365 giorni, Libroarbitrio

LA STREET ART VISTA ATTRAVERSO GLI SCATTI DI 7 FOTOGRAFI – ARTE E CITTA’ A COLORI – dal 10 marzo al 30 BIBLIOTECA ALDO FABRIZI –

galvano locandina

Da oggi 10 marzo al 30 marzo, presso la Biblioteca “Aldo Fabrizi” di via Treia 14 Roma, è in mostra la fotografia, e non una fotografia qualsiasi ma un’esposizione fotografica dedicata alla Street Art romana.
Fortemente voluta, organizzata e diretta da Francesco Galvano, ideatore e creatore del progetto ARTE E CITTA’ A COLORI, che da quasi tre anni ad oggi sta riportando alla luce interi quartieri abbandonati al degrado con l’aiuto di street artists più o meno noti nell’ambiente artistico-performativo, potremmo osservare particolari di murales che hanno riqualificato con la loro bellezza piazze, scuole, e palazzine popolari.

La zona d’obiettivo dei fotografi è Roma Est, e proprio nel cuore del quartiere, San Basilio, si terranno venti giorni di esposizione ed eventi a tema.

 

7 tra i fotografi del settore in mostra:

Andrea Mercanti
Gabriele Ferramola
Leonida Pignatelli
Marco Lo Rocco
Mimmo Frassineti
Rita Restifo
Silvia Brutti

Diverso per ogni opera in mostra lo scatto dei 7 fotografi. Una loro personale interpretazione della street art attraverso l’occhio del loro obiettivo e quello dell’artista.

INGRESSO LIBERO

Programma

 

10 marzo ore 9,30

Live painting di Lus 57

10 marzo ore 10,00

Inaugurazione mostra fotografica
Interverranno Lucia Vitaletti (Responsabile Biblioteca Aldo Fabrizi),
Francesco Galvano (Presidente “Arte e Città a Colori”),
Saranno presenti i fotografi che espongono:
Andrea Mercanti,
Gabriele Ferramola,
Leonida Pignatelli,
Marco Lo Rocco,
Mimmo Frassineti,
Rita Restifo,
Silvia Brutti.

14 marzo ore 18,00

Presentazione del Libro “Quello che i muri dicono” guida ragionata alla street art della capitale di Carla Cucchiarelli, interverranno :
Carla Cucchiarelli (Giornalista, scrittrice, vice-capo redattore tgr lazio),
Lucia Cuffaro (Presidente Decrescita Felice),
Tina Loiodice (artista),
BOL Pietro Maiozzi (artista),
Francesco Galvano (Presidente “Arte e Città a Colori”).

21 marzo ore 18,00

Presentazione del libro “ Street art oggi a Roma nelle immagini di Mimmo Frassineti”, interverranno:
Mimmo Frassineti (fotografo),
Alberta Campitelli (storica dell’Arte), Stefano Petrella (giornalista della Repubblica).

 

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INGRESSO LIBERO – FREE ENTRY

Credits:
Gianluca Pavia e Lié Larousse/2dR
web supporter http://www.libroarbitrio.com

info:
duediripicca@yahoo.com
DuediRipicca

 

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“Se una notte d’inverno un viaggiatore” Italo Calvino

Philippe Charles Jacquet

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.

…Questo intendo quando dico che vorrei risalire il corso del tempo: vorrei cancellare le conseguenze di certi avvenimenti e restaurare una condizione iniziale. Ma ogni momento della mia vita porta con sé un’accumulazione di fatti nuovi e ognuno di questi fatti nuovi porta con sé le sue conseguenze, cosicché più cerco di tornare al momento zero da cui sono partito più me ne allontano: pur essendo tutti i miei atti intesi a cancellare conseguenze d’atti precedenti e riuscendo anche a ottenere risultati apprezzabili in questa cancellazione, devo però tener conto che ogni mia mossa per cancellare avvenimenti precedenti provoca una pioggia di nuovi avvenimenti che complicano la situazione peggio di prima e che dovrò cercare di cancellare a loro volta.

 

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

Vicente Huidobro “Canto II”

christopher_thompson_a_day_away_2008

Eccomi qui tra mari spopolati
Solo come la piuma che si stacca da un uccello notturno
Eccomi qui in una torre di freddo
Vestito del ricordo delle tue labbra sapide di mare
Delle tue cortesie e della tua chioma
Luminosa e disciolta come i fiumi che sgorgano dai monti
Stavi forse per diventare cieca perché Dio ti faceste queste mani?

