365 giorni, Libroarbitrio

ALASKA – Elio Germano , Claudio Cupellini

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“Viviamo tutti in un mondo che mette al centro di tutto la felicita’.
Tutti pensiamo che sia uno degli obiettivi principali
e per ottenerla cerchiamo di scavalcare il prossimo.
Ci arricchiamo sempre a danno di qualcun altro
fino a capire che
la vera felicita’
e’ dare qualcosa a qualcun’altra piuttosto che prendere.
Alaska e’ fatto di romanticismo,
slanci e visceri fin dentro la sfera dell’irrazionale.
C’e’ anche qualcosa di epico,
nel senso che e’ anche una favola
con tanto di draghi e cavalieri”

E.G.

365 giorni, Libroarbitrio

“Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d’amore e di letteratura” Federico de Roberto & Ernesta Valle

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Milano 1888

Oggi voglio venirti a tergo,
stringerti con le mani la nuda vita,
la vita mia;
risalire, risalire ai grappoli elastici,
e poi possederti,
e farti morire una volta,
due volte, tre volte,
e poi ancora, ancora, e darti
fino all’ultima stilla
la midolla delle mie ossa.
Voglio i tuoi piedi nudi sulla mia faccia.
Voglio la tua carne nuda contro la mia carne.
Sai come le apro
e come le leggo queste tue lettere?
Con la carne irrigidita ed infocata
come nell’attesa
di penetrare nella tua carne umida e pulsante.

365 giorni, Libroarbitrio

“Ode su un’urna greca & Ode a un usignolo” John Keats

Ricardo Fernandez Ortega

Avere un sorso di vino!
Da lungo, lungo tempo
raffreddato nelle profonde caverne della terra,
dal sapore di Flora, di campagna verde,
danze, canti provenzali, e allegria solare!
Poter bere una coppa colma del caldo Sud,
colma di rossa, vera Ippocrene,
con perle, bollicine scintillanti all’orlo,
e la bocca una purpurea macchia;
potessi io bere, e non visto abbandonare il mondo
e via, con te svanire nella foresta oscura.

Via! Via! Volerò da te, 
non portato da Bacco e dai suoi leopardi,
ma sulle ali invisibili della poesia,
anche se lenta e dubbiosa la mente indugia:
con te, di certo, tenera è la notte…
Ma qui non c’è alcuna luce,
se non quella che dal cielo le brezze hanno soffiato 
attraverso verdeggianti oscurità
e tortuosi sentieri di muschio

365 giorni, Libroarbitrio

“L’amore e il cranio” Charles Baudelaire

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Sopra il cranio dell’Umanità siede
Amore. E lì, assiso
come sul trono, lui, profano, ride
d’uno sfrontato riso,

ride e soffia bollicine rotonde
che si levano in alto
come volessero approdare a mondi
sotto celesti volte.

Il globo fragile, luminoso,
si slancia con veemenza,
vomita l’anima leggera esplosa
come aurata parvenza.

A ogni bolla con lamentosa voce
io sento il cranio dire:
questo gioco ridicolo e feroce
quando potrà finire?

Perché quello che la sua bocca espelle,
crudele, e in aria spande,
è, o mostro assassino, il mio cervello,
la mia anima, il mio sangue.

L’AMOUR ET LE CRANE

L’amour est assis sur le crane
De l’humanité,
Et sur ce trone le profane,
Au rire effronté,

Souffle gaiement des bulles rondes
Qui montent dans l’air,
Comme pour rejoindre les mondes
Au fond de l’éther.

Le globe lumineux et frele
Prend un grand essor,
Crève et crache son ame grele
Comme un sogne d’or.

J’etends le crane à chaque bulle
Prier et gémir:
– ” Ce jeu féroce et ridicule,
Quand doit-il finir?

” Car ce que ta bouche cruelle
Eparpille en l’air,
Monstre assassin, c’est ma cervelle,
Mon sang et ma chair!”

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

Stendhal l’inventore del romanzo realistico europeo

Capalbio 22 agosto 2013

Nato a Grenoble in Francia, nel 1783, Stendhal (pseudonimo di Henri Beyle), di origini borghesi, lasciò la famiglia a sedici anni poiché, deceduta la madre  quando era piccolissimo, non tollerava più di vivere col padre, uomo di idee chiuse e autoritarie.

Soggiornò a Parigi qualche mese e poi si arruolò  giovanissimo nelle armate napoleoniche, partecipando alla Campagna d’Italia nel 1800.

Per quasi dieci anni, fino alla caduta di Napoleone, percorse vari paesi d’Europa, con incarichi politici per conto dell’imperatore.

Alla caduta di Napoleone rientrò in Italia e rimase sette anni a Milano.

Fu in questo periodo che iniziò l’attività di scrittore, soprattutto con saggi di musica, di arte e di teatro.

Dopo una delusione amorosa, nel 1821 tornò in Francia, a Parigi, anche perché le autorità austriache in Italia lo sospettavano di cospirazione.

