365 giorni, Libroarbitrio

Alfred de Musset :l’istinto e l’amicizia

Roma 10 luglio 2013

A Victor Hugo 

In questo vile mondo è necessario

amare molte cose per capire

infine quello che si preferisce:

i dolci, il mare, i cieli azzurri,

le donne, i cavalli, il gioco, la rosa, l’alloro,

o calpestare i fiori appena schiusi.

Molto piangere occorre e dire addio.

Poi il cuore s’accorge di essere invecchiato,

e il tempo che fugge ci rivela la causa.

Degli effimeri beni di cui poco godiamo

il meglio che ci resta è un vecchio amico.

Si litiga o ci si evita,

ma se lo vuole il caso,

ci si avvicina, ci si sorride, si stringe

l’uno all’altro la mano, e si ricorda

che insieme un giorno camminammo,

che ieri è domani e l’anima è immortale.

Alfred de Musset, nato a Parigi nel 1810 da nobile famiglia, fu poeta commediografo e narratore, dotato di ottima cultura e grande raffinatezza mondana.

Si affermò molto presto con la pubblicazione dei suoi versi nella Parigi elegante e letteraria ed entrò giovanissimo nel cenacolo romantico guidato da Victor Hugo.

Conobbe la scrittrice George Sand, pseudonimo di Amandine-Lucie-Aurore Dupin, con la quale ebbe un’intensa relazione, intessuta di forte passionalità ed esaltazione.

Al centro della sua opera collocò la ricerca del piacere, che coincise però spesso con una scelta esistenziale di annientamento.

Attento a una romantica liricità della parola, preferì lo stile elegante ed effimero all’impegno morale e civile.

pubblicò molti poemi ed opere teatrali, tra cui Le confessioni di un figlio del secolo, Uno spettacolo in poltrona, Con l’amore non si scherza, Commedie e proverbi.

Morì a Parigi nel 1857, ancora giovane, ma ormai inesorabilmente consumato dall’alcool.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Il Preromanticismo

Roma 6 giugno 2013

Come abbiamo letto ieri il neoclassicismo fu l’aspetto dominante del gusto dell’età napoleonica, ma, intrecciati con esso troviamo negli stessi neoclassici più tipici come il Monti e il Foscolo, situazioni e toni di una sensibilità assai diversa che si suol raccogliere sotto la comune denominazione  di “Preromanticismo”.

Appartengono al preromanticismo anzitutto il gusto per gli atteggiamenti malinconici, la ricerca della solitudine, l’esaltazione della tenerezza sentimentale e della capacità di commozione come segno di nobiltà e finezza di spirito.

Erano motivi che avevano avuto successo nelle letterature europee del Settecento, specie in Inghilterra e in Francia col genere “larmoyant” (lacrimevole) e l’esaltazione sentimentale del Rousseau, e che quindi si erano diffusi in tutta Europa.

Un altro avvenimento rilevatore del nascere di una nuova sensibilità era stato certamente il successo dei poemi dello pseudo-Ossian. Il fatto che ben presto essi si fossero dimostrati un falso letterario non diminuisce il significato che ebbe la loro diffusione in tutta Europa: in Italia essi furono tradotti già nel 1763 dal Cesarotti, che li preferiva all’Iliade, essi portarono nei letterati e nel pubblico la moda del primitivo, dell’orrido e del lugubre, dei paesaggi foschi, misteriosi e notturni.

Similmente, per l’influenza insieme dell’dell’ultima Arcadia notturna e lunare e di contemporanee esperienze letterarie inglesi e tedesche (la poesia sepolcrale di Young e del Gray, gli Idilli dello svizzero Gessner) si diffondeva una particolare tendenza a cogliere nel paesaggio gli aspetti malinconici in cui identificare e calare un atteggiamento di tristezza e di solitudine interiore.

Sono atteggiamenti che certo preludevano al sorgere della nuova coscienza romantica: all’interno della letteratura dell’età napoleonica essi erano però presenti come elementi di stile e ricerca di particolari contenuti, senza appoggiarsi ad una vera consapevolezza di rappresentare una svolta decisa, una nuova civiltà letteraria.

A domani

LL

Libroarbitrio

John Keats e la nascita dell’amore più romantico della letteratura

Roma 3 giugno 2013

John Keats dipinto da Severn

Lentamente ci siamo lasciati alle spalle illustri personaggi dell’epoca illuministica per farci largo al futuro, un futuro appassionato e lussureggiante, l’ Ottocento.

Massimo esponente con il quale apriamo le danze è lui, l’amato nostro John Keats, rappresentante massimo del romanticismo inglese.

Ieri abbiamo letto Al Sonno, meravigliosa poesia, oggi leggiamo della sua vita.

