365 giorni, Libroarbitrio

Il poemetto eroicomico

Roma 12 aprile 2013

” La secchia rapita”

Il poemetto si svolge nel quattordicesimo secolo,  l’autore riporta un fatto reale della storia dell’Italia con aggiunta di riferimenti polemici riguardanti la sua vita.

La vicenda inizia con l’incursione dei bolognesi nel territorio dei modenesi, i quali, dopo aver rincorso gli assalitori sin dentro la città di Bologna, riescono a portar via, di nascosto, un secchio calato in un pozzo.

Ma i bolognesi pretendono in dietro il recipiente.

Per questo motivo, offrono ai modenesi una terra in cambio del secchio.

Il rifiuto di questi ultimi dà inizio alla guerra.

Subito i due schieramenti cercano alleanza con varie città. Anche le divinità, nel corso della battaglia, interverranno a favore di uno o dell’altro esercito.

Dopo numerose liti, le due armate si affrontano direttamente.

Il re Ezio, di parte modenese, subisce il tradimento dei suoi soldati che, nel tentativo di rubare le castagne e le noci  inviate dai fiorentini ai bolognesi, si disperdono.

Egli viene così catturato dai nemici.

Il coraggioso conte di Culagna, invece, riesce a fuggire dalla mischia e a portare ai suoi compagni la notizia del rapimento del re.

I Modenesi sono presi dallo sconforto, ma li rimprovera la bella e coraggiosa Renoppia. Infastidita a causa della loro codardia, la giovane, con un gruppo di donne, decide di portare lo scompiglio nell’esercito bolognese.

Modenesi e Bolognesi stabiliscono una tregua di dieci giorni.

Poco dopo, un’ambasceria bolognese viene a proporre degli scambi: barattare la secchia con alcuni prigionieri.

Intanto, un misterioso e magico cavaliere sfida gli avversari per avere la mano della bella Renoppia, ma viene battuto dal conte di Culagna.

Al conte Culagna si susseguiranno, da qui in poi, una serie di accaduti tragicomici.

L’uomo s’innamora di Renoppia e, per questo motivo, cercherà di avvelenare la moglie.

Una volta finita la tregua, la guerra riprende fino all’interruzione da parte del legato papale.

Scritto da Alessandro Tassoni nel 1614, il poemetto eroicomico ” La secchia rapita” consacra un nuovo genere di poesia.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Moderno o Classico?

Roma 6 marzo 2013

Tassoni e la critica antipetrarchistica

In Italia a partire dal secolo XVI iniziano a svilupparsi movimenti letterari con la questione aperta sulla validità di un proseguimento letterario basato sulla modernità o sulla classicità. Dopo le esperienze letterarie di Bembo e Castiglione, nel 1542 Speroni pubblica il  Dialogo delle lingue, in cui esalta la forza della lingua volgare rispetto al latino, a seguire nel 1620  Alessandro Tassoni scrive il  Paragone degli ingegni antichi e moderni, una minuziosa opera di indagine comparativa in ogni campo dell’arte  e del sapere. Tuttavia il Tassoni si dedicherà alla revisione del culto rinascimentale del Petrarca.

Le tassoniane  Considerazioni del Petrarca sono non solo un commento al Canzoniere  e ai Trionfi ma un’opera anch’essa di a spiegare le novità del suo atteggiamento polemico verso il poeta trecentesco con la singolarità delle circostanze che il suo lavoro hanno accompagnato.

Le Considerazioni sono una netta presa di posizione per un ridimensionamento della poesia del passato, un esercizio critico ma insieme una polemica di gusto. Non è un’interpretazione a posteriori, nata dagli elogi degli innovatori, per primo il Marino, che utilizzano la critica tassoniana per la loro battaglia in favore della poesia nuova; è interpretazione presente nel Tassoni stesso, anzi subito esibita nella prefazione : egli nel condurre spregiudicatamente la sua critica ai difetti del Poeta di Laura, vuole combattere

una stitichezza, per così dire, d’una mano do 

zucche secche e che non voglion che sia lecito dir

cosa non detta da lui, né diversamente da quello

ch’egli disse, né che pur fra tante sue rime,

alcuna ve n’abbia che si possa dir meglio. Come

se gli umani ingegni, in cambio di andar

perfezionando e loro stessi e le cose trovate, ogni

di più si annebbiassero e fosse da seguitare la

sacciutezza di certi barbassori che, auggiando gli

usi moderni, vestono tuttavia colle berrette a taglia

e le falde del saio fino al ginocchio.

A domani

LL