C’è forza nella pioggia che bagna il bordo del lavandino
e le mie braccia tese, oggi.
Non nelle colline, né nel cielo che tiene bassi gli uccelli
e ha i colori sbiaditi di una polaroid.
Emanuel Carnevali, morto di fame nelle cucine d’America
sfinito dalla stanchezza nelle sale da pranzo d’America
scrivevi.
E c’è forza nelle tue parole.
Sopra le portate lasciate a metà, i tovaglioli usati.
Sopra le cicche macchiate di rossetto.
Sopra i posacenere colmi.
Sapevi di trovare l’uragano.
Dire qualcosa mentre si e’ rapiti dall’uragano.
Ecco l’unico fatto che possa compensarmi
di non essere io l’uragano
Emanuel
Primo dio
Rimbaud
Preghiera a cose più belle di me
Rimbaud
Avvento della giovinezza
Immagine perfetta
Sensazione perfetta
E’ nella pioggia, oggi, il vostro grido.
Tag: Rimbaud
“Les Fleurs du Mal” Charles Baudelaire
Roma 16 giugno 2013
Nel 1857 tutti si aspettavano che il libro di Charles Baudelaire Les Fleurs du Mal avesse successo, e invece finì sotto processo.
Con August Poulet-Malassis, lo stampatore che sapeva scoprire i giovani talenti, l’autore aveva seguito con molta cura e attenzione la stampa dei suoi versi.
Ma cosa aveva turbato l’animo degli accusatori?
Forse versi come questi, tratti da Les Bijoux:
La mia amata era nuda…
Era dunque distesa e si lasciava amare…
Gli occhi fissi su di me , come tigre domata,
indolente e sognante provava diverse pose…
E le braccia e le gambe e le cosce e le reni,
lisce come olivo, sinuose come cigni,
sfilavano nei miei occhi attenti e sereni,
e il suo ventre e i suoi seni, grappoli della mia vigna.
Alcuni, specie nel passato, attenti alla lezione naturalista del milieu, hanno cercato di interpretare la passionalità di Baudelaire, irrispettosa dei codici morali vigenti, come un risultato dell’ereditarietà.
Il padre e la madre erano, per età, una coppia disarmonica: il primo, vecchio giacobino e spretato, aveva sessantadue anni alla nascita di Charles, mentre la madre, giovane e puritana, aveva soltanto ventisette anni.
Inoltre la madre, come Charles, morirà di paralisi, e il fratellastro, nato dal primo matrimonio del padre, soffriva di turbe nervose.
E tra i critici vi fu anche chi accusò il poeta di curare con predilezione la propria isteria.
Del resto Baudelaire stesso annota in Hygiène: “Je cultivé mon hystérie avec jouissance et terreur”.
Ma i processi di stampo naturalistico non sono adatti a capire la novità introdotta da Baudelaire che, come disse Victor Hugo, entrò nell’arte come un “brivido nuovo”, che trasformò l’estetica e la scienza del verso.
Ma soprattutto bisognava rendersi conto che Baudelaire ritraeva l’uomo così com’era e non come avrebbe dovuto essere; egli rianimava in tal modo, anche una tradizione abbandonata, quella che poteva rifarsi ad autori come Francois Villon.
Nonostante tutto i contemporanei non parvero ben capire questo artista, per il quale l’arte non ha un rapporto specifico con la morale; un artista pieno di oscillazioni, che non risolve mai definitivamente i conflitti, ma solo provvisoriamente, che è eccentrico, ma è preso dalle seduzioni della vita comune, che si lascia prendere dall’abisso e poi anela a respirare l’aria libera, che è continuamente angosciato per non si sa quale colpa.
I contemporanei, soprattutto, non furono consapevoli che quest’opera avrebbe trasformato dal profondo tutta la lirica.
Il dedicatario stesso del libro, Théophile Gautier, riteneva I Fiori del Male un bouquet avvelenato: ” Dai loro calci, a guisa di rugiada, non stilla che acqua tofana”.
Baudelaire influenzerà le generazioni successive, e tutto il movimento simbolista si rifarà a lui. Ispirerà grandi poeti francesi come Verlaine, Mallarmé, Rimbaud.
Les Fleurs du Mal con i suoi elementi di modernità, con i suoi impasti aulici e surreali si imporrà, infine, come una delle opere più ricche di stimoli e più innovatrici dell’Ottocento europeo.
A domani
LL
Spunto di lettura:
Poesia, vite di poeti
Editore Fondazione Poesia Onlus
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