365 giorni, Libroarbitrio

“Portami il tramonto in una tazza”: le poesie di Emily Dickinson – Fiori di pesco e pagine scritte di Martina Benigni

“Finestra su San Giacomo d’Acri” fotografia di Chiara Morrone

Emily Dickinson (1830-1886) è oggi una delle poetesse americane più amate ed acclamate dalla critica, sebbene in vita riuscì a pubblicare soltanto sette poesie, anonime, delle oltre mille che scrisse con cura su quadernini e fogli di carta slegati sparsi per tutta la stanza, riportate alla luce soltanto dopo la sua morte.

Dickinson non scrisse soltanto tantissime poesie, ma altrettante lettere attraverso le quali è possibile ricostruirne la vita, segnata da un volontario ed infrangibile isolamento nel quale la giovane poetessa deciderà di chiudersi all’età di 23 anni. Scrive in una lettera del 1853: “Non me ne vado più di casa.” E ancora nel 1869: “Non mi spingo oltre il giardino di mio padre.” Per 41 anni, infatti, non metterà praticamente mai piede fuori dalla stanza, la cui porta tiene però sempre socchiusa, pronta ad accogliere i rumori “del mondo esterno”, dei quali canta nelle poesie, e dalla quale ammira lo scorrere del tempo attraverso l’eterno filtro della finestra. L’unico contatto col mondo esterno, infatti, oltre ai libri e alla fitta corrispondenza con pochi intimi amici, sarà proprio la finestra che sembra filtrare, allora, anche la sua poesia. La poetessa ha uno sguardo, dunque, profondamente introspettivo, ma che guarda sempre fuori, tutto teso a ciò che circonda la sua prigione dorata, in quanto l’attesa e il silenzio mischiati alla solitudine, elementi sempre presenti nella sua poesia come nella vita, fungono da preziosi strumenti per raccogliere meglio la vita fuori di sé che non la lascia mai indifferente: “È allora che le colline hanno un modo di essere/che fa sentire il cuore-altrove-.”

Per anni la vita di colei che nella sua città natale, Amherst in Massachusetts, fu soprannominata “Il Mito”, perché si diceva che si vestisse solo di bianco senza mai mostrarsi a nessuno, destò quasi più curiosità della sua poesia. Soltanto oggi la critica sta cercando di staccare, per quanto possibile, la vita dall’arte, leggendo le parole per quello che sono, come la poetessa le ha posate sul foglio, nude, difficili, “spasmodiche” e rivoluzionarie: “Alcuni dicono che/ quando è detta, /la parola muore./ Io dico invece che/ proprio quel giorno/comincia a vivere.”

Al contrario di quanto si possa pensare, la poesia di Dickinson è ricca di temi diversi e immagini inusuali, metafisiche, che abbagliano e rabbuiano al tempo stesso. L’amore è uno di quei temi che trova grande spazio fra i suoi versi intricati. Le poesie ad esso dedicate sono profonde e grondano di sentimenti diversi, tra i quali un dolore profondo che perciò può solo essere guadato: “Sono capace di passare a guado il dolore-/ Stagni interi di dolore-“. Oltre a questo, però, c’è anche una fortissima e sensuale tensione verso l’altro da sé, irraggiungibile, ma sempre presente: “Amore- tu sei profondo-/ non ce la faccio ad attraversarti-/ ma se fossimo in due […]”. C’è dunque una forte consapevolezza dell’esistenza potente, tangibile e dolorosa che fa sì che si “spazzino” i “cocci del cuore” dell’Amore, che come sempre, tutto muove. Leggiamo infatti: “Che l’amore è tutto ciò che c’è,/ è tutto quello che sappiamo dell’amore;/è abbastanza[…]”.

Come successe anche per Antonia Pozzi, gli scritti di Dickinson furono sottoposti ad una brutale operazione chirurgica da parte di coloro che si occuparono della loro pubblicazione. Alcune poesie erano evidentemente troppo scandalose e scomode per i tempi e per il puritanesimo imperante, di certo una donna di una rispettabile famiglia di avvocati non poteva parlare di desiderio né tantomeno di pazzia o di disagi vari che evidentemente non era tenuta a provare, figuriamoci a mettere nero su bianco. Per fortuna, però, sono tanti i versi intatti che ci regalano la voce autentica di questa poetessa così devota alla solitudine: “Sarei forse più sola senza la mia solitudine”.

