365 giorni, Libroarbitrio

Emily Dickinson: “Richiamata”

Roma 18 giugno 2013

“Scelsi per me la più piccola stanza…”

Così inizia il percorso di vita  e di scrittura di Emily Dickinson presso Homestead di Amherst, il villaggio del Massachussetts dove trascorrerà l’intera vita, priva di eventi significativi come da studi biografici riportati ad oggi.

Ma è veramente così?

A trentadue anni decide d’intraprendere il suo “isolamento d’elezione” proprio nella piccola stanza da lei scelta della casa.

Possiamo legger in molte delle biografie ad Ella dedicate che tale scelta sia stata la conseguenza dell’allontanamento dell’amato Reverendo Charles Wadsworth nella lontana California così da indurre Emily a scegliere “la veste bianca” e una sorta di monacazione che suggellasse una verginità votata a quell’impossibile amore.

In alcune biografie edite in America si azzarda la tesi che Emily soffrisse di una grave malattia nervosa e che i parenti l’abbiano costretta alla reclusione.

La verità è che, indifferentemente se malata o innamorata, raggiunta la maturità Emily decide di dedicarsi instancabilmente all’attività di Poeta.

Si cingerà di libri e poesia estraniandosi dal mondo fuori quello fatto di esseri umani, ciò non significa che sia egoismo nei confronti della reale umanità semplicemente lei ha a che fare con altro.

In quella stanza nascono scritti come “Emily-Nessuno”, “Imperatrice del Calvario”, e “Sposa del Terrore” .

Per Emily la vita è una lunga attesa di un Evento, che però non si compierà nell’arco della vita: un matrimonio singolare, con un “manieroso pretendete” già amico da tanti anni – che si era già “dichiarato” in modi sibillini.

E’ il canto a fare compagnia ad Emily, le lettere alle cugine Fanny e Loo fino all’ultima dove scrive solo due parole:

Called back – Richiamata

A domani

LL