365 giorni, Libroarbitrio

“Notturno” Laura Rainieri

work nicoletta ceccoli

La casa era buia a soqquadro.
Cercavano me e il mio quaderno.
Quell’album grande e rosa
dove scrivo tutte le mie cose.
Nasconderlo, ma dove.
Svisceravano ovunque.
E soprattutto una pagina scritta
quella volevano.
Sono corsa su e giù con l’album
per le scale buie
e loro dietro.
L’ho nascosta nella credenza
dove gli amaretti si conservano croccanti
loro dietro
poi sotto lo stipite un po’ rotto della scala
ma la pagina era larga e si vedeva
e loro dietro
allora l’ho mangiata.
Scritto che esci da me in me rientra.

365 giorni, Libroarbitrio

Arturo Onofri rappresentante della poesia metafisica

Roma 23 settembre 2013

Arturo Onofri poeta metafisico

Arturo Onofri nasce nel 1885 a Roma.

Fonda la rivista “Lirica” e collabora alla “Voce”.

La sua prima produzione poetica, raccolta nel 1914 nel volume Liriche, comprende composizioni crepuscolari e futuriste, versi di ispirazione pascoliana e dannunziana, echi della poesia di Mallarmé.

Tra queste diverse suggestioni emerge però la voce autentica del poeta nella ricerca dello stile “frammentista”, teorizzato in seguito su “La Voce”.

Proclamata l’abolizione dei contenuti, la poesia è intesa come immagine libera e pura, che concentra la propria forza estetica nell’analogia, e il poeta, liberato da ogni rapporto esterno, diviene il creatore perpetuo del mondo.

Dopo la prima guerra mondiale Onofri si interessa alle teorie antroposofiche di Rudolf Stenier.

La sua opera successiva sarà per questo improntata alla ricerca filosofico-mistica di una unità dell’io creatore, raggiunta attraverso una spiritualità cosmica libera da ogni peso di materia.

Caratterizzate da questo tema appaiono le opere Terrestrità del sole del 1927 e Vincere il drago del 1928.

Nel panorama poetico del Novecento, Onofri si colloca come maggiore rappresentante di una poesia metafisica , affollata  di immagini talvolta oscure e di parole pure, libere dalle retoriche tradizionali.

Arturo Onofri muore a Roma nel 1928.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Sergio Angeli maestro di un silenzioso presagio

Risonanza 00, Sergio Angeli

Sergio Angeli maestro di un silenzioso presagio

Sono ancora sull’uscio della sua porta eppure, m’accorgo in quell’istante stesso, che c’è un segreto celato nell’opera sua. Un’ombra, un velo d’aria ricopre l’intorpidita mia vista che catturandola dalla lontananza l’attira a lui. Sergio Angeli mi dicono essere. L’indistinto di un’impalpabile figura semi astratta mi precede sinuosa. La sua inquietudine è nella fattezza a me dinnanzi, un silenzioso presagio m’investe, Angeli è l’opera stessa, penso. Senza rendermene conto con la pelle permeabile delle narici sono ad un palmo dal suo acrilico odore, la osservo apparentemente informe costruirsi sotto i miei occhi, percepisco il tratto donatole dell’artista, odo la sua emozione sciogliersi in un pigmento brillante, scossa la percorro con lo sguardo, ed ovunque in essa c’è tutto lui, Sergio Angeli e l’uso che fa dei colori genera sul mio volto un rosso porpora che degusto sulla lingua, ha il sapore ferroso del sangue. Così mi trasporta nel suo segreto riscoprendomi all’interno di un mondo nuovo, elevazione di suggestioni che mescolandosi plasmano sentimenti a me sconosciuti. L’amore sa d’odio, l’odio è un disprezzo sottile che mi fa sorridere, la morte sa di vita piena colma e inarrestabile. Sfioro la pazzia che innaturale sa così tanto d’amore, e la saggio ancora, con la bocca avida m’accorgo in quello stesso istante di aver oltrepassato l’uscio, di essermi immersa nell’opera sua, e scopro che l’artista ha scovato i legami che uniscono le contraddizioni rendendo ogni emozione un’antinomia dell’esistenza massima dell’essere umano, dell’indifferenza alla propria identità in quanto esseri, che siano di un’esultante umanità viventi o morenti di un’insulsa vita, ed è proprio questo che anela disaffezione per Angeli. Così denudata delle mie convinzioni sfoglio con gli occhi ogni opera, rapita m’arresto sull’amore, quello indicibile, vengo colpita e seppur spossata rimango in Risonanza 00 e scelgo di vivere in essa, in Sergio Angeli, nel suo mondo creato per quelli come noi.

Lié Larousse

Di seguito il link della IV uscita intitolata Bestiame Umano della rivista Animarte:
rivista d’arte, cultura e intimi deliri
a cura di Sergio Angeli & Danilo Capolei

Sfogliatelo, al suo interno tre scritti di Lié Larousse:
Exhumare; Pianta di carne; Ove ovunque.

Animarte 04 Bestiame umano

Contatti Sergio Angeli & Danilo Capolei

http://rivistanimarte.tumblr.com/

http://sergioangeli72.wordpress.com/

http://sergioangeli.tumblr.com/

In copertina: Risonanza 00,
dal ciclo Anomalie vertebrali,
di Sergio Angeli
tecnica mista su faesite 43×100
anno 2013 Roma