La sua poesia, eternamente filtrata dalla cornice della finestra che separa e fonde il “dentro” e il “fuori”, è pervasa da una straordinaria sensitività, ricca di metafore spesso oscure e caratterizzata da un linguaggio mutevole e veloce, costellato di trattini, punti, e lettere maiuscole, a voler appunto dare rilievo ad alcuni elementi piuttosto che ad altri. Una poesia che sa orientarsi nella Notte: “poi- lo sguardo si abitua alla notte-/ e senza incertezza affrontiamo la strada”, ma che tende, in fondo, alla luce: “Se non avessi mai visto il sole/ avrei sopportato l’ombra-/ Ma la luce ha reso il mio Deserto/ ancora più selvaggio.”

La grande capacità di osservazione e la consapevolezza del mondo della poetessa, fanno sì che tutto diventi pretesto per cantare e per superare quell’attesa infinita di cui tanto ci parla nei suoi versi. Una forza interiore che trasforma l’isolamento e la paura in poesie, a volte aspre, che vanno lette con coraggio, quello stesso coraggio che lei stessa affronta “in solitudine”, in “una vita di silenzi”.

Vi lascio con alcuni suoi versi sperando, come sempre, di farvi venire voglia e fame di poesia:

Se tu dovessi venire in autunno
mi leverei di torno l’estate
con un gesto stizzito ed un sorrisetto,
come fa la massaia con la mosca.

Se entro un anno potessi rivederti,
avvolgerei in gomitoli i mesi,
per poi metterli in cassetti separati –
per paura che i numeri si mescolino.

Se mancassero ancora alcuni secoli,
li conterei ad uno ad uno sulla mano –
sottraendo, finché non mi cadessero
le dita nella terra della Tasmania.

Se fossi certa che, finita questa vita,
io e te vivremo ancora –
come una buccia la butterei lontano –
e accetterei l’eternità all’istante.

Ma ora, incerta della dimensione
di questa che sta in mezzo,
la soffro come l’ape-spiritello
che non preannuncia quando pungerà.

(1862)

Articolo di Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

Carmen Yáñez: poesie “per sistemare i conti con l’orrore con tutta la tenerezza della quale sono capace” per Fiori di pesco e pagine scritte di Martina Benigni

Qualche giorno fa sono riuscita finalmente a fare una passeggiata al mare: nulla di che, un caffè alla salsedine e l’azzurro a riempirmi gli occhi ed il cuore ingrigiti dall’asfalto. Il mare, come sempre, riesce a suscitare in me sensazioni e pensieri profondi, lampi di chiarezza assoluta, scene che passano veloci nella mente e le onde a fare da colonna sonora ad un film che non rivedrò più. Certi pensieri che nascono di fronte al mare sono leggeri come granelli di sabbia, e come questi fuggono via, trasportati dal vento, impercettibili, mentre con le mani proviamo, illusi, a trattenerli. Sono piccole epifanie, piccole illuminazioni che riescono a levigarci col tempo, come scogliere irlandesi, ma ce ne rendiamo davvero conto solo col passare dei giorni, o degli anni se serve. Nel frattempo, tutti questi granelli, trovano casa nel mondo e sul fondo del mare che, paziente, ce li restituisce dopo averli accuditi con dolcezza. 

Il mio “pensiero-granello” si era perso fra le pieghe frenetiche della settimana, solo adesso lo vedo poggiarsi dolcemente sulla scrivania, vicino alla penna e al romanzo di Luis Sepúlveda. Lo sfioro appena con la punta dell’indice, per paura che spaventato possa scapparsene di nuovo: non oppone resistenza, si lascia carezzare e così, ormai sicura, lo avvicino al mio orecchio per decifrarne la lingua. Ma certo! Carmen Yáñez!

Un filo rosso d’amore infinito collega l’articolo precedente a quello di oggi, nel quale non posso non parlare della poetessa e attivista Carmen Yáñez (1952), moglie di Luis Sepúlveda. La giovane Carmen, figlia di operai, finisce nel 1975 nelle luride mani della polizia politica di Pinochet, ingrandendo le fila desaparecidos. Riuscita a sfuggire all’inferno di Villa Grimaldi, è costretta a vivere in clandestinità abbandonando l’amato Cile, proprio come Lucho il quale, già esule, si era sposato nuovamente in Germania.  La loro storia, come dice in un’intervista la stessa poetessa, è stata costellata da tanti re-incontri, fino ad arrivare a quello finale che sancirà la loro rinnovata unione con la decisione di risposarsi e di vivere insieme nella resistenza e nel rifiuto di qualsiasi forma di rabbia o di odio, veleni potenti i cui segni si sono impressi sulla loro pelle.

