365 giorni, Libroarbitrio

TI VENGO A TROVARE – Gianluca Pavia

Gianluca Pavia - Ti vengo a trovare

Ogni tanto ti vengo a trovare,
seduto comodo in spiaggia
tu da qualche parte in mare,
parliamo per delle ore,
e a volte manchi così forte
che potrei quasi abbracciarti
ma appena ti sfioro
sparisci come un sogno,
o un ricordo.
Nella testa una gif in loop,
il tuo sorriso
e io che mi ci specchio
bambino,
un’idea da dove vengo
dove voglio arrivare.
Nessun posto in particolare
solo andare, mai fermarsi,
neanche i morti si fermano
soffiati dai venti
navigati dalle correnti.
Chissà, tu, dove sei finita?
Sicilia, Maldive, Cina,
mai troppo lontana.
E so che in qualche modo mi senti
e ridi con me.
L’8, il tuo compleanno
ha scritto una libreria,
una non male,
volevano 10 copie del romanzo,
quello che stavo scrivendo.
Ricordi? Io sì,
l’ho finito 27 giorni prima di

beh, quello non lo scordi.
Ne è passato di tempo
di riscritture
di notti che sembravano l’ultima.
Poi,
c’è sempre ancora un’alba.
E so che in qualche modo mi segui
e fai il tifo per me.
Anche se tendo più per la reincarnazione:
una bimba di quasi 4 anni
capelli a caschetto un sacco di lentiggini
una vita questa volta più facile
questa volta più felice,
e un sorriso infinito sui miei passi
che continuano a camminare.
Che ci posso fare, mi piace
e sulla riva
riusciamo perfino a parlare.

 

Libroarbitrio

.LaRossa. – di Lié Larousse per l’opera pittorica di Antonio Conte

La Rossa di Antonio Conte per Lié Larousse

.la vedi, sai guardarla,
le scivola fuori dal corpo
l’anima incandescente
ai piedi della notte
in un’ombra iridescente
per impossessarsi di tutto di tutti,
d’altro e dell’altrove,
d’altronde, sorridi perché di lei
t’accarezza ancora il pensiero
eccitato soffia leggero il vento
sulla tua tela i suoi colori
e scolpisci il ricordo
tanto presente ora
che pare sia qui ancora
e non essere invece
appena passato
e pensa se non fossi passato
non avresti questo liquido
estroso dolce piacere dipinto
bello, su di lei.

Lié Larousse

DuediRipicca
poesia di Lié Larousse per l’opera pittorica
#LAROSSA di Antonio Conte

365 giorni, Libroarbitrio

Incertezza dei bersagli – Paolo Bertolani

Anarchia

Quell’uomo di solfato
che – fucile spianato – tra le siepi di more
incattiviva a un fruscio che non fosse di biscie
o di vento
il tempo e le molte mani via via
in tanti anni.
Di lui ricordo
le sere in cui parlava
– comandando a bastone a glaciali silenzi –
Pensa se mi vedesse ora la carogna che sono
e come parlo e come mi vesto o faccio l’amore
col mitra pronto ben oliato
contro di lui se tornasse.

365 giorni, Libroarbitrio

“Mi lasciai andare” Costantino Kavafis

Pin

Non mi contenni.
Quando labbra e pelle rammentano,
e alle mani pare di nuovo di toccare.
Mi lasciai andare fino in fondo.
Ai godimenti, per metà reali
e per metà erranti dentro il mio cervello,
mi lasciai andare nella notte chiara.
E per metà reali e per metà erranti dentro il mio cervello.
E bevvi vini forti,
di quelli che bevono i campioni del piacere.
E bevvi vini forti,
e mi lasciai andare,
per metà reale e per metà errante.

tratto da “75 Poesie inedite”,
1891, Alessandria d’Egitto

365 giorni, Libroarbitrio

“Guerra nella pace” Jorge Guillén

Dalì

La piazza con le sue colombe
e qualche vecchio sulle panchine.
E le pietre gotiche, grigie ormai
o nerastre: tempio attuale.
Vicino passa il traffico rotante.
La grande città stride, si affretta,
e risuonando non cessa di donarsi,
di promettere la creazione di un nuovo mondo.
Perfino l’ozioso gattino collabora,
vagando nella sua zona soleggiata,
ad arricchire le luci e la promessa
della splendida città
che aspira a essere perenne.

“Nel marzo del 1938 Dalì si trasferisce per due mesi con Gala nella città eterna: nello studio di Lord Berners che si affaccia sui Fori. L’artista è attratto dalla sovversione delle leggi dell’ordine e della simmetria, che gli offrono spunti significativi per successive declinazioni del suo linguaggio surrealista e visionario.”

365 giorni, Libroarbitrio

Grafia di Bambini

Iris by John Atkinson Grimshaw, 1836-1893.

