365 giorni, Libroarbitrio

Poesie sparse – Rilke

foto di Luca - Davide- Lié - Venezia luglio 2016

(giocano i capelli in barca/col vento gli schizzi lagunari – L.L.)

Tutto tenevo aperto di me,
dimenticavo
che fuori non ci sono solo cose ed animali
sempre in sé intenti,
il cui occhio sporge
dal cerchio della loro vita appena
come fa un quadro dalla sua cornice;
che da ogni parte in me lasciavo irrompere
sguardi,
curiosità,
pensieri senza posa.

Poi succede
si formano occhi nello spazio
e vedono, il puro esistere mio.

365 giorni, Libroarbitrio

Senza nessuna pietà

Ecco vedete, questo è quello che accade realmente nella vita:

C’è l’Uomo Gigante con il cuore della sua stessa stazza, le larghe spalle, con lo sguardo al sole e i piedi che cercano di incamminarlo nel percorso molto spesso intriso d’ostacoli, buio, continuamente  sull’orlo del precipizio ma giusto per quello che sono i suoi valori, i suoi principi.

E fra tutta la gente si distingue che pare una roccia, indistruttibile.

E c’è l’Uomo Piccolo, con il cuore della sua stessa stazza, chiuso nelle spalle, con lo sguardo all’asfalto ad inseguire i suoi piedi che inseguono altri piedi che vanno per tante strade, a volte tortuose certo, ma il più delle volte lisce e comode che si lasciano camminare facili che è un piacere e quasi un peccato cambiare via, e i principi e i valori sono ornamenti come fiocchi natalizi che riponi e ritrovi all’occorrenza.

E fra tutta la gente non lo si vede neanche, mimetizzato meglio di un camaleonte.

E poi la strada converge l’Uomo Gigante a l’Uomo Piccolo.

E qui finisce la storia.

E sì.

Perché quando un uomo come l’Uomo Gigante incontra un uomo come l’Uomo Piccolo, per lui, l’Uomo Gigante, non c’è più scampo.

Nessuna strada è più giusta, né più sbagliata.

Senza nessuna pietà.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Elegia romana” Goethe

Asako

Ma la notte ad Amore mi dedico e ad altre cure:
resto a metà col sapere, ma doppio è il piacere.
Forse non è scienza spiare le forme del caro seno
e portar la mano giù lungo i fianchi?
Solo allora capisco;
vedo con occhio che sente, sento con mano che vede.

365 giorni, Libroarbitrio

“Il Profeta” Gibran

Passparnous

E con questa confidenza e conoscenza che dico,
Non siete racchiusi nel corpo, confinati in case e campi.

Quel che voi siete dimora nelle montagne e corre col vento.

Non è cosa che striscia nel sole per il calore o scava buche nel buio per sicurezza,
Ma una cosa libera, uno spirito che avviluppa la terra e si muove nell’etere.

Se queste parole sono vaghe, non cercate di chiarirle.
Vago e nebuloso è l’inizio di ogni cosa, ma non la sua fine,

Ed io vorrei mi ricordaste come un inizio.
La vita, e tutto quel che vive, è concepito nella nebbia e non nel cristallo.
E chi sa che il cristallo non sia nebbia in disfacimento?

Questo vorrei ricordaste nel ricordarmi:
Ciò che sembra più flebile e informe in voi è il più forte e determinato.
Non è il vostro respiro che ha eretto e rinforzato  la struttura delle ossa?
E non è un sogno che nessuno ricorda di aver sognato, che costruì la vostra città e modellò tutto in essa?
Poteste vedere il flusso di quel respiro, cessereste di vedere altro,

E se poteste sentire il bisbiglio del sogno non potreste sentire altro suono.

Ma non vedete, non sentite, ed è bene.
Il velo che copre i vostri occhi sarà sollevato dalle mani che l’hanno tessuto,
E la creta che chiude le vostre orecchie sarà forata dalle dita  che l’hanno impastata.
E vedrete,
E udirete.
Non deplorerete di aver conosciuto la cecità, non rimpiangerete di essere stati sordi.
Perché in quel giorno saprete i segreti propositi in ogni cosa,
E benedirete l’oscurità come la luce. 

365 giorni, Libroarbitrio

Upanisad

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Chi sospinge il pensiero nel suo volo?
Chi suscita il primo respiro?
Chi anima la parola pronunciata?
La vista, l’udito…quale dio li comanda?

L’udire dell’udito,
il pensare del pensiero,
il parlare della parola,
il respirare del respiro,
il vedere della vista!
I saggi che vanno al di là di queste cose,
lasciato questo mondo, diventano immortali.

Là la vista non arriva,
né la parola, né il pensiero.
Non sappiamo, né comprendiamo
come ciò si possa insegnare.
E’ diverso da quello che ci è noto
e supera anche l’ignoto.
Così abbiamo udito
dalle lezioni degli antichi.

Ciò che è inesprimibile con la parola,
ciò che permette alla parola di esprimere,
questo in verità conosci come Brahman,
non ciò che la gente venera.

Ciò che è impensabile con il pensiero,
ciò che permette al pensiero di pensare,
questo in verità conosci come Brahman,
non ciò che la gente venera.

Ciò che è invisibile con la vista,
ciò che permette alla vista di vedere,
questo in verità conosci come Brahman,
non ciò che la gente venera.

Ciò che con l’udito non si può sentire,
ciò che permette all’udito di udire,
questo in verità conosci come Brahman,
non ciò che la gente venera.

Ciò che non è respirato dal respiro,
ciò che permette al respiro di respirare,
questo in verità conosci come Brahman,
non ciò che la gente venera.