
Scritto da Sara Colonnelli edito da Porto Seguro

Scritto da Paola Cereda edito da Giulio Perrone Editore

Scritto da Selene Calloni Williams edito da Edizioni Mediterranee
365 giorni
.arriva da nord ovest, oggi, questo vento scalmanato
impiccia i capelli,
li appiccica alle lacrime,
ingarbuglia i ricordi,
e non lo sai più, se sperare di averli solo sognati
e non di disperare
perché invece sai che li hai vissuti,
e intanto da nord ovest lui sormonta e sferza,
incasina e silenzia questo nodo alla gola
e inciampo,
in me,
nei miei piedi immobili,
si sono fermati qui, in questa città,
come in attesa aspettano un mio passo
ma io che aspetto?
ci sono giorni come oggi
che il vento non m’è complice né clemente
e proprio non lo so alla fine da me
cosa ci si possa aspettare
ma si dice che qualsiasi cosa accada
l’acqua continua lo stesso a scorrere sotto i ponti
e il nodo alla gola ora morde
strizza la bocca dello stomaco
strappa un pezzo di cuore
ma ancora attendo, e sussurro una preghiera
o forse è solo una supplica
la codardia ci ferma tutti, me per prima
un ragazzo s’avvicina,
si sfila le cuffiette e grida – cosa?
raccolgo la mia ansia colpita dal vento,
mi volto a nord est
– una catastrofe annunciata, mormoro
nella quiete torbida di una tempesta assopita, penso
e del ragazzo vedo la schiena sparire
in una mischia di ombre e corpi
mi sporgo dal ponte, guardo giù
ed è proprio come dicono
qui sotto il Tevere tracima acqua e non la smette d’infuriarsi,
baccaia, fa la voce grossa
ma chi ti sta a sentire adesso,
che con questo sole a farti bello non fai nemmeno troppa paura,
ora che se sei tanto incazzato
è solo per colpa del vento,
che oggi poi, arriva da nord ovest,
per infastidire capelli
e ricordi fragili.
Muoia lo stronzo che ha detto
chi s’accontenta gode,
chi si suicida ogni giorno
con una pistola caricata
a salve come va?
chi s’impicca al disegno superiore
o ingoia l’arsenico quotidiano
di carta stampata
su anima riciclata.
Non c’è moneta per pagarti
o appagarti,
resta insoddisfatto, affamato
di gioie, guai
e donne lascive con baci di liscivia.
La libertà è un sacrificio cronico
e una ricompensa quotidiana
quando l’alba ti coglie
ancora sveglio
tra i vicoli del centro
di nessun posto
o forse
di te stesso.
poesia dal libro SPIETATE SPERANZE
edito per Miraggi Edizioni
DuediRipicca Libroarbitrio Lié Larousse
#2dRARTGALLERY #2dR #poesia
Mi eccita
quando lavi i piatti
mentre cucino
e ci scambiamo dolore
come sevizia prima
del piacere.
Ad avercela, una canzone,
sarebbe Pop porno de Il Genio.
E guardare Studio Sport
la formazione del Fanta
dai, versami un po’ di vino
un po’ porno
e poi un po’ Sole spento:
una generazione senza vento
io e te
mai fuoco spento.
Aggrappato al tuo seno
maybe I’m crazy
perché St.Elsewhere è uno degli album
migliori che c’è,
St.Elsewhere è uno dei pezzi
migliori che c’è.
Maybe I’m crazy
per tutto quel sesso
che mi lasci addosso
ma tu
sei cattiva con me
perché
te ne vai e mi lasci
con i miei film mentali
un po’ porno
porno
porno.
inedito di Gianluca Pavia
DuediRipicca
#GAMEON #JACKVETTRIANO #popporno
Lui la musica non l’ascolta, la fa!
