365 giorni, Libroarbitrio

Il “finito/infinito” di Hegel

Roma 29 giugno 2013

Secondo Hegel  la filosofia rinuncia a comprendere quando isola i propri oggetti di studio considerandoli di per sé, ossia come finiti.

Comprendere realmente, al contrario, significa collocare ogni oggetto nel contesto cui appartiene come parte necessaria: si capisce la funzione di un organo solo conoscendo il corpo cui appartiene; nessun evento storico è razionale in sé, ma solo come tappa di una sequenza inevitabile; nessun individuo ha valore in sé,  ma solo come componente di un gruppo ( famiglia, società, Stato).

Ogni parte diventa comprensibile a partire dalla tonalità; si può capire ogni finito solo partendo dall’infinito.

Hegel vive la sua vita con molti altri protagonisti dell’epoca romantica come Schelling e Holderlin, con i quali condivide l’iniziale entusiasmo per la Rivoluzione francese che poi rifiutò in un secondo momento.

Hegel fu sempre sensibile alle istanze culturali del suo tempo e ben informato sui progressi raggiunti in vaste aree del sapere, ma dall’altra parte fu l’antitesi del genio romantico e sregolato.

Egli costruì lentamente il suo sistema filosofico, famosa fu la sua affermazione con la quale descrisse Platone:

Platone studiò presso molti filosofi, si sforzo duramente, viaggiò. Non fu davvero un genio produttivo, né poetico, bensì una mente che produceva adagio.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Schopenhauer: l’uomo nuovo al centro del mondo

Roma 28 giugno 2013

Pochi filosofi hanno goduto in vita un successo minore di Arthur Schopenhauer. Il suo capolavoro, Il Mondo, scritto a soli trent’anni, incontrò un tale insuccesso, tanto che molte copie dovettero essere mandate al macero.

Ottenuta la libera docenza a Berlino nel 1820 (occasione di un celebre diverbio con Hegel), tentò per ben ventiquattro semestri, sino al 1831, di tenere lezione, ma la sua voce rimase del tutto inascoltata.

Nel 1833, abbandonato l’insegnamento, si trasferì a Francoforte e qui restò fino alla morte. La fama tanto inutilmente perseguita, tuttavia, arrivò negli ultimi anni con la pubblicazione di Pererga e paralipomena, una raccolta di brillanti aforismi scritta con uno stile popolare e accattivante.

Questi grandi insuccessi ebbero la principale ragione nei pessimi rapporti di Schopenhauer con il mondo accademico: le lezioni di Fichte erano a suo dire disgustose; quelle di Schelling vacue; Hegel  meritava i peggiori insulti.

E’ evidente che se al filosofo non mancavano argomenti, neppure mancava la verve polemica. D’altra parte, e forse fu una ragione ancora più profonda del suo insuccesso, contò la novità del suo pensiero aperto, per la prima volta nella storia della filosofia occidentale, alle suggestioni della spiritualità orientale, Buddhismo e Induismo in particolare.

Di grandissima importanza il suo pensiero sulla vita dell’uomo e il suo rapporto con l’amore: per Schopenauer non esiste l’amore senza sesso, ogni innamoramento, per quanto voglia mostrarsi etereo, ha la sua radice solo nell’istinto sessuale, anzi è in tutto e per tutto soltanto un impulso sessuale determinato, specializzato in modo prossimo e rigorosamente individualizzato.

A domani

LL