L’arco delle tue ciglia che si tende come arma degli occhi
Nell’invito feroce colpo d’ala che l’orgoglio dei fiori fa sicuro
In vece mia ti parlano le flagellate pietre
In vece mia ti parlano le onde degli uccelli senza cielo
In vece mia ti parla il gregge delle pecore silenti
Addormentato nella tua memoria
In vece mia ti parla la nudità del piccolo ruscello
L’erba che sopravvisse legata alla ventura
Avventura di luce e sangue d’orizzonte
Vestita appena d’un fiore pronto a spegnersi
Al primo soffio flebile di vento

Le pianure si perdono sotto il tuo piede di fragile grazia
E si smarrisce il mondo al tuo limpido andare
Giacché tutto è artificio quando appari
Nella tua minacciosa trasparenza
Innocente armonia senza tregua né oblio
Elemento di lacrima mulinante all’interno
Fatto d’ansia altezzosa e di silenzio

Fai dubitare il tempo
E il cielo con istinti d’infinito

365 giorni, Libroarbitrio

Vicente Huidobro “Canto II”

Roma 14 gennaio 2014

Vicente Huidobro

Donna, il mondo è arredato dai tuoi occhi
Si fa più alto il cielo in tua presenza
Di rosa in rosa si prolunga la terra
E si prolunga l’aria di colomba in colomba

Lasci sempre una stella nel tuo vuoto
Sei la barca che passa e sparge luci
Mentre ti segue il mio canto stregato
Come serpe fedele e malinconica
E dietro un astro volgi sempre il viso

Quale lotta si libra nello spazio?
Queste lance di luce tra pianeti
Sono il riflesso di impietosi giachi
Qual astro sanguinario non vuol cedere il passo?
Dove ti incontrerò triste sonnambula
Tu che passeggi nel bosco dei sogni
Come dispensatrice d’infinito?

Eccomi qui tra mari spopolati
Solo come la piuma che si stacca di un uccello notturno
Eccomi qui in una torre  di freddo
Vestito del ricordo delle tue labbra sapide di mare
Delle tue cortesie e della tua chioma
Luminosa e disciolta come i fiumi che sgorgano dai monti
Stavi forse per diventare cieca perché Dio ti facesse queste mani?
Te lo chiedo di nuovo

L’arco delle tue ciglia che si tende come arma degli occhi
Nell’invitto feroce colpo d’ala che l’orgoglio dei fiori fa sicuro
In vece mia ti parlano le flagellate pietre
In vece mia ti parlano le onde degli uccelli senza cielo
In vece mia ti parla il colore dei tetti senza vento
In vece mia ti parla il gregge delle pecore silenti
Addormentato nella tua memoria
In vece mia ti parla la nudità del piccolo ruscello
L’erba che sopravvisse legata alla ventura
Avventura di luce e sangue d’orizzonte
Vestita appena d’un fiore pronto a spegnersi
Al primo soffio flebile di vento

Le pianure si perdono sotto il tuo piede di fragile grazie
E si smarrisce il mondo al tuo limpido andare
Giacché tutto è artificio quando appari
Nella tua minacciosa trasparenza
Innocente armonia senza tregua né oblio
Elemento di lacrima mulinante all’interno
Fatto d’ansia altezzosa e di silenzio

Fai dubitare il tempo
E il cielo con istinti  d’infinito
Tutto è mortale ciò che ti è remoto
E lanci per la terra l’agonia che le notti avviliscono
Solo ciò che in te pensa ha sapore d’eterno

Ecco qui la tua stella che trascorre
Col tuo respiro di remoti affanni
Col tuo modo d’incedere e i tuoi gesti
Col magnetico spazio che ti accoglie
E con leghe di notte ci separa

Eppure bada, noi siamo cuciti
A un’identica stella
Siamo cuciti dalla stessa musica
Tesa dall’uno all’altra come spago
Cuciti dalla stessa ombra gigante simile a un albero nella bufera
Facciamo in modo d’essere  questo pezzo di cielo
Trascorso da avventura misteriosa
Planetaria avventura che si frange in estenuanti petali di sogno

Non riuscirai a sottrarti alla mia voce
O a valicare i muri dei miei elogi
Siamo cuciti dalla stessa stella
Tu, avvinta all’usignolo delle lune
Che ha un rito funerario nella gola