No, non è vero! Si sbriga a dirmi ridendo e sottolineando che Lui insegue ogni giorno il sogno di diventare musicista, ma intanto si è ritrovato scrittore. Ad impigliarsi nelle note questo accade, gli dico con lo sguardo di chi inciampa continuamente, e che un po’ musicista lo è già, ma io di musica non ci capisco niente dice Lui, e allora va bé.
Ah, scusate, vi state domandando ma Lui chi è?
Lui che si vede allo specchio in carne e cassetti in cui raccoglie tutte le bellezze e le brutture dell’esistenza in ogni loro sfumatura. Lui che fa eventi in casa e poi va a sedersi scomposto da bravo salottiere quale è, ma solo dopo aver imbastito una tavolata di cibi fantagloriosamente cucinati da sé mentre decanta ogni ingrediente, non da grande chef ma d’attore. Lui Daniele Casolino collezionista di vita, la sua e quella degli altri, così curioso da domandarsi se la curiosità incuriosisce, facile all’annoiarsi facile, disordinato per ordine, si perde per cercarsi, ignora per conoscere, matematico non per matematica ma per scrittura e la manifestazione di ipotenuse di versi sempre nuovi. E poi presentatevi, ditegli il vostro nome, e non vi ci chiamerà, ma lo anagrammerà per definirvi per passione, un gioco che fa come invischiarsi in tutto ciò che non gli piace per scoprire cosa sia davvero a piacergli, e poi gode, di tutto, di tutti, un bicchiere di rosso, carta e penna, e sulla tomba vorrà scritto:
“GLI E’ PIACIUTO UN FRACCO VIVERE”
Se avete occasione di sapere quando si esibisce e dove, non perdetevelo dal vivo, anche se a star dar retta a Lui: se ve lo perdete lo ritrovate!
Di seguito uno dei sui scritti più belli e che ho avuto il piacere di vedere live
ANNA di Daniele Casolino
Pronto sei tu? Pronto? Io non sento niente… Ti sento lontano
Mi sei stato mai vicino Robè? O si l’amore, anzi l’Amore, come se fosse un titolo.
Io, il grande amore, lontano e folle, fuori dalla tua famiglia. Io ti aspetto qui in questa casa storta a picco sulla costiera amalfitana, non c’è neanche la corrente, ma è stata una mia follia, il nostro nido d’amore… Lontano, lontano da tutti. O certo sei un personaggio pubblico e rispettato, e ogni tanto anche a casa tua devi passarci. Ti vedo lo sai Robè, ti vedo che da patriarca, i tuoi figli ti vengono in contro con i loro compitini ben svolti e tu li baci teneramente sulla fronte. Anche tua moglie baci, sulla guancia però, in quel vincolo che vi lega al matrimonio e al ruolo sociale che vi siete giurati. L’amore invece lo dai a me no? E vabbè, lo sapevo, me la sono cercata e mo’ sto qua che ti aspetto.
Tanto che altro c’è da fare qui, le riprese cominceranno solo domani. Mi siedo in terrazza a guardare il mare di Furore e aspetto.
Ieri sera mi sono coricata prestissimo, non riuscivo a dormire e ho preso una pasticca, sì una sola, alle nove
E invece sono ancora qui sveglia, a leggere il copione. Come faccio a dormire. Mi hai sconvolto la vita Robè, io ero amata, stimata e tu per farmi immortale mi hai ammazzata.
Mi hai sacrificato sull’altare della tua arte o, dovrei dire forse, del tuo ego.
Che non sei bello ce lo sai, no? Eppure, Dio mio Robè, non mi ci hai fatto capir più nulla.
Sono molto forte sì, ho molto coraggio
Il coraggio di mettere a rischio la mia carriera: la grande attrice coinvoltà in un torbido caso di adulterio. Ma tu sorridi, tu sai stare in pubblico, tu ami la gente e ti lasci amare da loro e ti si perdona tutto. Come fa tua moglie, come faccio io.
Si ha un bell’essere forti, un bell’essere preparati, ma quando arriva è un bel brutto colpo, sai?
