365 giorni, Libroarbitrio

Thomas Stearns Eliot “Animula”

Roma 18 novembre 2013

T.S.Eliot

” Esce di mano a Dio, l’anima semplicetta”
Giunge in un mondo piatto di luci cangianti e rumore,
che è chiaro o scuro, umido o secco, freddo o caldo;
sgattaiola fra le gambe di sedie e giocattoli,
avanza ardita, si spaventa subito,
si rifugia nel cantuccio di braccia e ginocchia,
vuole essere rassicurata, trova piacere
nella fragranza luccicata dell’albero di Natale,
trova piacere nel vento, nel sole che splende e nel mare;
studia i giochi di luce sul pavimento
e i cervi che corrono intorno a un vassoio d’argento;
confonde quel che ha intorno con la fantasia,
appagata dalle carte e da re e regine,
dalle imprese delle fate e dai racconti della servitù.
Il duro fardello dell’anima che cresce
imbarazza e offende sempre più, di giorno in giorno,
di settimana in settimana, sempre più offende e imbarazza
con gli imperativi di “essere  e sembrare”,
“si può e non si può”, desiderio e controllo.
La pena di vivere e la droga dei sogni
raggomitolano l’animuccia nel vano della finestra
protetta dall’Enciclopedia Brittanica.
Esce di mano al tempo l’anima semplicetta
irresoluta ed egoista, sgraziata, zoppa,
incapace di andare avanti o retrocedere,
temendo la calda realtà, il bene offerto,
negando il pungolo del sangue,
ombra delle proprie ombre, spettro nel proprio buio,
lasciando carte in disordine in una stanza polverosa,
vivendo per la prima volta nel silenzio dopo il viatico.

Prega per Guiterriez, avido di velocità e potenza,
per Boudin, dilaniato da un’esplosione,
per questo che fece un’ingente fortuna,
e quello che andò per la sua strada.
Prega per Florent, che i segugi uccisero fra i tassi,
prega per noi ora e nell’ora della nostra nascita.

Da T.S.Eliot, Il sermone del fuoco, a cura di Massimo Bacigalupo, “Corriere della sera”, Milano 2012

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Primo Levi raccontare per non dimenticare (prima parte)

Roma 26 ottobre 2013

Primo Levi

Nato a Torino nel 1919 da una famiglia ebraica di agiate condizioni economiche, si laureò in chimica nel 1941 nel capoluogo piemontese.

Le persecuzioni razziali e l’impegno politico  lo spinsero, nel periodo della resistenza, a unirsi alle formazioni partigiane della Valle d’Aosta.

Catturato nel dicembre del 1943, dopo un breve internamento nel campo di Fossoli, in provincia di Modena, nel febbraio del 1944 venne deportato  nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia.

Qui rimase per circa un’anno, fino alla liberazione per opera delle truppe sovietiche, nel gennaio del 1945.

Solo nove mesi più tardi riuscì a tornare in patria, dopo un viaggio reso complicato e pericoloso dalla contemporanea ritirata delle truppe di Hitler verso la Germania.

Rientrato in Italia, Levi si impiegò come chimico in un’industria di vernici, ma iniziò immediatamente anche l’attività di scrittore.

Pubblicò nel 1947, proprio sulla tremenda esperienza vissuta nel campo di Auschwitz, il romanzo autobiografico Se questo è un uomo.

Il romanzo però incontrò il successo solo dieci anni più tardi, nella riedizione dell’opera da parte della casa editrice Einaudi.

Del 1963 è il secondo romanzo, La Tregua, ispirato ai mesi del travagliato ritorno in patria dei reduci dai lager.

Ai due romanzi, negli anni successivi, fecero seguito altre opere di successo, nelle quali dominante  e ricorrente  era il tema della dignità dell’uomo, della sua moralità.

Tra gli altri, La chiave a stella,  dedicato ai problemi del mondo operaio e Se non ora, quando? (1982), che torna ancora sui i temi della guerra e della resistenza partigiana Europea.

Levi collaborò anche, come articolista e saggista, a numerosi quotidiani e riviste.

Morì a Torino, suicida, nel 1987.

A domani

Lié Larousse

 

365 giorni, Libroarbitrio

Angelo Maria Ripellino “Praga Magica”

Roma 1 ottobre 2013

Angelo Maria Ripellino poeta

” Da qualche anno, nella lontananza, la città mi appare in una gessosa e abbagliante luce di cataclisma, come nelle catastrofiche profezie del Barocco, scaturite  dall’amarezza  per il tracollo della Montagna Bianca. Mi riaffiorano in mente i pronostici delle Sibille che, nelle leggende boeme, antiveggono la trasformazione di Praga in un desolato viluppo di fango, sterpaglia e macerie, brulicante di rettili e di sozzissimi diavoli. Ma tutto questo è delirio, nebbia di un’invettiva malata, robaccia da untori. Perché, come il poeta Karel Toman afferma, “l’unica legge è germogliare e crescere, – crescere nella tempesta e nelle intemperie – a dispetto di tutto “. E dunque: alla malora gli aruspici e le puttanesche sibille. Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo vi ritornerò. In una bettola  di Mala Strana, ombre della mia giovinezza, stappate una bottiglia di Melnìk. Andrò a Praga , al cabaret Viola, a recitare i miei versi. Vi porterò i miei nipoti,  i miei figli, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti. Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere insieme il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza.”

Angelo Maria Ripellino, Praga magica, Einaudi 1973

La produzione poetica di  Ripellino è di ispirazione autobiografica e usa un linguaggio apparentemente colloquiale, ma ricercato, prezioso di invenzioni metaforiche.

Affascinante per la ricostruzione di atmosfere misteriose  e ricco di interesse storico e culturale, il volume in prosa Praga magica racconta un viaggio introspettivo, tra splendori e ombre, nella Praga ricca di fermenti culturali precedente il crollo dell’impero asburgico.

Angelo Maria Ripellino è morto a Roma nel 1978.

A domani

LL