365 giorni, Libroarbitrio

“Il canto di me stesso” Walt Whitman

in-volo

Il falco maculato mi saetta accanto, mi accusa,
riprende le mie chiacchiere e il mio indugio.
Neanch’io sono stato domato, sono anch’io intraducibile,
Scaglio il mio grido barbarico sopra i tetti del mondo.
L’ultimo rapido raggio del giorno si attarda per me, 

Proietta la mia immagine dietro le altre, come qualsiasi altra esatta sui deserti d’ombre,
E mi attrae nella bruma e nel crepuscolo.
Mi allontano come l’aria, scuoto i miei bianchi riccioli al sole che fugge,
Effondo la mia carne dentro, vortici, la trascino dentro brecce frastagliate.
Mi abbandono ai rifiuti della terra per crescere con l’erba che amo,
Se ancora mi vuoi, cercami sotto la suola delle scarpe.
Difficilmente comprenderai chi sono o che cosa significo,
Ma non di meno sarò per te la salute, 
E filtrerò e rafforzerò il tuo sangue.
Se non riuscirai a trovarmi subito, non perdere coraggio,
Se non mi trovi in un luogo cercami in un altro, 
In qualche luogo mi son fermato ad attenderti.

365 giorni, Libroarbitrio

Della Natura

Il lago di Buttermere di J.M. William Turner

Sorridi o terra voluttuosa dal fresco respiro!…
Terra del tramonto tramontato,
terra dei monti coronati di nebbie!…
Terra dei chiari grigi delle nubi, più brillanti
e trasparenti per il mio godimento!

Walt Whitman

Il ragno tiene un gomitolo argentato
con due mani invisibili
e in una danza dolce e solitaria
srotola il filo perlato.

Emily Dickinson

L’océan sonore
palpite  sous l’oeil
de la lune en  deuil
et palpite ancore

Paul Verlaine

Di quel canto nel ver miracoloso
una istoria narrar bella ti voglio:
caso inun memorando e lagrimoso,
da far languir di tenerezza uno scoglio.

Giambattista Marino

365 giorni, Libroarbitrio

Walt Whitman “Le più belle poesie”

Roma 24 marzo 2014

walt-whitman

Ohimè! O vita!

Ohimè! O vita! Per queste domande sempre ricorrenti,
per la folla infinita di fedeli, per le città  piene di sciocchi,
per il mio continuo rimproverarmi (poiché che è più sciocco di me
e più infedele?),
per gli occhi invano assetati di luce, per gli oggetti perfidi,
per la lotta sempre rinnovata,
per gli scarsi risultati di tutti, per le sordine folle che vedo
attorno a me avanzare con fatica,
per gli anni inutili e vuoti  di coloro che rimangono,
con il resto di me avvinghiato,
la domanda, Ohimè! Così triste, così ricorrente – cosa c’è
di buono in tutto questo? Ohimè! O vita!

(Risposta) Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire
con un verso.

***

Quando i lillà fiorirono l’ultima volta  nel prato davanti a casa

Quando i lillà fiorirono l’ultima volta  nel prato davanti a casa,
e la gran stella si tuffò presto nel cielo d’occidente, a notte,
io presi il lutto e sempre lo prenderò, ogni volta che torni primavera.
Primavera che sempre ritorni, certo una trinità tu mi porti,
lillà perennemente in fiore e stella che cala ad occidente,
e il pensiero di colui che amo.

O stella possente che cali a occidente!
O ombre della notte – o malinconia notte di lacrime!
O grande stella scomparsa – o nera tenebra che la nascondi!
O mani crudeli che mi trattenete impotente – o anima mia indifesa!
O nuvola severa che mi circondi e non vuoi liberare la mia anima.

Scritta alla morte di Lincoln

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Walt Whitman : Cinema e poesia “L’attimo fuggente”

Roma 31 luglio 2013

Walt Whitman poeta

Nel 1989 il regista australiano Peter Weir girò il film  Dead Poets Society, titolato in italiano L’attimo fuggente, sulla figura di un professore innamorato della poesia e in particolare di Walt Whitman.
Nelle sequenze che proponevano le appassionate lezioni di poesia dell’insegnante ai suoi studenti, erano citati alcuni vibranti  versi del poeta americano. Il più famoso e fortunato tra essi, anche per il valore  simbolico assunto nella vicenda del film, è senza dubbio:

O Capitano! Mio Capitano! Il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha rotto tutte le tempeste: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
La nave severa ed ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.

Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,
Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.

Traduzione di Antonio Agresti 1913

Poeta dell’America e del sogno americano, Walt Whitman nacque a Long Island, New York, nel 1819.

Lasciò gli studi appena undicenne e, spinto dalla voglia di libertà  e sperimentazione che tanto influenzò la sua lirica, cambiò spesso mestiere: fu tipografo, insegnante, giornalista e carpentiere.

