365 giorni, Libroarbitrio

“Il cucchiaino scomparso” – recensione di Renata Covi

Il freddo era terribile, Capitan Scott e i suoi uomini si affrettarono a raggiugere il luogo dove avevano lasciato le provviste e le taniche di cherosene. Scaldarsi e scaldare qualcosa da mangiare era l’unico pensiero nella mente di quegli uomini. Finalmente arrivarono sul posto ma il disastro era davanti a loro: il tappo di stagno che chiudeva le taniche con il grande freddo si era sbriciolato, le taniche erano vuote e il cherosene filtrando fuori aveva reso immangiabili le provviste così la spedizione di Scott al Polo Sud finì tragicamente.

Lo stagno pare che sia stato anche responsabile della disfatta dell’armata napoleonica in Russia, anche lì per colpa del freddo i bottoni delle divise si disintegrarono e il petto dei soldati si trovò esposto ai venti gelidi del Nord.
Stagno, uno degli elementi della natura, come l’Argento o l’Ossigeno o l’Europio che colora le nostre banconote per contrastare i falsari.

Quando Röntgen scoprì i Raggi X credette di essere diventato pazzo. Mise un libro sotto la macchina e vide attraverso, poi fece venire sua moglie che mise la mano sotto la macchina quando i raggi partirono si videro le ossa della mano. Bertha Röntgen credette che fosse opera del diavolo.

Quante curiosità e aneddoti si nascondono dietro ogni singolo elemento che la natura ci ha dato. Gli elementi fondamentali della natura scoperti finora sono 103, Mendeleev iniziò a metterli in ordine nel 1869, leggere la storia degli elementi vuol dire passare attraverso tutti gli stati d’animo e le peggiori bassezze dell’umanità: bombe, veleni, ricchezze, paure, Nobel, morti casuali.
Sam Kean, fisico- chimico e divulgatore scientifico, ha scritto un libro dal titolo intrigante “IL CUCCHIAINO SCOMPARSO e altre storie della tavola periodica degli elementi” edito per Gli Adelphi, è la storia del “Sistema Periodico degli Elementi”, una narrazione ricca di aneddoti, di curiosità e naturalmente di scienza. È un libro adatto a chi ama la chimica, a chi vuole approfondire superficiali conoscenze di chimica e a chi si vuole divertire con lontani ricordi di studi universitari. È un libro godibile dalla Prefazione all’ultima pagina.

di Renata Covi

Renata Covi
Ragazza degli anni 60′
laureata in Farmacia e in Scienze Biologiche,
vissuta in Italia e all’estero
ha coltivato l’amore per la storia
in particolare per la storia della farmacia.
E’ scrittrice e gioca a golf.

365 giorni, Libroarbitrio

Qualcosa di bello – Rilke

Questo è qualcosa di bello
ch’io possa fartene dono
l’attimo dopo nasconder la mano
nascondendomi.

E poi torna di nuovo lei,
necessaria come unica cosa sola,
la solitudine, grande solitudine interiore.

Volgere lo sguardo dentro di sé
per ore non incontrare nessuno:
questo bisogna saper ottenere.

E forse potremmo dire così
– che l’amore consiste in questo,
– che due solitudini miracolosamente incontrate si proteggono a vicenda.

Si toccano.

Si salutano.

 

365 giorni, Libroarbitrio

“Il campo di battaglia è il cuore dell’uomo” – L.L.

Annabel Sarow

ecco sì, anche oggi capita che è domenica e magari ci siamo svegliati presto perché, magari, a dormire non ci siamo proprio andati, e magari, la testa pesa e abbiamo fame, ma di niente e siamo nauseati dal tutto, e allora siccome casa nostra è un divano letto che però non apriamo perché quello che apriamo poi tocca richiuderlo, ecco sì, anche oggi capita che è domenica e magari abbiamo buoni propositi di fare tutte quelle cosine carine che mettiamo da parte nei giorni che non si chiamano domenica ma, siccome non siamo andati a dormire, tutto gira e lo stomaco è pieno di nulla, e allora siccome casa nostra è un televisore che però è meglio che teniamo spento perché poi accendendolo toccherebbe cercarci qualcosa dentro da vederci e dentro da vederci non ci troviamo mai nulla, ecco sì, anche oggi capita che è domenica e magari abbiamo propositi spropositati il pc acceso e un libro che attende d’esser letto ma, il sonno, la testa, la fame, la gola arsa, gli occhi socchiusi dalla riverbero della nuvola argento fuori dalla finestra, e allora che fare se non ascoltare l’odore del sughetto della vicina ed immaginarsi tra le mani una fetta biscottata una cucchiaiata di sugo che ci scivola sopra e gnam, e allora che fare, se non ascoltare le campane della chiesa alla fine della strada chiamare messa ed immaginarsi di vestirsi d’abiti croccanti di pulito e candido lino il cappello leggero le scarpe morbide le chiavi in tasca chiudere la porta alle spalle ed andare, e allora che fare se non ascoltare Popolizio leggere e recitare per noi Dostoesvkij ed immaginarsi che il campo di battaglia non è altro che il cuore dell’uomo e che anche oggi è capitato che è domenica…

