Roma 20 luglio 2013
Da La ballata del vecchio marinaio, Parte quarta
La luna vagabonda salì nel cielo,
mai si fermava,
lentamente saliva, saliva
e qualche rara stella la seguiva.
Il suo raggio scherniva il mare afoso,
come sparsa brina d’aprile,
ma dove era l’ombra della nave
l’acqua per incantesimo bruciava
d’un rosso accesso.
(…)
Oltre l’ombra della nave
spiavano i serpenti marini;
si muovevano con scie di bianco splendente,
e quando si drizzavano, la magica luce
ricadeva in candidi fiocchi.
Nell’ombra della nave contemplavo
la loro ricca veste: era blu,
verde lucida, nera vellutata;
nuotando si torcevano e ogni scia
era un lampo di fuoco dorato.
(…)
O felici creature! Lingua umana
non può lodare la vostra bellezza…
“Coleridge ha cenato con noi; ha portato la sua ballata finita. Abbiamo camminato con lui fino alla casa del minatore. Una sera bellissima, molto stella, la luna cornuta.”
Così il diario di Dorothy Wordsworth celebra, il 23 marzo 1798, la composizione della Ballata del vecchio marinaio.
“Nell’autunno del 1797, Coleridge, mia sorella ed io – racconterà Wordsworth molti anni dopo- procedemmo lungo le colline di Quantok verso Watchet; e nel corso di questa passeggiata venne progettato il poema dell’Antico marinaio, basato su un sogno come disse Mr. Coleridge, del suo amico Mr. Cruik-shank”
Samuel T. Coleridge, La ballata del vecchio marinaio,
introduzione di Ginevra Bompiani, Rizzoli 1998
A domani
LL
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