365 giorni, Libroarbitrio

Il Preromanticismo

Roma 6 giugno 2013

Come abbiamo letto ieri il neoclassicismo fu l’aspetto dominante del gusto dell’età napoleonica, ma, intrecciati con esso troviamo negli stessi neoclassici più tipici come il Monti e il Foscolo, situazioni e toni di una sensibilità assai diversa che si suol raccogliere sotto la comune denominazione  di “Preromanticismo”.

Appartengono al preromanticismo anzitutto il gusto per gli atteggiamenti malinconici, la ricerca della solitudine, l’esaltazione della tenerezza sentimentale e della capacità di commozione come segno di nobiltà e finezza di spirito.

Erano motivi che avevano avuto successo nelle letterature europee del Settecento, specie in Inghilterra e in Francia col genere “larmoyant” (lacrimevole) e l’esaltazione sentimentale del Rousseau, e che quindi si erano diffusi in tutta Europa.

Un altro avvenimento rilevatore del nascere di una nuova sensibilità era stato certamente il successo dei poemi dello pseudo-Ossian. Il fatto che ben presto essi si fossero dimostrati un falso letterario non diminuisce il significato che ebbe la loro diffusione in tutta Europa: in Italia essi furono tradotti già nel 1763 dal Cesarotti, che li preferiva all’Iliade, essi portarono nei letterati e nel pubblico la moda del primitivo, dell’orrido e del lugubre, dei paesaggi foschi, misteriosi e notturni.

Similmente, per l’influenza insieme dell’dell’ultima Arcadia notturna e lunare e di contemporanee esperienze letterarie inglesi e tedesche (la poesia sepolcrale di Young e del Gray, gli Idilli dello svizzero Gessner) si diffondeva una particolare tendenza a cogliere nel paesaggio gli aspetti malinconici in cui identificare e calare un atteggiamento di tristezza e di solitudine interiore.

Sono atteggiamenti che certo preludevano al sorgere della nuova coscienza romantica: all’interno della letteratura dell’età napoleonica essi erano però presenti come elementi di stile e ricerca di particolari contenuti, senza appoggiarsi ad una vera consapevolezza di rappresentare una svolta decisa, una nuova civiltà letteraria.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Young e i pensieri notturni sulla vita, la morte e l’immortalità: storia di un’autobiografia

Roma 21 maggio 2013

Nato a Upham nello Hampshire nel 1683 Edward Young compì gli studi a Oxford e manifestò precocemente un talento letterario versatile ed elegante. Intrapresa la carriera ecclesiastica fu cappellano del re Giorgio II e rettore Welwyn.

Dopo la pubblicazione di due tragedie classicheggianti, di sette satire dal titolo L’amore della gloria, passione universale, e della raccolta poetica Carme sull’ultimo giorno, che non gli diedero il successo ambiziosamente cercato, divenne celebre con Il lamento, ovvero pensieri notturni sulla vita, la morte e l’immortalità composto tra il 1742 e il 1746.

E’ un’elegia autobiografica, scritta dopo la morte della moglie e altri lutti familiari, in cui si anticipa il tema preromantico della meditazione notturna sulla tomba.

La lunga riflessione religiosa in nove libri, o “notti”, è opera emblematica della cosiddetta “graveyard school” o “scuola cimiteriale”, costituita da un gruppo di poeti, che portarono il culto della sensibilità a livelli di morbosità quasi patologica, concentrando la loro attenzione su tutte le tematiche relative alla morte, ai cimiteri e  alle lugubri atmosfere notturne.

Morì nello Hertfordshire nel 1765 e la sua opera si diffuse e influenzò tutta la poesia preromantica europea.

A domani

LL