365 giorni, Libroarbitrio

“Che sia un’estate senza rospi sul cuore” Fiori di pesco e pagine scritte – di Martina Benigni

Il 12 dicembre 2020 salpavamo insieme alla volta di questo viaggio fra libri, poesie, riflessioni, paesi del mondo e posti del cuore. Non sapevamo dove saremmo giunti, né come ci saremmo arrivati, sapevamo, però, che era necessario partire, spiegare le vele e lasciarle gonfiare dalla brezza del nostro sentire, senza rotta, né mappa, perché l’unica rotta possibile è il Viaggio stesso.

Spero di essere riuscita a farvi compagnia in questi mesi incredibili, tremendi e meravigliosi, nei quali ognuno di noi, giorno dopo giorno, ha portato avanti il proprio cammino, trasformandosi, spero, senza sosta. Ci siamo scritti, ci siamo letti, ci siamo districati fra gli impegni quotidiani per ritrovarci qui ogni sabato, come le foglie che cadendo, o volteggiando spinte dal vento, tornano sempre alla radice.  In questo viaggio nel quale ci siamo tenuti “virtualmente” per mano, siamo stati in Italia, in Cina, tra le montagne della Resistenza, nei passi infiniti dei migranti e dei viandanti, fra le rime di un verso e in tanti altri posti, reali e sognati, tutto, in fondo, per dedicarci alla ricerca continua dell’Isola Sconosciuta, quella di cui parla Saramago, e della Spiaggia dei Sogni dell’ “Onda Perfetta”,  luoghi a cui tutti tendiamo pur senza saperlo.

Ho cercato di farvi conoscere autori e autrici in base alle mie esperienze e alle mie conoscenze, che grazie a voi ho avuto la possibilità di ampliare, ed è sempre grazie a voi se, oggi, ho ancora più voglia di leggere e di scoprire cose e parole nuove. Ma, più di tutto, voglio ringraziarvi perché di settimana in settimana, scrivendo, sono riuscita a conoscermi sempre meglio e a scoprirmi sempre nuova. Perciò grazie a voi e, soprattutto, a Lié Larousse, che con i suoi capelli rossi profumati, la sua risata contagiosa e la sua dolcezza infinita, mi ha fatto dono di questa splendida possibilità, direttamente a “casa sua”: mi ha donato un posto dove ricercare e ricercarmi, dove far sentire la mia voce, con tutto il coraggio che serve, quello che lei riflette in ogni parola che scrive. Grazie.

Giugno è sempre stato il mese degli “arrivederci”, delle separazioni, delle serate in pizzeria per dirsi: “Ciao! Passa una bella estate.”  Giugno profuma di malinconia e sale sulla pelle, profuma di grattachecche sul lungotevere e maturità. Dietro a tutti questi profumi, però, si cela un retrogusto dolce e amaro di settembre e di scelte che verranno, perché settembre, si sa, è il mese delle scelte e del procrastinare, un po’ come gennaio, ma più bello.

E dunque, anche il “nostro” giugno è arrivato e a me non resta che salutarvi, cari compagni e care compagne di viaggio. Vi saluto e vi auguro di passare una bellissima estate, un’estate vera, pura, un’estate in cui spero possiate soprattutto trovare Tempo: tempo per la gioia, tempo per mettere in disordine e poi riordinare, tempo per la tristezza, tempo per fare un pensiero al tramonto ed uno all’alba, tempo per sognare e leggere un bel libro, tempo per fare ed essere ciò che volete. Vi auguro di imparare cose nuove ogni giorno, di imparare a fare spazio, e di amare, tanto e sempre. Vi auguro e mi auguro, permettetemi, di “togliere il rospo dal cuore”, quello di cui parla Antonio Gramsci nella lettera del 27 giugno 1932 alla sua amata Iulca.

Carissima Iulca,

ho ricevuto i tuoi foglietti, datati mesi e giorni diversi. Le tue lettere mi hanno fatto ricordare una novellina di uno scrittore francese poco noto, Lucien Jean, credo, che era un piccolo impiegato in una amministrazione municipale di Parigi. La novella si intitolava In uomo in un fosso. Cerco di ricordarmela.