Nato nel 1795 nel sobborgo londinese di Moorgate, primo di cinque figli, dopo pochi anni di un’infanzia felice Keats conosce presto la sventura, che lo accompagnerà sempre nel corso della sua breve vita: a otto anni perde il padre, morto per una caduta da cavallo, qualche anno dopo la madre, che lo lascia, con i fratelli, in custodia alla nonna.

Affidato poi dalla nonna a due tutori, Keats è costretto a interrompere gli studi, in cui pure eccelleva, e a lavorare come apprendista chirurgo, ma riesce ugualmente a dedicarsi con passione a vaste letture poetiche e alla scrittura.

Stringe amicizia con Leigh Hunt, editore e poeta, che nel 1817 gli pubblica il primo volume di poesie, intitolato semplicemente Poems.

Come se presentisse che non gli è concesso molto tempo, Keats scrive con intensità febbrile.

Per lavorare indisturbato alle sue opere si trasferisce sull’isola di Wight, e  nel frattempo cura con abnegazione l’amato fratello Thomas, affetto da tubercolosi.

Terminato il poema epico Endymion, Keats parte per un’escursione in Scozia e Irlanda accompagnato dall’amico Charles Brown, ma durante il viaggio avverte i sintomi dell’infezione da tubercolosi e deve interrompere il viaggio.

Al suo ritorno a casa lo aspettano giorni amari: le condizioni del fratello si sono molto aggravate, inoltre Endymion, al pari di Poems, viene stroncato dalla critica.

Nel 1818 il fratello muore, ma nasce uno degli amori più romantici della letteratura: nella casa dell’amico Brown, di cui è ospite a Londra, Keats conosce Fanny Brawne, giovane sarta e ricamatrice, e i due s’innamorano perdutamente.

Ma il poeta è troppo povero per potersi sposare, e la sua salute è minata.

E’ ora che il poeta parte per Roma, grazie a una colletta organizzata dai suoi amici letterati, nella speranza che il clima mediterraneo possa salvarlo dalla tubercolosi. Inizia così l’epistolario tra John e Fanny, nel quale un amore infiammato tenta di colmare la distanza geografica tra i due innamorati.

Non sono pochi i critici che ritengono le lettere d’amore che John indirizza a Fanny all’altezza della sua produzione poetica.

Eppure, la pubblicazione postuma di questa intensa corrispondenza amorosa provocò, nell’Inghilterra vittoriana, un vero e proprio scandalo.

Quindi nel 1820, dopo un burrascoso viaggio in nave, il poeta sbarca a Roma, dove ad accoglierlo c’è il fior fiore della letteratura inglese: Lord Byron, la scrittrice Mary Shelley, inventrice di Frankestein, e Percy Bysshe Shelley, fratello di Mary.

Ma anche a Roma gli inverni possono essere rigidi per chi vive in una soffitta gelida, e per di più si ciba solo di un’acciuga e di un pezzo di pane a causa di un’assurda dieta alla quale lo costringe il medico dopo aver sbagliato la facile diagnosi, e che gli procura atroci sofferenze e allucinazioni, accelerando la sua fine.

Assiste Keats negli ultimi giorni di vita l’amico pittore John Severn, che ci lascia un ritratto del poeta morente in cui mette in risalto l’ancora delicata , eterea bellezza.

Sulla sua lapide, come lui stesso volle, si legge:

Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua

A domani

LL

 

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

Lord George Gordon Noel Byron: il cuore sepolto.

Roma 23 maggio 2013

cuore disegno Francesca Cortona

Il poeta Byron si identifica nel mito del vate romantico, bello e tenebroso, trasgressivo e stravagante, libero e appassionato. Sono molto pochi i poeti illuministi preromantici che scelgono di intraprendere questa strada.

Figlio di un nobile dissoluto, il barone John Byron, detto “Jack il Matto”, che ha dilapidato il patrimonio familiare, Lord George Gordon Noel Byron nasce nel 1788 a Londra e cresce ad Aberdeen, in Scozia, con una madre che odia, in ristrettezze economiche.

Infatuato di una lontana cugina, a dodici anni scrive per lei i primi versi. Nel 1805 entra al Trinity College di Cambridge, e l’anno dopo pubblica anonimamente una raccolta, subito ripudiata.

Nel 1808 si trasferisce nel castello familiare di Newstead Abbey, a Nottingham, e in seguito occupa il suo seggio alla Camera dei Lord.

Secondo gli usi dell’aristocrazia inglese, nel 1809 parte per il grand tour: Lisbona, Spagna, Malta, Grecia, Albania, Turchia.

Tornato a Londra nel 1811, si mette in luce per il fascino e l’abilità oratoria, pubblica vari discorsi e i primi due canti del Pellegrinaggio del cavaliere Aroldo, ottenendo subito fama.

