E scopro di
Essere
me stesso
solo in movimento.
Nella transizione
continua
da una posizione e l’altra.
Nella trasformazione
improvvisa di un equilibrio
e uno squilibrio.
Vivo nel moto perpetuo,
in guardia
o nel processo di passarla
anche questa volta,
nella pulsazione
ritmica del dolore e
in quell’istante in cui
non sento nulla
e nell’attimo dopo,
quando
una fitta mi devasta.
Della meta me ne fotto,
vivo solo
in quella scheggia
di tempo
di follia
che mi porta
da un luogo
e in un altro.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.