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I maggiori luoghi della persecuzione alle streghe – I parte: Italia –

Danza delle Streghe al Noce di Benevento

Continuiamo a parlare di Streghe e della loro caca di cui abbiamo un’attenta documentazione. Partiamo dal nostro paese, l’Italia: qui furono celebrati alcuni fra i primi processi per stregoneria, che ovviamente riguardavano la fugura della donna e il femminile. Possiamo già parlare di società squilibratamente patricentrica, ma non solo, di vera e propria invidia ed impotenza dell’uomo nei confronti delle infinite capacità delle donne. Due i luoghi ancora ad oggi segnati dalla storia e dai racconti, le vallate alpine, soprattuto nel Seicento, furono le più feroci. L’archivio di Poschiavo, nei Grigioni, attualmente un cantone italofono della Svizzera, ha conservato un’ampia documentazione dell’azione inquisitoriale inviata ad agire dalla diocesi comasca cui apparteneva. Il secondo luogo ancora oggi conosciuto per le feroci persecuzioni è Benevento, meta usuale del “volo magico” e del sabba delle streghe. La tradizione “magica” della città è antica, in epoca precristiana era sede del culto alla dea Iside, ma è poi nel Medioevo che si creano le basi per il “mito”, ma già nel Quattrocento ne accenna la presenza il predicatore Bernardino da Siena durante il Corso senese del 1427, conferma arriva con la lettura degli atti del processo contro Matteuccia da Todi, accusata di essere “pubblica incantatrice, fattucchiera, maliarda e strega”. Oltre a confessare, sotto tortura, l’assasinio di numerosi bambini, Matteuccia afferma che con altre streghe si recava presso il Noce di Benevento, albero sacro e luogo di culto arboreo, servendosi di una formula magica che rimarra famosa:

“Unguento, unguento
mandame alla Noce de Benivento,
supra acqua et supra ad vento
et supra ad omne maltempo”

Lié Larousse

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La Nascita della Strega – Introduzione

Negli idiomi moderni, i termini con cui si designano streghe e stregoni hanno un’origine varia, in genere non collegabile al latino Strix, letteralmente un uccello notturno come la stringe o il barbagianni, come per esempio si è verificato nella lingua italiana. In francese, per esempio, sorcier/sorcière deriva dal latino sortilegius/sortilega , che originariamente indicava coloro che traevano le sortes o, più in generale, i “divinatori”. In inglese, invece, wizard/witch deriva dal sassone wicca/wicce, ossia “saggio/a” o “sapiente” che corrisponde al latino saga, mentre sorcer/sorceress, prestito del francese, si ricollega all’etimologia originaria, indicando gli indovini. In tedesco Hexer/Hexe, al pari di wizard/witch, ha nell’etimo un significato sapienziale. 
Poiché l’evoluzione delle parole è saldamente legata alla storia dei fenomeni che designano, è facile capire che l’identificazione della stregoneria come concetto separato rispetto ad altri aspetti del mondo magico è un percorso tutt’altro lineare. Tale complessità semantica rispecchia l’eterogeneità della stregoneria e della “caccia alle streghe” quali si conobbero in Europa fra Quattro e Settecento. Sulla genesi del fenomeno pesarono alcuni fattori di tipo sociale. Come è noto, nel Trecento una grave crisi coinvolse il pontificato, mentre le carestie e le epidemie flagellavano la popolazione. Con l’acutizzarsi dei disagi crebbero le paure collettive, e montò una crescente diffidenza verso quei gruppi – eretici, lebbrosi, omosessuali, ebrei – che per condizione fisica, sociale, economica o culturale apparivano “marginali”. Il passo per giungere alle accuse di stregoneria – possiile sul piano giuridico dal momento che la magia costituiva un crimine, equiparato all’eresia – appariva breve.
Nei secoli succesivi, la demonologia definì con precisione crescente lo stereotipo della strega; tuttavia, le specificità culturali delle regioni in cui la demonomania si diffondeva, e che ancora oggi emergono dal lessico, non subirono mai un occultamento totale: sotto l’uniformità delle domande rivolte dai giudici alle presunte streghe emergono sovente tracce del folklore e di antichi miti.

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