Un uomo fortemente vissuto, una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo aveva un po’ allucinato. Uscito dal ritrovo, dopo aver camminato un po’ a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po’ spaventato e non si mosse, per timore di precipitare ancora più in fondo. I cespugli si ricomposero su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo considerava ancor vivo). Passarono le ore; si avvicinò il mattino e i primi bagliori dell’alba, incominciò a passare gente.

L’uomo si mise a gridare aiuto. Si avvicinò un signore occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo gabinetto sperimentale. Che c’è? Domandò. – Vorrei uscire dal fosso, rispose l’uomo. – Ah, ah! Vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre così l’ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per le leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! – E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato.

Si sentono altri passi. Nuove invocazioni dell’uomo. Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: ah, ah! Sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire come ho fatto io? – E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale.

E poi passò un artista, che gemette perché l’uomo voleva uscire dal fosso: era così bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era così patetico! E passò un ministro di Dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa.

Così l’uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscì dal fosso con le sole sue forze. – Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sì: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere più forte.

Non credo che ci sia neanche un po’ di disperazione in questi sentimenti: credo che siano molto assennati. Occorre bruciare tutto il passato, e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarci schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservarne solo ciò che fu costruttivo e anche bello. Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore.

Cara Iulca, ti abbraccio teneramente.

(Lettera di Antonio Gramsci a Giulia Schucht, 1932)

Grazie! Buona estate! Vi abbraccio più forte che posso.

Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

Andando – Guido Catalano

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Tristezza chiama tristezza
e cane chiama cane
bacio chiama bacio
ma sole chiama luna
il vino si trasforma in sangue
e le lacrime in gazzosa.
Tu oggi a pranzo
eri carina e/o bella senza voce
con quei pantaloni da uomo
e le toppe ai gomiti.
Non dovrebbe comunque essere legale
alzarsi dal letto quando fa ancora buio.
Io chiamo te
e tu chiami me
pronto mi senti?
silenzio chiama assenso
e vorrei portarti al lago
far l’amore sul pontile
come in quei film
sai quei film con i laghi
e con i pontili?
Oggi in viaggio
verso il profondo est
ho trovato la tua sciarpa grigia e nera
nel mio zaino con il tuo odore
son quelle piccole fortune
che ti aiutano la vita.

365 giorni, Libroarbitrio

“In tutte le mie azioni” Paul Fleming

William Whitaker

Vado in terre lontane
per la missione
che mi ha assegnato.
La sua benedizione
capir mi farà il bene
e il giusto a favor del mondo.
Quando sarò nel deserto,
sarò vicino a Cristo
e Cristo vicino a me.
Chi aiuta nei pericoli
saprà bene proteggermi
là così come qua.

365 giorni, Libroarbitrio

“Come di fossili e farfalle” Alessandro Baricco

Anne-Marie Zilberman - Larme d'or
E a proposito della quale ieri un vecchio amico mi ha chiesto, candidamente, se c’entrava qualcosa con le vicissitudini che mi stanno uccidendo in questi mesi e cioè nello stesso periodo in cui mi ritrovo a raccontare questa storia che, pensava il vecchio amico, poteva anche avere a che fare con la storia di ciò che mi sta uccidendo. La risposta giusta – no- non era difficile da dare, eppure sono rimasto in silenzio e non ho risposto niente, e questo perché avrei dovuto spiegare come tutto quello che scriviamo c’entra naturalmente con cosa siamo, o siamo stati, ma per quanto mi riguarda non ho mai pensato che il mestiere di scrivere si possa risolvere nel confezionare in modo letterario gli affari propri, col penoso stratagemma di modificare i nomi e talvolta la sequenza dei fatti, quando invece il senso più giusto di quello che possiamo fare mi è sempre parso mettere tra la nostra vita e quel che scriviamo una distanza magnifica che, prima prodotta dall’immaginazione, poi colmata dal mestiere e dalla dedizione, ci porta in un altrove dove risultano mondi, prima inesistenti, in cui quanto c’è di intimamente nostro, inconfessabilmente nostro, torna ad esistere, ma a noi quasi ignoto, e toccato dalla grazia di forme delicatissime, come di fossili e farfalle.

