Vengono, eccoli, sempre da soli
verso di me tutti i frantumi,
briciole slabbrate ed intere
di cose che stenti a capire.
Sono come li ho dimenticati
da quando si sono addormentati:
un vecchio cimitero di bambole.
Ora cominciano a muoversi,
a prendere corpo dall’ombra
e da un brusio come d’alveare,
e si ricompongono a poco a poco.
Zoccoli con aureola d’angelo,
frammenti di icone che serbano, a rimorso,
di benedizione una traccia e maledizione,
una lacrima fissata in pittura,
una mano ferita, uno sguardo,
a campane, pare, lontane,
e qualche pagina di libro.
Un coccio risuscita un’anfora rotta.
Stormisce anche l’edera morta
e a una a una, destandosi, le voci spente
mormorano pare e pare che ridano.
Mi vedo ora convitato alla Cena,
ora centurione nella persecuzione.
Provo di nuovo la camicia d’allora,
stretta, con una ferita d’allora,
e dimenticata
nel cuore del tempo, silenziosa.
E se porto la mano allo squarcio
di non so quale lotta,
mi scivola molle sul sangue.
Là si raccoglie
tutto ciò che da sé si aduna,
frammenti di scrittura e schegge di luna.
Non posso ingannarmi.
Il gelo mi brucia: un blocco d’argento,
e nella nebbia le dita
diventano sopra le unghie carbone di ghiaccio.
Tag: sguardo
Verità – Loris Giorgi
Un treno in fuga che sta per deragliare -L.L.
smaterializzare corpi nell’attimo tra la la fuga e l’essere scoperti ed intanto provare a restare vivi imparando a fingersi morti come fanno certe bestie in natura. naturale quindi restare in silenzio perché dire poi non migliora il capire della volontà altrui che ci trattiene imbrattandoci la vita in un abisso di confusione ed incertezze. scoperto che mirando lo sguardo ad un punto bianco se fissato allungo diventa nero. guardate guardatelo un punto bianco se fissato allungo diventa nero guardate guardatelo guardatemi un punto bianco se fissato allungo diventa nero e non vediamo più nulla così poi dentro ci inventiamo quello che ci pare.
L.L.
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