365 giorni, Libroarbitrio

L’AVVOCATO E SCRITTORE CLAUDIO VOLPE CI SPIEGA LA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE IN MERITO ALLO STUPRO DI GRUPPO (video nel link)

Perché non è possibile che ad oggi, in quest’epoca di super tecnologie avanzate e straordinarie scoperte spaziali, siamo un popolo che crede agli asini volanti senza nemmeno alzare lo sguardo al cielo, e constatarne la veridicità, perché fissi e fissati sugli schermi di smartphone, o davanti alle televisioni a farci imboccare dalla “mala informazione” che purtroppo è oggi la piaga della maleducazione informatica che ci trasmettono Tg e giornalisti affamati della nostra stessa ignoranza che dilaga. Perché tanto alla fine è sempre colpa della notizia fake o della superficialità altrui, e allora, impariamo noi per primi a non dare per scontato che siano vere tutte le notizie che ci passano sotto il naso, impariamo ad aprire vocabolari e qualche vecchio libro di scuola che forse non fa male, informarci noi in prima persona, prima di divulgare una notizia leggiamo, studiamo, magari googoliamo, alla ricerca della conoscenza.

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In merito alla sentenza della corte di cassazione in merito allo stupro di gruppo dichiarata spregevole dai mass media, che sicuramente a rigor di fatto non sanno nulla di Diritto ma che si avvalgono della loro ignoranza per divulgare una notizia falsa e la conseguente sfiducia del cittadino nella giurisprudenza, vi consiglio di ascoltare la spiegazione dell’avvocato e scrittore Claudio Volpe:

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Viaggio di una bambina Astronauta – Lié Larousse

Amiciiii

.così bello
guardatelo
l’aria sua spossata
rallenta il respiro
così vero
intona colori come canzoni
non ti fa sentire solo mai
con i suoi veli di nuvole
nasconde tenebre
verità tristi
felicissime bugie
che a volte lava via
semplicemente piovendo
o con fredde folate di vento
scompiglia capelli
e quando il sole è allo Zenit
gli occhi bagnando,
il cielo
e la sua luce.

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Verità – Loris Giorgi

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Quel giorno
non molto lontano
quando i nostri sguardi
le nostre voci
e i nostri sensi danzeranno
nuovamente insieme
la gioia uscirà fuori,
da tutti gli angoli bui dell’anima.

L’euforia
come luce in una grotta
filtra attraverso me
fermando il tempo
in quest’attesa
riempiendomi di vita.

365 giorni, Libroarbitrio

Mentira – Manu Chao

…Bugia ciò che dice
bugia ciò che da
bugia ciò fa
bugia la bugia
bugia la verità
bugia quello che cuoce sotto all’oscurità
bugia l’amore
bugia il sapore
bugia ciò che manda
bugia comanda
bugia la tristezza quando comincia
bugia non si va.
Bugia, bugia
La bugia…
Bugia non si cancella
bugia non si dimentica
bugia, la bugia.
Bugia quando arriva
bugia mai se ne va
bugia la bugia
bugia la verità.
Tutto è bugia in questo mondo.
Tutto è bugia anche la verità.
Tutto è bugia io mi dico.
Tutto è bugia, perché lo sarà?

Mentira lo que dice
Mentira lo que da
Mentira lo que hace
Mentira la mentira
Mentira la verdad
Mentira lo que cuece bajo la oscuridad
Mentira el amor
Mentira el sabor
Mentira la que manda
Mentira comanda
Mentira la tristeza cuando empieza
Mentira no se va
Mentira, Mentira
La Mentira…
Mentira no se borra
Mentira no se olvida
Mentira, la mentira
Mentira cuando llega
Mentira nunca se va
Mentira la mentira
Mentira la verdad
Todo es mentira en este mundo
Todo es mentira la verdad
Todo es mentira yo me digo
Todo es mentira ¿Por qué será?

Manu Chao foto by Raùl

365 giorni, Libroarbitrio

“Io sono uno” Luigi Tenco

J.Ruther

Io sono uno
che parla troppo poco,
questo è vero
ma nel mondo c’è già tanta gente
che parla, parla, parla sempre
che pretende di farsi sentire
e non ha niente da dire.

Io sono uno
che non nasconde le sue idee,
questo è vero
perché non mi piacciono quelli
che vogliono andar d’accordo con tutti
e che cambiano ogni volta bandiera
per tirare a campare.

Io sono uno
che parla troppo poco,
questo è vero…

365 giorni, Libroarbitrio

“E tu che hai nella bocca le dolcezze” Muhammad

Muhammad internet point

E tu che hai nella bocca le dolcezze
uno dei tuoi malati ti domanda,
che dalla bocca tua ne beva un sorso.

Quando sarà per lui l’ora del sonno,
ché ai tuoi quegli occhi suoi tolsero il sonno?

Quanta guerra per te, notte su notte,
e quanti assalti disperati. Quanti per me
i desideri di te, gli sgomenti.

Concedo a me di svegliarti, nemica.
Che il tuo cuore morto lo voglia, ti concedi.

Attenta, anima mia, che un’altra a lui interessa
ed uguale sarà un’altra volta ancora
darti uguale dolore. Attenta, attenta.

Tu che passi di qui e ti siedi
per far passare il tempo sorridi felice
e lo attendi lui che non arriva mai.