Le prime poesie della Yáñez vengono pubblicate in Svezia, dove vive grazie alla protezione dell’ONU negli anni ’80, prima di trasferirsi nelle Asturie. Come afferma lei stessa “Niente di ciò che scrivo è senza il motore dei miei sentimenti” e dunque nei suoi versi troviamo la sua vita e tutto ciò che la riguarda: i paesaggi, le malinconie, i dolori, la condizione di migrante, la memoria, le battaglie civili, l’urgenza del verso e dell’essere ma anche quella fonte vivifica che è l’amore.

Il suo poetare crea atmosfere fiabesche imbevute di quotidiano, le immagini sono profonde e leggere al tempo stesso come leggiamo in questi potenti versi: “Ciascuno/ porta il proprio tempo/ tra le ciglia,/ un dolore accumulato/ tra le cornici dell’esistenza.”

I versi della poetessa cilena sono “impegnati” politicamente e umanamente, due parole che ai giorni nostri sembrano farsi la guerra ma che dovremmo, invece, cominciare ad usare insieme, armoniosamente, senza escludersi a vicenda. Tra i suoi versi, quelli d’amore si nutrono di immagini semplici, vere, di “silenzi” e di “parole che riempiono”, “del mondo” perché è in esso che dimora l’altro. Nella poesia “Amare”, leggiamo: “Amare la sera condivisa/ la pioggia sul tetto/ quando il cielo cade a pezzi/ di tristezza.”

Le parole sono scelte con cura e pesate con precisione, con esattezza, non cadono mai a caso sul foglio ma trovano il loro posto in una trama fitta di metafore e immagini che alludono contemporaneamente ad una dimensione più profonda, non sempre deducibile, ma che sono ostentatamente attaccate alla vita di tutti i giorni ed è per questo che possiamo riconoscerci in ogni verso, perché i temi, comunque, restano sempre universali anche se calati in contesti o riferimenti specifici.

Tra le tematiche che per forza di cose tornano più spesso nelle raccolte della Yáñez c’è quella del dramma della migrazione, dell’essere migrante con la speranza sempiterna di poter un giorno tornare a casa, di riconoscersi ancora, di ritrovare le strade note di un tempo, come nella poesia “Civico”: Cerco quella stessa strada/ quel civico. /L’insegna spenta, /la porta chiusa e dentro/ la polvere copre la mia perplessità. /Le ragnatele ordiscono il nostro sogno infranto/su un piano disprezzato.” La poetessa sente fin dentro alle ossa il dolore delle donne, degli uomini e dei bambini che ogni giorno rischiano la propria vita in barca o su strade tormentate per trovare un angolo di pace, per rivendicare il proprio diritto di esistere e realizzarsi, ed è con la scrittura che riesce a dargli voce, ma anche ad opporsi in modo sano alla violenza insensata dei nostri tempi.

L’ultimissima raccolta della poetessa cilena, “Senza ritorno”, riprende i temi di sempre, come la “cocciuta nostalgia” ma ad essi si aggiunge dolorosa e meravigliosa al tempo stesso, l’ultima poesia scritta per Lucho mentre era in vita. La voce della Yáñez è una voce universale, che sa raccontare e raccontarsi con una forza tale che quasi ferisce il lettore che alla fine, però, non può non sentirsi trasformato dopo un viaggio così profondo che lo porta, in definitiva, a coltivare la certezza luminosa che l’estate arriva sempre e che un mondo migliore è possibile.

Vi lascio con una sua poesia tratta dalla raccolta “La latitudine dei sogni”:

Ci sei;

i gerani, le azalee,

la raccolta dei frutti

dell’estate del tuo amore

mi dicono dolcemente il tuo nome.

Ci sei;

i tuoi passi,

la scala che scricchiola deliziosa,

il tuo silenzio rumoroso

lassù in soffitta.

I fantasmi che ti spiano

le parole che incontrano le tue parole,

il tuo desiderio,

storie che entrano nella tua luce.

La tua rabbia,

una tempesta che scema con la sera calma.