Qui visse con amarezza e difficoltà economiche il periodo della restaurazione seguito alla caduta di Napoleone.

Dopo alcune collaborazioni come critico su alcune riviste , nel 1827 pubblicò il primo romanzo e le prime novelle.

Con la rivoluzione del 1830, che portò al potere Luigi Filippo, riprese l’attività politica  e venne mandato come console in Italia, prima a Trieste e poi a Civitavecchia.

Proprio in quell’anno scrisse il primo dei suoi capolavori , Il rosso e il nero, cui seguirono altri romanzi e novella tra cui, nel 1839, La certosa di Parma. 

Dopo un’intensa attività di scrittore  e numerosi viaggi , nel 1841 tornò  a Parigi, dove morì l’anno seguente.

Considerato un romantico soprattutto per la sua capacità di rappresentare il conflitto tra gli ideali e le passioni  degli uomini  e l’ipocrisia della società, seppe però trovare un’originalità che lo distinse profondamente dal romanticismo di maniera.

Di questo rifiutò la rappresentazione poco realistica della società e lo stile di scrittura troppo enfatico.

Grazie al “il rosso e il nero” Stendhal è considerato come l’inventore del moderno romanzo realistico europeo.

Molto personale è il suo stile  narrativi, quasi anticipatore della scrittura moderna: asciutto, immediato, cronachistico, quasi da “codice civile”, come scrisse egli stesso.

A domani

LL

 

365 giorni, Libroarbitrio

Anton Cechov e i suoi racconti grotteschi e surreali sulla società

Roma 9 agosto 2013

Anton Cechov scrittore

Anton Cechov dedicò l’intera sua vita all’attività letteraria.

Convinto assertore dell’impegno sociale in uno stato, la Russia della seconda metà dell’Ottocento, dove gran parte della popolazione viveva in condizioni di miseria e semi-schiavitù, Cechov trascorse volutamente un anno in una colonia penale di deportati in Siberia, per poter scrivere con scrupolosa documentazione un libro-inchiesta sulla condizione  dei condannati ai lavori forzati.

Successivamente acquistò una piccola tenuta di terra  per sperimentare il modo di vita dei contadini  poveri, a beneficio dei quali impegnò i suoi guadagni di scrittore  per costruire scuole, strade ed ospedali.

Nel 1900 divenne membro onorario  dell’Accademia russa degli scrittori, dalla quale si dimise due anni  più tardi  per protestare contro l’espulsione  dalla stessa, voluta dallo zar, dello scrittore Maxim Gorkij.

Morì in Germania nel 1904.

I suoi racconti e le commedie furono molto influenzati dalla riflessione sulla decadenza della società zarista della quale fu un grande accusatore  e le cui miserie quotidiane seppe descrivere con grande capacità di penetrazione, in modo più ironico e grottesco  nella produzione giovanile, più amaro e rassegnato in quella dell’età matura.

“La Decorazione”

Nei racconti Cechov dipinge lo squallore della società russa di fine secolo attraverso quadri impietosi della vita quotidiana, in cui agiscono borghesi arrivisti, burocratici cinici, nobili senza valori ideali, uomini  e donne attenti solo alle apparenze e alla difesa del proprio rango, individui vittime dei pregiudizi e dell’ignoranza del tempo.

Il racconto La Decorazione è stato pubblicato nel 1884.

Vi si riconoscono tratti di comicità, ironia e ridicolaggine dei personaggi, assurde marionette di un teatrino grottesco, quasi surreale.

A domani

LL

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

Strano, geniale, scapigliato : Erik Joahn Stagnelius

Roma 27 luglio 2013

Vedi il mare? Giunge in corsa inquieta

e tende le smaniose braccia azzurre

e si stringe al petto la testa,

coronata da gigli, sotto le luci

nuziali del cielo immenso.

Guarda, arriva. Il cuore gonfio si erge

di desiderio, le braccia fremono.

Invano. Non esiste desiderio

sotto la luna cui sia concesso realizzarsi .

Anche la luna dura un istante.

Il mare affonda nella sua delusione,

e le onde sdegnose

fuggono la riva sospirando.

Senti? Sussurra il vento nel bosco

fra le alte cime dei pioppi.

Con il linguaggio crescente dei sospiri

grida, si strugge, implora

un corpo, per unirsi in matrimonio

a Flora, figlia dell’estate.

Ma le voci già svaniscono,

sull’arpa eolia delle fronde muore

l’eco, e il canto dei cigni.

da Il mistero dei sospiri di Erik Joahn Stagnelius

Il poeta svedese nacque nel 1793 nell’isola di Oland.

Non si hanno di lui notizie biografiche  precise, si sa solo che, malfermo di salute, condusse una vita solitaria contrassegnata dall’abuso di alcool ed oppio.

Dai letterati del tempo fu definito ” strano, geniale, scapigliato”.

Morì a Stoccolma nel 1823.

