365 giorni, Libroarbitrio

Johann Christian Gunther “Padre Padrone”

Roma 27 marzo 2014

Cielo piombo

 

A Dio per aiuto

Non ho alcun luogo dove posare il capo
in nessun posto accolto, sempre di troppo,
e dove cado non trovo pietà.
Chi crede alla crudeltà delle paterne mani?
Egli si arrabbia sempre e non basta mai
il disprezzo per me, che sono la sua carne.
L’odio di estranei contro mi scatena,
e le provocazioni. Sobilla i miei nemici:
è stoltezza o pazzia?

****

Voi bugiardi, che la gente prendete per il naso!
Parlate della provvidenza e la grazia divina esaltate,
promettete al misero  aiuto e quando un peccatore invoca
gli date salute e la forza solo con la bocca.
Dite dov’è finito il Dio che vuole e può aiutare?
Nelle vostre parole accoglie i peccatori più grandi:
io voglio essere il più grande, e attendo, grido, soffro.
Ma dov’è suo figlio? Dove lo spirito di pace?
L’innocenza del figlio e la forza dello spirito
non bastano col loro amore a salvarmi  dall’ira divina?

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

La ribellione di Lucifero

Roma 19 febbraio 2014

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L’iride ribelle s’infiamma scottata dall’ansia, ma inspira, ed attendi che la loro adrenalina si plachi nel tempo che sarà necessario a calmargli il fiato nel gozzo il sangue nelle arterie e il passo rallenterà seppur celere, si sparpaglieranno restandoti accanto coi respiri che s’allentano, uno s’accenderà una sigaretta dal cerino, uno rovisterà nelle tasche cercando chiavi, uno si pettinerà la cute con gli unti polpastrelli, uno sputerà a terra sghignazzando, e aria umida salirà in una coltre di gocce argentee tagliando le vostre teste con la falce della nebbia e nessuno di loro avrà più vista.
Ora.
Adesso.
Scappa.

 Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Jerome David Salinger “Il giovane Holden” (parte prima)

Roma 9 novembre 2013

J.D. Salinger

Nato a New York nel 1919, Salinger cominciò a scrivere i primi racconti  a quindici anni.

Studiò prima al Collegio militare della Pennsylvania, poi all’università di New York.

Durante la seconda guerra mondiale venne arruolato come sergente di fanteria e mandato in Europa.

Raggiunse il successo come scrittore nel 1951, con la pubblicazione del romanzo Il giovane Holden, storia di un ragazzo “ribelle” nei confronti della società.

Il romanzo si impose all’attenzione dei critici anche per le originali scelte linguistiche, modellate sul parlato, ricche di espressioni gergali, giovanili, discorsive.

La scelta di contestazione della società attraverso la narrazione, in prima persona, di adolescenti “non integrati”, venne ripresa con successo anche nei Nove racconti, pubblicati nel 1953.

Negli anni sessanta, l’accostamento dello scrittore alle filosofie orientali influenzò la sua produzione narrativa, maggiormente rivolta a contenuti meditativi e simbolici.

Appartengono a questo periodo i romanzi Franny e Zooey, Alzate l’architrave, carpentieri, Hapworth, 16.

Dal 1965 Salinger ha cessato l’attività di narratore, chiudendosi in un volontario silenzio.

 

A domani

Lié Larousse

 

365 giorni, Libroarbitrio

Dal “Manifesto del futurismo”

Roma 22 settembre 2013

 

Le figaro 20 febbraio 1909

  1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
  2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
  3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
  4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
  5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
  6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
  7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
  8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
  9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
  10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
  11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Filippo Tommaso Marinetti

 

Potete leggerlo anche su:  Teoria e invenzione futurista, Mondadori, 1983

A domani

LL