365 giorni, Libroarbitrio

Lottiamo per la PACE: OM NAMO BHAGAVATE – Selene Calloni Williams

OM NAMO BHAGAVATE
OM NAMO BHAGAVATE
OM NAMO BHAGAVATE

OM= il suono universale
NAMO= il saluto
BHAGAVATE= il divino nel suo aspetto d’amore e bellezza

Significato della preghiera: Io ti saluto Divino nel tuo aspetto di puro amore, ti saluto in ogni cosa che vedo, che tocco, che percepisco, io ti riconosco in tutto, tu sei il mio ideale, tu sei l’amore, e io ti vedo e ti riconosco in tutto ciò che percepisco.

Oggi e per tutta la settimana, almeno per un minuto, almeno per tre volte al giorno ripetiamo questo mantra, lottiamo per la pace, per l’amore, per la bellezza, facciamo la nostra parte, pratichiamo amore: OM NAMO BHAGAVATE, OM NAMO BHAGAVATE, OM NAMO BHAGAVATE.
Questo è il mantra per la PACE.

di Selene Calloni Williams

Carissimi amici lettori
di seguito vi lascio la diretta della scrittrice e
psicologa immaginale Selene Calloni Williams così da ascoltare lei stessa raccontarvi questo meraviglioso mantra per la pace e dell’OMI
di oggi.

LOTTIAMO PER LA PACE, RESTIAMO UNITI

365 giorni, Libroarbitrio

“La matrona caparbia” Lollo

 film halloween (18)

C’era na vorta ‘na matrona che nun ce stava,

settant’anno pe’ gamba e nun sentilli

che la natura ‘nfame contrastava

co’ botuli, plastiche e atri gingilli.

 

Ma la morte che orchestra er gran finale

vide che era giunta alla fine della vita,

prese i suoi  strumenti e partì pe’ lavorare,

vedenno che drentro era marcita

pe’ quanto fora ‘sta matrona era gioviale.

 

Je se presentò in tenuta, come da prassi,

cor teschio de nero incappucciato,

la farce de lato, er passo strascicato;

vista così spaventava pure i sassi!

 

“Mori!” esclamò la morte e schioccò le dita,

la matrona, ‘nvece, arispose inacidita:

“Mori te vecchia n’famona, io nun ce penso!

Sai quanti sordi ho ‘nvestito a fondo perso?

 

“Guardame teschiaccio, so ‘na pischella

bisturi e silicone m’hanno reso troppo bella!”

“Mucchio de ossa mica me spaventi,

la vita mia, io me la strigno fra li denti!”

 

L’oscura mietitrice rimase esterrefatta:

nessuno mai  avresse detto sino ad ora

che ‘n cristiano de qualunque schiatta

potesse da resiste ar richiam della Signora.

 

Così rimase  a guardasse quella matta,

senza parole, sconvorta e stupefatta,

scosse er capo e tentò ‘n’antra gufata

ma la matrona restava lì, tutta sfrontata…

 

E comme succede a chi fa la voce grossa,

che quanno trova quello che nun abbozza,

fa pippa e tela ar posto de scavaje ‘na fossa,

così, dalla matrona, la morte scappò scossa.

 

La vecchia soddisfatta fece un gran sospiro

“Come sto bene!” pensò “Sto tutta in tiro!”.

E decise de uscire e annare a festeggiare,

ostriche, sciampagne e un pischello da baciare!

 

Ma pe quanto la tenacia sia cura alle cose della vita,

la natura nun se sfida,

e come dice er saggio sulla rassegnazzione:

c’è quarcosa d’eroico ad accettà la situazione!

 

‘Nvece la matrona piano piano,

aretta solo da ‘na folle volontà

ignara e putrefatta se ne annava a festeggià…

nun s’accorgeva pora vecchia pazza

che la gente scappava dalla piazza.

Ar suo passo strascicato,

pure er cattivo se scostava de lato.

 

La matrona  arancava e nun capiva,

perchè la gente urlava e scappava

mentre ‘no sciame de mosche ‘ntorno je ronzava.

Scosse er capo costernata,

“Guarda quanta fretta” esclamò…avariata…

 

e mentre l’acconciatura se aggiustava

la mano fra i capelli je restava,

“Oddio” urlò sconvorta, “la mano mia è ita!”

e mentre urlava pure na gamba era partita.

 

Cadde a terra co’ na piroetta,

e mentre che girava, n’anca se sbiellava,

‘na vecchia marcia e  abietta

che dio solo sa come a campare continuava

e ner mentre…je volò puro ‘na tetta….

 

Insino che arimasero solo due occhioni disperati,

all’interno de un teschio ‘ncastonati,

che fissaveno ‘na scena immobbile e sbiadita

e in  quella triste sorta de non vita,

all’interno de quer cranio  putrefatto,

solo un pensiero rimaneva, nascoto in un anfratto:

“Per dinci! er corpo mio…

con tutto quello che c’ho speso, sant’iddio….”

365 giorni, Libroarbitrio

“Disperazione dell’Essere” Dylan Thomas

Kumi Yamashita

Orecchi  nelle piccole torri sentono,
mani raspare alla porta,
occhi negli abbaini vedono
le dita alle serrature.
Devo aprire o restare
solo fino al giorno della mia morte
non visto da occhi stranieri
in questa bianca casa?

Troppo fiero per morire, avvilito e cieco morì
nella maniera più oscura, senza prendere commiato
un freddo, gentile uomo,
coraggioso nel suo bruciante orgoglio

Ma sopraffatto dal sole, con una mente lacerata
mi soffermo sotto il confessionale di nuvole

In me dieci paradossi compongono una verità…

365 giorni, Libroarbitrio

L’ Imagismo e il Vorticismo

Roma 22 dicembre 2013

Movimento poetico fiorito in Inghilterra e negli Stati Uniti tra il 1912 e il 1917, l’Imagismo ebbe   come capo scuola Ezra Pound, che ne sintetizzò gli obiettivi in una dura opposizione ai canoni poetici  tardo- ottocenteschi e nella scelta di metri e ritmi nuovi che presentassero le immagini non attraverso descrizioni analitiche, ma in sintetici quadri impressionisti.
Insoddisfatto della staticità dei concetti “imagistici”, soprattutto nella restrittiva interpretazione tecnicistica proposta da Amy Lowel, Pound si indirizzò verso il Vorticismo.
Quest’ultimo movimento, sorto in Inghilterra nel 1914 e interrotto dallo scoppio della guerra, ebbe molti elementi in comune con il Futurismo italiano nella poetica del “ritmo immobile”.
Compito dell’arte per i Vorticisti era infatti fissare  gli elementi dinamici della realtà e far quindi coincidere il punto di massima energia con la più assoluta immobilità.

A domani

Lié Larousse