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Viaggi nell’universo dell’anima” Albert Hofmann

L'ora del tè

Un’insolita trasformazione del mondo esterno fu il primo segnale che si manifestò dopo trenta minuti dall’ingestione dei funghi. Ogni cosa cominciò ad assumere un’impronta messicana. Poiché ero consapevole che l’origine geografica dei funghi mi avrebbe sollecitato a immaginare solo scenari messicani, mi proposi di osservare la realtà esterna nella sua configurazione abituale. Nondimeno, tutti gli sforzi volontari tendenti a inquadrare le cose nella loro forma familiare si mostrarono inefficaci. Sia che i miei occhi fossero chiusi o aperti, potevo scorgere soltanto motivi e colori messicani. Il medico che controllava l’esperimento si chinò su di me per rilevare la pressione sanguigna, e in quel momento vidi un sacerdote azteco, e non mi sarei sorpreso affatto se avesse tirato fuori un coltello di ossidiana…

365 giorni, Libroarbitrio

Bergson “Il tempo della vita è la durata del presente”

Roma 1 dicembre 2013

Henri Bergson

La nozione di tempo usata dalla scienza è utilizzabile dalla coscienza?

La risposta ce la dona Henri Bergson, filosofo di grande successo nei primi anni del Novecento ed insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1927, egli individua nella concreta esperienza del presente la fondamentale dimensione mentale del tempo.

Per l’individuo, dal punto di vista psicologico, il tempo consiste nella durata del presente, una nozione ben differente e incompatibile con un approccio scientifico.

La durata, infatti, è per sua natura ben definibile, sconfina nell’immediato passato (le sensazioni appena percepite, i ricordi recenti) e nell’immediato futuro (l’azione, il progetto comportamentale).

La scienza, considerando solo l’aspetto quantitativo, suppone un tempo scandito da un ordine geometrico e spaziale, fatto di momenti distinti ma tutti uguali fra loro.

L’individuo invece vive il tempo secondo un criterio qualitativo: certi momenti sono, per la coscienza che li vive, fulminei; altri possono durare un’eternità.

Dedico questo post a mio Fratello, e a tutti coloro che come me vivono nel passato.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Emile Zola colui che teorizzò i principi del Naturalismo

Capalbio 21 agosto 2013

Figlio di un italiano, Emile Zola, nacque a Parigi  nel 1840.

Incominciò a lavorare giovanissimo, a causa delle difficoltà economiche causate dalla prematura morte del padre.

S’impiegò presso una casa editrice e, dopo qualche anno, intraprese con successo la carriera giornalistica.

Il primo successo letterario lo portò  a maturare ‘idea di realizzare una serie di venti romanzi che rappresentassero, in diversi ambienti sociali, generazione per generazione, le vicende di una famiglia, I Rougon-Macquart, studiandone anche, da una generazione all’altra, le caratteristiche “ereditarie”.

Lo sforzo di Zola è rivolto allo studio della realtà e all’osservazione della vita quotidiana, secondo un metodo sperimentale tipico della scienza che egli volle applicare alla lettera.

Convinto, in pieno accordo con le teorie scientifiche del tempo, che il comportamento di ogni essere umano sia determinato dalla sua origine  e dal suo ambiente, Zola nel 1880 teorizzò i principi letterari del Naturalismo: il nuovo romanzo sperimentale doveva non solo raccontare i fatti ma indagare anche le cause, analizzando scientificamente le origini di ogni fenomeno.

Lo scrittore elesse a protagoniste dei suoi romanzi  le classi popolari: ne descrisse le tare ereditarie determinate dai condizionamenti biologici e ambientali che pesano sul destino degli individui.

Zola analizza in tal modo una società in piena crisi, da un lato con l’occhio freddo e distaccato dello scienziato, dall’altro con la passione di chi attua una denuncia sociale.

Scrittore progressista di orientamenti socialisti, Zola si espose pubblicamente durante un caso che appassionò la Francia, l'”affare Dreyfus”.

Dreyfus, un ufficiale dell’esercito francese di origine ebraica, venne accusato ingiustamente di essere una spia al soldo della Germania.