Nel 1841  diventò direttore del “Daily Eagle” di Brooklyn e iniziò a pubblicare i primi versi, ma, divergenze politiche in seno alla redazione del giornale lo spinsero ad abbandonare quel lavoro, per intraprendere l’attività di carpentiere svolta dal padre.

Ma la passione per la letteratura  rimase in lui vive a tal punto che nel 1855 riuscì a pubblicare a sue spese parte  di quei taccuini di note che da anni andava scrivendo.

Nacque così la prima edizione di Foglie d’erba, un libro di poesie in 12 canti, con un linguaggio ardito, contenuti nuovi rispetto alla tradizione, metafore sessuali, moduli espressivi rivoluzionari ne fecero un libro difficile  e poco comprensibile per gran parte della società americana del tempo, ma che Whitman non cessò  di arricchire di anno  in anno con nuovi componimenti.

Solo negli anni seguenti la poesia di Whitman fu veramente capita ed apprezzata “una poesia che aiuta a manifestarsi nel suo splendore  e nella sua sofferenza  redentrice, una poesia piena(…), capace di cogliere i ritmi delle stelle, i sussulti della carne, i mormorii dell’erba, il Potente spettacolo dell’universo…” 

Nel 1872 prese parte alla guerra di Secessione americana,dedicandosi come infermieri all’assistenza dei feriti.

In Giorni rappresentativi raccolse i ricordi di tale esperienza.

Considerato il maggiore poeta dell’Ottocento americano, Wolt Whitman fu l’appassionato cantore degli ideali di libertà  e democrazia  di un paese in cui era vivo lo spirito  pionieristico  e il mito della frontiera.

Svolse impieghi governativi fino al 1865, quando fu  costretto a ritirarsi per una paralisi.

Morì a Camden, nello Stato del New Jersey, nel 1892.

Not words of routine this song of mine

Walt Whitman

A domani

LL

 

365 giorni, Libroarbitrio

Walt Whitman: Per te, Democrazia

Roma 14 giugno 2013

 

Vieni, renderò il continente indissolubile,

creerò la razza più splendida su cui il sole abbia mai

brillato,

creerò terre divine e seducenti,

con l’amore dei compagni,

con l’amore dei compagni che dura tutta la vita.

Pianterò amicizie folte come gli alberi lungo i fiumi

d’America, e lungo le rive dei grandi laghi, e per tutte

le praterie,

costruirò città inseparabili, con le braccia l’una al collo

dell’altra,

con l’amore dei compagni,

con il vigoroso amore dei compagni.

Tutto questo io ti dono, o Democrazia, per servirti, ma

femme!.

Per te, solo per te io recito commosso questi canti.

di

Walt Whitman

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

La poesia nel XIX secolo: Bécquer, Whitman, ‘Abd ‘l-Quadir, Dickinson, Poe, (ultima parte)

Roma 12 giugno 2013

Nei giorni scorsi abbiamo letto come il romanticismo si sia espanso in tutta Europa. Per concludere non dobbiamo dimenticarci che nell’Europa del nord la forza vitale della natura, come fonte perenne di simboli, il desiderio di evasione dell’uomo verso una quiete dai confini non definiti, la visionarietà e il misticismo, il richiamo di antichi miti furono gli elementi più singolari della poesia ottocentesca del Nord europeo.

Nella Penisola Iberica riecheggiamenti romantici inglesi e francesi influenzarono la poesia facile e traboccante di fantasia e sentimento di José de Espronceda e José Zorrilla. La sensibilità più raffinata e la spiritualità più vaporosa e sognante del post-romanticismo trovarono invece in Gustavo Adolfo Bécquer il loro più sincero interprete.

Negli Stati Uniti il secolo Ottocento espresse la poesia intensamente immaginifica e sensuale di Walt Whitman, la sperimentazione e l’eccentricità di Edgar Allan Poe e la voce isolata e segreta di Emily Dickinson, pietra miliare per tutta la poesia moderna, come uno dei primi e capitali approdi di scrittura femminile. A quegli stessi anni risale la pubblicazione anche in Europa della poesia dei neri e degli indiani americani, che cantarono le sofferenze, la protesta, le speranze legate alle loro ingiuste condizioni di vita e la consapevolezza della loro antica cultura.

Nell’Africa mediterranea la suggestiva esperienza poetica dell’emiro ed eroe nazionale algerino ‘Abd ‘l-Quadir fu un’appassionata testimonianza dell’amore per la propria terra, dell’orgoglio della propria cultura araba e della volontà di affermarla e difenderla, nel periodo storico dell’oppressione coloniale.

In Giappone mentre nella narrativa si verificarono importanti cambiamenti, dovuti soprattutto all’influenza europea, la poesia continuò a esprimere nel tradizionale haiku uno stile impressionista e una tecnica formalmente raffinata.

A domani

LL