365 giorni, Libroarbitrio

“Ganimede” Johann Wolfgang Goethe

Dalì

Se potessi tenerti
tra queste braccia!

Al tuo petto, ahimè,
spasimo e languo,
le tue erbe, i tuoi fiori
al mio cuore si stringono.
Tu rinfreschi la sete
ardente del mio petto,
dolce vento dell’alba,
amoroso l’usignolo mi chiama
dalla valle di nebbia.

Eccomi! Vengo!
Ma dove, ahimè, dove?
In alto! in alto! lassù!
Aeree le nubi
discendono, si chinan le nubi
all’amore che anela.
A me, a me!
Nel vostro grembo
in alto, lassù!
Abbracciato v’abbraccio!

365 giorni, Libroarbitrio

Saffo

nebulosa

“Alcuni la dicono figlia di Simeone, o di Camone, o di Eutarco; altri, infine, di Scamandrònimo. Nativa di Ereso, in Lesbo, poetessa lirica, nata verso il 630 a.C., nell’epoca del grande  Alceo, poeta anch’esso che la soprannominò “Usignolo”. Andò sposa a Cèrcila, un uomo molto ricco. Ma esistette anche una Saffo, nativa di Mitilene, in Lesbo. Costei, per amore di Faone, si gettò in mare dalla rupe di Leucade. Alcuni affermano che ogni sua poesia sia dedicata a questo loro grande amore.”

Policromo trono antimorte Afrodite
figlia di Cielo, doloso telaio, te, accarezzo:
non imbrigliarmi in amarezze e ansie,
o Forza, questa febbre!

No! Devi apparire. Ora: se in passati giorni
sentivi i miei richiami nelle altezze,
e mi dicevi sì! Lasciavi padre, casa,
e fosti qui

guidando il carro d’oro. Passeri d’amore erano
il tuo volo rasente  terre buie,
teso gorgo d’ali che rigano
l’azzurro.

Eccoli! Qui! Tu, Miracolosa
ridente in occhi viva vita
mi domandavi il nuovo patimento, il senso
del mio nuovo grido

oggetto d’assoluto desiderio mio,
febbre del mio io bruciato “Chi dovrei piegare
all’intimità con te? Chi non è leale
con te, Saffo?

Chiaro: se fugge, veloce ti pedinerà.
Se non prende doni, doni donerà.
Se non ti sente sua, intima da ora ti vorrà,
anche se non hai intenzione…”.

Vieni, per me. Adesso. Toglimi pesi
di desolazione. Quanto la mia febbre brama
che maturi, tu maturalo! Adesso! Tu, dea,
battiti per me!

La sua arte era un assolo ispirato, di getto, un ricamo di parole  e di note sempre nuovo, che dipingeva sentimenti e battiti del cuore istantanei, ricordi di pochi minuti fa, il calore di una vita in diretta che nessuna mediazione appanna. Tutto cristallo puro, semplice, presente. Il presente è il tempo verbale di Saffo. Al presente lei prega, si tormenta, assapora l’attimo, dolce o acre che sia.

E allora penso che magari Amore è questa semplicità dell’essere Sé nell’Io che necessita solo della parola silenziosa della scrittura, che diviene voce quando colui che ispira tali turbinanti folli accorati impudici sinceri sentimenti ne legge tra le labbra il sospiro abbeverandosi l’animo e il cuore.

Magari Amore è la pace che gli dona questo mio dolce pensarlo.

Magari Amore è la pace del pensarlo a me vicino.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Dolce colloquio” di Enrico Panzacchi

Roma 6 febbraio 2014

Enrico Panzacchi

Tranquille si movean l’acque del fiume
riflettendo le bianche
nuvole e del tramonto il roseo lume;
e noi due solitari, anime stanche,
senza far motto guardavam  dal ponte
anche un giorno morire,
e più lunghe cader l’ombre dal monte,
e le nebbie dal pian lente salire.
Io non dissi d’amarvi. Errava il guardo
sulle onde e i greti erbosi;
gemean per l’aria i passeri in ritardo
cercando i nidi fra le acacie ascosi;
e le campane da lunge squillanti
mi faceano pensare
all’erbe di romiti camposanti,
a profumi di fior sovra le bare;
ed esalar parea dal verde suolo
una canzone antica,
che avea del flauto, avea dell’usignolo,
avea carezze di parola amica.
Io non dissi d’amarvi,  e non cercai
ne’ vostri occhi profondi
(occhi soavi che tacendo amai
dal tempo che li vidi) i vagabondi
pensieri della mente e la divina
malinconia d’amore.
Era pago d’avervi a me vicina;
e vi sentìa cantar dentro il mio core.

A domani
Lié Larousse