365 giorni, Libroarbitrio

“Odio i miei limiti” Loris Giorgi

il pensiero del mare
Osservo annegare i miei pensieri nell’oceano
come demoni nell’acqua santa
e ad ogni urlo
il mio corpo e la mia mente
sono più leggeri.
Odio i miei limiti
a tal punto d’avere notti insonni,
ne respiro il veleno
e assorbo tutti i suoi risvolti.
Acre desolazioni fanno da cuscino 
ai pesanti pensieri
in uno squarcio di noia.
Ormai stanco regalo il peso della mia anima al vento.
Ritornando a volare.
Ma nuovi pensieri mi ancorano al suolo 
in un batter di ciglia
rendendomi nuovamente fragile.
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“Viaggi nell’universo dell’anima” Albert Hofmann

L'ora del tè

Un’insolita trasformazione del mondo esterno fu il primo segnale che si manifestò dopo trenta minuti dall’ingestione dei funghi. Ogni cosa cominciò ad assumere un’impronta messicana. Poiché ero consapevole che l’origine geografica dei funghi mi avrebbe sollecitato a immaginare solo scenari messicani, mi proposi di osservare la realtà esterna nella sua configurazione abituale. Nondimeno, tutti gli sforzi volontari tendenti a inquadrare le cose nella loro forma familiare si mostrarono inefficaci. Sia che i miei occhi fossero chiusi o aperti, potevo scorgere soltanto motivi e colori messicani. Il medico che controllava l’esperimento si chinò su di me per rilevare la pressione sanguigna, e in quel momento vidi un sacerdote azteco, e non mi sarei sorpreso affatto se avesse tirato fuori un coltello di ossidiana…

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Lié Larousse e il Guerriero Poeta

L.L.

Lié Larousse nasce in un circo itinerante tra stoffe di taffetà ruvida seta in baco e carta straccia. Non sa che giorno fosse né l’anno né la direzione che prese il treno, forse spinto sulle rotaie dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un’ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell’ammasso di ferro legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, bestie, lustrini e paillette.

– Lié faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma fuori di qui cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me, chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più – .
Mr Freak, bellissimo, alto l’inimmaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, appena la vedeva sbucare dal nulla la spostava di lato col bastone argenteo imperando -Fsthgrfth!- .

Lié continuò a chiedere.

Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, a Sir Amour il clown così tanto triste d’esser meravigliosamente felice,  al mangia fuoco Evviva con la tutina gialla aderente e le polpette puzzose di petrolio, alla signorina Edena la donna più bella dell’universo con tre capezzoli, ai due antichi teatranti Ostilis, a Cano lo straordinario pianofortista quadrupede, al triste Robért col trucco sempre al contrario e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare.
Nulla.
Nebbia .
Ombre.
Ogni risposta una chiusura di porte senza maniglie.
Inerme ad ogni ingresso riappariva lui, bellissimo, ad attenderla sempre, l’incomprensibile Mr Freak.

Ma si narra che fu all’imbrunire di un tempo senz’etere, che un uomo, con la mascella serrata e gli occhi di sangue, vestito di cicatrici d’acciaio salì sulla carrozza 17 di quel malridotto treno. Stese una coltre di cellulosa ricoprendo l’intera cabina che iniziò a riempirsi d’acqua di mare e le sue mani elettrizzate dalle correnti vorticarono una tempesta di dipinte parole e pesci mille colori nuotavano balzando di vagone in vagone e sabbia dorata ondeggiava nella forma dei desideri e zampilli d’acqua cristallina si infrangevano contro lamiere e corpi componendo musica di tutte le note. Gli abitanti del treno si precipitarono ad ammirare la magia, e tra chi applaudiva entusiasmato e chi vociferava pettegolezzi la voce dell’incomprensibile Mr Freak, bellissimo, alto l’immaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, mise tutto a tacere imperando:
– Lié, lui è il Guerriero Poeta. Tuo Fratello! –

Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, vi presento storie di genti del mondo, com’erano e in astratte forme come saranno, qui, dietro le quinte di questo palcoscenico fluttuante leggerete l’idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce. Col mio unico ricordo. Vero. Solo mio. Che d’improvviso di giorno o in sogno m’appare, col profumo caldo di neve silenziosa e sale marino.