Lo scrittore prese le sue difese e denunciò le gravi responsabilità  dei militari  e dei politici  conservatori; per questo egli stesso subì una condanna, tuttavia Dreyfus venne più tardi scagionato.

Zola morì a Parigi nel 1902.

Le sue maggiori opere furono i romanzi: Teresa Raquin, I Rougon-Maquart, ciclo che comprende La fortuna dei Rougon, Il ventre di Parigi, L’ammazzatoio, Nanà, Germinale, La bestia umana.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Giosue Carducci: l’Anafora

Roma 26 giugno 2013

Carducci studiò e si laureò in lettere a Pisa, sviluppando la sua formazione umanistica e un’avversione antiromantica nei confronti di Manzoni. Sul piano politico, dopo gli entusiasmi rivoluzionari della gioventù, aderì al progetto monarchico-costituzionale del nuovo Stato Italiano. Nel panorama letterario del secondo Ottocento, Carducci fu isolato cantore dei valori ideali ed estetici della classicità. Nel 1907 ottenne il premio Nobel per la letteratura. L’uso dell’Anafora nelle poesie del Carducci è molto ricorrente, di seguito nella poesia Nevicata il poeta, ai versi 3 e 4, con la ripetizione della negazione “non”, insiste sulla sensazione del silenzio nella città sotto la neve.

Nevicata

Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi,

suoni di vita più non salgono da la città,

non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,

non d’amor la canzone ilare e di gioventù.

Da la torre di piazza roche per l’aere le ore

gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.

Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati; gli amici

spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

In breve, o cari, in breve – tu calmati, indomito cuore –

giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.

 

In un’altra sua poesia molto famosa, Pianto antico, le due martellanti anafore dell’ultima strofa esprimono la tragica consapevolezza della morte del figlio:

sei nella terra fredda,

sei nella terra negra;

né il sol più ti rallegra

né ti risveglia amor.

365 giorni, Libroarbitrio

Condillac e “il saggio sull’origine della conoscenza”

Roma 28 maggio 2013

Etienne Bonnot, poi abate di Condillac, fu un rappresentante della cultura illuministica.

A metà del Settecento abbandonò gli interessi teologici per dedicarsi pienamente allo studio della filosofia.

Entra così in contatto con i maggiori esponenti del suo tempo: Diderot, Rousseau, D’Alembert, e nel 1746  scrisse Il saggio sull’origine della conoscenza, la sua opera più importante, in cui enunciò la celebre ipotesi della statua.

I suoi interessi per i fenomeni della sensazione lo portano, assieme a Berkeley e a Diderot, alla partecipazione su discussioni sorte a seguito dei primi interventi chirurgici di cataratta, che riproponevano in modo nuovo gli antichi problemi relativi alla visione.

Nel 1758 lo accusano di eresia e ateismo, per tale avvenimento si vede costretto ad abbandonare Parigi per stabilirsi a Parma. Durante il periodo “italiano”, durato dieci anni, lavora presso Ferdinando di Borbone, esercitando un notevole influsso sugli intellettuali italiani.

Tornato a Parigi, si ritira nella sua dimora, un castello di famiglia sulla Loira.

Questi saranno gli ultimi anni di studio,  approfondirà argomentazioni sulla scienza dell’economia, dell’agricola, della pedagogia e della logica.

A domani

LL

 

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La “Fiaba” di Jakob & Wilhelm Grimm

Roma 17 maggio 2013

I fratelli Grimm, Jakob 1785-1863 e Wilhelm 1786-1859, furono scrittori e studiosi del folklore tedesco.

Jakob insegnò lettere antiche e successivamente lavorò a Berlino, alla corte di Federico Guglielmo IV. Si dedicò agli studi di grammatica, linguistica e mitologia e la sua attività di ricercatore fu sempre tesa a indagare sulle origini, le radici e l’evoluzione della lingua tedesca, di cui nell’Ottocento fu il principale studioso.

Dopo numerose pubblicazioni di carattere scientifico, fu la raccolta di Fiabe dei bambini e della casa, compiuta con il fratello Wilhelm e pubblicata in cinque successive edizioni, dal 1812 al 1857, a dargli un notevole successo in Germania e in Europa.

In Italia l’opera dei fratelli Grimm verrà pubblicata dalla casa editrice Hoepli con il titolo “50 Novelle per i bambini e per le loro famiglie”. 

La fiaba, massima testimonianza della narrazione orale popolare, riconquistò, in un epoca di grandi ricerche illuministiche agli albori del movimento letterario romantico, con il lavoro dei Grimm una posizione di primo piano nella letteratura dell’Ottocento.

A domani

LL