365 giorni, Libroarbitrio

TI VENGO A TROVARE – Gianluca Pavia

Gianluca Pavia - Ti vengo a trovare

Ogni tanto ti vengo a trovare,
seduto comodo in spiaggia
tu da qualche parte in mare,
parliamo per delle ore,
e a volte manchi così forte
che potrei quasi abbracciarti
ma appena ti sfioro
sparisci come un sogno,
o un ricordo.
Nella testa una gif in loop,
il tuo sorriso
e io che mi ci specchio
bambino,
un’idea da dove vengo
dove voglio arrivare.
Nessun posto in particolare
solo andare, mai fermarsi,
neanche i morti si fermano
soffiati dai venti
navigati dalle correnti.
Chissà, tu, dove sei finita?
Sicilia, Maldive, Cina,
mai troppo lontana.
E so che in qualche modo mi senti
e ridi con me.
L’8, il tuo compleanno
ha scritto una libreria,
una non male,
volevano 10 copie del romanzo,
quello che stavo scrivendo.
Ricordi? Io sì,
l’ho finito 27 giorni prima di

beh, quello non lo scordi.
Ne è passato di tempo
di riscritture
di notti che sembravano l’ultima.
Poi,
c’è sempre ancora un’alba.
E so che in qualche modo mi segui
e fai il tifo per me.
Anche se tendo più per la reincarnazione:
una bimba di quasi 4 anni
capelli a caschetto un sacco di lentiggini
una vita questa volta più facile
questa volta più felice,
e un sorriso infinito sui miei passi
che continuano a camminare.
Che ci posso fare, mi piace
e sulla riva
riusciamo perfino a parlare.

 

365 giorni, Libroarbitrio

“Elegia romana” Goethe

Asako

Ma la notte ad Amore mi dedico e ad altre cure:
resto a metà col sapere, ma doppio è il piacere.
Forse non è scienza spiare le forme del caro seno
e portar la mano giù lungo i fianchi?
Solo allora capisco;
vedo con occhio che sente, sento con mano che vede.

365 giorni, Libroarbitrio

“Il Profeta” Gibran

Passparnous

E con questa confidenza e conoscenza che dico,
Non siete racchiusi nel corpo, confinati in case e campi.

Quel che voi siete dimora nelle montagne e corre col vento.

Non è cosa che striscia nel sole per il calore o scava buche nel buio per sicurezza,
Ma una cosa libera, uno spirito che avviluppa la terra e si muove nell’etere.

Se queste parole sono vaghe, non cercate di chiarirle.
Vago e nebuloso è l’inizio di ogni cosa, ma non la sua fine,

Ed io vorrei mi ricordaste come un inizio.
La vita, e tutto quel che vive, è concepito nella nebbia e non nel cristallo.
E chi sa che il cristallo non sia nebbia in disfacimento?

Questo vorrei ricordaste nel ricordarmi:
Ciò che sembra più flebile e informe in voi è il più forte e determinato.
Non è il vostro respiro che ha eretto e rinforzato  la struttura delle ossa?
E non è un sogno che nessuno ricorda di aver sognato, che costruì la vostra città e modellò tutto in essa?
Poteste vedere il flusso di quel respiro, cessereste di vedere altro,

E se poteste sentire il bisbiglio del sogno non potreste sentire altro suono.

Ma non vedete, non sentite, ed è bene.
Il velo che copre i vostri occhi sarà sollevato dalle mani che l’hanno tessuto,
E la creta che chiude le vostre orecchie sarà forata dalle dita  che l’hanno impastata.
E vedrete,
E udirete.
Non deplorerete di aver conosciuto la cecità, non rimpiangerete di essere stati sordi.
Perché in quel giorno saprete i segreti propositi in ogni cosa,
E benedirete l’oscurità come la luce.