E a me sai che me ne frega di farci la figura della fessa, della sciocca, della donna che non sa darsi un contegno. Io sono famosa per le mie scene di follia, di disperazione. La mia intensità è la mia, la mia densità, la mia faccia, questi occhi urlanti che bucano lo schermo, sono i miei Robè. Si sono una diva del cinema ma la passione, io, non l’ho mai recitata.
Tu,invece, te la inventi, tu te la scrivi, come su un copione, poi quando l’appassionata eroina, dopo un paio d’ore comincia a rompe i cojoni, tu l’ammazzi e ricominci daccapo, vero Robè?
Altro che pasticche, a me me servi tu.
Tu hai avuto sempre l’abilità di coccolarmi, di addormentarmi.
E raccontamela ancora un po’ sta favola, Robè. La favola che mi sono scelta. Io i miei conti me li sono fatti, sa’?
O bisognava rinunciare a cinque anni di felicità, o accettare il rischio. Io ho accettato e oggi pago cara tutta la felicità che ho avuto.
Sei talmente bravo Robè, talmente itelligente, talmente oculato, scaltro, avveduto che a me hai deciso di uccidermi da subito, all’inizio, da quel nostro incontro tra le strade cence della Prenestina. E quanto sono stata brava io a fammi ammazzare, eh? A farmi portare via la vita e l’amore.
Dici che sono isterica, ma la passione mia in quale altro letto la trovi? Mo’ dicono che cerchi un po’ più di freddo, che il fuoco mio non ti basta più. E tanto a te che te frega, sono io che brucio, sono io che muoio, sono io che mi dispero.
Ho quello che mi merito perchè ho voluto essere troppo felice. E’ stata proprio una pazzia, Amore mio!
Ho pagato questa casa diecimilalire, così sull’unghia come se niente fosse, che la signora ancora gli brillano gli occhi. Mi hai sorriso quando te l’ho fatta vedere, ci abbiamo dormito due notti, due notti sole, d’amore e di mare. Ma tu devi tornare a Roma, devi sempre tornare a Roma
Vai, vai, come al solito, laciami e vai senza voltarti.
Me non mi guardare, per carià. Se sapessi che… non ti dico quando mi sono trovata faccia a faccia con me stessa nello specchio… Dio, Dio mio…Proprio non si può dire che abbia un bel viso, e poi ti dirò, mi piaceva molto di più quando mi dicevi brutta, brutta mia, brutto muso mio.
A brutto muso ti rispondo che io della faccia mia ne vado fiera, di queste rughe, di questa vita vissuta. E tu invece le vite te le inventi e le dai in pasto al tuo pubblico, come bestie feroci. Capobranco che sei in un mondo di cannibali. Eccomi pronta, me paro Gesù Cristo, prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue, le mie lacrime.
E qui non c’è neanche l’elettricità.
Sono qui nel letto, intirizzita dal freddo perché mi sono gelata nell’attesa, a forza di alzarmi, sedermi, coricarmi, camminare avanti e indietro come una belva in gabbia.
Visto, Robè? Sono una belva anch’io, in questa gabbia piatta e bianca dove mi sono voluta rinchiudere. Come dicono quelli del giornale? Dicono che mi faccio immortalare. Quanto non capiscono un cazzo i giornalisti Robè, e i critici poi, ma che ne vogliono sapere. Io mi lascio uccidere e divorare ogni volta, come ogni volta che te ne esci da quella porta; divorami e vattene.
Avevo giurato a me stessa di non infastidirti, di lasciarti andar via tranquillo, di dirti arrivederci come se ci fossimo dovuti rivedere il giorno dopo e invece….
E invece m’hai lasciata qui con Federico, a lavorare su quella scena del santo. Eccomi pronta a un altro sacrificio, incinta vergine immacolata e violentata come sempre davanti agli occhi di tutti. Che tanto finché so io che soffro… Quant’è brava la Diva a soffrire. Lo sanno pure in America, mi ci danno i premi a me, per le mie sofferenze magistrali.