Alcuni critici lo stroncano, gli uomini lo invidiano, le donne e il bel mondo se lo contendono. Ma nel 1816, all’apice della gloria  e di un successo travolgente, parte per un esilio volontario e senza ritorno. Si lascia alle spalle il breve matrimonio con Anne Isabella Milbanke, l’ipocrisia dei suoi censori e ogni sorta di maldicenze sul suo conto.

In realtà a ridurlo alla fuga sono gli scandali: un rapporto incestuoso con la sorellastra Augusta Leigh e i fondati sospetti sulla sua omosessualità ( nell’Inghilterra del primo Ottocento la pena per i “sodomiti” consiste nell’impiccagione preceduta da gogna).

Fa tappa a Ginevra, dove incontra l’amico Shelley con la fidanzata e la di lei sorellastra Claire, che mette subito incinta. La neonata, Allegra, viene chiusa in convento presso Ravenna, dove morirà giovanissima.

Nel 1817 Byron sbarca aVenezia: deve fermarsi pochi mesi, ma vi resterà tre anni. Qui naturalmente primeggia nell’egoismo erotico, impara l’armeno, l’italiano, il veneto, legge Pulci, Ariosto, e Boiardo, diventa un maestro nel poema eroicomico, scrive Il lamento di Tasso, un drammatico e appassionato canto d’amore per Eleonora d’Este, e i primi cinque  dei XVI canti del Don Juan, il suo capolavoro incompiuto.

La vendita della proprietà di Newstead  Abbey non lo libererà dai suoi problemi economici, ma soprattutto il senso di inappagamento che lo accompagnerà per tutta la vita.

Nel 1819 riceve la visita di Shelley, che lo trova trascurato, capelli lunghi e grigi, sciatto dedito a una sessualità sfrenata.

La sua vita cambia radicalmente quando si innamora della contessa  diciottenne  Teresa Guiccioli, moglie di un uomo ricco, il cui fratello lo convince ad entrare nella Carboneria.

Ramingo in varie città italiane, scrive senza tregua drammi e poesie:: Ravenna gli ispira l’appassionata Profezia di Dante, in cui fa esprimere all’autore della Commedia la propria visione sulla futura liberazione dell’Italia; a Pisa fonda un periodico politico-letterario, compone altri canti del Don Juan e lavora alla splendida traduzione del  Morgante Maggiore di Pulci.

Ma il naufragio di Shelly nella baia di Lerici lo indice a cercare il proprio naufragio.

Nel 1823 accetta la proposta della Commissione greca di Londra  di recarsi in Grecia per aiutare la guerra di indipendenza  contro i turchi. Parte entusiasta, cercando un epilogo che dia un senso al suo ossessivo ” bisogno di fatalità”. Forse sogna una fine gloriosa, ma muore di febbre reumatica, nel 1824, a Missolungi.

I greci lo piangono come un eroe della loro lotta.

Il suo corpo viene imbalsamato, il cuore sepolto a Missolungi .

La salma è tumulata nella cappella familiare di Newstead.

A domani

LL

Disegno in copertina:
The Heart machine
di Francesca Cortona

Spunto di lettura:

Poesia, Vite di poeti
Fondazione poesia Onlus
Testo scritto da Maria Franguli

365 giorni, Libroarbitrio

Jean Jacques Rousseau:l’uomo nato libero è dappertutto in catene.

Roma 10 maggio 2013

Nato a Ginevra da una famiglia piccolo borghese, studiò come autodidatta durante una giovinezza disordinata ed errabonda.

Nel 1742 si trasferì a Parigi e iniziò a guadagnarsi da vivere facendo il copista i musica. In questo periodo entrò in contatto con l’ambiente degli Illuministi e in particolare con Diderot e d’Alembert: per loro curò gli articoli musicali della grande Enciclopedia.

Incapace di stabilire legami umani soddisfacenti, finì con il rompere ogni rapporto con gli Illuministi.

Nel 1762, costretto a fuggire dalla Francia perché sospettato di ostilità al regime, si rifugiò in  Inghilterra dove trovò ospitalità per un certo periodo presso Davide Hume.

Presto anche il rapporto con il filosofo inglese si ruppe e Rousseau dovette ritornare a Parigi.

Trascorse la sua vita in solitudine completando le sue  memorie I sogni di un viandante solitario.

Si può dunque d’egli dire che certo fu un illuminista ma che abbracciava già molti dei canoni romantici dell’epoca futura, nonché anticonformista, inquieto e individualista al tal punto che molte dicerie accompagnano ancora oggi il suo nome e non solo, molte delle sue produzioni letterarie e scientifiche sono diversamente interpretate.