Importante figura del Romanticismo svedese, Stagnelius, lasciò  alcune opere teatrali e una vasta produzione di poesia epica e lirica.

Affine a Shelley, Novalis, Baudelaire, tra gli ultimi bagliori  del neoclassicismo e le anticipazioni del Decadentismo, raggiunse il vertice della sua aspirazione con le liriche di Gigli di Saron, in questa raccolta affiorano slanci ascetici e turbamenti sensuali, si intrecciano pensieri celesti e terreni, si contrastano erotismo e platonismo in un insieme di ansie, struggimenti ed estasi, come erge anche dalla lirica di questa pagina.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Joao Baptista Almeida Garrett “I Cinque Sensi”

Roma 17 luglio 2013

I Cinque Sensi

Sono bellissime le stelle, lo so.

Mille colori divini hanno quei fiori,

ma io per essi non ho occhi, né amore.

Altra bellezza non vedo

nella natura,

che te, mio bene, solo te!

Divina è la voce che suona triste

tra i rami che rivestono l’albero,

ma io nemmeno dell’usignolo

che trilla sento la melodia,

né odo altra armonia

che te, mio bene, solo te!

L’aria che bacia i fiori respira

celeste incenso di profumi agresti.

Io non sento, l’anima mia non coglie,

non avverte né aspira

altro profumo fragrante

che te, mio bene, solo te!

Belli sono quei frutti saporiti,

prelibato il nettare del grappolo.

Ho fame e sete…assetato

affamato sono tanto…

ma di baci

tuoi, mio bene, di te!

Tenera al tocco è una zolla fiorita

morbida al petto mio che si distende,

ma chi, vicino a te, ricerca ansioso

un’altra carezza

o un’altro piacere prova

che non sia tu, mio bene, solo tu?

A te tutti i miei sensi

accorrono fusi in uno solo.

Sento, odo, respiro

in te, per te deliro.

Con te sta la mia morte,

a te la mia vita ho dato,

se giungerà la morte,

sarà un morire per te!

Di

Joao Baptista Almeida Garrett

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Conte di Lautrémont “Dedicato a un lettore”

Roma 14 luglio 2013

Dedicato a un lettore

Voglia il cielo che il lettore,

imbaldanzito e diventato

momentaneamente feroce come ciò che sta leggendo,

trovi,

senza disorientarsi,

la sua via dirupata e salvatica

attraverso gli acquitrini desolati di queste pagine

oscure e venefiche;

infatti, a meno che

non ponga nella lettura

una logica rigorosa

e una tensione dello spirito

pari almeno alla sua diffidenza,

le micidiali esalazioni  di questo libro

gl’imbeveranno l’anima,

come l’acqua lo zucchero.

Il Conte di Lautréamont, pseudonimo di Isidore Lucien Ducasse, nacque nel 1846 a Montevideo, in Uruguay, da genitori francesi.

Raggiunse la Francia nel 1867 trasferendosi a Parigi per gli studi.

Nel 1868 pubblicò anonimo il primo di sei canti del poema Canti di Maldoror, in cui utilizzò una strana forma espressiva in prosa, ma con caratteri poetici, influenzata dal romanzo nero inglese e da quello popolare.

L’anno seguente terminò l’opera che affidò all’editore Lacroix, che, spaventato per la violenza espressiva del testo, si rifiutò di metterlo in vendita.

Dotato di una forza immaginativa fuori dall’ordinario, il giovane poeta scrisse in Poesie le motivazioni teoriche alla base della sua lirica.

Dopo la pubblicazione di questa raccolta  morì in circostanze misteriose, nel 1870, durante l’assedio prussiano di Parigi.

Variamente giudicati negli anni successivi, ora come frutto di una mente folle e paranoica, ora come oggetti freudianamente interessanti, i testi di Lautréamont  sono oggi considerati opera di un “poeta maledetto”, che operò in un autentico massacro del pulito universo della metafora pura, partendo da speculazioni di carattere etico e dallo sdegno per le parvenze belle e buone che in realtà nascondono cose orribili e malvagie.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Fryderyk Chopin e John Field “La musica della notte”

Roma 9 luglio 2013

Tra i temi prediletti del Romanticismo, la notte, con l’atmosfera rarefatta dei pleniluni, l’incanto dei silenzi, l’evocazione di immagini di sogno, oltre che in poesia fu ampiamente rappresentata anche in musica.

Mentre nel Settecento “notturne” erano dette per lo più le composizioni strumentali in più tempi, destinate ad una esecuzione  notturna durante feste e trattenimenti, – ne è un celebre esempio Eine kleine Nachtmusik di Mozart-, nell’Ottocento furono così chiamate composizioni pianistiche di carattere melodico e sognante.

Se il pianista e compositore  irlandese John Field è ritenuto l’inventore di questo genere musicale romantico, Fryderyk Chopin è senza dubbio il musicista che più di tutti fece dei Notturni un’altissima espressione d’arte.

A domani

LL