Roma 11 luglio 2013
Risveglio
Una primavera malata tristemente ha cacciato
il lucido inverno, stagione dell’arte serena,
e nel mio essere che un cupo sangue sostiene
l’impotenza si stira in un lungo sbadiglio.
Crepuscoli bianchi si scaldano sotto il mio cranio,
un cerchio di ferro lo stringe come vecchio sepolcro,
triste vado errando e inseguo un vago sogno
nei campi ove la linfa sterminata si pavoneggia.
Poi cado snervato dai profumi degli alberi, stanco,
e con la faccia scavo una fossa al mio sogno,
mordo la terra calda dove sbocciano i lillà,
e sprofondo aspettando che la mia noia si alzi…
– Eppure ride l’Azzurro sopra la siepe, e fiori
d’uccelli si svegliano e cantano al sole.
di
Stéphane Mallarmé
A domani
LL