Per alcuni rappresenta il teorico ispiratore della rivoluzione francese, per altri l’autore di una critica globale alla società moderna, per altri ancora il nostalgico sognatore di una perduta innocenza primitiva dell’umanità.

Tuttavia ciò su cui tutti sono d’accordo è il riconoscergli il merito dell’aver dato inizio allo studio della  storia della pedagogia moderna con l’Emilio o Dell’educazione 1762.

A domani

LL

 

Testo di lettura:
Antologia illustrata di Filosofia
Demetra Editore

365 giorni, Libroarbitrio

Clemente Bondi

Roma 6 maggio 2013

Nato a Mezzano Superiore, in provincia di Parma, nel 1742, il gesuita Clemente Bondi fu precettore presso nobili famiglie a Milano e Mantova e bibliotecario e poeta alla corte dell’arciduca Ferdinando a Vienna.

I suoi vasti interessi letterari lo portano a tradurre Virgilio e Ovidio e a comporre poesie liriche, apologhi, epigrammi, poemetti.

Tra le sue opere sono interessanti i brevi poemi La giornata villereccia, La felicità, La moda, e Le conversazioni, nei quali lo stile pulito e rigoroso e il gusto descrittivo denotano la presenza del modello pariniano.

 

DEH! FRA TANTE CHE T’ESCONO DAL SENO

Deh! fra tante  che t’escono dal seno,

macchinetta gentile, un’ora sola

segna, un’ora per me felice almeno!

da  L’orologio

A domani

LL

Spunto di lettura:
Antologia illustrata Poesia
Elvira Marinelli
Demetra Editore

365 giorni, Libroarbitrio

Ansaldo Cebà poeta della politica morale

Roma 11 aprile 2013

Discendente da una famiglia nobile in decadenza, Ansaldo Cebà si forma culturalmente a Padova dove frequenta Sperone Speroni e Giason de Nores.

Nativo nella Repubblica di Genova, dopo gli studi,  vi fa rientro come suo difensore chiamando in causa il bene comune.

Queste sue idee politiche all’avanguardia con i tempi creano al poeta grandi disagi fino al suo imprigionamento da parte del senato genovese.

Obbligato a ritirarsi dalla politica attiva mantiene il suo pensare politico con una sorta di funzione pedagogica nelle epistole con le quali si relaziona e dove non  rinuncia ad esporre il suo parere sulla classe dirigente repubblicana.

Inizia in questo periodo della sua vita l’intensa opera letteraria con  ” Rime“, poemi eroici come “Il Gonzaga overo”, produzione letteraria   caratterizzata da un linguaggio metaforico con legami politico morali ove egli riflette la sua ideologia  e la sua passione civile.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Recupero della Letteratura Antica

Roma 13 febbraio 2013

Auctores

Mentre il volgare italico trovava una sua vigorosa affermazione quale strumento letterario nei generi fondamentali dell’arte poetica, nell’ambito della cultura latina si modificava l’orientamento degli studi e lo stesso primato del latino veniva trasformandosi col progredire  degli interessi grammaticali e retorici  e con il recupero della poesia antica.

Questa trasformazione tendeva ad emarginare la cultura scolastica dominata dalla dialettica e dalle arti del quadrivio, per esaltare le arti “sermocinali”, quelle cioè che privilegiano il “sermo”, il “discorso”, la parola di cui la poesia sarebbe l’espressione più alta e compiuta. Assistiamo così ad una rivalutazione degli autori “antichi” e quindi del loro linguaggio, nello stesso tempo in cui si cerca di valorizzare la lingua moderna attribuendole le più alte funzioni sul piano intellettuale.

Non si tratta di una contraddizione, anche se il fenomeno si configurò talvolta in termini di conflitto. Dante trovò l’opposizione dei nuovi ammiratori degli “auctores”, Petrarca e Boccaccio nella loro età matura trascurarono la composizione in volgare, considerando più fruttuoso applicarsi ai temi e alle forme della cultura antica. Quel che in effetti si tentava di superare, era il linguaggio e la tematica della recente cultura scolastica, incentrata sui problemi tecnici della scienza, della filosofia e della teologia. E in questo tentativo convergono sia la ricerca espressiva del volgare sia lo studio e l’imitazione dei testi poetici, storici, morali dell’antichità cui si affiancava, secondo la prospettiva dell’epoca, anche la tradizione latino-cristiana.

Nella prima metà del Trecento l’incremento degli studi in questo senso si registra anzitutto nel Veneto, e particolarmente a Padova, sede di un gruppo di retori e poeti, che abbiamo visto fiorire dalla fine del secolo precedente in concomitanza con la dura lotta per l’indipendenza della città dalle mire di Ezzelino da Romano, e poi per impulso dei Carraresi presso i quali a metà del secolo si stabilisce il Petrarca.

A domani

LL