365 giorni, Libroarbitrio

“La paura dell’inverno” Vicenc Llorca

Treccia Lié per E.G.

No, non dire alla foglia che si fermi:
deve venire l’inverno.
Ammucchia la legna, mangia e aspetta,
aspetta l’ora della neve.
Patire il freddo ti condurrà alla casa dell’anima,
ti farà ricordare
il calore di un corpo in un altro corpo,
e il valore della resurrezione.
Forse non credi che dietro l’onda
che muore contro lo scoglio
sta nascendo la forma di una spiaggia,
una baia, un porto?
Quel che rende così duro il morire
è ignorare per sempre la vita,
come un pianeta
traccia l’ellisse di una luce più grande.
Che temi? Forse il non avere occhi,
che ti sfugga l’intenzione
di possedere le cose,
smettere di creare nella creazione?
Allora, come un aedo,
recita il tempo
nel tempo delle sillabe e dei fatti.

tratto da Canto d’autunno
tradotto da Emilio Cocco

365 giorni, Libroarbitrio

“Mondo sotto lucernario verde” Luciano Folgore

szabadon , 80x60 cm , olaj-vászon

Monta un color d’erba ovunque.
Hanno versato un succo di foglie nuove
entro la conca del mondo.
Tepidità che s’apre nelle cellule a gemma.
Si pensa con zampilli di sorgente.
La vita è tutta un’infanzia
e nelle vene c’è un senso di trifoglio.
Cuore verde a bocciolo
senza preoccupazione della rosa
che nascerà
con cinque sepali soli,
stellanti
intorno a un fermento d’odore.

365 giorni, Libroarbitrio

Edward Young: “il giorno segue la notte”

Roma 20 maggio 2013

Il giorno segue la notte

Il giorno segue la notte

e la notte il giorno che muore, sorgono le stelle

e tramontano e risorgono,

dando esempio alla terra.

Guarda come la gaia estate

con la sua ghirlanda verde e i fiori d’ambrosia

appassisce nel pallido autunno,

come il grigio inverno

gelido di brina e burrascoso

spazza via i frutti dorati dell’autunno

per poi sciogliersi nella molle primavera,

che dalle tiepide stanze e meridione chiama

con tiepidi aliti la calda stagione. Ogni cosa

per rifiorire ingiallisce, come in una ruota

ove tutto affondi per poi risalire.

Metafora dell’uomo che passa e non perisce,

con una lieve distinzione tra il simbolo e l’oggetto,

la Natura s’avvicenda, e intanto l’uomo avanza:

eterni entrambi, ma cerchio l’una e linea l’altro;

gravitante per la prima, dove l’uomo si leva involo.

L’animo tremante e ardente come fiamma

rivolge al cielo un anelito

a cui zelo e umiltà porgono ali.

Nel multiforme mondo materiale

tutto muore a nuova vita. E tale vita nata dalla morte,

spiega la vastità della materia senza posa.

Neanche un solo atomo

l’Altissimo disperde una volta creato.

da Il lamento, VI

A domani

LL