Che m’importa dei segni della notte
Della radice e del luttuoso eco che daranno al mio petto
Che m’importa l’enigma luminoso
E l’emblema che abbaglia la ventura
E queste isole in viaggio per il caos senza meta ai miei occhi
Che importa questo fiore che nel vuoto sussulta di paura
Cosa importa del nome del nulla
Del nome del deserto senza fine
O della volontà o del caso che ci mostrano
E se in questo deserto ogni stella è un desiderio d’oasi
O una bandiera di presagio e lutto

Ho un’atmosfera mia nel tuo respiro
Favolosa certezza  del tuo sguardo  con le sue intime costellazioni
Col suo proprio linguaggio di semenza
La tua fronte scintilla come anello di Dio
Più d’ogni cosa salda  nella flora  del cielo
Senza vortici dove s’impenni l’universo
Simile a un cavallo spaventato dalla propria ombra alta nell’aria

Ti domando di nuovo
Stavi rischiando di diventar muta perché Dio ti donasse questo sguardo?

 

A domani
Lié Larousse

 

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Canto dell’ospite di Gabriele D’Annunzio

Roma 10 settembre 2013

O falce di luna calante

che brilli su l’acque deserte,

o falce d’argento, qual mèsse di sogni

ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,

sospiri di fiori da bosco

esalano al mare: non canto non grido 

non suono pe ‘l vasto silenzio va.

Oppresso d’amor, di piacere,

il popol de’ vivi s’addorme…

O falce calante, qual mèsse di sogni

ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

tratto da Canto dell’ospite, Gabriele D’Annunzio

 

A domani

LL

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Giovanni Verga : la narrativa verista

Roma 13 agosto 2013

Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840.

Dopo aver frequentato  la scuola di don Antonio Abate, un fervente patriota, entrò nel corpo della Guardia Nazionale istituito dopo l’arrivo di Garibaldi in Sicilia  e fondò varie riviste politiche e letterarie.

A venticinque anni volle uscire dal chiuso ambiente della provincia catanese e si trasferì prima a Firenze e poi a Milano.

Qui entrò in contatto con intellettuali e nobildonne e rappresentò questo ambiente  in numerose opere narrative e teatrali.

Dal 1874 in poi Verga abbandonò le figure di artisti infelici e donne dell’alta società che popolavano i suoi primi romanzi per volgere la sua attenzione verso personaggi più umili.

La realtà della Sicilia contadina di fine Ottocento divenne quindi protagonista delle sue opere.

Vi rappresentò  l’umile gente del popolo, contadini, braccianti, minatori, carrettieri, pescatori, rivelando l’abbrutimento della lotta per la sopravvivenza che li chiude in un destino disperato e senza scampo.

Emerge da queste opere una visione profondamente pessimistica della vita, dominata dalla consapevolezza che la natura, la società e la storia sono governate da leggi  ingiuste  e immutabili che schiacciano impietosamente  i deboli e li relegano al ruolo di “vinti”.

Al cambiamento  dei temi  corrisponde  un cambiamento  del modello narrativo: la figura del narratore  scompare per lasciar spazio  a una rappresentazione assolutamente oggettiva.

I personaggi si raccontano da soli, parlano direttamente attraverso una prosa asciutta, ricca di espressioni  dialettali con frequente uso del discorso indiretto libero, cioè riportato senza virgolette e senza venire introdotto da verbi come “dire” e “pensare”.

Lo scopo  del Verga era quello di prestare il possibile aderente al reale, che doveva emergere  dalla pagina con forza autonoma.

La narrativa del Verga fu assunta a modello di tutto un movimento letterario al quale fu assegnato il nome di Verismo che diede un contributo fondamentale alla fondazione della tradizione narrativa realistica italiana.

Dal 1893  in poi l’autore  ritornò per periodi sempre  più lunghi  a Catania fino a soggiornarvi definitivamente.

Gran successo ebbero le opere: Storia di una capinera, Eros, I malavoglia, Mastro don Gesualdo, Novelle rusticane.

Morì nel 1922.

A domani

LL

 

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Gospel e Spiritual “Go Down, Moses!”

Roma 5 agosto 2013

Io vedo un nuovo giorno,

un nuovo giorno prossimo a spuntare,

quando le cupe nuvole se ne saranno tutte andate

e il sole splenderà sopra un mondo libero.

Io vedo un nuovo giorno,

un nuovo giorno che rapido si avvicina

quando gli uomini saranno tutti fratelli

e l’odio sarà finalmente sepolto.

Io vedo un uomo nuovo,

un uomo nuovo bene eretto,

testa alta e cuore fiero

e che di nulla ha paura.