Così scrivi per i giusti, degli stolti;

così la tua voce corre sui cornicioni.

mi sei, mi esisti

ed è ora che devo

proteggerti lo sguardo.

È il tempo plurale

nostro,

il pretesto per parlare ancora d’amore.

È la sera sulla pelle

dorata di sole e anni.

È dolcezza che scorre ancora e non so

fino a quando nelle vene

di questo nostro piccolo mondo.

Articolo di Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

“Mille e un libro” gli autori Larousse & Pavia presentano i loro libri da Marzullo

Due scatti rubati in attesa della messa in onda
Rai1 – Mille e un libro

Gianluca Pavia - Mille e un libro Marzullo

Lié Larousse Mille e un libro Marzullo

I nostri libri li potete trovare in tutte le librerie Feltrinelli e Mondadori, nelle piccole librerie indipendenti, e online di seguito:

https://www.amazon.it/Black-out-Gianluca-Pavia/dp/8894120473
https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/spietate-speranze/
https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/lie/

 

365 giorni, Libroarbitrio

.Jagermeister. – Lié Larousse

small+studies.+erin+study+.+oil+on+panel+4x6+2013

.sono rimasta
di una serata tutta la notte
seduta
al tavolo appiccicoso di un bar
zitta senza fiatare
a fissare
i cerchi che forma l’alcool fermo
al contatto con l’aria contro il vetro
di un bicchiere di Jagermeister
amaro brillante bordeaux
farsi marrone spento
senza mandarne giù un goccio,
si sta rompendo qualcosa
definitivamente per sempre
dentro di me, un osso forse
forse una manciata intera, bella grossa
di tutte quelle ossa
che fino a ieri
stavano su tutte assieme
e senza lamentarsi troppo
certo traballanti e instabili
come castelli di carta fatti dai bambini
ma speranzosi e convinti
di vincere ogni gioco dei grandi
anche braccio di ferro
contro un gigante puzzolente alto tre metri
o solo il loro papà,
e io ci ho provato
a difendere e a tenere su
ogni osso
pure il più piccolo
storto, tentennante e fragile
nella sua forma informe
appesantito da tutto il mio mondo
e invece, ora, tutt’assieme
non mi va giù più una lacrima né una goccia
mentre loro iniziano a sgretolarsi
le sento sfaldarsi ed infilzarsi
tra cuore e polmone
la mia cassa toracica
è la prigione abusiva di un’anima sotto sequestro
che non s’arrende e s’incatena
a polmoni che affogano nel sangue
di un cuore amaro
in un castello d’ossa rotte
dicono che le ossa rotte
dicono, che,
no, non è vero,
non lo so quello che dicono delle ossa rotte
non so un sacco di cose
e non so nemmeno davvero quello che volevo dire
io, adesso da ieri, della serata di tutta la notte, e un giorno.

.Jagermeister. – Lié Larousse
opera pittorica MSart #lentamenteseneva

365 giorni, Libroarbitrio

Und1c1Und1c1 è creatività, coraggio, sogni e un cuore: Alessandra Turazzi & Valeria Biondi le nuove giovani imprenditrici di Roma

 

SIETE TUTTI INVITATI 

evento undici undici.jpg

Und1c1Und1c1, un nuovo brand di abbigliamento e accessori che nasce dalla creatività e dall’unione di due ragazze romane, Valeria Biondi e Alessandra Turazzi. Amiche da più di cinque anni, si sono conosciute lavorando insieme in un negozio di abbigliamento, unite non solo dalla passione per la moda, ma anche dalla loro data di nascita. Infatti, il brand prende il nome proprio da questa fatalità: tutte e due sono nate l’11 Novembre, ma con un anno di differenza. Si crea immediatamente un legame forte tra le due ragazze che diventano inseparabili. Un sogno in comune le unisce fin da subito: creare un giorno una loro linea di accessori e abbigliamento.

undiciundici
Und1c1Und1c1 prende finalmente forma in una calda serata estiva di fine agosto, nel giardino di una casa al mare: bastano 10 minuti, un foglio di carta e una penna per dare finalmente il via alla realizzazione del loro sogno. L’unicità delle loro creazioni risiede nella realizzazione a mano delle grafiche e delle lavorazioni dei prodotti. Ogni prodotto è il risultato di un lavoro di squadra ed è unico nel suo genere, infatti la collezione vede una quantità limitata dei capi disponibili sul mercato proprio per l’unicità che li caratterizza. Il brand crescerà e si evolverà di pari passo alla loro vita: scoprire le loro creazioni sarà un pò come aprire una finestra quotidiana sul loro vissuto. “Tutto quello che facciamo, lo facciamo col cuore.”
cuore undiciundici