Parlo, parlo, parlo, senza pensare che tutto dovrà finire e ricadrò nel buio, nel silenzio.
Come ogni fine spettacolo, la gente mi ha voluto, si è nutrita di me, poi senza manco ringraziare, si alza e se ne va. Con la coscienza a posto, perché tanto lei, la gente, ha pagato il biglietto.
E te Robè? Te non paghi mai, no? Te sei l’ospite d’onore, il grand’uomo, a te tutto ti è dovuto. E hai fatto i soldi a parlà delle disgrazie altrui. Hai fatto i soldi vendendo ai poveracci la loro stessa povertà, da grande affabulatore che sei. E’ inutile che fai vedè le cose drammatiche Robè, si sei bravo, come te non le fa vedere nessuno, ma come uomo rimani un buffone, il solito Gigione viziato, che va a cercare carne fresca a Torpginattara per papparsela beato a Saint Tropez.
Adesso invece che sei andato a cercare in Svezia, il salmone? Lo sa, lei, che non c’ha speranza, che tanto anche lei è solo carne da macello?
L’ho vista, ho visto una sua fotografia, sul giornale, sì. E non te l’ho detto perché non volevo rovinare le nostre ultime settimane.
Grazie bel copione, Robè, bella storia, bel finale. Sarò ancora più Diva di prima dopo ‘sto capolavoro.
E nun te preoccupà che alla bella svedesina so lasciargli la scena di attrice giovane. Lei sarà pure bella, assai più bella de me, lei po’ esse pure la Bergman, ma io, caro il mio Roberto, rimango sempre la grande Anna Magnani.
*****
Daniele Casolino blog https://danielecasolino.wordpress.com/2012/10/17/anna/
pagina facebook Daniele Casolino
Sarà
che mi hai beccato
al momento giusto.
Sarà
che ti eri persa
nei posti sbagliati.
Sarà l’allineamento planetario
di costellazioni familiari
schizofreniche.
Sarà quel che sarà
di questi giorni
della saliva che brucia la pelle,
fregandocene del domani
di disturbi patologici
e piani pensionistici,
sarà
fregandocene
di quel che sarà.
di Gianluca Pavia
DuediRipicca
#NOTTESTELLATASULRODANO #VANGOGH
Alter Ego Edizioni Miraggi Edizioni
Non è colpa di Dio
se ci scartiamo come regali
riciclati da un altro Natale
se le uniche palle rimaste
– trite e ritrite –
penzolano tristi
da un albero spelacchiato
non è colpa di Cristo
se ci scambiamo segni di pace
come malattie veneree
se i Magi hanno confuso
una scia chimica
per quella della cometa
non è colpa del bue e dell’asinello
se la mucca è pazza
e maiali e polli hanno l’influenza
né dei pescatori d’anime
se siamo finiti in una rete
che la lacera
l’anima
non è colpa della Madonna
se non c’è rispetto per le donne
se Cristo si è fermato ad Eboli
a chiedere indicazioni
e se i pochi valori rimasti
li abbiamo venduti al compro oro
no, non è colpa loro
ma dell’uomo
se oggi ti senti così vuoto
se i fantasmi del Natale
Passato Presente Futuro
sono ectoplasmi spietati
ma va bene, io li aspetto
Xanax in blister
e un fucile da Ghostbusters.
Gianluca Pavia & Lié Larousse /2dR DuediRipicca
Poco importa quello che avranno da dire
predicatori d’invidia
messia dell’ego
come un eco
che si perde
nelle stanze vuote
della loro vita
piena d’odio
perché non hanno altro
per sentirsi vivi
che provare ad ucciderci,
ma siamo vento frastuono
fulmine
siamo luce all’orizzonte
per loro
sempre irraggiungibile.
2dR
DuediRipicca
#IRRAGGIUNGIBILI #book
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https://www.amazon.it/Lié-Larousse/dp/8899815429
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