Con il termine “Gospel”   si intende generalmente un canto con frasi ritmiche brevi, abbastanza vicino agli inni religiosi occidentali e quasi sempre riferito, come contenuto, al Nuovo Testamento.

Lo “Spiritual” invece è di solito caratterizzato da frasi  più lunghe  e i temi e i personaggi appartengono al Vecchio Testamento, come nel caso del famoso Go Down, Moses! qui di seguito:

Scendi Mosè!

Quando Israele era in terra d’Egitto,

lascia andare libero il mio popolo,

così duramente oppresso non poteva resistere,

lascia andare libero il mio popolo.

Scendi, Mosè, va laggiù in terra d’Egitto,

dì al vecchio Faraone

lascia andare libero il mio popolo.

Così parlò il Signore, il prode Mosè disse,

lascia andare libero il mio popolo.

I vostri nemici non potranno resistervi,

lascia andare libero il mio popolo,

e voi possederete la terra di Canaan,

lascia andare libero il mio popolo.

Non vi smarrirete nel deserto,

lascia andare libero il mio popolo,

con una candela accesa nei vostri petti,

lascia andare libero il mio popolo.

A domani

LL

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L’Età Napoleonica e la nascita del Romanticismo

Roma 4 giugno 2013

L’età napoleonica costituì per l’Italia il culmine delle esperienze politiche e culturali del ‘700.

L’assolutismo illuminato dei sovrani di Milano, Napoli, Firenze e Parma aveva consentito l’attuazione di riforme politiche, economiche, amministrative e giuridiche di fondamentale importanza, e per di più tali riforme erano state realizzate da Italiani sia pure sotto l’influsso culturale francese e il governo di principi stranieri.

Si trattò in pratica di un primo esperimento di vita politica libera dalle costrizioni dei regimi assoluti, attuato e vissuto dalla nostra borghesia più aperta e intelligente, che rifletté i suoi benefici anche sui ceti popolari.

Il movimento riformatore fu accompagnato da un parallelo sviluppo culturale che alimentò nel nostro paese uno sviluppo di pensiero originale ed autonomo talora di risonanza europea e un fervore di studi  spesso rivolti alla soluzione dei problemi politici, economici e sociali.

Infine, accanto alla diffusione della cultura più strettamente illuministica, in quel tempo si diffuse anche in Italia la letteratura che ad essa si accompagnò in Francia e in Inghilterra, già ricca di fermenti preromantici, sentimentali e libertati.

Il periodo napoleonico accentuò il processo di maturazione civile e quindi anche culturale e letterario del nostro paese aprendo le porte al movimento intellettuale e culturale chiamato romanticismo, in esso si rappresenta il nuovo spirito nazionalistico e patriottico, l’esaltazione della libertà innalzata a valore assoluto , il culto del nostro passato come celebrazione di una nostra aristocrazia spirituale su tutti gli altri popoli.

A domani

LL

 

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Introduzione al Settecento

Roma 2 maggio 2013

La storia del Settecento si colloca sotto il segno del rinnovamento e della trasformazione.

La nuova società si scontra con la vecchia in un aperto conflitto di fatti ed idee.

Con l’antico ordine sociale, fondato sull’assolutismo monarchico e sul potere  del clero e della nobiltà, contrasta la nuova forza della borghesia.

Il primo grande atto di rinnovamento viene compiuto da un vasto movimento di idee, che si indica con il nome di illuminismo.

Questo movimento ha l’intento di di combattere i pregiudizi, far coincidere le istituzioni con le necessità reali, riscoprire i concetti di libertà, sovranità popolare  e uguaglianza civile, esaltare i diritti umani, la tolleranza, la giustizia, ricondurre l’uomo ad un dominio equilibrato del mondo attraverso l’energia della ragione.

Dal punto di vista letterario  la prima parte del secolo predilige  lo stile dilettevole  e raffinato, elegante nelle forme, evasivo nella sostanza, frivolo e cortigiano.

Non ha nulla di intimo e commovente, deve solo allietare e onorare la società aristocratica nella sua vita quotidiana.

Nella seconda parte del Settecento le idee illuministiche richiamano la letteratura ad un compito di aderenza alla realtà, di educazione morale e civile, di indagine severa dei problemi.

La cultura non deve restare esperienza privata e personale per pochi, ma raggiungere strati sempre più vasti della popolazione.

A domani

LL

 

Spunto di lettura:
Poesia, Antologia illustrata,
Elvira Mrinelli
Editore Demetra