Nostra la grafia dei bambini.
Con la matita al posto della penna.
Ricordo di me in ginocchio a sfogliare fotografie sul tuo letto.
Ti rivedo nella memoria, in piedi al mio fianco, ad osservarmi mentre scruto la tua vita.
E vorrei stringermi a te posando le miei guance sulle tue ginocchia tese, così forte d’aspirare l’odore della tua pelle attraverso i jeans.
L’odore del tabacco sulle tue mani.
Vorrei fermare il ricordo in questo punto e non andarmene mai via.
E allora chiudo gli occhi e disegno un albero grande.
Gli trasformo il pavimento in suolo di terra.
In briciole di sabbia arsa dal sole.
Le radici scaltre corrono profonde e agili avvolte dal bacio fresco del terreno dimora di animaletti vivaci.
I suoi rami, immersi in delicate foglie che danzano al ritmo di vento, sono tanto infiniti d’arrivare a trafiggere le nuvole e farne cespugli di zucchero filato.
E avrai braccia di corteccia potenti a cullare canti allegri di uccellini all’ombra del tuo animo.
Ed io voglio stare qui.
Al riparo ai piedi di te essenziale albero.
Protetta da tutto lo scompiglio.
Quasi potrei assopirmi calma, e  sognando invocherei la Dea degli esseri Straordinari per sussurrarle della tua armatura da guerriero, di quanto essa sia fragile ma potente al contempo, e lei incantata mi darebbe la magia di donarti forma nuova del tempo, spazio di ciò che realmente sei, bosco incantato, bambino buono, con lo sguardo colmo di chi ha soltanto se stesso al mondo, ma col sorriso di autentica felicità e sorpresa nel trovare me che t’aspettavo.

L.L.

 

 

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

Inés Hernandez ” Ricordo”

Roma 28 dicembre 2013

mare

Quando penso a te
vedo armonia
di gabbiani
di pellicani
di bianche sabbie
sorgenti
sulla parte
oceanica
della madre terra
onde
onde lunghe
che si muovono
con una forza
che mi ricorda
la comprensione
degli anziani
che si riuniscono
che si riunivano
aliotide
vongola
e altra conchiglia
per trafiggere
i cuori
di chi fa offerte
al mare
suoni
mormoranti
mi catturano
e mi trascinano
verso
di
te

 

Inès Hernandez, definita la “voce del nord America”, nella sua poesia dà la parola alle istanze culturali dei nativi americani, utilizzando spesso il bilinguismo.

I titoli delle raccolte poetiche pubblicate sono Con razon, corazon, Abrecaminos: Collected Poems e War Dance: For All the skins and All the Meskins.

*Aliotide: mollusco con conchiglia a forma di orecchia, detto anche orecchia marina.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

“La notte” di Dino Campana

Roma 3 ottobre 2013

…Ma quale incubo gravava ancora su tutta la mia giovinezza?
O i baci vani della fanciulla che lavava,
lavava  e cantava nella neve delle bianche Alpi! ( le lagrime
salirono ai miei occhi al ricordo).
Riudivo il torrente ancora lontano: crosciava bagnando antiche città desolate,
lunghe vie silenziose, deserte come dopo un saccheggio.
Un calore dorato nell’ombra della stanza presente, una chioma profusa,
un corpo rantolante procubo nella notte mistica dell’antico animale umano.
Dormiva l’ancella dimentica nei suoi sogni oscuri:
come un’icona bizantina,
come un mito arabesco imbiancava in fondo
il pallore incerto della tenda.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Marcel Proust : il romanzo della società in crisi

Massa Marittima 18 agosto 2013

Marcel Proust scrittore

Marcel Proust nacque a Auteuil, presso Parigi, nel 1871 da una famiglia borghese benestante; il padre era medico, la madre di origine ebraica, era una donna colta e da lei Marcel imparò a coltivare interessi di tipo letterario.

Divenne amico del poeta Robert de Montesquiou, che lo introdusse negli ambienti aristocratici e mondani della Parigi di fine secolo.

Dopo un primo volume di racconti, tra il 1896 e il 1904, lavorò a un romanzo, coltivò i suoi interessi artistici e studiò architettura, pittura, scultura.

Nel 1902 perse il padre; tre anni dopo, la morte di sua madre di cui era legato da un affetto quasi morboso lo gettò in uno stato di profonda prostrazione.

L’asma allergica di cui soffriva divenne cronica e nel 1906 egli si ritirò dalla vita sociale chiudendosi in un appartamento di Parigi che fece insonorizzare per isolarsi totalmente dal mondo.

Per sedici anni Proust lavorò a un’impresa colossale, un romanzo in sette volumi dal titolo Alla ricerca del tempo perduto, di cui vide pubblicati solo i primi quattro.

Morì infatti nel 1922 e le ultime tre parti del romanzo uscirono postume nei cinque anni immediatamente successivi.

Proust segnò una profonda trasformazione nella narrativa del primo Novecento rispecchiando nelle strutture della sua opera un nuovo modo di conoscere che prescinde dalla presunta obiettività reale e si affida totalmente alla percezione del soggetto narrante.

Nel grande romanzo proustiano il protagonista ricrea la realtà attraverso la memoria.

Il ricordo rigenera fatti, persone, luoghi e li definisce attraverso il filtro dell’emozione, in cui consiste la loro essenza più profonda.

In questo tipo di scrittura assistiamo alla distruzione del tempo ordinato cronologicamente.

Il ricordo, scatenato da eventi apparentemente insignificanti e casuali, apre squarci improvvisi e profondi alterando la successione lineare degli eventi.

La durata del tempo narrativo viene a dipendere dall’importanza che i fatti assumono nella sfera emotiva del narratore.

Anche lo stile riflette lo stesso andamento: la catena dei ricordi implica infatti una scrittura complessa , di ritmo lento, articolata in periodi lunghi che si aprono in incisi e si dilatano nella successione delle subordinate.

Col suo caratteristico stile, la Ricerca disegna un ritratto molto ampio e articolato di quella società parigina agli inizi del secolo dalla quale Proust trasse i modelli per i suoi personaggi.

I sette romanzi de “Alla ricerca del tempo perduto”:

La strada di Swann, 1913

All’ombra delle fanciulle in fiore, 1919

I Guermantes, 1920-21

La prigioniera, 1923(postumo)

La scomparsa di Albertine, 1925 (postumo)

Il tempo ritrovato, 1923-27 (postumi)

A domani

LL