Infatti, il logo del brand è proprio un cuore medico, l’organo per eccellenza che è in continua lotta col nostro cervello per orientare le scelte della nostra vita. Il lancio ufficiale avverrà proprio l’11 Novembre a Roma presso lo show-room GiulioCesare Concept Store, in Viale Giulio Cesare 73, uno spazio prestigioso di 400mq all’interno di un edifico storico del 1870, nel quartiere Prati. Dalle 19 vi aspettano live music con Martina Cambi, dj set di Marco Folco, angolo food curato da The fornaretto – “Panificio Bianconi”, angolo beverage curato da Santo Catering. Nel corso della serata ci sarà anche un reading di poesie tenuto da Andrea Zorretta, Gianluca Nadalini, Valerio di Benedetto e Gianluca Pavia. Ognuno di loro ha scritto una poesie inedita su quattro delle grafiche realizzate per le t-shirt che verranno esposte durante la serata. Chi le comprerà, riceverà insieme anche le parole che hanno ispirato ognuno di questi poeti. Ma le sorprese non sono finite qui.. per scoprire cosa vi aspetta, non perdetevi questo esclusivo evento nel cuore di Roma!

Pavia versi per 1undiciundici

Linkatevi all’evento Und1c1Und1c1 Launch Party https://www.facebook.com/events/683132425376388/
e seguite la loro pagina Und1c1 Und1c1‎ per essere sempre aggiornati a tutte le belle novità che stanno per arrivare, e per sostenere due giovani imprenditrici romane dai grandi sogni e dalle straordinarie capacità.
Noi ci saremo, vi aspettiamo!

“Und1c1Und1c1 Launch Party”

start 19.00 pm
till 00.00

◆ angolo Food
Food sponsor Fornaretto – Panificio Bianconi Latina

◆ angolo beverage curato da Santo Catering

◆ Live music
Martina Cambi & Co.

◆ Dj Set
Marco Folco

Special Guest: quattro poeti che leggeranno le poesie inedite che hanno scritto per le nostre t-shirt e lettura di altre poesie dei loro libri
• Andrea Zorretta
• Gianluca Nadalini
• Gianluca Pavia
• Valerio Di Benedetto (proiezione video in cui reciterà la sua poesia)

Tattoo corner
tba

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www.instagram.com/und1c1.und1c1/

Giuliocesare Concept Store
Viale Giulio Cesare, 73, 00192 Roma RM

 

Articolo di
Lié Larousse – Gianluca Pavia
 DuediRipicca

365 giorni, Libroarbitrio

.nord ovest. – Lié Larousse

roberto ferri painter death angel

.arriva da nord ovest, oggi, questo vento scalmanato
impiccia i capelli,
li appiccica alle lacrime,
ingarbuglia i ricordi,
e non lo sai più, se sperare di averli solo sognati
e non di disperare
perché invece sai che li hai vissuti,
e intanto da nord ovest lui sormonta e sferza,
incasina e silenzia questo nodo alla gola
e inciampo,
in me,
nei miei piedi immobili,
si sono fermati qui, in questa città,
come in attesa aspettano un mio passo
ma io che aspetto?
ci sono giorni come oggi
che il vento non m’è complice né clemente
e proprio non lo so alla fine da me
cosa ci si possa aspettare
ma si dice che qualsiasi cosa accada
l’acqua continua lo stesso a scorrere sotto i ponti
e il nodo alla gola ora morde
strizza la bocca dello stomaco
strappa un pezzo di cuore
ma ancora attendo, e sussurro una preghiera
o forse è solo una supplica
la codardia ci ferma tutti, me per prima
un ragazzo s’avvicina,
si sfila le cuffiette e grida – cosa?
raccolgo la mia ansia colpita dal vento,
mi volto a nord est
– una catastrofe annunciata, mormoro
nella quiete torbida di una tempesta assopita, penso
e del ragazzo vedo la schiena sparire
in una mischia di ombre e corpi
mi sporgo dal ponte, guardo giù
ed è proprio come dicono
qui sotto il Tevere tracima acqua e non la smette d’infuriarsi,
baccaia, fa la voce grossa
ma chi ti sta a sentire adesso,
che con questo sole a farti bello non fai nemmeno troppa paura,
ora che se sei tanto incazzato
è solo per colpa del vento,
che oggi poi, arriva da nord ovest,
per infastidire capelli
e ricordi fragili.

