365 giorni, Libroarbitrio

ABBI CURA DI TE – Gianluca Pavia

Abbi cura di te - Gianluca Pavia - poesia

Abbi cura di te.
Lo so, sono il meno adatto
a dare consigli di questo tipo,
tipo: non credere allo sfascio
come stile di vita, è un bluff
o non ti sprecare
con chi si spreca da sé.
Tu
non mi ascoltare,
sei fantastica da sola,
quando ti muovi in una stanza
il mondo ti balla dietro,
mi balla dentro,
ma scegli bene le parole
con cui ti descrivi,
l’anima ascolta, prende appunti
poi
ti sbatte tutto in faccia.
E prendile quelle chiamate,
quelle importanti
e lo vedrai,
all’altro capo della linea
arrossire, sclerare
mentre ti dice: – cazzo,
sei speciale!
Fregatene della competizione
la parte migliore del viaggio
è il panorama, la meta
è per tutti la stessa.
Non mischiare mentos e coca
coca e keta
e se l’insicurezza lo permette
mettici un po’ di zucchero
nel tuo the verde,
dai, non sa di niente.
Chiedi sempre scusa
per gli errori che fai,
mai per ciò che sei
e non risparmiare sui sorrisi
bruciane quanti più ne hai,
scialacquare felicità è il primo requisito
per la rivoluzione.
Tieni gli occhi ben aperti
la vita è complicata già da sé,
anche se
le cose migliori, beh
accadono quando li chiudi:
i tuoi sogni, i miei baci
i nostri orgasmi.
E non ascoltare chi ha un sacco
di buoni consigli polverosi
buttati, lasciati andare
hai qualcosa di stupendo
dentro,
e troppi casini fuori
quindi
mettici un po’ di miele, nel the
sarà un giornata difficile
tu sorridi
e abbi cura di te.

 

Poesia di Gianluca Pavia
opera pittorica 
#NIGHTTIMERITUALS
di #JACKVETTRIANO

365 giorni, Libroarbitrio

LA RI(E)VOLUZIONE – GIANLUCA PAVIA

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La rivoluzione non necessita
di spade e semiautomatiche
di freddi inverni nucleari
o il fuoco dei cannoni,
ma di silenzio
e parole sussurrate
lette, taciute.

La rivoluzione non si farà
riversandosi in strada
tra fiumi di sangue,
non ci saranno folle d’arringare
o rinchiudere,
solo individui in solitudine
a sbocciare
come rose dall’asfalto.

La rivoluzione è stata
e sarà
solo rimpasto
recuperare carne stantia
e macinarla ancora
e ancora.
Il mondo non cambierà
non può
ma noi sì.

— Difronte all’assurda violenza della repressione viene da chiedersi cosa abbia più bisogno di ricostruzione: le Istituzioni o l’Animo Umano? —

