365 giorni, Libroarbitrio

Lawrence Ferlinghetti ” Il mondo è un posto bellissimo”

Roma 24 dicembre 2013

Lawrence Ferlinghetti

Il mondo è un posto bellissimo
in cui nascere
se non t’importa che la felicità
non sia sempre
così divertente
se non t’importa un po’ d’inferno
di tanto in tanto
proprio quando tutto va bene
perché perfino in paradiso
non si canta tutto il tempo
Il mondo è un posto bellissimo
in cui nascere
se non t’importa che qualcuno muoia sempre
o forse solo muoia di fame
ogni tanto
cosa che poi non è così terribile
se a morire non sei tu
Oh il mondo è un posto bellissimo
in cui nascere
se non t’importa troppo
di alcune teste perse
nei posti di comando
e a una o due bombe
di tanto in tanto
sul tuo viso alzato
o ad altre simili scorrettezze
a cui questa nostra società “di marca”
si dedica
e con i suoi uomini che vogliono distinguersi
e con quelli destinati ad estinguersi
e i suoi preti
e altri poliziotti
e le sue svariate segregazioni
e indagini parlamentari
e altre costipazioni
di cui la nostra povera carne è erede
Sì il mondo è il posto migliore di tutti
per un sacco di motivi come
far una scena da ridere
e far una scena d’amore
far una scena di tristezza
e cantare canzoni con toni bassi
e avere l’ispirazione
e andare in giro
a guardare tutto
e odorare i fiori
e dare una pacca sul sedere alle statue
e perfino pensare
e baciare la gente e
fare bambini e indossare pantaloni
e agitare capelli e
ballare
e andare a nuotare nei fiumi
o durante un picnic
nel pieno dell’estate
e così in generale
“viversela”

ma proprio sul più bello
arriva ridendo
l’impresario delle pompe funebri.

 

Ferlinghetti è uno dei leggendari profeti della “beat generation” , il movimento culturale nato nella seconda metà degli anni Cinquanta, come ribellione al materialismo e al conformismo in cui piomba l’ America dopo la seconda guerra mondiale.
L’adozione del termine beat, “battuto”, “emarginato”, esprime da parte degli intellettuali aderenti al movimento la loro separazione dalla classe sociale di appartenenza e l’assimilazione a tutti gli emarginati della società americana.
Unificando nelle sue opere il radicalismo politico e il rinnovamento letterario, la beat generation prende le distanze dal militarismo, dall’individualismo consumista e dal moralismo borghese.
Cerca invece di rivalutare l’interiorità e il corpo, di recuperare il rapporto con la natura e il contatto con il divino.

A domani

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Ellery Queen : il racconto poliziesco

Roma 19 novembre 2013

Ellery Queen

Sotto lo pseudonimo di Ellery Queen si celano due scrittori statunitensi, i cugini Frederic Dannay (1905-82) e Manfred B.Lee (1905-71).

Figli di immigrati polacchi, cresciuti in un ambiente molto povero, pubblicarono il loro  primo romanzo, La poltrona  n°30, nel 1929.

Seguirono numerosissimi romanzi e racconti polizieschi, quasi tutti centrati sulla figura dell’investigatore Ellery Queen, abilissimo nella soluzione di enigmi che richiedano grandi capacità di osservazione e deduzione.

Tra i romanzi, tradotti in molte lingue e spesso sceneggiati  per il cinema e la tv, sono da ricordare soprattutto Il paese del maleficio (1942), Il gatto dalle molte code (1949), Il re è morto (1952).

Famosissimi non solo negli Stati Uniti, i cugini Donnay e Lee hanno contribuito all’affermazione del genere narrativo “giallo”  non solo come autori, ma anche per la capacità di raccogliere attorno alla rivista da loro fondata nel 1941 l’  “Ellery Queen’s Mistery Magazine”, l’opera dei migliori scrittori della narrativa poliziesca.

