse poi, di colpo, mentre uscivo per passare in un’altra stanza.
Ciò che vidi quando girai la testa mi atterrì. Nell’armadio, accatastati ordinatamente uno sopra l’altro, come tanti vestiti, decine e decine di scheletri e teschi umani.. Non ricordo quanto forte gridai. Ricordo solo che come un fulmine uscii da lì, e che scendendo un’angosciante risata  iniziò a riecheggiare per tutta la tromba delle scale.

***

Sono circa tre mesi che ho comprato quella casa in nuda proprietà, e da quel giorno, ogni mattina, ho preso l’abitudine di fare un salto in chiesa. Cinque minuti. Giusto il tempo di accendere un cero e raccomandarmi al Signore di far morire al più presto la novantenne che ci abita dentro.

***

Me la passavo molto male. Non avevo un  soldo, non lavoravo, non pagavo l’affitto da mesi e non mangiavo da giorni. Una mattina, verso l’ora di pranzo, mentre stavo sul bancone, in preda a dolorosissimi crampi allo stomaco, a valutare seriamente l’idea di buttarmi giù, scorsi in un vaso attaccato alla ringhiera, pieno solo di terra secca, cinque piccole uova. Non ci pensai due volte. Le presi, andai in cucina e e me le feci strapazzate in padella. Ma la fortuna quel giorno non finì lì. Più tardi vidi poggiarsi sullo stesso vaso la responsabile della gustosa covata. Una bella, grassoccia femmina di piccione. Per catturarla dovetti far ricorso a tutta la mia velocità e abilità. Dopo averla uccisa e  spiumata bene ma la feci in padella. Con quel po’ d’olio, quel po’ di sale e quel rancido spicchio d’aglio che mi restavano.

***

Per me la precisione è alla base della vita. Odio i disordinati e gli approssimativi. E il mio vicino di posto auto purtroppo lo era. Quando parcheggiava la macchina sconfinava puntualmente con le ruote sinistre nel mio rettangolo di parcheggio. Vi giuro, gliel’ho fatto presente in maniera civile non so quante volte, ma le mie parole da un orecchio gli entravano e dall’altro gli uscivano. Non intendevo ucciderlo, sia chiaro. Con quel pugno volevo solo colpirgli, al massimo fratturargli, lo zigomo. Purtroppo però ho sbagliato mira e gli ho centrato fatalmente la tempia destra. Quella è stata anche l’unica volta in vita mia che sono stato impreciso.

365 giorni, Libroarbitrio

E io dormo sola – Saffo

Angelo Dall'Oca Bianca Nudo di donna (Il diavolo rosso)

Con una fronda di mirto giocava
ed una fresca rosa; e la sua chioma
le ombrava lieve e gli òmeri e le spalle
intanto
tramontata è la luna
è la notte; il tempo dilegua,
e io dormo sola,
finalmente.

365 giorni, Libroarbitrio

Archiloco “Dopo un naufragio”

Roma 18 marzo 2014

Veliero+Naufragio

” Il mio scudo, da guerra?Bell’affare. Lo butto subito alle ortiche. Domani passo dall’armaiolo e me ne compro un altro. Ma intanto salvo la pelle. E che m’importa se un bastardo di nemico si vanta con la mia arma in mano…”.”Eh, sì, lo so: sono un avventuriero. E allora?”. “Il mio capitano preferito? Certo non uno di quelli che sembrano statue, che camminano a gambe larghe. Anzi, uno tarchiato, con gli stinchi storti. Purché abbia un sacco di fegato…”.”Ehi, tu, vieni qui. Ho voglia di fare a cazzotti con te, come di bere a garganella quando ho tanta sete”. “Paros? Dove sono nato io? Una schifezza. Un’isola gobbuta  come un asino. Non vedo l’ora di andarmene”.”Ho una voglia pazzesca di fare l’amore. Mi pare di avere mille chiodi nelle ossa”.  (VII sec. a.C.)

Funebri singhiozzi, Pericle: e nessuno che critichi,
per spassarsela, poi, nei festini. Neanche la città.
Che gente, bollente, bollente boato di mare
chiuse! Lacerazione, in noi, dentro. Làncina:
fiato mozzo. Basta. Dèi a cancri senza cura,
hanno prescritto resistenza dura:
è l’antidoto! A chi ora, a chi poi, la sua prova. Oggi su noi
s’orizzonta. Ulcera rossa: e noi ululiamo.
Altalenerà su altri. Basta. Siate
duri. Il nodo alla gola è da donne: via, via subito da voi.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Il poema eroico

Roma 10 aprile 2013

Come abbiamo già letto nei post precedenti, la novità programmatica della lirica del Seicento è quella di Giovan Battista Marino, con la novità del “poema eroico” , in un certo senso di ogni poema, è quella annunciata e indicata, proposta anziché preparata, com’è invece per il  Tasso.

Le strutture e i temi di una lunga serie di opere in ottave ripetono la Liberata talvolta negli stessi argomenti, sempre nei topoi e nelle trame: un guerriero cristiano insidiato da una perfida bellezza, amori tra eroine ed eroi di avversa fede che si concludono con la morte in duello, inferno e cielo, angeli e diavoli in lotta e un’impresa di conquista con eserciti contrapposti e ampie rassegne.

Tuttavia gli scrittori più o meno consapevolmente, pur difendendo ed esaltando il Marino al di sopra degli altri, si trovano quasi a ripercorrere dal punto di partenza la strada che il loro maestro aveva aperto, a sentire  più acutamente, anche se con maggior disinvoltura, i rapporti con gli esemplari classici di Virgilio e di Omero e con i poemi cavallereschi, con l’ Orlando furioso più di ogni altro scritto.

Il teatro, il romanzo e il poema erano, in confronto alla lirica, tre generi letterari che mettevano l’autore in diretto rapporto col pubblico, ma il poema eroico, dalla dedica alle inserzioni genealogiche, ai richiami e ai fini encomiastici sino agli addentellati di attualità, si poneva direttamente come un impegno e un obbligo nella società, con i poli della fede e della Chiesa, della Corte e della guerra.

Di questo doppio aspetto si rendono conto i teorici  del genere, così Paolo Beni contrappone i moderni agli antichi, l’Ariosto a Omero, Virgilio al Tasso, nella quale riconosce una più completa sintesi moderna.

A domani

LL

 

n.b.

Significato topoi :

da topos s.m. gr. (pl. tòpoi); in it. s.m. (pl. orig.)

  • 1 Nella retorica classica, luogo comune, schema a cui si può fare ricorso per sostenere un’argomentazione.
  • 2 In letteratura e in altri campi artistici, tema ricorrente in un autore, in un’opera o in un indirizzo.

 

 

Spunto di lettura
La letteratura italiana, il Seicento
Editore: Iniziative Speciali De Agostini