365 giorni, Libroarbitrio

Volevo solo morire e invece sono morto – DuediRipicca

 

Il poeta

Con orgoglio e tanta tanta gioia vi presento on line i nostri racconti selezionati per il Premio Racconti nella Rete, dunque leggeteli!
Leggeteci, leggetemi, che la scrittura per quelli come me è un miracolo, una benedizione, anche se molto spesso mi fa sanguinare il cervello e venire male alla pancia, e questo e quello e un sacco di altri sentimenti e caos , e,  siccome ora non so proprio spiegarmi, né spiegarlo  a chi me lo domanda, ve lo dico citando un collage di parole del poeta:

“Sei abbastanza uomo
per camminare in linea retta,
falcate, mesi, anni,
senza andare mai fuori rotta?
Piano piano sparisci
in mille code
mille scuse
mille guerre
che non ti appartengono,
troppi oneri per nessun onore.
Una vita non basta
per soddisfare l’appetito
di dolci illusioni
e delusioni amare,
un lungo baccanale
di sorrisi, schiaffi,
graffi e carezze.
Una vita sola non basta più
a trovarci un senso
e vivere per quello,
conviene che glielo dia
io, un senso.
Sul filo della lama
tra genio e pazzia,
equilibrio precario
in perfetta apnea.
Nulla mi rende più solo
della folla,
della follia.
Parole vuote
mi rendono muto,
la testa persa
non sa dove andare.
Non sa se ridere
o piangere.
Albe amare,
colazioni di catastrofi.
Vite spezzate dall’inutilità,
spazzate dalla routine
alienate dalla nostra condizione umana.
E non volli più guardare
per paura di vedere
quello che avevo visto
ancora, ancora, ancora.
Forme del mio passato
ancora troppo odiato
una sincera amarezza
portata dalla brezza.
L’acqua è irreale
l’irreale diventa cielo.
L’anima della mattina
la rispecchia fragile.
Lavora, consuma, crepa.
Nasci con una taglia
sulla testa.
Cresci,
studiando guerre,
crisi e sconfitte.
Esulti per un gol
nei nuovi Colosseo
e la tua vita si perde
in vecchie catene.
E’ tutto qui?
Questo sei tu?
Un lavoro
uno stipendio
l’affitto
la spesa
e il telefono nuovo?
La mia vita sincopata
lascia stare
che un senso ce l’ha.
I voli e le cadute,
le corse e le sbandate,
campione del fuori pista.
Le tregue e le battaglie,
la calma e la tempesta
prima e dopo.
E i passi
e le lacrime
e i colpi
e il sangue.
Chiodi nella testa
e spilli nel cuore.
Cane randagio o pecora nera,
solo
tra poesia
e fantasia.
Cosa me ne faccio del libero arbitrio
se non so scegliere?
Testa o croce?
La mia testa sulla croce
o la croce sulla mia testa?
Ero uno scrittore,
un poeta,
il più onesto dei bari
con la coscienza
in una bara.
Non ho proprio voglia
di alzarmi, oggi
e sentire le news
di ieri
non ce la faccio
a scrivere
scopare
e a starvi a sentire
su cosa silenzi
il volume del soffrire.
Come zattera alla deriva
persa la rotta
sono naufragato
in ogni porto ho imparato a lottare
il cielo
non mente
qui
dove sono nato e cresciuto
qui
dove non si sa se ne ammazza di più
il lavoro
la droga
o la noia.
Qui dove il tempo non passa mai
e quando passa
lo segniamo sul muro della cella.
Ogni giorno digrigno i denti
Ogni notte impavido affondo
in fiumi, mari
oceani etilici
colo a picco nelle mie pecche
per timore di volare.
Ogni ora
riempio i miei vuoti a perdere
con nulla di buono.
Ogni minuto
svuoto i miei pieni a rendere
con tutto il male del mondo.
Ogni secondo
mi rinchiudo nell’illusione
di libertà,
belle parole
effimere scuse perse nel vento.
Il coraggio che urlo al mondo
è la mia paura silenziosa,
il vanto dei miei vizi
è la vergogna delle virtù,
gli eccessi della mia rabbia
le brutte parole da bravo ragazzo,
tutto il mio odio universale
è solo bisogno
di un po’ d’amore
solo paura d’amare
rifiutarsi sempre di vivere
per non morire mai.
Il nulla che ho
è tutto ciò che manca
eppure siamo qua
giocattoli rotti con le pile scariche
abbandonati in un angolo buio
da chi, troppo viziato,
non si divertiva più.
Inaspettato un sospiro,
uno sguardo,
e ci facciamo luce
dopo aver vissuto
bestemmiando
sorriderai
quando la smorfia
avrà stremato il tuo volto
avrai sete
per aver mangiato sale
e polvere
e terra
sarai sempre fuori moda
fuori budget
fuori tempo
te ne dispererai
e ne ringrazierai
poi
e potrai morire
solamente dopo aver vissuto
realmente
e non morirai mai,
un Lupo non muore
avanza,
su, in cima,
sulla roccia più alta,
rizza il pelo controvento
e ulula alla Luna,
sua pallida sposa, vestita di stelle.
Troverai
quando smetterai di cercare
Ho una mappa del tesoro
nascosta da qualche parte…”
Gianluca Pavia
Ecco di seguito i  racconti. Buona lettura e buon  divertimento!

