La vedi di giorno
la grande luna d’autunno
è ancora così tonda
non vuole assopirsi
lo ascolti alla silente notte
l’aggressivo vento d’inverno
è ancora così impetuoso
non vuole placarsi
così il Vecchio commerciante di petrolio
perché è rimasto solo
ed io vivo lottando
sulla riva della terra
e – Ve lo giuro scivolerò via!
anche se il suo volto grigio
mi grida contro
giochi di potere
risucchiandomi
Pur oggi
per quanto io voglia regalarti rabbia
ho impiastricciato le mie mani
per donarti la più buona delle torte
così che il tuo altezzoso cuore possa
per il tempo di un morso addolcirsi
e far apparire un incredulo sorriso
sul tuo volto costantemente oscuro.
So che il mio amarti
t’è impermeabile
come questo lunedì
che presto scivolerà nella sera
e sarà buio
e subito notte
e già domani.
So che il tuo amarmi
m’è indelebile
ricercarlo nel ricordo
che è lo scorso di lunedì
martedì l’altro
il mercoledì prima
giovedì venerdì sabato di musiche psichedeliche sparate acide nel cervello e tu a guardarmi da sotto
e la domenica senza Signore e poi di nuovo lunedì come questo da rivivere
in un passato che mi catapulta in questo presente che non so vivere
perché non lo conosco
perché non so neanche come i miei piedi mi ci abbiano portata fin qui
in questa casa
in questa vita
con questi capelli e occhi
tuttavia il ricordo
torta
candeline
un nebuloso sorriso
che resterà in questo mio mondo
chiunque io sia pur provando a non essere
chiunque io faccia finta di essere
chiunque io voglia essere
e alla fine di questa maledetta corsa incappare in una me identica a te
con la stessa rabbia nel cuore
la stessa ferocia nelle mani applaudenti
e tu resterai sempre tu
ne sono certa
pur oggi
che desidero plasmarmi diversa da te
e invece sono tua copia imperfetta
con la più illusoria dell’idea di cosa sia l’amore
e allora dirò incessantemente sì
sì ancora
alle mia speranza
pur oggi
più vana di ieri.
-Signor Grinch le porto l’invito per fare il Mostro Allegro delle feste…lo so che lei odia il Natale, ma se fosse tutto un malinteso? Insomma anch’io ho dei dubbi sullo spirito natalizio…
Lié Larousse nasce in un circo itinerante tra stoffe di taffetà ruvida seta in baco e carta straccia. Non sa che giorno fosse né l’anno né la direzione che prese il treno, forse spinto sulle rotaie dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un’ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell’ammasso di ferro legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, bestie, lustrini e paillette.
– Lié faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma fuori di qui cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me, chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più – .
Mr Freak, bellissimo, alto l’inimmaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, appena la vedeva sbucare dal nulla la spostava di lato col bastone argenteo imperando -Fsthgrfth!- .
Lié continuò a chiedere.
Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, a Sir Amour il clown così tanto triste d’esser meravigliosamente felice, al mangia fuoco Evviva con la tutina gialla aderente e le polpette puzzose di petrolio, alla signorina Edena la donna più bella dell’universo con tre capezzoli, ai due antichi teatranti Ostilis, a Cano lo straordinario pianofortista quadrupede, al triste Robért col trucco sempre al contrario e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare.
Nulla.
Nebbia .
Ombre.
Ogni risposta una chiusura di porte senza maniglie.
Inerme ad ogni ingresso riappariva lui, bellissimo, ad attenderla sempre, l’incomprensibile Mr Freak.
