Si può iniziare una storia nel bel mezzo e procedendo arditamente avanti e indietro impiantare un grandissimo casino.
Si può ostentare modernità, depennare tempi e distanze e a cose fatte proclamare che finalmente e all’ultima ora il problema spazio-tempo è stato risolto. Si può anche affermare, proprio in incipit, che oggi giorno è impossibile scrivere un romanzo, ma dopo, per così dire alle proprie spalle, scaricare un bestseller bello grosso e ritrovarsi eletto ad ultimo romanziere possibile. Inoltre ho sentito dire che brilla per modestia chi all’inizio pretende: che non esistono più gli eroi da romanzo, perché gli individualisti non esistono più, perché l’individualità ci è scappata di mano, perché l’uomo è solo, ogni uomo solo allo stesso modo, senza alcun diritto alla solitudine individuale, e costituisce una massa solitaria senza nomi e senza eroi. Sarà così e sarà giusto così. Tuttavia per me, Oskar, e per il mio infermiere Bruno vorrei constatare che: noi due siamo eroi, eroi radicalmente diversi, lui dietro lo spioncino, io davanti allo spioncino; e quando lui apre la porta noi due, con tutta l’amicizia e la solitudine, siamo ancora ben altro che un’anonima massa senza eroi.
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“Lettere a Sibilla Aleramo” Clemente Rebora
O dei grilli in cadenza solitaria
ai poggi senza stelle
dentro il bagnato alitare dell’aria
tenui serenatelle!
Cos’è la vita con sue le rabbie a voi
persi nei solchi fuori
all’ombra inerte, o di silenzi a noi
dolcissimi cantori?
Anima, intona la tua voce e nulla
non domandare più:
cantati la canzone della culla
mentre declini giù.
Johann Christian Gunther “Padre Padrone”
Roma 27 marzo 2014
A Dio per aiuto
Non ho alcun luogo dove posare il capo
in nessun posto accolto, sempre di troppo,
e dove cado non trovo pietà.
Chi crede alla crudeltà delle paterne mani?
Egli si arrabbia sempre e non basta mai
il disprezzo per me, che sono la sua carne.
L’odio di estranei contro mi scatena,
e le provocazioni. Sobilla i miei nemici:
è stoltezza o pazzia?
****
Voi bugiardi, che la gente prendete per il naso!
Parlate della provvidenza e la grazia divina esaltate,
promettete al misero aiuto e quando un peccatore invoca
gli date salute e la forza solo con la bocca.
Dite dov’è finito il Dio che vuole e può aiutare?
Nelle vostre parole accoglie i peccatori più grandi:
io voglio essere il più grande, e attendo, grido, soffro.
Ma dov’è suo figlio? Dove lo spirito di pace?
L’innocenza del figlio e la forza dello spirito
non bastano col loro amore a salvarmi dall’ira divina?
A domani
Lié Larousse
William Shakespeare “Versi sciolti”
Roma 19 marzo 2014
Come imperfetto attore sulla scena
che per paura scorda la sua parte
o bestia piena di eccessiva rabbia
che non traduce in atto la sua forza,
io per insicurezza non ricordo
perfettamente il rito dell’amore
e forte del mio amore vengo meno
sotto il peso del mio potente amore.
Sia questo verso allora l’eloquenza
e il muto messo del parlante petto
che chieda amore e cerchi il contraccambio
più che lingua che più ha più volte detto.
Leggi quello che zitto ha scritto amore:
Amore ha sguardo per poter sentire.
A domani
Lié Larousse
“Senza di te che cosa sarei stato” Novalis
Roma 22 febbraio 2014
Senza di te che cosa sarei stato,
senza di te che cosa non sarei?
A timore e angosce destinato,
nel vasto mondo solo starei.
Non saprei con certezza che cosa amare,
uno scuro abisso sarebbe il futuro;
e se a fondo il mio cuore si turbasse,
a chi io potrei dire la mia cura?
Solitario, roso da amore e struggimento,
una notte mi parrebbe il giorno;
seguirei soltanto con lacrime ardenti
la vita nel suo selvaggio corso.
Nel tumulto troverei tormento,
e a casa il cruccio che fa disperare.
Chi resterebbe senza un amico in cielo,
chi resterebbe qui sulla terra?
Ora che Cristo a me si è rivelato
e sono certo della sua presenza,
con quale rapidità la vita con il suo raggio
distrugge le tenebre sconfinate!
da Canti spirituali, I
A domani
Lié Larousse
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