Gianluca Pavia

DuediRipicca
#spietatesperanze #miraggiovunque

365 giorni, Libroarbitrio

“L’uomo solo” H.G.W

L'uomo solo

Si dice che il terrore sia una  malattia e posso affermare che , per parecchi anni, fino ad oggi, un incessante terrore ha continuato ad esistere bel profondo del mio animo. Lo stesso terrore, credo, che può provare un cucciolo di leone semi domato. E i miei timori assumevano le forme più strane. Non riuscivo a persuadermi, per esempio, che le donne e gli uomini che incontravo, non fossero, come io credevo, dei mostri, sia pure d’aspetto più umano, animali trasformati solo esteriormente in uomini e che presto o tardi avrebbero cominciato a degenerare mostrando la loro origine bestiale. Mi decisi di affidare il mio caso a un notissimo specialista in malattie nervose (…). Per quanto non speri di perdere completamente il terrore, riesco a confinarlo nel fondo della mia coscienza, come una nube lontana, un ricordo e una lieve sensazione di sfiducia. Ma ci sono momenti in cui la nube s’ingrossa fino ad oscurare tutto il cielo. Allora mi guardo intorno atterrito e scruto i miei simili. Vedo visi intelligenti e luminosi, altri cupi e pericolosi, altri irresoluti e falsi. Non trovo un volto che abbia la calma umanità di un essere ragionevole. Mi sembra che, in tutti, l’animalità stia per avere il sopravvento, temo di dover assistere, su una scala immensamente più vasta, alla degenerazione. So che è un’illusione; che gli uomini e le donne che vedo intorno a me sono veri uomini e vere donne, che lo saranno sempre: perfettamente ragionevoli, pieni di desideri umani,  e di slanci delicati, liberi da bassi istinti, non vincolati da nessuna legge pazzesca. Pure li schivo, temo i loro sguardi curiosi, le loro domande, il loro interessamento: desidero vivere lontano da loro e solo.
(…) Mi sono ritirato dalla confusione della città e dalla folla e passo le mie ore sui libri, luminose finestre nella notte della vita. Vedo pochi estranei ed ho una modestissima casa tutta mia. Dedico le ore del giorno ad esperimenti di chimica e nelle notti luminose studio l’astronomia. Per quanto non ne sappia il come e il perché, c’è un senso di pace e di protezione nello sfavillio delle stelle. E poi, è nelle vaste ed eterne leggi della materia  e dei mondi, e non negli affanni terreni, nel peccato o nella sofferenza, che tutto quello che non è animalità in noi deve trovare il suo conforto e la sua speranza. Lo credo fermamente, se no non potrei vivere. E così, nella fede e nella solitudine, finisce la mia storia.

Edward Prendick

365 giorni, Libroarbitrio

“I Demoni” Michailovic Dostoevskij

I demoni di San Pietroburgo

Fra i cavalieri notai Petr Stepànovic, che montava, ancora piuttosto maldestramente, un puledro cosacco preso a nolo,  e Nikolàj Vsèvolodovic, che, quando, di tanto in tanto, accettava di unirsi agli altri negli svaghi generali, aveva sempre un’aria discretamente allegra, anche se, come sempre, parlava poco e di rado.

“Tutto è ormai diventato così noioso, 
che non è il caso di far cerimonie in fatto di divertimenti,
se la cosa è interessante”

Fedor Michailovic Dostoevskij 1869

(Dostoevskij in quell’anno aveva letto di una cellula terroristica che propugnava “la scienza della distruzione”.
Il risentimento lo spinse a scrivere un pamphlet contro quei “demoni”; ma il genio si ribellò al suo umore e Stavrogin si trasformò nel vero eroe del romanzo, il più grande nichilista della letteratura.
Aveva scritto il libro definitivo sulla vastità del male.
– Leonardo Colombati)

365 giorni, Libroarbitrio

La Poesia europea del ‘900 : “le parole si gonfiano come il mare” (prima parte)

Roma 31 agosto 2013

Novecento

La poesia europea del Novecento, nei suoi contenuti  e nel ruolo che via via viene ad assumere, appare profondamente segnata dalle drammatiche vicende storiche relative alle due grandi guerre mondiali e ai successivi periodi di ricostruzione, dalle dittature con le loro violente repressioni, dai vari movimenti della Resistenza, dalla Rivoluzione russa e dalla guerra civile spagnola.

In coerenza con i grandi dibattiti sulla funzione della poesia  e sul compito del poeta rispetto alla storia e alla politica, alle tendenze culturali della società, alla specificità della dimensione umana e alle altre forme dell’espressione artistica, l’esperienza poetica di questo secolo è caratterizzata  da continue ricerche e sperimentalismi.

Forme metriche e strutture linguistiche, temi e stili subiscono profonde analisi e scomposizioni, nuove ricostruzioni e singolari accostamenti per fare del componimento poetico ora uno strumento di lotta e denuncia, ora un anelito di pace e giustizia, ora l’intima voce della verità e la testimonianza di una volontà di rottura con tutto ciò che risulta codificato.

I poeti dialogano tra loro, si scambiano idee ed esperienze, si aggregano intorno a importanti riviste e circoli letterari, discutono, polemizzano, progettano.

Per elaborare messaggi sempre più dirompenti e coinvolgenti demoliscono le barriere tra i diversi ambienti artistici della pittura, della letteratura, della musica e del teatro, e realizzano l’integrazione, la contaminazione, la fusione dei rispettivi moduli espressivi.

La poesia delle avanguardie futuriste e dadaiste disintegra i legami sintattici e scopre le più segrete e articolate valenze sonore e ritmiche della parola.

A domani

LL