http://www.raccontinellarete.it/?p=28273

http://www.raccontinellarete.it/?p=28246

http://www.raccontinellarete.it/?p=28276

http://www.raccontinellarete.it/?p=28271

http://www.raccontinellarete.it/?p=28281

http://www.raccontinellarete.it/?p=28268

http://www.raccontinellarete.it/?p=28283

Grazie amici followers !
Vostra Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio, Pubblicazioni

“Uno” Lié Larousse & Premio Letterario Nazionale Bukowski

Premiazione Bukowski 2015  - Uno -

Cammino a passo svelto, vestito in borghese, stretto nelle spalle con il volto ritto sulla strada e le mani al sicuro nelle tasche dei jeans. Scosto il corpo di traverso avendo cura di non farmi toccare dai passanti che affollano la piazza alle prime ore della sera. Destra, seduta al bar la donna con il vestito celeste a fiori lascia il tavolino tondo scostando goffa la sedia incurante della presenza del cameriere col vassoio in precario equilibrio dietro le sue spalle facendolo ruzzolare a terra. Sinistra, la mano furba di un bambino trafuga svelta da vasi blu due traboccanti sbiadite arance accatastate in un’acerba piramide che crolla l’attimo dopo esser stata derubata del suo equilibrio. Davanti ai miei occhi le porte della chiesa di Santa Maria in Trastevere s’aprono maestose a far entrare la bara di un cristiano seguito da una manciata di parenti, cuscini di rose, gigli e condensa che sale dal nero sampietrino arso dal petrolio infiammato dal mangiafuoco teatrante. Le campane invitano i commensali d’ostia alla solenne messa. L’orologio sottostante il campanile picchetta le 18:00. Tutto è così come deve essere. Ogni atto combacia così come l’ho già osservato nella mia visione, e la prima goccia di pioggia acida cade sul mio labbro, e subito le nuvole rovesciano l’acquazzone sopra la mia testa mettendo in fuga le mamme con i passeggini che mi sfrecciano di fianco che quasi scivolo.
– Perfetto, bisbiglio. Freme sotto il mio naso il puzzo di panni stesi e d’umida carne di pesce espandendosi nello stretto vicolo che ho appena imboccato. Inspiro profondamente e il primo dei brividi mi percuote. Svolto l’angolo. Venditori ambulanti in balia del mal tempo coprono le loro chincaglierie con lenzuoli bianchi tristi in volto. Il papà con la camicia a quadri s’affretta a far rientrare la piccola figlia in casa, snoda un braccio di corda dal ramo dell’albero che sosteneva insù il sellino abbandonandolo al suo dondolio floscio e obliquo. L’odore dolciastro della corda bagnata insinua le mie narici e il secondo brivido mi contorce il petto. I due soldati in un via vai sul posto parlottano se rientrare o meno al coperto, loro di fronte, il pittore col cappello viola e il papillon turchese è seduto a dipingere su fogli rettangolari mentre la pioggia ne bagna gli angoli, incurante delle bizzarrie del tempo nel mese di luglio. La scalinata è alle sue spalle. Alzo di poco lo sguardo, leggo la scritta Trastevere Noir Festival sventolare su di un nastro di raso. Avanzo lento verso di lui. L’assenza di persone in coda sugli scalini e lungo le vie che sfociano nella piazza allargano lo spazio circostante, il nero dei sampietrini s’addensa, le fessure che ne delineano il perimetro si dilatano, acqua e terra si plasmano in una pellicola vischiosa e molle. Inspiro profondamente l’odore crudo delle pietre fradice. Tutto attorno m’appare oscura piuma di corvo, la mia vista è nera. Il brivido ora è un impulso costante d’elettricità. Tiro fuori una mano dalla tasca, afferro la ringhiera della scalinata per sorreggermi. Tiro fuori l’altra e con uno schiaffo mi premo l’indice e il medio contro la tempia. Il tormento mi soffoca, penetra nelle narici, scivola nella trachea, affoga nei polmoni. Chiudo gli occhi camminando nella mia visione. Inspiro profondamente odore di ruggine e ferro e bianco. Finalmente quel bianco e le luci dei lampioni in contrasto con il crepuscolo della sera illuminano i volti delle persone che ovunque parlano, sorridono, scendono dalla scalinata, in gruppi di cinque e di tre. Alcuni sono già amici, altri lo sono appena diventati. Solo lei è Uno. Solo lei è sola e già ai piedi della scalinata. E’ di spalle, la osservo. Eccola, la visione con la quale mi sono svegliato, che inseguo da tutto il giorno, che esamino e rileggo e incontro nella mia mente e di nuovo ora. Mi vedo sussurrarle – Oggi tu sei il mio Uno.