Ma si narra che fu all’imbrunire di un tempo senz’etere, che un uomo, con la mascella serrata e gli occhi di sangue, vestito di cicatrici d’acciaio salì sulla carrozza 17 di quel malridotto treno. Stese una coltre di cellulosa ricoprendo l’intera cabina che iniziò a riempirsi d’acqua di mare e le sue mani elettrizzate dalle correnti vorticarono una tempesta di dipinte parole e pesci mille colori nuotavano balzando di vagone in vagone e sabbia dorata ondeggiava nella forma dei desideri e zampilli d’acqua cristallina si infrangevano contro lamiere e corpi componendo musica di tutte le note. Gli abitanti del treno si precipitarono ad ammirare la magia, e tra chi applaudiva entusiasmato e chi vociferava pettegolezzi la voce dell’incomprensibile Mr Freak, bellissimo, alto l’immaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, mise tutto a tacere imperando: – Lié, lui è il Guerriero Poeta. Tuo Fratello! –
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, vi presento storie di genti del mondo, com’erano e in astratte forme come saranno, qui, dietro le quinte di questo palcoscenico fluttuante leggerete l’idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce. Col mio unico ricordo. Vero. Solo mio. Che d’improvviso di giorno o in sogno m’appare, col profumo caldo di neve silenziosa e sale marino.
Come è nel vostro verbo sarò acqua liscia e trasparente fluirò via mescolerò cammini e gradino dopo gradino scoprirò chi sono creando già da ora il mio oggidomani grazie Guerriero Poeta. Lié
Vetro son fatti i fiumi, e i ruscelli
gli serra di fuor ora la freddura;
vestiti son i monti e la pianura
di bianca neve e nudi gli arbuscelli,
l’erbette morte, e non cantan gli uccelli
per la stagion contraria a lor natura;
Borea soffia, ed ogni creatura
sta chiusa per lo freddo ne’ sua ostelli.
Ed io, dolente, solo ardo ed incendo
in tanto foco, che quel di Vulcano
a rispetto non è una favilla;
e giorno e notte chiero, a giunta mano,
alquanto d’acqua al mio Signor, piangendo,
né ne posso impetrar sol una stilla.
Credo nel Signore
creatore del Cielo e della Terra
da far vibrare l’anima mia libera
di non dovere nulla all’uomo.
Questa mattina durante la ricreazione Laila è scomparsa.
L’ho cercata ovunque. In fondo la classe. Nell’armadio dei giochi. Ai cappotti. Dal bidello. Nei bagni. Ho guardato fuori dal finestrone che da sul cortile. Ho corso in fondo in fondo, proprio giù dove quasi finisce la scuola spiando in tutte le classi. Mi sono affacciata sul giardino. Nella palestra.
E’ andata via?
Poi.
La maestra mi ha preso per un braccio e arrabbiatissima ha detto che tutti mi cercavano. Io fissavo i suoi occhi zitta. Credo che odora di mamma. Le mamme forse profumano tutte uguali?.
Poi ha pure detto che la ricreazione era finita da un bel pezzo e siamo rientrate in fretta in classe.
Mi sono seduta al banco. Dalla cartella ho preso il mio quaderno preferito con tutti i disegni di insetti che volano. Ma una mano piccola l’ha acciuffato prima di me.
Laila!
Come se nulla fosse. Come se io non la stavo cercando da un sacco di tempo eccola qui col suo sorrisetto.
Ma dove eri? Avrei voluto chiederle. Ma ho fatto un sorriso grande anche io e non le ho detto nulla.
L’ho lasciata in pace.
Non finirò mai di cercarTi
sino al mattino in cui rinascerò.
Entrerò in una nuova vita,
una nuova visione apparirà al mio sguardo,
nuovo diventerò a quella nuova luce,
mi legherò a Te in una nuova unione.
Non finirò mai di cercarTi.
Tu non hai confini, non hai confini
perciò il tuo gioco è sempre nuovo.
E io non so con quale veste
sorridente, o Signore, aspetterai sulla strada;
venendo vicino prendi questa mia mano,
e vibrerà nell’aria un nuovo fremito di vita.
Non finirò mai di cercarTi.
Sempre con nuova visione entrami nel cuore.
Vieni con la dolcezza di un profumo, vieni nel canto,
vieni con una carezza inebriante nella membra,
vieni esternamente gioioso nello spirito,
vieni negli occhi lacrimanti di stupore.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.
Vieni puro, splendente, amoroso,
vieni bello, gioioso, sereno,
vieni in tante diverse forme.
Vieni nel petto nella gioia e nel dolore,
sempre. Tu sia in ogni azione,
al termine di ogni opera tu sia.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.
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