A domani

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Jerome David Salinger “Il giovane Holden” (parte seconda)

Roma 10 novembre 2013

Salinger

Il rifiuto del conformismo e dell’ipocrisia della società

Holden Caulfield è uno studente diciassettenne, proveniente da una agiata famiglia di New York.
Il giovane, duramente provato anche dall’esperienza traumatica della morte del fratello maggiore Allie, il cui ricordo non lo abbandona mai, si rifiuta – per così dire – di crescere, di adeguarsi alle norme di un mondo che gli appare stupido, ipocrita, privo di significato e di autentici valori. Espulso dal college di Percy per scarso rendimento scolastico, Holden, sulla via del rientro a New York, cerca esperienze nuove, che gli indichino che la vita borghese degli adulti ha un qualche senso, ma tutto lo delude, nessuno è in grado di capirlo.
Giunto a New York, decide di non vedere i genitori prima che essi abbiano ricevuto dal college la lettera di espulsione. Entra perciò in casa di nascosto, per incontrarsi con la sorellina Phoebe, l’unica persona con cui abbia un reale rapporto affettivo, forse perché nella sua ingenuità la bambina è ancora lontana dall’ipocrita mondo degli adulti.
Dopo una nuova delusione, l’incontro con il professor Antolini, un suo vecchio insegnante, che Holden teme voglia sedurlo, il giovane pensa di voler fuggire da New York, di non tornare mai a casa, ma un nuovo tenero incontro con Phoebe lo dissuade.
Holden ritorna così dai genitori.
Il romanzo si chiude con le considerazioni del giovane, in ospedale, affidato alle cure di uno psicoanalista:

” Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c’è qui, continuano a chiedermi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. E’ una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sì, ma come faccio a saperlo? Giuro che è una domanda stupida.” 

A domani

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Jerome David Salinger “Il giovane Holden” (parte prima)

Roma 9 novembre 2013

J.D. Salinger

Nato a New York nel 1919, Salinger cominciò a scrivere i primi racconti  a quindici anni.

Studiò prima al Collegio militare della Pennsylvania, poi all’università di New York.

Durante la seconda guerra mondiale venne arruolato come sergente di fanteria e mandato in Europa.

Raggiunse il successo come scrittore nel 1951, con la pubblicazione del romanzo Il giovane Holden, storia di un ragazzo “ribelle” nei confronti della società.

Il romanzo si impose all’attenzione dei critici anche per le originali scelte linguistiche, modellate sul parlato, ricche di espressioni gergali, giovanili, discorsive.

La scelta di contestazione della società attraverso la narrazione, in prima persona, di adolescenti “non integrati”, venne ripresa con successo anche nei Nove racconti, pubblicati nel 1953.

Negli anni sessanta, l’accostamento dello scrittore alle filosofie orientali influenzò la sua produzione narrativa, maggiormente rivolta a contenuti meditativi e simbolici.

Appartengono a questo periodo i romanzi Franny e Zooey, Alzate l’architrave, carpentieri, Hapworth, 16.

Dal 1965 Salinger ha cessato l’attività di narratore, chiudendosi in un volontario silenzio.

 

A domani

Lié Larousse

 

365 giorni, Libroarbitrio

Isaac Asimov: il racconto di fantascienza

Roma 8 ottobre 2013

Isaac Asimov scrittore fantascienza

Nato nel 1920 in Unione Sovietica, naturalizzato poi come cittadino statunitense, Isaac Asimov è stato professore universitario di biochimica e ha pubblicato numerosi saggi a carattere scientifico.

Scrittore di fantascienza, ha pubblicato svariati romanzi e racconti, tradotti in una ventina di lingue in Europa e in America.

La sua opera principale, la Trilogia galattica è in assoluto l’opera di fantascienza più venduta e letta nel mondo.

La scrittura fantastica di Asimov si avvale sempre delle sue profonde conoscenze di scienziato e trae il suo fascino dalla capacità di intrecciare avventure straordinarie agli aspetti dell’evoluzione tecnologica che è sotto gli occhi di tutti.

Esemplare in questo senso è l’opera Io, robot, del 1950, a cui hanno fatto seguito molte  storie relative al mondo dell’automazione, grande protagonista, come si sa, della vita moderna.

Isaac Asimov è morto nel 1992.

 

A domani

LL