365 giorni, Libroarbitrio

Facciamo che io ero – Guido Catalano

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facciamo che io ero un soldato
e tu eri una ragazza che vivevi in un paese
io disertavo
e ti bussavo
tu vivevi sola nella casa
facciamo che ti bussavo
fuori nevicava
in lontananza grandi fuochi
e bombe
tu dicevi, chi è?
son soldato disertore, posso entrare che fa freddo?
facciamo che tu aprivi la porta
e dicevi, entra pure sto preparando la pastasciutta
facciamo che io entravo
posavo il fucile
e mi sedevo vicino al fuoco
perchè facciamo che c’era il fuoco
ho dei vestiti asciutti, mi dicevi
io mi toglievo la palandrana
e la giacca
e mi mettevo un maglione grigio molto confortevole
e anche dei pantaloni
e posavo gli scarponi ai piedi del camino
facciamo che la pastasciutta era pronta
e tu me ne davi un piatto
e facciamo che mangiavamo in silenzio
facciamo che c’era anche una bottiglia di vino

com’è la fuori? mi chiedevi
ci si spara e ci s’ammazza, ti dicevo
ti dicevo, sei stata molto cara ad aprirmi
mi dicevi, figurati, vuoi un po’ di vino?

facciamo che ti guardavo
e facciamo che eri molto bella
possiamo fare ciò che vogliamo
facciamo che mi dicevi, puoi dormire qui stanotte
e le altre notti?, ti chiedevo
anche
finchè non finiscono gli scoppi?, ti chiedevo
sì, dicevi
facciamo che ti dicevo finalmente il mio nome
e finalmente tu mi dicevi il tuo
e finalmente mi chiedevi, potrai difendermi se arrivano?
sì, dicevo

facciamo che eravamo molto stanchi
e mentre che tu ti preparavi per la notte
io guardavo dalla finestra
e fuori era tutto bianchissimo e silenzioso

ora anche le bombe dormomo, dicevo
vieni a letto, dicevi
facciamo che non facevamo l’amore
non la prima notte almeno
poi si vedrà

365 giorni, Libroarbitrio

E io dormo sola – Saffo

Angelo Dall'Oca Bianca Nudo di donna (Il diavolo rosso)

Con una fronda di mirto giocava
ed una fresca rosa; e la sua chioma
le ombrava lieve e gli òmeri e le spalle
intanto
tramontata è la luna
è la notte; il tempo dilegua,
e io dormo sola,
finalmente.

365 giorni, Libroarbitrio

“Speranza d’innamorato” Maffio Venier

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Ragazza mia, visetto bello e inzuccherato,
poiché ho saputo che verrete stasera,
son diventato bello e ho cambiato cera
tanto che sembro proprio una pesca sbucciata.

Sia lodato Amore, poiché il mio mezzanino,
il mio cortile, il mio orto, e il letto
potranno dire davvero:
“So che il nostro padrone è fortunato”.

Venite presto, caro il mio conforto,
e se troverete una scusa per non venire
domani sentirete dire:
“L’amico è morto”.

Il desiderio che ho di voi è tanto,
che se non veniste mi fareste un gran torto:
mi fareste restare col cuore infranto;
son tutto miele
da quando ho saputo di nuovo che voi, ragazza mia,
vi degnate di venire a casa mia.