Sirena sullo scoglio,
che tu mi creda o no,
sei bella, da cantare
ed io ti canterò.
Verranno,
i marinai:
chi, per morirti accanto
d’inappagato amore
chi, bello come un santo,
a dilaniarti il cuore.
Ma io non cesserò,
con il mio canto,
d’istigarti al sorriso,
o di addolcirti il pianto.
Tag: Sorridere
Soffocare – Chuck Palahniuk
L’irreale è più potente del reale.
Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l’immaginazione.
Perché soltanto ciò che è intangibile, le idee, i concetti, le convinzioni, le fantasie, dura.
Le pietre si sgretolano. Il legno marcisce.
La gente, be’…la gente muore.
Ma le cose fragili,
come un pensiero, un sogno, una leggenda,
durano in eterno.
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vostra
Lié Larousse
APPARTIENI A CHI TI APPARTIENE – Gianluca Pavia
Ho sorriso senza motivo
stamattina, al parco
fissando un passante
piuttosto imbarazzato.
Ho tirato dritto,
consapevole
di come quel sorriso
l’abbia sudato
e di quanto appartenga
a chi era in trincea
con me
a sorbirsi il rancio
e le mie ansie asfissianti.
Questi giorni valgono
quanto chi teniamo
a portata di mano
e ci snocciola gli incubi
per poi riderne
assieme,
chi senza cercare
sa dove trovarti.
Appartieni
a chi ti insegna
a contare fino a dieci
e non solo
su te solo,
a chi ci ricuce
quando andiamo in pezzi
e colora le cicatrici
per farne tatuaggi.
Appartieni
a chi ti appartiene
e non può
fare a meno di te
perfino quando sei
veleno,
gli altri
sono solo comparse.
Gianluca Pavia
Opera pittorica di Arthur Hacker dal titolo L’ombrellino perduto
Mi sono dimenticata nella notte – L.L.
e
quando poi sono rientrata in casa questa mattina
l’alba se n’era già andata,
la immagino arrabbiatissima con me,
il mattino invece
m’aspettava celeste e un poco offuscato
mi venne da sorridergli
ma sbagliai
quello prese ad abbattersi sui tetti
caricandomi il vento contro,
allora sono corsa a chiudermi in camera mia
ed infilarmi a letto,
sai lì fuori che putiferio.
“E tu che hai nella bocca le dolcezze” Muhammad
E tu che hai nella bocca le dolcezze
uno dei tuoi malati ti domanda,
che dalla bocca tua ne beva un sorso.
Quando sarà per lui l’ora del sonno,
ché ai tuoi quegli occhi suoi tolsero il sonno?
Quanta guerra per te, notte su notte,
e quanti assalti disperati. Quanti per me
i desideri di te, gli sgomenti.
Concedo a me di svegliarti, nemica.
Che il tuo cuore morto lo voglia, ti concedi.
Attenta, anima mia, che un’altra a lui interessa
ed uguale sarà un’altra volta ancora
darti uguale dolore. Attenta, attenta.
Tu che passi di qui e ti siedi
per far passare il tempo sorridi felice
e lo attendi lui che non arriva mai.
Io se lascerò che amore apra la porta
strapperò cuore dal petto; e sarò come te
innamorato del nulla, e tu che hai nella bocca le dolcezze
sopportala la verità ora.
“Impermeabile ed indelebile ’15” L.L.
Pur oggi
per quanto io voglia regalarti rabbia
ho impiastricciato le mie mani
per donarti la più buona delle torte
così che il tuo altezzoso cuore possa
per il tempo di un morso addolcirsi
e far apparire un incredulo sorriso
sul tuo volto costantemente oscuro.
So che il mio amarti
t’è impermeabile
come questo lunedì
che presto scivolerà nella sera
e sarà buio
e subito notte
e già domani.