Io se lascerò che amore apra la porta
strapperò cuore dal petto; e sarò come te
innamorato del nulla, e tu che hai nella bocca le dolcezze
sopportala la verità ora.

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“Adrienne Mésurat” Julien Green

Bar aux le Folies Berger - Manet

In piedi, le mani dietro la schiena, Adriana guardava il “cimitero”. In casa Mesurat così chiamavano un gruppo di dodici ritratti appesi in sala da pranzo sopra una credenza, uno presso l’altro, in modo da coprire tutta una parete. Si contavano sette Mesurat, tre Serre e due Lécuyer, membri di famiglie imparentate ai Mesurat, tutti morti.
Fatta eccezione per un dipinto del quale riparleremo, erano di quelle fotografie come se ne faceva venticinque anni fa, aride e fedeli, nelle quali il volto appariva su un fondo bianco senza che un’ombra indulgente ne addolcisse i difetti; la verità sola parlava il suo duro linguaggio.

 

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“Ecce Homo” il bene dirottato di Nietzsche

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Nietzsche si considera un fautore del male solo in un ben preciso contesto: in contrasto con ciò che gli uomini definiscono bene. Dunque egli scrive:

Se l’animale d’armento brilla nello splendore delle più pure virtù, l’uomo eccezionale deve per forza essere degradato a malvagio.
Se la falsità pretende a ogni costo che la sua ottica sia chiamata “verità” , l’uomo propriamente veritiero lo ritroveremo sotto i nomi peggiori.

Ecce homo è l’ultima opera compiuta di Nietzsche prima della follia, scritta, nelle sue grandi linee, in tre settimane di immensa esaltazione dell’autunno 1888, a Torino. La pubblicazione di questo testo fu ritardata dalla sorella fino al 1908 – e non è difficile intuirne la ragione: in poche pagine qui Nietzsche pone le esigenze estreme del suo pensiero, esaspera i termini dell’accusa e dell’affermazione; fra l’altro è la Germania, e soprattutto lo spirito dell’Impero germanico, a essere qui vittima di un attacco che per virulenza e acutezza non è stato finora superato. Ma dietro questa drasticità della formulazione, dietro il grandioso gesto teatrale che regge il tutto, molte cose sono da scoprire in questo testo misterioso, dove Nietzsche stesso vuole configurare il proprio destino, dove anche la sua arte labirintica dà una prova suprema – e non meraviglia che molti si siano spersi nei meandri di queste poche pagine. Di fatto, Ecce homo è stato sempre uno dei testi più dibattuti di Nietzsche, di esso sono state proposte le definizioni più discordanti: proclama cosmico? documento psicopatologico? autoritratto? pamphletantitedesco?
Certo è che quest’opera è un unicum e con essa deve confrontarsi alla fine chiunque si avvicini a Nietzsche: vi troverà un essere che con la sfrontatezza del buffone e del veggente annuncia cose che in buona parte aspettano ancora di essere capite.

365 giorni, Libroarbitrio

Il Meneghino

Roma 17 aprile 2013

Nato a Milano nel 1630, Carlo Maria Maggi frequenta a Brera la scuola dei gesuiti conseguendo la laurea in lettere.

La sua produzione in lingua dialettale inizia con testi e libretti per musica, e con una raccolta di Rime  in accordo con la nascente poetica arcadica.

Scrive in un secondo momento quattro commedie in milanese e un atto unico, in cui avanza una critica mordace nei confronti della società del suo tempo.

La sua opera assume un carattere rivoluzionario per l’uso dialettale della lingua, utilizzata non per fini caricaturali, ma come strumento “par dì la veritae”, espressione di lealtà e di autentica aderenza alla realtà.

Diviene così commediografo e poeta dialettale caratterizzato dalla creazione di una maschera, il Meneghino, il servo diventato simbolo della città di Milano, che presto diviene anche il simbolo dell’umile popolano milanese, schietto di natura e onesto, sensibile e generoso.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

La prosa d’arte

Roma 30 marzo 2013

La categoria della prosa d’arte è stata catalogata come  mezzo di riferimento per intendere e distinguere alcuni autori del Seicento. Fra tutti i maggiori esponenti di questa corrente sono Francesco Fulvio Frugoni, Giovanni Agostino Lengueglia e Daniello Bartoli, consacrato come stilista in senso negativo e in senso positivo da una secolare ammirazione.

Sono scrittori per i quali la tecnica letteraria a un valore preminente e sollecita un impegno particolarmente acuto. Il gusto e il gioco delle metafore può distendersi, moderarsi e risolversi in un trasporto di simboli nel Bartoli, ma non mancare del tutto in nessuno.

Dal rapporto diversamente calcolato tra descrizione  e metafora deriva la caratteristica di questo stile e insieme la differenza fra l’uno e l’altro scrittore. I temi e la direzione intellettuale o ideologica del Bartoli e del Frugoni li avvicinano alla prosa saggistica e di fantasia morale che in Europa dava prova di sé nei grandi esempi da Montaigne e Quevedo.

Ma questi scrittori italiani si impongono per brani e per frammenti, avvicinando alcuni scritti, come quello del Bartoli, alla prosa scientifica e a Galilei.

Gli aspetti contraddittori della società italiana si possono conoscere nella differenza che corre tra il movimento della prosa galileiana, che contempla e cerca la novità come verità e non come bizzarria e meraviglia, e il gioco di eleganti ed immobili specchi della prosa d’arte.

A domani

LL