Lulù

Come è nel vostro verbo
sarò acqua
liscia e trasparente
 fluirò via
mescolerò cammini

e gradino 
dopo gradino
scoprirò chi sono
creando già da ora
il mio oggidomani
grazie 
Guerriero Poeta.
Lié

365 giorni, Libroarbitrio

L’Antidoto V.K & J.T

Carrareccia

Vincent hai appena infranto tutte le regole. Non interagire con nessuno, non..

 Conosco le regole le ho stabilite io ok. Sono passati anni comincio a sentirmi in prigione qui.

In quale prigione c’è uno schermo piatto e una Xbox e, se davvero vuoi tornare libero, per quale ragione hai smesso di prendere l’antidoto?

Vuoi sapere perché? Qual’è la definizione di follia J.T.?
Fare continuamente la stessa cosa e ogni volta aspettarsi un risultato differente, ecco perché!
E questo è tutto J.T.
Questa è la mia vita.

Ok. ok. Dico solo che. Se quelli iniziano a farsi delle domande, e peggio, se lui ti crede vivo, siamo entrambi morti, e non intendo morti su un pezzo di carta, ma morti nel senso, morti davvero.

365 giorni, Libroarbitrio

” Il lato oscuro del cuore” Corrado Augias

“Deborah adesso non si limitava più a pulire il pavimento e a rigovernare le tazzine. Si muoveva con disinvoltura alla macchina dell’espresso, aveva imparato le infinite varianti delle capricciose preferenze dei clienti in fatto di caffè: lungo, corto, macchiato, schiumato, bollente, tiepido, al vetro, in tazza grande, perfino americano ristretto, puro paradosso se preso alla lettera.
Come diceva Roberto, facendo un po’ il verso a De Gaulle, non si può governare un Paese dove esistono decine di varietà differenti di caffè.”

 

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“Voyage Voyage” Soap & Skin

Au dessus des vieux volcans, 
Glisse des ailes sous les tapis du vent, 
Voyage, voyage, 
Eternellement. 
De nuages en marécages, 
De vent d’Espagne en pluie d’équateur, 
Voyage, voyage, 
Vole dans les hauteurs 
Au dessus des capitales, 
Des idées fatales, 
Regarde l’océan… 

Voyage, voyage 
Plus loin que la nuit et le jour, 
Voyage
Dans l’espace inouï de l’amour. 
Voyage, voyage 
Sur l’eau sacrée d’un fleuve indien,
Voyage
Et jamais ne revient. 

Sur le Gange ou l’Amazone, 
Chez les blacks, chez les sikhs, chez les jaunes, 
Voyage, voyage 
Dans tout le royaume. 
Sur les dunes du Sahara, 
Des iles Fidji au Fujiyama, 
Voyage, voyage, 
Ne t’arrêtes pas. 
Au dessus des barbelés, 
Des coeurs bombardés, 
Regarde l’océan. 

Voyage, voyage 
Plus loin que la nuit et le jour, 
Voyage 
Dans l’espace inouï de l’amour. 
Voyage, voyage 
Sur l’eau sacrée d’un fleuve indien, 
Voyage 
Et jamais ne revient. 

Au dessus des capitales, 
Des idées fatales, 
Regarde l’océan. 

Voyage, 
Plus loin que la nuit et le jour, 
Voyage 
Dans l’espace inouï de l’amour. 
Voyage, voyage 
Sur l’eau sacrée d’un fleuve indien, 
Voyage 
Et jamais ne revient 


Attendez Afrique
L.L.