So che il tuo amarmi
m’è indelebile
ricercarlo nel ricordo
che è lo scorso di lunedì
martedì l’altro
il mercoledì prima
giovedì venerdì sabato di musiche psichedeliche sparate acide nel cervello e tu a guardarmi da sotto
e la domenica senza Signore e poi di nuovo lunedì come questo da rivivere
in un passato che mi catapulta in questo presente che non so vivere
perché non lo conosco
perché non so neanche come i miei piedi mi ci abbiano portata fin qui
in questa casa
in questa vita
con questi capelli e occhi
tuttavia il ricordo
torta
candeline
un nebuloso sorriso
che resterà in questo mio mondo
chiunque io sia pur provando a non essere
chiunque io faccia finta di essere
chiunque io voglia essere
e alla fine di questa maledetta corsa incappare in una me identica a te
con la stessa rabbia nel cuore
la stessa ferocia nelle mani applaudenti
e tu resterai sempre tu
ne sono certa
pur oggi
che desidero plasmarmi diversa da te
e invece sono tua copia imperfetta
con la più illusoria dell’idea di cosa sia l’amore
e allora dirò incessantemente sì
sì ancora
alle mia speranza
pur oggi
più vana di ieri.
Auguri Padre.
L.L.
Lié Larousse e il Guerriero Poeta
Lié Larousse nasce in un circo itinerante tra stoffe di taffetà ruvida seta in baco e carta straccia. Non sa che giorno fosse né l’anno né la direzione che prese il treno, forse spinto sulle rotaie dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un’ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell’ammasso di ferro legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, bestie, lustrini e paillette.
– Lié faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma fuori di qui cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me, chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più – .
Mr Freak, bellissimo, alto l’inimmaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, appena la vedeva sbucare dal nulla la spostava di lato col bastone argenteo imperando -Fsthgrfth!- .
Lié continuò a chiedere.
Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, a Sir Amour il clown così tanto triste d’esser meravigliosamente felice, al mangia fuoco Evviva con la tutina gialla aderente e le polpette puzzose di petrolio, alla signorina Edena la donna più bella dell’universo con tre capezzoli, ai due antichi teatranti Ostilis, a Cano lo straordinario pianofortista quadrupede, al triste Robért col trucco sempre al contrario e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare.
Nulla.
Nebbia .
Ombre.
Ogni risposta una chiusura di porte senza maniglie.
Inerme ad ogni ingresso riappariva lui, bellissimo, ad attenderla sempre, l’incomprensibile Mr Freak.
Ma si narra che fu all’imbrunire di un tempo senz’etere, che un uomo, con la mascella serrata e gli occhi di sangue, vestito di cicatrici d’acciaio salì sulla carrozza 17 di quel malridotto treno. Stese una coltre di cellulosa ricoprendo l’intera cabina che iniziò a riempirsi d’acqua di mare e le sue mani elettrizzate dalle correnti vorticarono una tempesta di dipinte parole e pesci mille colori nuotavano balzando di vagone in vagone e sabbia dorata ondeggiava nella forma dei desideri e zampilli d’acqua cristallina si infrangevano contro lamiere e corpi componendo musica di tutte le note. Gli abitanti del treno si precipitarono ad ammirare la magia, e tra chi applaudiva entusiasmato e chi vociferava pettegolezzi la voce dell’incomprensibile Mr Freak, bellissimo, alto l’immaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, mise tutto a tacere imperando:
– Lié, lui è il Guerriero Poeta. Tuo Fratello! –
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, vi presento storie di genti del mondo, com’erano e in astratte forme come saranno, qui, dietro le quinte di questo palcoscenico fluttuante leggerete l’idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce. Col mio unico ricordo. Vero. Solo mio. Che d’improvviso di giorno o in sogno m’appare, col profumo caldo di neve silenziosa e sale marino.
Come è nel vostro verbo
sarò acqua
liscia e trasparente
fluirò via
mescolerò cammini
e gradino
dopo gradino
scoprirò chi sono
creando già da ora
il mio oggidomani
grazie
Guerriero Poeta.
Lié
“Invoca Zefiro” Claudio Claudiano
Sorridimi, ora, ti prego, sii con me benigno,
fa che le gemme diventino frutti, sì che la fertile Ibla
m’invidi e non neghi la sconfitta dei suoi giardini.
Quanto la Pancaia spira dai boschi d’incenso,
quanto dolcemente dona l’odoroso Idaspe,
quanto da esotiche sabbie l’eterno alato
raccoglie rivivendo le origini, bramoso di vita,
diffondi tu nelle mie vene e col potente fiato
feconda le mie zolle. Voglio l’onore di divine carezze
e che le dèe amino ornarsi delle nostre ghirlande.
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