365 giorni, Libroarbitrio

PER TE: UN MESSAGGIO DAL FUTURO – Fioritura del Sé

“Da bambini ci insegnano che dal dolore bisogna stare alla larga, ma quello che non ci insegnano è che il fallimento non toglie la vita, anzi, la arricchisce, perché è proprio il fallimento a mostrarci cosa non funziona e a dirci in cosa correggere il tiro per fare meglio.

L’alternativa sana quindi è la pratica di una virtù nobile: il Coraggio.

Vulnerabilità e Coraggio camminano insieme, una non può esprimersi senza l’altra perché sono composti dagli stessi ingredienti: una buona dose di incertezza, rischio ed un bel carico emotivo.”

ASCOLTA IL MESSAGGIO DAL FUTURO

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365 giorni, Libroarbitrio

“Il bambino ricorda” da il Dhammapada

Albero

Per quanto penetrante,
il profumo del sandalo
non si propaga contro vento.
Ma il profumo della virtù
raggiunge ogni angolo del mondo
e si innalza fino agli dèi.

Il loto profumato che al cuore dà allegrezza
cresce nel fango sul ciglio della strada.

Il saggio si muove nel mondo come un’ape,
che dai fiori il nettare raccoglie
e intatti ne lascia la bellezza e il profumo.

Così le parole sincere
di chi vive la propria verità
sono fiori variopinti e profumati.

Meglio di mille vuote parole
è una sola parola di pace.

Meglio vincere se stessi
che mille battaglie
contro mille uomini.

Il dominio di sé
è la vittoria più grande

Come il bambino ricorda
le sue precedenti dimore,
conosce il cielo e l’inferno.

La sua saggezza è perfetta. E’ giunto alla fine del viaggio. Ha fatto tutto ciò che doveva fare.

365 giorni, Libroarbitrio

Il poema storico

Roma 16 febbraio 2013

Amore, gloria e virtù

L’interesse della storia quale fondamento di riflessione sulla condizione umana diventa invece in un poema latino, L’Africa, motivo di celebrazione della gloria e della grandezza di Roma. Iniziata anch’essa a Valchiusa dopo il ritorno da Roma, la composizione di questo poema epico-storico si lega al solenne riconoscimento dato da Roberto d’Angiò al Petrarca, nel 1341, con l’incoronazione in Campidoglio. Ancora in via di composizione a quella data, il poema latino fu proseguito a Parma nel 1341 e in seguito ampliato e riveduto, ma interrotto al IX libro. Il poema, al quale Petrarca attribuiva un particolare valore come opera di poesia nel senso classico della parola, si conformava al modello virgiliano non solo per lo stile, ma anche per l’accostamento di motivi epici e di motivi sentimentali.

L’Africa da una parte attingeva al Somnium Scipionis, il frammento della Repubblica ciceroniana, che ebbe tanta fortuna nel Medioevo perché sotto forma di un sogno avuto da Scipione ragionava del destino celeste che tocca ai virtuosi e soprattutto ai benemeriti della patria, dall’altra alle Storie di Tito Livio che sono rivolte alla celebrazione dello sviluppo glorioso del popolo romano. I libri sulla seconda guerra punica appartengono alla esigua parte salvata (anche per opera del Petrarca) della monumentale opera di Livio. Ma anche ad Ovidio, il cantore dell’amore, si rifaceva il Petrarca per l’ispirazione stessa del poema, che si piegava ad una tematica meno solenne di quella richiesta dall’argomento epico, e più vicina alla consueta vena del poeta quale frattanto si esprimeva nelle liriche volgari.

Del resto, a parte i due libri iniziali, tutto il poema risultava dalla ricucitura, non portata completamente a termine, di una serie di pezzi, spesso concepiti secondo un modello lirico. L’esempio più tipico è uno degli squarci più significativi dell’Africa, il lamento di Magone morente, che il poeta forse compose in onore di Roberto D’Angiò, dopo la morte di lui nel 1343. Il passo era destinato alla meditazione sulla caducità della vita, sulla precaria condizione dell’uomo, ad un tema cioè verso il quale sempre più decisamente si avviava la riflessione del poeta.

A domani

LL