365 giorni, Libroarbitrio

.è tutta una farsa. – Lié Larousse

Carlo Monopoli #SketchOnTheRoad

.dimmi, perché
un uomo come te
deve essere tanto infelice e disperato
ma scaltro e geniale
da stordire una giornataccia con un sorriso
regalare una parola buona ad un amico
ubriacarti di vita e fica
e poi?
senza nemmeno voltarti darti le spalle
e nascondere a te stesso
quanto fa male
riempirsi la testa di parole
che non dicono niente
e di versi diversi
e poi?
impossibili, 
e d’appuntare tutti
per questa vita sola.

Lié Larousse

Ringrazio l’artista Carlo Monopoli per #SketchOnTheRoad

365 giorni, Libroarbitrio

Ed eccoci freschi di stampa per la MIRAGGI EDIZIONI!!!

cover Spietate speranze & .LIE'.
In attesa di scaffali e banconi potrete acquistare le primissime copie già il 10 giugno a Napoli all’Archeobar Caffè letterario durante il Live reading che si terrà per la mostra “INFOGLIAMOCI” personale di Salvatore Graf con gli amici del Premio Racconti nella Rete 2016 , e il collettivo Extravesuviana; e il 16 giugno a Roma presso la Mondadori Store all’Eur dove gli autori firmeranno le copie e vi parleranno di queste due nuove raccolte di poesie: “Spietate speranze” di Gianluca Pavia e .Lié. di Lié Larousse, scritte questa volta singolarmente, il tutto con un POKER D’INCUBI più che servito…
https://www.amazon.it/PokerdincubiDuediRipicca/dp/8893330644

Fotografie di Gabriele Ferramola
www.gabrieleferramola.it

Gianluca Pavia – Lié Larousse
DuediRipicca   
#spietatesperanze
Miraggi Edizioni

 

365 giorni, Libroarbitrio

POKER D’INCUBI E’ AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO UN DOPPIO APPUNTAMENTO CON GIANLUCA PAVIA & LIE’ LAROUSSE – 2dR –

Presso lo stand G130, Padiglione 2, Alter Ego Edizioni e Augh Edizioni fino al 22 maggio, e oggi alle 17:20 saremo ospiti con il Premio letterario Racconti nella Rete al “Superfestival” la prima vetrina dei Festival culturali ospitata all’interno della XXX edizione del Salone del libro di Torino. Saranno presenti il Presidente del Premio Demetrio Brandi ed alcuni autori vincitori del premio che parleranno della loro esperienza letteraria e dei racconti inseriti nell’antologia Racconti nella Rete edita da Nottetempo. Brandi illustrerà la nuova edizione del premio riservato a racconti brevi e soggetti per cortometraggi.
Vi ricordiamo che il termine ultimo per l’invio del materiale al Premio Racconti nella Rete 2017 è il prossimo 31 maggio
Gianluca Pavia Lié Larousse DuediRipicca
365 giorni, Libroarbitrio

POKER D’INCUBI/2dR – HUGO PRATT/FlavioSolo

2dR -POKER D'INCUBI - SOLO

E allora GRAZIE A TUTTI VOI!
A meno di pochi mesi dall’uscita di POKER D’INCUBI
stiamo andando in PRIMA RISTAMPA!
E allora CONTINUATE A LEGGERCI sulle vostre nuove copie, continuate a seguirci su carta e web, ma soprattutto continuate a seguire ogni vostro santissimo incubo! E se ancora vi manca la carta giusta:
https://www.amazon.it/PokerdincubiDuediRipicca/dp/8893330644

Omaggio di Flavio Solo al Hugo Pratt _ Ostia 2015 _
insta@flaviosolo
www.facebook.com/h4solo

Fotografie di Gabriele Ferramola
insta@gabriele_ferramola_ph
www.gabrieleferramola.it

www.libroarbitrio.com
Gianluca Pavia e Lié Larousse
DuediRipicca
#pokerdincubi
#SOLO

— Alter Ego Edizioni —

2dR - POKER D'INCUBI - SOLO