Questo è solo l’incipit del mio racconto “Uno”, pubblicato nell’Antologia Bukowski Inediti di ordinaria follia, e se il vostro desiderio è quello di continuare nella sua lettura allora potete farlo acquistandolo cartaceo o anche nella versione e-book al sito:
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Ringrazio col mio sorriso più sorrisevole e con tanto di cuore ora qui nella mia mano, in ordine non alfabetico, lo scrittore Gianluca Pavia per i consigli, le aggiunte, le correzioni, e l’infinitesimale pazienza con le colorate ansie scritturali della sottoscritta me Lié battezzata nelle acque marine toscane col sassodelfino e le conchiglie colore dei miei capelli; gli insegnanti- editor- Prof- e tanto altro ancora Enrico Valenzi e Paolo Restuccia che fin da quel fatidico dì che mi sono presentata alla loro Scuola di Scrittura Omero col mio Circo e le bestie feroci mi hanno tenuta con loro aiutandomi a gestire zanne e zampe tra la mancanza di senso, virgole e punti, e che sono pure nel racconto, Enrico e Paolo intendo, non il senso le virgole e i punti, e a tal proposito ci tengo ad enunciarvi che  “Uno” è nostro figlio! Ma voi lo sapevate già, perché concepito e nato durante il Festival del Noir nella pausa dei quindici minuti d’estro…; gli scrittori FedericaFioreFiorenza, Deepetta, Debby, Antonio ed Andy che fanno i vaghi in classe quando parlo e non si capisce nulla di ciò che dico ma loro mi sorridono comprensivi ed io sono tanto felice!

Grazie ai folli Bukowskiani e alla Giovane Holden Edizioni, soprattutto all’organizzatore Marco Pelagi,  al direttore editoriale Miranda Biondi e alla traduttrice letteraria ufficiale di Bukowski Simona Viciani Campani

E 24.372MILA GRAZIEEEE
A TUTTI VOI FOLLOWERS CHE SOSTENETE ME E QUESTO BLOG SQUINTERNATO
E AGLI OCCASIONALI CHE BUTTANO UN OCCHIO E STANNO UN POCO CON ME
E PURE A QUELLI CHE DANNO SOLO LE SBIRCIATINE

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